
18 minute read
ADDESTRAMENTO E OPERAZIONI
ADESTRAMENTO E OPERAZIONI
IL DIPARTIMENTO RSTA
Advertisement
ATTUALI COMPETENZE E OBIETTIVI FUTURI
del Tenente Colonnello Alessandro FIORI in servizio presso la Scuola di Cavalleria di Lecce
Le strategie adottate dalla NATO nei vari scenari operativi, diversificati per intensità e tipologia della minaccia e in costante evoluzione, hanno avuto come riflesso un incremento delle competenze dello strumento militare. L’Esercito, in aderenza al nuovo approccio, pur mantenendo una linea aderente ai principi dottrinali d’impiego, ha individuato la necessità di possedere capacità operative che siano flessi-
VBL «Puma» durante un’attività di ETT (Esplorazione Tattica Terrestre).
bili e idonee per operare efficacemente quando interessato ad aspetti non più squisitamente militari ma sempre più legati alla LP (Local Population - Popolazione Locale) presente nel T.O. (Teatro Operativo) d’impiego.
Quanto sopra ha comportato, conseguentemente, un’evoluzione capacitiva delle unità di manovra.
In particolare, l’Arma di Cavalleria, da sempre in possesso di elevata flessibilità all’impiego, esplicitata attraverso l’implementazione di fattori quali la protezione, la deterrenza e la capacità di scoperta e d’ingaggio, è in grado di esprimere modalità operative specializzate, idonee per impegnare forze ostili, e di supportare, pertanto, una «Attività Informativa» specialistica, realizzata attraverso una tempestiva chiarificazione della «Situational Awareness» (situazione relativa all’ambiente operativo), necessaria per creare le premesse per le operazioni decisive pianificate a livello superiore.
Le unità di Cavalleria, inoltre, caratterizzate da elevata versatilità e rapida modulabilità, in funzione del compito, della situazione e del terreno, innata attitudine ad interoperare ed integrarsi con assetti di altre Armi e Specialità (unità RISTA, NBC, AVES, Genio), e poiché demandate ad esprimere la funzione Combat ed RSTA (Reconnaissance Surveillance & Target Acquisition –Esplorazione Sorveglianza ed Acquisizione Obiettivi), possiedono potenziali capacità per sostenere le sfide presenti nei diversi contesti operativi, in presenza di differenti condizioni d’impiego climatiche, ambientali, socio-culturali.
In particolare, per quanto attiene alla funzione operativa RSTA, la componente esplorante dell’Arma di Cavalleria, in relazione alle sue peculiarità, può adeguatamente fornire un sensibile apporto alla chiarificazione della Situational Awareness, tuttora individuata quale «focus principale» da raggiungere per il proficuo assolvimento del task (compito) assegnato. Tale apporto è realizzato attraverso la tempestiva ed accurata raccolta di dati informativi, acquisiti mediante l’impiego di sensori e l’adozione di procedure aderenti alle esigenze operative incontrate sul terreno. A tal riguardo, la Scuola di Cavalleria è sempre più interessata ad una riorganizzazione ed aggiornamento dei percorsi formativi, che da tempo prevedono un affinamento delle capacità di tradurre in pratica i procedimenti d’impiego, tramite l’implementazione delle attività pratiche ed attraverso la pianificazione, organizzazione e condotta di esercitazioni in scenari War (Guerra) / CRO (Crisis Response Operation –Operazioni in Risposta ad una Crisi).
L’approccio adottato permette di valutare, in modo pragmatico, efficace e aderente alle situazioni incontrate nei vari contesti, le capacità dell’allievo, una volta chiamato a tradurre in pratica quanto appreso, e consente al corpo insegnante di apportare idonei correttivi e adeguamenti quando e se ritenuto opportuno.
