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ALBERTO M. GHISALBERTI, U OMO DEL RISORGIMENTO

La storiografia italiana del dopoguerra è stata largamente caratterizzata da un profondo sforzo di revisione di tutta la tradizione nazionale, da un sincero te ntativo di scandagliare il passato alla ricerca dei motivi profondi che avevano determinato la sconfitta militare ed il crollo dello Stato risorgimentale. Specie nei primi anni, il desiderio di comprendere quali fossero le cause che avevano impedito alla democrazia liberale di consolidarsi e di conferi re alle strutture dello Stato più solide fondamenta, portò taluni a considerare la genesi dello Stato nazionale come un imposizione dei ceti possidenti, una sapiente costruzione elitaria cioè per indirizzare verso falsi obiettivi politici le aspirazioni popolari ad un più giusto assetto sociale. Naturalmen te non era quello l'ambiente culturale più adatto per l'Ufficio Storico dell'esercito, per compito istituzionale e per afflato spirituale permeato, invece, da sempre, da una ben diversa visione del Risorgimento. Anche l'acceso dibattito sulle responsabilità di una gu erra mal preparata e peggio condotta, alimentato da troppi ricordi personali ed inquinato da troppe tesi preconcette, non concedeva molto spazio ad una storiografia più cauta nelle conclusioni e più rispettosa dei valori tradizionali, ad una storiografia disposta certo alla revisione ma, altrettanto certamente, non disponibile ad una dissacrazione strumentale. Se l'Ufficio Storico superò la tentazione di rinchiudersi in se stesso e di rifiutare la sfida con la nuova storiografia, limitando la propria attività esterna all'occasionale edizione d i qualche vo lume celebrativo, il merito in gran parte va al professor Alberto M. Ghisalberti che, nella sua veste di Presidente dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, invitò sempre l' Ufficio Storico a partecipare attivamente ai cong ressi organizzati dall'Istituto, affidando spesso al capo dell'Ufficio l'incarico di presentare relazioni di rilievo e inserendo nel programma dei lavori argomenti di carattere militare . L'Istituto organizzò, inoltre, tre veri e propri convegni di storia militare: a Mantova nel 1959, a Macerata nel 1961, a Vero- na nel 1966, rispettivamente dedicati alla guerra del 1859, il primo, agli eventi del 1860, soprattutto alla campagna delle Marche e del1'Umbria, il secondo, alla funzione e all'importanza storica del Quadrilatero, il terzo.

Il docente

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Nato a Milano il 20 maggio 1894, Alberto Maria Ghisalberti si laureò presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma, in Storia del Risorgimento, sotto la guida dell'illustre maestro Michele Rosi.

Dopo aver insegnato per alcuni anni storia e filosofia nei Licei romani nel 1931 conseguì la libera docenza in Storia del Risorgimento ed ottenne, l'anno successivo, l'insegnamento per incarico di questa materia nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma. Nel triennio 1936-1939, dopo aver vinto il concorso universitario,Alberto M. Ghisalberti ricoprì, in prima nomina, la cattedra di Storia del Risorgimento nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Univers ità di Palermo. Quella di Palermo era una delle due cattedre di ruolo esistenti in Italia di questa disciplina.

Nel biennio successivo Ghisalberti tenne la cattedra di Storia Politica Moderna nella Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Perugia. Ritornato ad insegnare Storia del Risorgimento a Roma, nella Facoltà di Lettere e Filosofia, vi rimase sino al raggiungimento dei limiti di età. Della Facoltà Ghisalberti fu anche Preside dal 1° novembre 1961 al 27 febbraio 1968, quando si dimise, a causa di una spaccatura avvenuta all'interno del Consiglio di Facoltà sul modo di gestire la crisi didattica che si era determinata per i moti studenteschi. E sembra qui opportuno, per offrire una sicura testimonianza delle sue belle qualità, riportare le parole con le quali il presiden te della seduta aprì il Consiglio di Facoltà che doveva eleggere il nuovo Preside: «un saluto ed un ringraziamento al Preside dimissionario Ghisalberti: è stato un Preside di eccezionali qualità sul piano della comprensione umana e dell'impegno personale in tutti i problemi in cui la Facoltà è stata investita. In particolare, con le sue dimissioni, egli ha compiuto un gesto nobilissimo di protesta, riaffermando , come ha sempre fatto durante le sue funzioni di Preside, l'autonomia della

Facoltà rispetto così ai poteri centrali come rispetto ad ogni altra pressione esterna>>.

Parallelamente alla carriera universitaria,Ghisalberti dedicò la sua opera all'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, del quale fu nominato segretario generale nel 1935 e, alla fine del 1951, Presidente dirigendo in pari tempo la rivista Rassegna Storica del Risorgimento .

