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Bibliografia di Edmondo De Amicis
La vita militare, Bozzetti, Milano, Treves, 1868 (2 a edizione accresciuta): Firenze, Le Monnier, 1869; ed. defini t iva: Milano, Treves, 1880).
L'esercito italiano durante il colera del 1867, Milano, Bernardoni, 1869.
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Impressioni di Roma, Firenze, Faverio, 1870.
Novelle, Firenze, Le Monnier, 1872 .
Ricordi del 1870- 71, Firenze , Barbèra, 1872.
Spagna, Firen ze, Barbèra, 1873.
Olanda, Firenze, Barbèra, 1874.
Ricordi di Londra, seguiti da Una visita ai quartieri poveri di Londra di L. Simonin, Milano, Treves, 1874.
Pagine sparse, Milano, Tipografia Editrice Lombarda, 1874, (Nuova ed. 1878).
Marocco, Milano, Tre v es , 1876.
Costan t inopoli, Milano, Treve s , 1877, 2 v oll ..
Ricordi di Parigi, Milano, Treves, 1879.
Gli effetti psicologici del vino (Conferenza tenu t a la sera del 5 aprile 1880), in AA VV., Il vino. Undici conferenz e, Torino e Roma, Loescher, 1880, pp. 443-501 (Nuova ed.: come opu scolo autonomo , Torino e Roma, Loescher, 1881).
Poesie, Milano, Treves, 1881.
Ritratti letterari, Milano, Treves, 1881.
Gli amici, Milano, Treves, 1883, 2 voll.
Alle porte d'Italia, Milano, Treves, 1883 (2a edizione accresciuta 1888).
Cuore, Libro per i ragazzi, Milano, Treves, 1886. (Fra le edizioni più recenti , tuttora numerose, emerge quella a cura di Luciano Tamburini, Torino, Einaudi, 1972).
Sull'oceano, Milano, Treves, 1889. (Nuova ed. a cura di Giorgio Bert ene, Genova-Ivrea, Herodot e edizioni, 1983).
Il romanzo d'un maestro, 2 voli., Milano, Treves, 1890.
Fra scuola e casa. Bozzetti e racconti, Milano, Treves, 1892.
La lettera anonima, illustrata da Mainardo Pagani e Ettore Ximenes, Milano, Treves, 1896. (Nuova ed.: Roma, Marginalia, 1985).
Gli azzurri e i rossi, Torino, Casanova, 1897. (Nuova ed.: con prefazione di Elio D'Aurora e introduzione di Carlo Cerrato, Asti, Centro C., 1978).
La carrozza di tutti, Milano, Treves, 1899. (Nuova ed. a cura di Andrea Viglongo. Presentazione di Giovanni Tesio, Torino, Viglongo, 1980).
In America, Roma, Enrico Voghera, 1897.
Le tre capitali. Torino-Firenze-Roma, Ca t ania, Giannotta, 1898.
Lotte civili, Firenze, G. Nerbini, 1899.
Memorie, Milano, Treves, 1899.
Speranze e Glorie. Discorsi, Catania, Giannott a, 1900.
Ricordi d'infanzia e di scuola, seguiti da Bambole e marionette - Gente minima - Piccoli studenti - Adolescenti - Due di spade e due di cuori, Milano, Treves, 1901.
Un salotto fiorentino del secolo scorso con illustrazioni, Firenze, G. Barbèra, 1902.
Capo d'Anno. Pagine parlate, Milano, Treves, 1902.
L'idioma gentile, Milano, Treves, 1905, (Nuova ed. con proemio e commento di Pietro Conte, Roma, ed. Paoline, 1970).
Nel regno del Cervino. Nuovi bozzetti e racconti, Milano, Treves, 1905 .
Pagine allegre, Milano, Treves, 1906.
Gli anni della fame di un pittore celebre, Firenze, Biblioteca della Rivista Operaia «La Blouse» 1906.
