RASSEGNA DELL'ESERCITO 2007 N.2

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FORMAZIONE, ADDESTRAMENTO, OPERAZIONI

pezzi ad opera dell’aviazione alleata. Secondo una tattica mutuata dal fronte russo, il fuoco di diverse batterie veniva coordinato su un unico bersaglio in modo da ottenere un effetto significativo anche con l’impiego di uno o due colpi per pezzo) che permisero di neutralizzare il nemico fino al consolidamento del fronte. Dalle mura di Gemmano è possibile osservare il crinale di Coriano fino alla costa. Nel settore Coriano - S.Savino Croce le scarsissime forze della 26ª Panzer e della 1ª paracadutisti riuscirono a frenare l’impeto di due divisioni corazzate e due di fanteria alleate con oltre 400 carri, sfruttando abilmente ogni piega del terreno. Le colline a sud di Rimini, infatti, ben si prestavano alla difesa mobile offrendo ben cinque crinali maggiori contraddistinti dall’assenza di vegetazione di alto fusto, da una ridotta umanizzazione (all’epoca) e dalla naturale disponibilità di posizioni successive scaglionate ogni 500-800 metri e per lo più raggiungibili al riparo dall’osservazione e dal tiro nemico. Si stima che il superamento del crinale di Coriano sia costato almeno 150 carri agli attaccanti: dalle mura di Gemmano, gli attenti comandanti del Reggimento aeromobile si spostavano presso Marezzano, ove all’ombra della chiesa locale, un tempo adibita ad ospedale del 100° Reggimento ed a pochi metri dal Comando Tattico del Col. Ernst, consumavano un veloce pasto. Prima di «riprendere le operazioni» il Comandante del 66° Reggimento, Col. Antonio Bettelli, consegnava al Prof. Montemaggi il brevetto di aeromobilità di 1° livello ad honorem nominandolo «compagno d’arme» del 66° Reggimento con la contestuale consegna del basco azzurro con il tradizionale fregio del gladio alato. Successivamente si percorreva il crinale di Coriano in tutta la sua lunghezza,

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individuando le posizioni ove singoli carri tedeschi ed inglesi erano stati colpiti e si giungeva alla chiesa di S. Martino Montelabbate, sede del posto comando protetto del sistema difensivo antisbarco Galla Placidia. Qui nei mesi precedenti alla battaglia di Rimini un reparto tedesco di artiglieria, rinforzato da numerosi pezzi in legno per ingannare il nemico, aveva eseguito una serie di tiri di registrazione nelle varie condizioni climatiche ed in varie ore della giornata, permettendo la esatta definizione delle coordinate balistiche che rendevano l’artiglieria tedesca maestra di esattezza e di parsimonia nel tiro. Al termine della battaglia di Coriano un reparto canadese, il 22° Reggimento «Van doos» (la particolare denominazione deriva dalla trascrizione della pronuncia del numero 22 in lingua francese), conquistò di slancio la importante posizione fortificata, riconsegnandola al nemico. Però, per un banale errore di coordinamento, gli esausti fucilieri del 22° ripiegarono sulle proprie linee senza attendere che i commilitoni del Reggimento «Seaforth», destinato ad avvicendarli, giungessero in posizione. Immediatamente il battaglione di paracadutisti del Magg. Renisch, ridotto a soli settanta uomini (diversamente dagli Alleati, i tedeschi incontravano serie difficoltà nel ripianare le perdite per cui la forza effettiva delle varie unità si attestava al 15 - 30% di quella tabellare), si riappropriò nella posizione e, con il ricorso spregiudicato e temerario del tiro di artiglieria sulle proprie posizioni, respinse ogni assalto per tre giorni consecutivi. Da S. Martino è visibile il Poggio di Pedrolara, teatro del cosiddetto «contrattacco impossibile». Il 14 settembre, di fronte ad una pericolosa penetrazione del fronte ad opera di una compagnia del Reggimento «Black Watch», il Ten.


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