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DI IERI AI SOLDATI DI OGGI Nuova assegnazione per tredici storiche

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Bandiere di Guerra

Il Sacrario delle Bandiere, al Vittoriano, è un vero sancta sanctorum che raccoglie le testimonianze più importanti e gloriose della storia nazionale. La più sacra di tutte è, ovviamente, il sacello interno della tomba del Milite Ignoto, meno conosciuto della parte esterna che è ben visibile da Piazza Venezia, anche perché sovrastata da una grande statua della Dea Roma in marmo botticino su sfondo dorato. Nell’architettura del Sacrario nulla è lasciato al caso: ogni elemento ornamentale e decorativo, ogni materiale racchiude una carica simbolica ispirata ai più antichi valori della Patria.

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Ad esempio, così come il corpo di Achille fu portato a spalla da dieci guerrieri Mirmidoni, quello del Milite Ignoto fu trasportato, nel 1921, da dieci Medaglie d’Oro e se l’eroe greco fu posto sulla pira, la cassa del nostro soldato sconosciuto è collocata su quattro codoli di bombe da mortaio. La lapide non riporta simboli religiosi, ma solo tre gladi per lato, simbolo della nostra eredità romana. Tuttavia, come un’antica ara di epoca classica, di fronte al sacello troneggia un parallelepipedo di pietra proveniente dal Monte Grappa, teatro di asperrime battaglie durante la Grande Guerra: è l’altare della cappella.

In altri “sacelli”, splendidi cofani intarsiati nell’ebano e altri legni pregiati, giacciono invece le Bandiere delle nostre navi militari, spesso volontariamente intessute a mano dalle donne italiane.

Il Sacrario, infatti prende il nome dalla sua funzione principale, quella di custodire, per un totale di circa 1.800 Tricolori, le Bandiere di Guerra dei Reparti disciolti di Esercito, Aeronautica Militare, Carabinieri e dei Corpi Armati dello Stato, nonché le Bandiere di Combattimento delle Unità in disarmo della Marina Militare dal 1935. Proprio in quell’anno, il 24 maggio, data del ventesimo anniversario dall’entrata in - diale, le Bandiere vi furono trasferite da Castel S. Angelo, dove erano state piego sul campo, sono state restaurate cucendole su tele di supporto.

Oggi, in una speciale cassettiera sono custodite quelle più antiche e delicate.

Ve ne sono alcune, prevalentemente della Seconda Guerra Mondiale, che erano state tagliate a striscioline dai nostri militari catturati e poi ricucite insieme, una volta terminata la prigionia: un escamotage, per non far cadere in mano nemica il Tricolore.

Tra i Vessilli che hanno scritto pagine gloriose della storia militare italiana, lo scorso settembre, tredici Bandiere hanno lasciato il Sacrario, con i dovuti onori militari, per essere assegnate ai Reparti Comando e Supporti Tattici (RCST) delle Divisioni e delle Brigate. Nel segno della continuità e del legame ideale tra i Soldati di oggi e gli Eroi del passato, la cerimonia si è svolta alla presenza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino.

Questi Vessilli sono frammenti di storia strettamente intrecciati con quelli della Nazione i quali, prima della collocazione presso il Sacrario del Vittoriano, sono passati per diverse custodie. Tredici Bandiere con storie lunghe, articolate e gloriose che vanno dalla più antica, del 1672, alla più recente, del 1942.

I Vessilli sono stati individuati grazie aco dell’Esercito e assegnati ai Reparti che per tradizione condividevano l’appartenenza con l’Arma o la Specialità: Fanteria, Cavalleria, Granatieri, Bersaglieri, Alpini, Carristi e Paracadutisti.

Tuttavia, la riassegnazione è stata compiuta non solo per dotare di Bandiera di Guerra i RCST, ma soprattutto per riportare in vita questi antichi e gloriosi reparti che trasferiscono oggi il loro nome (parzialmente, o per intero), la storia, l’identità, la tradizione, le mostrine e gli stemmi araldici ai RCST che li hanno ricevuti.

Le Bandiere selezionate, appartenute a reparti protagonisti di eventi bellici e decorate di Medaglie al Valore e ono-ma della consegna.

Il Generale Serino ha sottolineato come il conferimento di una “nuova vita ad alcune tra le più gloriose unità della Forza Armata” e l’assegnazione dei loro Vessilli, dei nominativi e delle mostreggiature ai Reparti Comando e Supporti Tattici sia, di fatto, il riconoscimento del loro “essenziale ruolo per la funzionalità dell’Esercito moderno”. Rivolgendosi ai Comandanti, ha aggiunto: “Queste Bandiere torneranno a marciare alla testa degli uomini e delle donne dei vostri Reparti che sono pronti ad ereditarne le gloriose tradizioni!”.

Da oggi, queste Bandiere accompagneranno le unità nella loro vita operativa: ad esse saranno tributati bandiera avranno l’onore di scortarle e difenderle in ogni loro movimento, se

“A Testa Alta”, questo il motto del nuovo CalendEsercito 2023, realizzato dallo Stato Maggiore dell’Esercito, presentato il 28 settembre 2022 presso la Biblioteca Militare Centrale di Palazzo Esercito. Non solo un calendario, ma una vera opera editoriale storica – ricca di foto e testi – che racconta i 98 giorni seguiti all’annuncio radiofonico, l’8 settembre 1943, dell’armistizio di Cassibile stipulato con gli Alleati il giorno 3 delle ostilità contro gli Alleati e la conse-nia nazista, ma soprattutto segnò l’inizio - stro Paese. A Porta San Paolo, a Cefalonia, a Corfù, a Spalato, in Sardegna, la scelta da parte delle nostre Forze Armate, talvolta con coraggiose assunzio- senza guida, fu determinante e netta con 87.303 caduti (fra l’autunno 1943 e la primavera 1945) e 365 Medaglie d’Oro. Lo spirito di una Nazione aveva ricompattato soldati di ogni grado, - cio per la salvezza di un bene comune minacciato. Si reagì anche là dove non sussisteva ragionevole probabilità di successo, dove la certezza era nella direzione di subire l’annientamento, o le rappresaglie. Su questo sfondo, risalta il semplice eroismo di quanti scelsero di obbedire al comunicato di armistizio che, mentre prevedeva la cessazione ovunque di atti di ostilità contro le forze anglo-americane, imponeva però di “reagire a eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”. Non cedere le armi: questo era l’ultimo ridotto dell’onore italiano e il Regio Esercito italiano seppe reagire e riorganizzarsi, tornando a combattere e vincere a Mignano Monte Lungo per liberare il proprio Paese. Ogni mese del calendario – giun-

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