Nel regno dell'Amore, Milano, Treves, 1907.
Ricordi di un viaggio in Sicilia, Catania, Giannotta, 1908. (Nuova ed. a cura di Nicola Tedesco, Catania, Giannotta, 1983).
Ultime pagine, I: Nuovi Ritratti letterari ed artistici, Milano, Treves 1908.
Ultime pagine, II: Nuovi racconti e bozzetti, Milano, Treves, 1908.
Ultime pagine, III: Cinematografo cerebrale. Bozzetti umoristici e letterari, Milano, Treves, 1909.
Opere complete, presentate e curate da Antonio Baldini, in due volumi, Milano, Garzanti, 1948.
Primo Maggio, a cura di Giorgio Bertone e Pino Boero, Milano, Garzanti, 1980.
Inviato Speciale, T orino, SEI, 1986 (antologia di scritti tratti dai volumi Spagna, Olanda, Ricordi di Londra, Marocco, Costantinopoli, Parigz).
Amore e ginnastica e altri racconti, Milano, Rizzali, 1986 (raccolta di racconti tratti da Fra scuola e casa) .
QUINTO CENNI, PITTORE
Alcuni lustri or sono uno scrittore meno conosciuto di quanto meriterebbe e precocemente scomparso, Giovanni Floris, così definiva Quinto Cenni: «un artista, un autentico Maestro, che come pochi in ogni tempo e in ogni luogo ha penetrato, nella bellezza, il senso profondo, la verità, dell'uniforme. Ci sia concesso: della divisa, dell'uomo in divisa, del soldato; del soldato a piedi e di quello a cavallo, del soldato di pianura, di monte, di mare, del deserto; del soldato in caserma, al campo, in guerra. Un fenomeno di passione, mestiere e ispirazione, che si è scatenato in tutte le dimensioni in qualche modo collegate al servizio militare in genere e alla vita del soldato in particolare: ci riferiamo alle immagini di guardie civiche e a quelle di vivandiere» <1> .
La critica d'arte ufficiale ha ignorato, e tuttora non conosce, Quinto Cenni, forse perchè i soggetti prediletti dal pittore romagnolo non sono ritenuti attuali o forse perché la tecnica delJ' acquerello µsata da Cenni lo ha fatto considerare un artigiano e non un artista. Eppure, almeno a partire dal XVIII secolo, all'estero l'acquerello è stato usato da moltissimi pittori anche di buona levatura - da Paul Sandby a William Turner, da Biederman a Larsson, da Corot a Boudin - ed anche in Italia, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, artisti come Gigante, De Nittis, Cremona, Fattori, Delleani hanno ottenuto risultati di grande rilievo usando questa tecnica particolare. Nell'ambiente militare Cenni è noto, ma non è conosciuto . I suoi acquerelli sono continuamente riprodotti nei calendari reggimentali, nei biglietti augurali, nelle riviste militari, per illustrare o comunque impreziosire articoli e rubriche. Ma pochi, per non dire pochissimi, ricordano qualche notizia biografica dell'uomo o apprezzano l'importanza del pittore.
Il profilo biografico di Quinto Cenni in questo libro non deve perciò stupire, il pittore romagnolo non indossò mai l'uniforme, ma pochi come lui hanno amato ed onorato l'esercito.
La vita
Quinto Cenni nacque ad Imola il 20 marzo 1845 dal «dottor causidico» Antonio e da Maria Sangiorgi, quintogenito di una famiglia numerosa.
I primi anni dell'artista furono felici. Circondato dalle cure affettuose dei genitori e dei fratelli più anziani Quinto manifestò precocemente una grande attrazione per il disegno e per la vita militare, tanto che il padre gli regalò la Storia di Napoleone dei Laurent, illustrata da Orazio Vernet.