Ghisalberti è stato anche per molti anni direttore del Dizionario Biografico degli Italiani, forse l'opera più impegnativa e più prestigiosa dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Una completa bibliografia delle opere di Alberto M. Ghisalberti, relativa agli anni 1918-1970, è stata pubblicata a cura di P. Tentori e di S. Verdini nella Bibliografia dell'età del Risorgimento in onore di Alberto M. Ghisa/berti, Firenze, 1971, vol. I, pp. XV-XXXVI. Per quanto attiene alle opere del l'illustre storico edite dopo il 1970 occorre consultare il saggio di Mirella La Motta, Bibliografia di Alberto M. Ghisa/berti 1971-1985, pubblicato nel volume In memoria 1i Alberto M. Ghisa/berti, edito dall'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano nel 1987.

In questa sede sono citati solo alcuni dei tanti volumi dedicati al Risorgimento: Gli albori del Risorgimento (1931), Cospirazioni del Risorgimento (1938), Introduzione della Storia del Risorgimento (1942), Giuseppe Montane/li e la Costituente (1946), Massimo d'Azeglio, un moderato realizzatore (1949), Roma da Mazzini a Pio IX (1958), Attorno e accanto a Mazzini (1972), Uomini e cose del Risorgimento e dopo (1978).

Un curriculum, quello di Alberto M. Ghisalberti, davvero prestigioso e ne fanno fede non solo le opere pubblicate ma anche iriconoscimenti accademici giuntigli da Università straniere di grande tradizione: era, infatti, dottore honoris causa delle Università di Aixen-Provence, Tolosa e Parigi nonchè dottore ad onorem della Facultad de Humanidades y Ciencia dell'Università di Montevideo.

L'ufficiale di complemento

Nel maggio 1915 Alberto M. Ghisalberti, allora matricola della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma, interruppe gli studi per arruolarsi come ufficiale di complemento. Al termine del conflitto il capitano di complemento Ghisalberti era stato decorato della medaglia d'argento al valor militare concessagli «sul campo>>, di una croce di guerra e di un encomio solenne. Prima ancora di essere un dotto ed acuto studioso del Risorgimento, Ghisalberti fu dunque un protagonista, umile ma consapevole e valoroso, di quella guerra che concluse il nostro Risorgimento e quell'esperienza, tragica e gloriosa, non dimenticò mai.

Qualche anno prima della sua scomparsa, avvenuta a Roma il 24 aprile 1985, il grande maestro della storia del Risorgi m ento dedicò a quell'esperienza fondamentale della sua vita un libro di memorie: Ricordi di uno storico allora studente in grigioverde. Guerra (1915-1918). La Rivista Militare così recensì il volume:

«Grazie ad una ricucitura sapiente e gradevole di antichi app unti, di lettere e cartoline inviate alla famiglia e gelosamente custodite, di ricordi pubblicati molti anni fa e di considerazioni attuali, l'Autore ricostruisce il suo incontro con la grande guerra. Interrotti repentinamente gli studi all'Università di Roma, il giovane Ghisalberti, già noto come Ghisa e come uno degli esponenti meno tranq u illi del piccolo mondo studentesco di quei tempi, si trovò agli inizi di una g u erra, che egli aveva auspicato e propagandato, a frequentare tra i primi un rapidissimo corso modenese per allievi ufficiali di fanteria. Qualcuno, forse presago, forse bene informato di quel che stava avvenendo nell'estate del 1915 sulle rive dell'Isonzo, chiamò q u ella scuola un po' approssimativa «Corso accelerato per allievi cadaveri di complemento». Purtroppo, niente si rivelerà più serio di quella battuta beffarda .

Il vero e duro incontro con la guerra l'Autore lo ebbe nell'autunno del 1915 con l'assegnazione, da aspirante ufficiale, al 42° fa nteria che, inquadrato nella brigata Modena, presidiava le trincee del Mrzli e dello Sleme, al di là dell'Isonzo. Era un tratto di fronte tra i più difficili perchè dominato dalle posizioni austro-ungariche costruite più in alto e invano, a più riprese, attaccate dalla nostra fanteria, in quei primi mesi ancor più povera che mai di mezzi adeguati.

L'ambiente, specie con il progredire dell'inverno, non era dei più comodi. Il Ghisa, forte del suo entusiasmo e soprattutto dei suoi venti anni o poco più, è anche qui fra gli animatori più rumorosi dei non molti svaghi concessi ai subalterni in prima linea. Tuttavia era anche fra i più attenti e diligenti allievi di quella che era la vera e dolorosa scuola del combattere e del comandare. Nel numero dei suoi maestri di queste arti difficili fu il sergente Bartoletti, coetaneo ma reso esperto dai primi mesi di guerra, che l'Autore ricorda con ammirazione eri - spetto non dissimili da quelli che esprime per un De Lollis e un Rosi, illustri docenti e suoi maestri all'Università.

Tuttavia, nei primi anni di guerra lo spirito goliardico non era ancora spento. Riuniti in un piccolo sodalizio, il Pentacoenobium, alcuni ufficiali tengono vivi come possono l'amore per la cultura e il gusto della burla. Di questo spirito danno testimonianza al lettore le frequentissime citazioni dei libri letti dal Ghisalberti in quel periodo, nè pochi nè d'occasione. Su un piano un pò meno impegnato e più giocondo compiono la stessa funzione i molti versi inseriti nel volume, di Autore anonimo ma non troppo.