Rassegna dell’Esercito on line n. 3/2013
IL DIPARTIMENTO RSTA
Il «Dipartimento RSTA», inquadrato nel Reggimento Addestrativo della Scuola di Cavalleria, è stato costituito il 1° gennaio 2007 dalle ceneri della
ADESTRAMENTO E OPERAZIONI
disciolta «Sezione Caratterizzazione d’Impiego» della Scuola e del «Centro RSTA e Manovra» di Montelibretti, dai quali ha ereditato le competenze relative all’insegnamento, all’elaborazione ed aggiornamento di materie ed argomenti attinenti alla branca operativa ed alla funzione RSTA, rispettivamente per la componente pesante e quella esplorante dell’Arma di Cavalleria. Esso è inoltre responsabile della condotta delle attività addestrative tecniche e pratiche a favore di tutti i corsi svolti presso la Scuola di Cavalleria. Fra le competenze del Dipartimento figurano la conduzione dei corsi di specializzazione per il personale appartenente all’Arma di Cavalleria, relativi all’Esplorazione Tattica Terrestre (ETT), all’ETT in funzione RSTA ed all’addestramento operativo per Plotoni di Cavalleria, improntati particolarmente all’impiego in contesti War/CRO. Il Dipartimento è inoltre responsabile della conduzione di attività finalizzata all’ETT anche per il personale frequentatore dei corsi di formazione avanzata.
Gli istruttori/insegnanti del Dipartimento, appartenenti alle varie Specialità dell’Arma, sono in possesso di qualifiche ed abilitazioni conseguite nel settore operativo, di un elevato bagaglio di conoscenze dottrinali, di esperienze maturate nei vari Teatri Operativi ed hanno prestato servizio nelle componenti tattiche/operative di F.A. o presso Comandi Multinazionali o Comandi NATO/ONU/EU.
CORSI DI SPECIALIZZAZIONE
La conduzione dei corsi finalizzata alla qualificazione del personale volontario, al termine di un intenso periodo addestrativo, comprensivo di numerose sessioni didattiche-addestrative, sia pratiche sia teoriche, porta al conseguimento della qualifica di «esploratore» (di blindo leggera o di blindo pesante) e di «carrista d’equipaggio». Al Dipartimento RSTA compete l’addestramento all’Impiego d’Arma ed in particolare la preparazione della componente Esplorante d’Arma all’ETT (Esplorazione Tattica Terrestre). Secondo un modus operandi ormai consolidato, la parte trascorsa in aula per le lezioni teoriche precede l’addestramento pratico sul terreno, con attività aderenti a quelle che le unità esploranti sono chiamate a svolgere in Patria o nei Teatri Operativi di riferimento (realizzazione di O.P. Observation Point - Posti di osservazione, CP - Check Point - Posti di controllo, Posti di blocco, Scorte ai convogli, Posti di distribuzione di aiuti umanitari, ecc..) e l’apprendimento di tecniche di esplorazione nei diversi ambienti operativi, fino ad acquisire un bagaglio di nozioni necessarie per operare come elemento attivo di una unità esplorante.
Mentre l’obiettivo addestrativo per il personale volontario si completa con la formazione del singolo elemento idoneo ad operare all’interno di una squadra esploratori, e per il corso Allievi Sergenti si raggiunge con l’idoneità alla qualifica di Comandante di Squadra, per i corsi Marescialli, Ufficiali del Ruolo Speciale e per gli Ufficiali del C.T.A. (Corso Tecnico Applicativo) l’obiettivo addestrativo diventa più complesso e diversificato. Per tali allievi, difatti, il periodo dedicato all’insegnamento delle materie risulta essere più intenso ed il quantitativo delle nozioni da apprendere sensibilmente maggiore.
Rassegna dell’Esercito on line n. 3/2013

Computer campalizzato con sistema di navigazione integrato, visori notturni IR e IL di ultima generazione, fotocamere e videocamere digitali, GPS portatili, telemetri laser ed apparati radio HF, VHF e UHF utilizzati durante attività di ETT.
Le lezioni sono indirizzate alla formazione dei Comandanti di Plotone d’Arma e sono finalizzate al raggiungimento di un addestramento che consenta loro di operare non solo in funzione Combat, ma anche in funzione RSTA. L’addestramento dedicato agli Ufficiali del CTA si prefigge il raggiungimento di obbiettivi più complessi e pertanto risulta essere il più consistente per tempistica ed intensità. L’Addestramento Operativo e l’apprendimento delle procedure di ETT viene infatti incrementato con l’effettuazione di attività in contesti multinazionali, dove l’unità esplorante opera come assetto «informativo» adottando tutte le misure necessarie per l’ottenimento del dato informativo, utile per l’individuazione di elementi essenziali, che siano idonei alla chiarificazione dell’ambiente operativo.