Il bambino ne rimase così impressionato che, tanti anni dopo, in alcune pagine scritte per i suoi figli dirà: «le illustrazioni del libro non sono colorate, ma il disegno è così perfetto, nelle figure l'anima viva del soldato rifulge ad ogni tratto, sono così esattamente all'unisono con l' azione che dev ono rappresentare, che [Quinto Cenni] non vide mai né mai vedrà le uguali, avesse a campare cent'anni ancora!».
La morte improvvisa del padre nel 1856 provocò il dissesto economico della famiglia, la madre dovette vendere la casa avita e trasferirsi a Bologna, nella speranza di trovarvi maggiori possibilità di educazione e di lavoro per i figli.
Il giovanissimo Cenni frequentò la scuola dei Barnabiti e poi la Scuola delle Belle Arti nell'Istituto di San Vincenzo, dove si iscrisse prima al corso del professor Angiolini, direttore della Scuola degli elementi di figura, e poi a quella degli elementi d'ornato del professor Manfredini. Poco alla volta l'attenzione degli appassionati d'arte si appuntò sul giovane e povero studente: il conte Bianconcini, lo scultore Baruzzi, il canonico inglese Burbidge gli furono prodighi di consigli e di aiuti e gli procurarono i primi committenti.
Alla fine del 1867 Cenni, rimasto orfano anche della madre, si trasferì a Milano, ospite della sorella Giovannina, e frequentò l'Accademia di Brera per fez ionandosi nell'incisione. Ed a Milano iniziò la vera carriera dell'artista, che presto si fece conoscere come un eccellente disegnatore illustratore, collaboratore ricercato ed apprezzato dell' Emporio pittoresco di Sonzogno , della Rivista Illustrata di Garbini, del- la Illustrazione Italiana di Treves, tanto che nel 1873 potè sposarsi con Eugenia Maurelli e «metter su casa», come allora usava dire. La predilezione di Cenni per i soggetti di ambiente militar e non si era assopita con gli anni, anzi l'artista sentiva sempre più prepotente l'esigenza di documentarsi dal vero, per ritrarre con maggior penetrazione psicologica i soldati e con maggior precisione dei dettagli le uniformi e le bardature. E nel 1876 ebbe la sospirata occasione, da lui stesso così ricordata: «io smaniavo a quel tempo, di assistere a grandi manovre. Avevo veduto si, qualche fazione militare nei dintorni di Bologna, diretta dal generale Longoni, bella figura storica del nostro Risorgimento, ed altra a Milano nella Piazza d'Armi, ed avevo anche seguita qualche marcia: ma una grande manovra con tutte le sue successive varietà di accampamenti, marcie e combattimenti, non mi era mai riuscito di vederla ... In quell'anno adunque, 1876, si facevano appunto le grandi manovre nel Novarese ed io mi feci coraggio e proposi al Treves di mandarmivi per conto della sua Illustrazione Italiana.
Il Treves accondiscese subito ed io, felicissimo di aver raggiunto con così poca fatica quel tanto agognato mio intento, mi feci fare un biglietto di presentazione per il gen. Petitti, comandante il II Corpo d'Armata, la cui residenza era a Milano: il biglietto mi fu favorito dal suo Capo di Stato Maggiore, Colonnello Sironi, che già avevo conosciuto, e precisamente nell'occasione della visita a Milano dell'Imperatore di Germania.
Perché andavo dal Generale Petitti? Non era forse sufficiente, per aver buona accoglienza, il presentarmi come corrispondente della Illustrazione Italiana?
Si, certo, sarebbe bastato questo, ma io volevo qualcosa di più: volevo che si sapesse dal Comandante in Capo, che io vi andavo, non tanto per quel poco di vanità naturale che vi è sempre nell'artista anche il più modesto, quanto perché desideravo sapere in precedenza lo svolgersi delle manovre stesse, per regolarmi bene sulla scelta delle mie vedute».