Se l'esperienza del Mrzli e dello Sleme era stata dura, ben più ardua fu quella, per buona sorte non molto lunga, di quota 208 sud, non lontana dal laghetto di Doberdò, sul Carso. È qui che Ghisalberti, sempre col suo 42° fanteria, dopo aver aspramente combattuto nell'ultima fase della Strafexpedition sull'altopiano dei Sette Comuni, partecipa ad un sanguinoso attacco, ricco assai più di perdite che di consolidati successi, le cui vicende emergono dalle sue pagine d'oggi con una straordinaria vivezza. Visto attraverso il ricordo delle giornate carsiche, il periodo invernale tra il 1916 e il 1917 passato con la Modena nell'alta Val Chiese assume, nonostante i disagi e la morte sempre in agguato, aspetti quasi idilliaci. Alla fine dell'inverno, divenuto ufficiale mitragliere, Ghisalberti con la compagnia di cui ha il comando int erin ale, in attesa dei gradi di capitano che giungeranno tra non molto, lascia il vecchio reggimento e prosegue la sua guerra. È un vero peccato che qui la narrazione si arresti, privandoci non soltanto della continuazione di una attraente lettura, cosa niente affatto trascurabile, ma soprattutto di una precisa e ancor fresca immagine di avvenimenti bellici ormai lontani e dei quali, se continuamente si approfondisce il significato storico, sempre più si allontana e si sfuoca il fondamentale aspetto umano».

Durante la seconda guerra mondiale l'ormai chiarissimo professor

Ghisalberti fu richiamato in servizio, con il grado di tenente colonnello, ed assegnato all'Ufficio Storico dello Stato Maggior e dell'esercito. E proprio in quel periodo egli maturò il profondo convincimento della necessità di una stretta collaborazione tra gli storici di cose militari, fossero o non in uniforme, fossero cioè, come spesso ripeteva scherzando, chierici o laici.

Egli stesso così ha ricordato quel periodo: «A chi parla sorride, dolce nella memoria, il ricordo del tempo, drammatico tempo per tutti coloro che lo vissero, in cui ebbe l'onore di far parte dell'Ufficio Storico d ello Stato Maggiore dello Esercito , nella sua duplice qualità di laicus e di clericus . ...

Ma, soprattutto, chi ha l'onore di parlarvi non può non ricordare il suo capo d'allora, il generale Francesco Biondi-Morra, dal quale con grande gi oia sentì invocare allora per quel domani in cui la tragedia che ci travolgeva avrebbe avuto fine, una più decisa e costruttiva collaborazione tra gli storici di cose militari, fossero ess i in u niforme o no È in quello spirito che fu edita allora la Guida bibliografica di cultura militare (1942), dovuta al colonnello Luigi Susani, a quel tenente colonnello d'allora che oggi vi par la e al maggio r e Antonino Drago, colonna dell'Ufficio Storico. Un passo della prefazione - di ventisette anni fa . . . - può essere indicativo dello spirito che, grazie al suo Capo , guidava l'attività dell'Ufficio: S'è cercato di abbondare nella citazione di pubblicazioni ... di carattere storico, geografico, economico, politico e sociale, percbè la cultura dell'Ufficiale non può e non deve irrigidirsi nel solo tecnicis m o professionale, specialmente in questi nos t ri giorni, nei quali è così viva e profonda l'interdipendenza tra i vari settori dello scibile.

Questo riconoscimento della necessità di una cultura dell'Ufficiale che superi il puro tecnicismo professionale era, allora, un'aspirazione , oggi è uno dei motivi fondamentali, per noi laici, del nostro convegno, come quello di una più consapevole e fattiva collaborazione dei laici con i clerici nel campo della storiografia militare. La grande famiglia degli storici deve riconos cersi una qualunque sia l'abito che i suoi componenti rives tono» (I )

L'armistizio dell'8 set t embre 1943 trovò l'Ufficio Storico «sfollato» ad Orvieto, e s ubi t o si presentò la necessità di sottrarre ai Tedeschi il materiale d'archivio, specie quello relativo ai rapporti dell e unità it aliane con i comandi tedeschj in Russia e in Balcania. Un cart eggio molto delicato perchè avrebbe potuto costituire un grave atto d'accusa contro molti ufficiali it aliani in mano nazista .

Il comportamento del tenente colonnello di fanteria di complemento richiamato Ghisalbert i fu esemplare, come r i porta la relazione inviata dal general e Francesco Biondi- Morra, già capo dell'Ufficio Storico, il 15 gennaio 1945 al Mini stero della P ubblica Istruzion e:

( I) Intervento effe tt ua to al P rim o C on vegn o Nazional e di Sto r ia Mi litare, ten utosi a Roma dal 17 al 19 mar zo 1969 .

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