ADESTRAMENTO E OPERAZIONI

Attività di osservazione.
Durante tale addestramento, gli allievi impiegano sensori e strumentazioni in dotazione all’Istituto, quali il computer campalizzato con sistema di navigazione integrato, visori notturni IR e IL di ultima generazione, fotocamere e videocamere digitali, GPS portatili, telemetri laser ed apparati radio HF, VHF e UHF. In aderenza al concetto del «We Train As We Fight», gli allievi vengono sollecitati a rispondere a continue attivazioni, realizzate attraverso l’impiego di appositi nuclei OPFOR (Opposing Forces) i quali, gestiti direttamente dal Dipartimento RSTA, operano in linea con le TTP (Tactics Techniques and Procedures –Tattiche - Tecniche e Procedure operative), di norma utilizzate da elementi ostili presenti nei Teatri Operativi di riferimento oppure adottano procedure aderenti all’impiego in operazioni non convenzionali, quali azioni di guerriglia, sabotaggio, imboscate, ecc..
«NIGHT WATCH EXERCISE»
La fase finale, che sancisce il completamento dell’iter addestrativo del CTA, si conclude con l’esercitazione «Night Watch», pianificata, organizzata e condotta dagli allievi con l’utilizzo della lingua inglese. L’esercitazione ha inizio con la redazione e l’esposizione in inglese dell’OPORD (Operation Order - Ordine di Operazione), ad opera del corpo insegnante del Dipartimento. Durante le attività di condotta, gli istruttori improntano l’addestramento al massimo realismo, attraverso l’impiego di procedure operative NATO e SOP (Standard Operating Procedure) che si rifanno a quelle in vigore negli attuali Teatri Operativi. L’allievo, durante lo svolgimento delle attività, acquisisce la capacità di conseguire, attraverso la raccolta tempestiva ed accurata dei dati informativi, gli obiettivi di ricerca imposti dal livello ordinativo superiore, realizzando infine un prodotto efficace e rispondente alle esigenze informative. I parametri di valutazione individuati durante lo svolgimento delle esercitazioni pratiche di ETT ed ETT in funzione RSTA sono relativi alla: •capacità di pianificare, organizzare e condurre una missione di esplorazione (RECCE Mission) in linea con i procedimenti d’impiego utilizzati in ambito NATO; •capacità di acquisire una mentalità «aggressiva» durante l’attività di ricerca e raccolta dei dati informativi; •capacità di trasmettere in maniera chiara e tempestiva (ed in lingua inglese) i dati acquisiti.
Rassegna dell’Esercito on line n. 3/2013
CONCLUSIONI
Sulla base di quanto esposto si può desumere come al Dipartimento RSTA sia demandato l’assolvimento di numerose competenze ed il raggiungimento di molteplici obiettivi addestrativi, che siano però rispondenti alle esigenze individuate negli attuali contesti operativi. A tal riguardo, gli istruttori pongono particolare attenzione verso aspetti attinenti all’insegnamento di procedure operative e materie militari che consentano al frequentatore di poter sostenere in maniera adeguata un primo approccio alle metodologie di impiego che le odierne unità esploranti adottano in attività operativa. Il Dipartimento RSTA si prefigge, inoltre, lo scopo di mantenere aggiornato il proprio corpo docenti ed è responsabile per la stesura di pubblicazioni d’interesse che siano in linea con le moderne esigenze operative. Il corpo insegnante cerca, infine, di implementare le proprie capacità didattiche e addestrative attraverso lo studio di nuove procedure di ricerca e raccolta di dati informativi attinenti all’«Esplorazione Strumentale», nell’ambito della funzione RSTA, la quale si estrinseca attraverso l’esplorazione occulta, condotta con differenti modalità rispetto a quelle tradizionali ma ponendo in maggior risalto il risultato ottenuto, realizzato attraverso lo sfruttamento delle capacità operative che i sistemi e le piattaforme sensoriali possono esprimere.