Nello stesso anno Cenni conobbe anche il generale Genova Thaon di Revel, che gli rimarrà amico per lunghissimi anni, e così la sua presenza negli ambienti militari fu favorevolmente e ufficialmente accettata. Da quel momento l'attività del pittore romagnolo si indirizzò quasi esclusivamente alla realizzazione di opere di ampio respiro di soggetto militare. A partire dal 1878 Cenni pubblicò, infatti, un fascicolo Custoza 1848-1866, dove le due battaglie ed altri fatti d'arme di quelle gloriose vicende sono resi con tecnica impareggiabile, e il Numero Unico/ Bersaglieri, dedicato al Corpo nel cinquantenario della fondazione . Questo lavoro, che precedette gli album L 'Esercito Italiano (sedici tavole a colori), Gli eserciti europei (diciotto tavole) e Gli eserciti d'oltre mare (dodici tavole), segnò l'inizio di una serie di opere dedicate alle armi, ai corpi ed alle unità dell'esercito. Videro così la luce, in rapida successione, 1 Granatieri, Nizza Cavalleria, Lanceri Firenze, Cavalleggeri Sa/uzzo, 1 Reali Carabinieri, A vanti l'artiglieria, li Genio militare.
Nel 1887 seguendo - come scrisse molti anni dopo la figlia Elda - l'impulso naturale , e l'incitamento altrui, inoltre con la speranza che gli potesse essere fonte di quel guadagno finanziario che gli era venuto a mancare per dissidi avuti con la casa Treves, fondò la lllustrazione Militare Italiana, pubblicazione bimensile. La rivista che si riprometteva, come dichiarò lo stesso proprietario-fondatore, di onorare l'esercito, la marina e tutte le tradizioni militari rimane ancor oggi un esempio di periodico militare, sobrio e rigoroso nei testi e splendido nelle illustrazioni, fedeli al vero e di grande presa emotiva.
La rivista ebbe un notevole successo e contribuì a consolidare la reputazione del pittore romagnolo anche all'estero: dal Portogallo gli giunse la commenda dell'Ordine Militare di Cristo, dall'Inghilterra e dalla Francia numerose ordinazioni di collezionisti.
Purtroppo sotto il profilo finanziario la rivista non fu altrettanto proficua e, nel 1894, Cenni fu costretto a sospenderne la pubblicazione.
Il ministero della Guerra italiano mitigò in parte la delusione di Cenni, ordinandogli un album illustrato sulla campagna del 1859. Cenni realizzò un'opera di grande valore, con bellissimi disegni delle uniformi indossate dai belligeranti e con sedici tavole a colori fuori testo di splendida fattura, meritando la croce di cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia.
Cenni si dedicò anche all'iconografia garibaldina e per il centenario della nascita di Garibaldi realizzò dodici cartoline che rappresentano un sintetico profilo biografico dell'Eroe dei Due Mondi: il salvataggio di una lavandaia (compiuto da Garibaldi ad otto anni, secondo la tradizione), la presenza fra i colerosi di Marsiglia nel 1836, il combattimento di lmbitube nel 1840, le scorrerie nella Pampa nel 1841, il combattimento del salto di S. Antonio nel 1841, il combatti- mento di Morazzone nel 1848, la ritirata da Roma a S. Marino nel 1849, il combattimento di Varese nel 1859, lo sbarco a Marsala nel 1860, il combattimento di Bezzecca nel 1866, lo scontro di Mentana nel 1867, la vittoria di Digione del 1871.
Cenni, nella composizione dei soggetti, cercò sempre di essere quanto più possibile aderente alla realtà, tanto da chiedere allo stesso Garibaldi notizie di alcuni combattimenti da lui sostenuti.
Un'altra serie, a colori, fu dedicata da Cenni all'impresa dei Mille. La silenziosa e mesta partenza da Quarto, il tripudio dello sbarco a Marsala, i violenti corpo a corpo che sempre caratterizzarono le battaglie garibaldine sono rappresentati, in tale serie, con realistica efficacia.
