Storia
Fig. 2
Un esemplare di sgancio di balestra Han, perfettamente conservato
con definizione attualizzata, arma d’ordinanza, se non dell’intero Esercito imperiale, di una sua larga parte. Sensato, allora, concludere che fu l’impugnatura della pistola a derivare da quell’antica balestra, o ad es-
Fig. 3 Resti di balestra Han rinvenuti in una tomba di oltre due millenni or sono
sere riscoperta autonomamente per una identica funzione, quasi due millenni dopo. L’ipotesi, apparentemente assurda per la lontananza dei due mondi e per il drastico divieto di esportazione dell’arma, vanta a suo suffragio due circostanze: il probabile stabilirsi di due cen-
turie romane in Cina, vicenda già tratteggiata anni fa sulla «Rivista Militare», che ha trovato nel frattempo ulteriori e più significative conferme, e l’identificazione, dettagliata e chiara, di una tipica balestra Han in due bassorilievi gallo-romani. Datati al I-II secolo, sono attualmente conservati nel Museo Crozatier au Puy-en-Velay, nella Francia centrale. In entrambi compare una balestra: la prima su di un cippo funerario, scoperto nel 1834 nella chiesa di Solignac-sur-Loire (figura 6), la seconda su un fregio di una limitrofa villa. Sono raffigurazioni prive di qualsiasi analogia coeva o posteriore, tant’è che persino quando la balestra, circa un m ille n n i o d o p o , d i v e n n e un’arma comune in Occidente, restò distinta e distante da esse. Questa, in breve, la vicenda del congegno, prodromo inventivo del calcio della pistola, che in tutte le possibili varianti è presente in ogni arma individuale e in innumerevoli attrezzi da lavoro, dal trapano elettrico, all’erogatore della benzina. Intorno alla metà del secolo scorso, Homer H. Dubs, professore a Oxford di storia cinese, espose in un libro una strana teoria suggeritagli dalla lettura degli Annali degli Han Anteriori, del I secolo d.C.. Stando alla sua traduzione, nel 36 a.C. le forze imperiali cinesi avrebbero cinto d’assedio la capitale dell’unno ribelle Zhizhi, forse l’antica Taraz in Turkmenistan. Tra i difensori della città, si sarebbero distinti 145 mercenari che, catturati dopo la sconfitta, a differenza del loro comandan-
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te, subito decapitato, furono graziati per il loro valore e autorizzati a fondare un proprio villaggio. Per le tattiche di combattimento loro ascritte e per il tipo di fortificazione che difendevano, lo studioso ipotizzò che fossero un gruppo di legionari romani sopravvissuti alla disfatta di Carre del 53 a.C.. Le scarne notizie sulla tragica disfatta (che costò la vita ad oltre 20.000 legionari e la libertà ad altri 10.000 almeno, deportati in Margiana, ad oltre 1500 miglia dall’ultimo avamposto romano, dove se ne persero le tracce) le fornirono decenni dopo Plinio (Naturalis Historia VI, 47) e Orazio (Odi III, 05,5), il
Fig. 4 Dettaglio del calcio con grilletto e ponticello
primo descrivendo anche la regione attraversata dalla via della seta, posta tra l’Ircania e la Battriana. Quale che fosse la realtà, è certo che negli elenchi dei centri abitati della Cina, nella provincia settentrionale di Gansu, ve ne era uno chiamato Li-chien o Liqian, toponimo che si pronuncia ligian, con una certa assonanza al latino legio, parola di cui per alcuni storici sarebbe la mera trascrizione fonetica. Secondo altri, e
Rassegna dell’Esercito on line 2/2014