ADDESTRAMENTO E OPERAZIONI
LA CAPACITÀ CONTRO MISSILE BALISTICO DELL’ESERCITO ITALIANO
A DUE PASSI DALL’OPERATIVITÀ
del Colonnello Salvatore CALCAGNO Capo di Stato Maggiore del Comando Artiglieria Controaerei (Sabaudia)
Lo scorso 6 marzo 2013, presso il poligono sperimentale di Biscarosse (Francia), un missile ASTER 30 block 1, lanciato da un equipaggio misto italo-francese, ha ingaggiato e distrutto, dopo 17 secondi di volo, un vettore blacksparrow che simulava un missile balistico della classe SCUD 300, lanciato da un F15.
È questo il secondo importantissimo passo di un processo che porterà l’Esercito Italiano a dotarsi di un avanzatissimo sistema di difesa contro vettori aerei e missili balistici, verosimilmente, entro la prima metà del 2013.
Ma andiamo con ordine. Nel dicembre 2012, dopo oltre due anni di verifiche sul campo, è stata decretata l’idoneità del sistema d’arma SAMP/T ad operare con efficacia contro bersagli aerei tradizionali, con prestazioni non inferiori a quelle fornite dal sistema d’arma HAWK. Si è trattato di un processo lungo e complesso, articolato su prove di natura essenzialmente tecnica consolidate con esercitazioni di impiego in bianco e a fuoco, che hanno fornito risultati decisamente lusinghieri ed in linea con le aspettative. Infatti, al termine delle prove di impiego sul campo, il sistema ha ampiamente dimostrato di possedere quelle capacità tecniche, di robustezza ed affidabilità necessarie per contrastare l’intera gamma di minaccia aerea tradizionale (aerei, elicotteri, UAV, missili ARM e da crociera). In altri termini, il sistema era già idoneo ad essere impiegato in operazioni controaerei tradizionali, dando la possibilità di radiare dal servizio l’ormai vetusto sistema HAWK che dal 1967 armava i reggimenti controaerei a media portata. Si è trattato quindi di un vero e proprio salto nel futuro per l’intera specialità. Le capacità operative esprimibili dal SAMP/T in termini di portata, numero e tipologia di bersagli ingaggiabili contemporaneamente, sistemi di comunicazione e comando e controllo, guerra elettronica, mobilità e manovrabilità del missile sono ora incrementate in maniera esponenziale dando alle Forze Armate italiane uno strumento di «force protection» e di «home land security» con gli standard più elevati in campo non solo europeo ma anche internazionale.
Ma si trattava solo di un passo intermedio. L’obiettivo infatti è molto più ambizioso: assicurare alla Nazione un ombrello protettivo in grado di contrastare eventuali attacchi condotti con
Rassegna dell’Esercito on line n. 3/2013
La zona di esercitazione
Si è sviluppata sostanzialmente sull’Oceano Atlantico, dove è stata chiusa al traffico aereo navale un’area di oltre 30 000 km2 . Ampia circa 100 km e profonda oltre 300 km ha consentito di effettuare in piena sicurezza sia il lancio del vettore balistico sia dell’intercettore ASTER 30. L’esercitazione si è svolta in Biscarosse, nel sud ovest della Francia, a sud della città di Bordeaux. In particolare, in giallo è riportata la rotta del missile balistico che, una volta sganciato dall’F15, ha iniziato il suo volo verticale, raggiungendo una quota di quasi 90 km. Dalla traiettografia si può vedere che l’angolo di caduta del vettore balistico è stato superiore ai 40° e che l’intercetto è avvenuto a circa 20 km dalla posizione della sezione SAMPT, ad una quota di circa 10 km.


ADDESTRAMENTO E OPERAZIONI
Il missile BLACK SPARROW Prodotto dall’israeliana RAFAEL’S è un bersaglio rappresentativo di un missile balistico dotato di elevata flessibilità per l’impiego in numerosi scenari di intercetto. Si tratta di un missile a singolo stadio, lanciato da un aereo, in grado di riprodurre i parametri di volo di un missile balistico di teatro. In particolare, nell’esercitazione in parola è stato impiegato con i parametri di volo di un missile della classe SCUD 300.

missili balistici. In termini più generali, si tratta di realizzare e contribuire attivamente a quello che, nell’ultimo decennio, ha costituito una delle priorità più ambiziose in seno all’Alleanza occidentale. In quest’ambito il SAMP/T si colloca nel segmento capacitivo dei «lower tyer», ossia di quei sistemi che intercettano il vettore balistico nella fase terminale della sua traiettoria, quando cioè il missile rientra nell’atmosfera e si prepara a colpire il bersaglio designato. Al momento il SAMP/T ha la capacità di intervenire solo contro missili a corto raggio (600 km), anche se vi sono già allo studio progetti di upgrade tecnologico e capacitivo per conferirgli la capacità di intercettare vettori balistici con portata fino a 3 000 km.