La guerra di Libia suscitò l'entusiasmo dell'ormai anziano pittore che, tra il 1912 e il 1913, lavorò ad un Album della guerra italoturca e della conquista della Libia, che fu prima pubblicato a dispense, e successivamente riunito in un unico fascicolo.
Gli ultimi anni dell'artista furono un poco amareggiati dalla constatazione che la sua opera era meno richiesta e che la sua notorietà si andava appannando. In verità, le opere di Quinto Cenni erano sempre ammirate e pregiate ma le riviste avevano incominciato a privilegiare la macchina fotografica, tanto più immedia t a del pennello!
Nel 1916, tuttavia, un periodico milanese, lo Sport illustrato e la Guerra, gli richiese alcuni lavori che pubblicò accompagnati da questa didascalia : «per l'originalità Sua di concezi one, per la fermezza e precisione del disegno, questo artista può essere considerato senza pari. Ed è veramente diverso dagli altri, L'e t à Sua veneranda di 70 anni non ne induce ad ammirare con sincera meraviglia queste due tavo le, in cui sono profusi tesori di qualità che non sapremmo aggettivare e che, forse, non si ritrovano in altri giovani celebrati si a buon mercato».
Fu l'ultima soddisfazione per il vecchio maestro che si spense serenamente nella sua villa di Carnate in Brianza il 3 agosto d el 1917 (2)
Di Quinto Cenni non esistono quadri famosi, come si è già detto accennando della sua vita, l'attività del maestro romagnolo si esplicò soprattutto nell'illustrazione di libri e ri 1iste, nella creazione di bozzetti per cartoline militari e di figurini di uniformi militari italiane e straniere. Cenni, inoltre, usò quasi es clusivamente la tecnica dell'acquerello, tecnica che non si presta agli spazi ampi.
Oltre agli album ed ai fascicoli già elencati, rimangono di Cenni: nel Museo di Castel S. Angelo in Roma quattro serie di acquerelli per un complesso di oltre duecento~.essanta tavole: Esercito italiano 1860-1870, Esercito italiano 1887-1890, Regio Esercito italiano 1898 - Repressione e stato d'assedio, Storia inedita di un reggimento di cavalleria 1859-1899; altre tavole di soggetto militare custodite nel Museo del Risorgimento di Milano; altre ancora presso collezionisti privati.
L'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito custodisce poi venticinque album <3) di «appunti», per, così dire, dell'artista, ceduti dal figlio Italo all'Ufficio Storico nel 1950 (4).
Come ha scritto Camillo Brialdi (5) si tratta di una «collezione preziosa, unica nel suo gener e e irripetibile, nota a pochi studiosi. Venticinque album di carta da disegno, leggera ma assai resistente, o addirittura di pagine di registri contabili, nelle quali ancora si fronteggiano, in bella evidenza, le parole «Dare» e «Avere», gremiti di personaggi vivissimi nelle uniformi d egli stati italiani pre -unitari e del1' ltalia unita, delle nazioni europee, dell'Asia, dell'Oceania. E son o , in più di duemila e cinquecento carte, migliaia di soggetti fissati nei più diversi atteggiamenti, a piedi e a cavallo, a gruppi e isolati, quasi in una ininterrotta, torrenziale, sequenza. In tutti e in ciascuno di essi, mirabile la vivezza dei colori, la naturalezza della posa, la perfezione costante del tratto, la pastosità dei chiaroscuri; i grupp i e le figure singole son divisi da tratti rettilinei tracciati a penna con abilità e gusto squisiti, così da assolvere quasi la funzione di co r nice. Pagine bellissime, nelle quali la cura del particolare e la puntigliosa descrizione degli oggetti di corredo e delle parti di uniformi vengono fissate e trasmesse anche in es emplari si ntesi storiche e in note illustrative, con una grafia veramente meritevole di attenzione ed essa stessa pittura, che rappresenta l'amalgama essenziale, il fattore di coesione dei vari gruppi di personaggi in divisa e costituisce, assieme alle figure e ai disegni di particolari, un elemento fondamentale dell'opera.