In tale quadro, l’attività a fuoco del 6 marzo in Francia era essenzialmente mirata a verificare le capacità operative e le probabilità di successo del missile ASTER 30 contro missili balistici a corta portata, sia in termini di capacità dell’intercettore sia in termini di integrazione del SAMP/T con la rete di comando e controllo della NATO contro la minaccia rappresentata da missili balistici. Una esercitazione che ha visto personale dell’Esercito Italiano e dell’Aeronautica Militare francese (che dispongono dello stesso sistema con alcune differenze minimali e riferite alla componente mobilità e comando) cooperare efficacemente nel conseguimento di questo ulteriore successo.
La scelta di effettuare i test in modalità Joint tra i due Paesi è stata sicuramente fortunata. Oltre alle economie di scala conseguite è stata un’occasione preziosissima per mettere a confronto specialisti dei due Paesi che per oltre
due mesi hanno operato fianco a fianco scambiandosi in modo diretto le esperienze maturate sul sistema e soprattutto i vantaggi e gli svantaggi delle differenti soluzioni organizzative adottate dai due Paesi. Se da una parte infatti l’Esercito Italiano ha adottato una configurazione ordinativa tradizionale di tipo reggimentale, inquadrando ogni sezione SAMPT in una batteria missili supportata da una batteria logistica e una di C2, i francesi hanno creato degli squadroni, su due sezioni, ognuno autonomo dal punto di vista logistico e del comando e controllo, adattati quindi alle esigenze di schieramento sulle basi aeree.
Ma veniamo all’esercitazione vera e propria, la cui organizzazione è stata particolarmente lunga e complessa al fine di garantire il massimo livello di sicurezza per il territorio e per il personale. In altri termini, se da una parte il sistema d’arma in meno di mezz’ora è in grado di arrivare in una posizione e svolgere la propria missione, dall’altra organizzare il lancio in sicurezza di un missile balistico contro il territorio francese e il contestuale lancio di un intercettore ASTER 30 con portata superiore a 100 km richiede verifiche, accorgimenti, prove e sistemi di controllo che il normale impiego in operazioni non prevede. Ecco spiegato il perché di un così lungo tempo di approntamento e dello schieramento di un dispositivo di controllo e sicurezza decisamente impressionante. Infatti, oltre alle due batterie SAMPT sono stati schierati un F15, da cui è stato lanciato il missile black sparrow, scortato da un Mirage 2000; la Nave radar MONGE, un vero e proprio comando poligono galleggiante, in grado di inseguire con sistemi radar, ottici, infrarossi e di telemisura tutti gli elementi in volo durante l’esercitazione; pattugliatori ed elicotteri per lo sgombero a mare, più il personale impiegato per lo sgombero a terra e il complesso sistema di radar, telemisure e visori ottici e infrarossi presenti sul poligono. Tutto ciò controllato in modalità centralizzata dal centro di comando e controllo del poligono presso il quale veniva convogliato il flusso di tutte le informazioni e dove il personale addetto alla sicurezza aveva la possibilità, in qualsiasi momento, di interrompere il lancio o procedere all’autodistruzione del missile balistico o dell’intercettore. Anche l’area di esercitazione è stata di dimensioni notevoli: oltre i 60 km di costa lungo i quali si sviluppa il poligono di Biscarosse; è stato sgomberato un tratto di mare di 100 km di ampiezza e oltre 300 km in profondità.
A fronte di una così complessa organizzazione, l’esercitazione vera e propria è stata sicuramente molto più semplice e meno «coreografica» di quanto si possa immaginare, essendosi conclusa in un arco temporale di soli 240 secondi. In estrema sintesi: l’F15, dopo aver raggiunto la posizione di partenza, ha proceduto al lancio del missile balistico che, sganciatosi dal velivolo, ha iniziato il proprio volo verticale raggiungendo una quota di circa 90 km, simulando cioè il normale comportamento di un missile balistico. Una volta cominciata la traiettoria di caduta, è stata autorizzata al fuoco una delle due sezioni SMAP/T che ha lanciato un intercettore abbattendolo ad una distanza di circa 20 km dall’obiettivo e ad una quota di circa 10 km: in 240 secondi si è verificata la perfetta affidabilità dell’intercettore ASTER 30 nel lancio contro missile.