(3) Gli elementi di base di questi album sono riportati in appendice.
(4) Italo Cenni (1875-1956) seguì le orme del padre, con il quale aveva collaborato soprattutto nell'Album della guerra italo -turca e della conquista della Libia. Molto attivo tra le due guerre, ebbe numerose commissioni anche dall'estero. Non raggiunse però le vette artistiche di Quinto.
(5) Brialdi C., /I Codice Cenni, in «Accademie e Biblioteche d'Italia», anno XLVI, n. I, 1976.
E'una galleria stupenda di testimoni del loro tempo, ripresi con grande accuratezza formale ma anche con grande fedeltà interiore, ciascuno nell'atteggiamento più appropriato e vero, con una naturalezza che incanta. Veramente notevole è lo studio delle mani, sia che reggano il fucile, o la sciabola, sia che cadano abbandonate lungo il corpo o si levino per dare vigore a un discorso .
E poi, i cavalli! Plastici, armoniosi, sembrano balzar fuori dalle pagine, vivi e scalpitanti, per una fantastica parata; e sono tutti magnifici e risaltano anche quando la loro figura è appena abbozzata nei contorni. Di essi spiccano in modo tutto particolare gli occhi e le orecchie, colti con fine intuito e mano sicura come nella realtà sono, specchio sincero della sensibilità del nobile animale.
Ogni oggetto, inoltre, ha una sua collocazione precisa all'interno della pagina ed ogni figura, sia isolata sia in gruppo, è ritratta in una sua autonoma dimensione dinamica.
Rigoroso lo studio della prospettiva, anche nei particolari; talvolta, addirittura stupefacente nella disposizione delle figure di primo e di secondo piano e nella scelta dello sfondo. Ma si tratta di una vera geometria, una creazione di spazio nel quale davanti ai nostri occhi non appaiono figure convenzionali dallo sguardo fisso e spento, ma uomini veri, dai lineamenti precisi, dall'espressione intensa sempre, misura di concreta identità: colti, si direbbe, in un momento della vita quotidiana, con stile moderno e personalissimo, ben lontano da quello piuttosto academico, di maniera, che contraddistingue altre opere dell'artista, con un gusto della composizione insieme spontaneo e raffinatamente elaborato.
Non meno felice è stata la mano di Quinto Cenni nel disegnare le parti delle uniformi fregi, gradi, mostreggiature, fibie, spalline, fregi ed i materiali di equipaggiamento e di casermaggio, i carriaggi, le selle, i finimenti. Ogni oggetto è sistemato fra i gruppi e le figure di soldati in modo naturale, perfetto, si direbbe, nella angolazione migliore, così da non arrecare fastidio all'occhio che si soffermi sulle immagini e da fornire, nel contempo, allo studioso tutti i particolari che interessano. La meticolosità, diciamo l'amore della verità, dell'artista giunge fi no al disegno dei bottoni visti di fronte e di taglio, incredibilmente rifiniti e corredati fino all'ultimo dettaglio».
Giovanni Floris ha così definito gli «Appunti» di Cenni: «è l'unica opera nella quale un'arte vera, incontestabile, opera le sue sintesi creatrici sulla base di una ricerca st orico-documentaria affettuosa quanto accanita, rigorosa; sulla base, in altre parole, di una visione uniformologica ben al di là del collezionismo, anche se non ancora propriamente scientifica nella significazione attuale. Ma c'è di più: essa è l'unica opera nella quale, pagina per pagina, l'unità tra arte e uniformologia, come risultato di un lavoro senza respiro, convive con il racconto, quasi stenografico ma di grande efficacia, della storia del lavoro medesimo, delle sue fasi, dei suoi metodi, delle distrazioni, dei ripensamenti, delle ansie» <6> .
Riteniamo che questo giudizio globale sull'opera più bella, più interessante e più vera che il pittore romagnolo ci ha lasciato possa concludere questo scarno profilo.