L’esercitazione è stata anche il banco di prova per lo svolgimento di un
Rassegna dell’Esercito on line n. 3/2013
ADDESTRAMENTO E OPERAZIONI
La sequenza di lancio
A partire dalla foto in alto a sinistra, sono riportati alcuni momenti della sequenza di lancio. In particolare le due immagini in alto rappresentano il lanciatore SAMPT prima e durante il lancio del missile ASTER 30, mentre nelle altre tre immagini sono rappresentate le termografie del volo, dell’avvicinamento al bersaglio e sotto della distruzione del missile balistico. L’elevata affidabilità dell’intercettore ha consentito la distruzione del missile balistico con un solo lancio.
1 2





3 4
5
secondo importantissimo test, la verifica di integrazione con la rete di comando e controllo della NATO di difesa contro minaccia missilistica. Le unità SAMPT infatti, attraverso un collegamento in fibra e satellitare, sono state connesse al centro di comando e controllo NATO situato a RAMSTEIN e, come è stato anche riportato in un recente comunicato della NATO Communication and Information Agency (NCI Agency) «i link e il trasferimento dei dati tra le unità SAMPT e il comando aereo di Ramstein hanno funzionato molto bene». Risultato assolutamente essenziale e fondamentale. Non è possibile infatti pensare ad un impiego contro missile senza che il sistema d’arma possa disporre dei servizi di allertamento e tracciamento remoto dei missili balistici nonché senza la sua integrazione nella catena di comando e controllo NATO. Risultato questo che è stato ulteriormente confermato dagli esiti positivi dei test di connessione «domestici» con la catena di difesa aerea attraverso il protocollo link16, condotti nel mese di aprile, completando il ciclo di verifiche necessario all’impiego del SAMP/T in operazioni contro minaccia missilistica. Quindi, si può affermare non senza una punta di orgoglio che l’Esercito Italiano ha raggiunto la piena capacità contro missile. Un risultato per nulla scontato e che è sicuramente il frutto dello sforzo congiunto di capacità di assoluta eccellenza tecnica fornita dall’industria nazionale, unitamente a quella operativa (il 4° reggimento artiglieria controaerei «Peschiera»), e di quella devoluta alla sperimentazione (il Comando Artiglieria Controaerei) che operando in piena sinergia con lo Stato Maggiore dell’Esercito, la Direzione degli Armamenti Terresti e le controparti francesi ha consentito sia di raggiungere una posizione di assoluta avanguardia in campo internazionale sia di testare sul campo un innovativo sistema di procurement per i sistemi d’arma complessi basato sull’impiego sinergico e soprattutto continuo delle capacità di tutti gli attori in campo. Un modello di funzionamento che consentendo continui scambi tra la componente tecnico-operativa, quella tecnico-amministrativa e quella industriale, sia in campo nazionale che internazionale, ha permesso di dare una forte accelerazione al progetto e il raggiungimento di step capacitivi progressivi, assicurando nel contempo un trasferimento di conoscenze e know how tra le varie parti che, in una prospettiva di lungo termine, assicurerà una sempre maggiore capacità della Forza Armata di gestire il consolidamento e le evoluzioni del sistema.
Ma tutti questi risultati, oltre a garantire un primato tecnologico di nicchia all’Esercito Italiano, hanno avuto un fortissimo effetto sul morale delle unità controaerei, che coinvolte direttamente in un processo pioneristico di evoluzione radicale delle tecnologie e delle capacità ne ha stimolato una sorta di «fervore motivazionale» che è stata sicuramente una delle molle che ha contribuito alla forte accelerazione data al progetto.
Grazie al SAMPT, l’artiglieria controaerei torna ad essere una eccellenza della Forza Armata arricchendo la gamma di servizi offerti a protezione delle Forze e della Nazione di una nuova, importante e non comune capacità in ambito internazionale: la difesa contro missili balistici tattici.
Rassegna dell’Esercito on line n. 3/2013