POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE VOL I (PARTE PRIMA)

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LA SECONDA GUERRA D' INDIPENDE ZA

campagna : «Col La Marmara poi poca o punto discorrevo, lasciavo che si aggirasse a suo talento attorno al nostro Quaitiere, dettando legge o consigli più o meno ascoltati, facendo da professore di qua e di là, perfino coi Francesi, ai gua ii andò ad insegnare il modo di serv irs i dei loro cannoni rigati, Discussioni con lui , né con altri, ebbi mai durante la campagna(,,,)» ". Si può credere senza difficoltà a tale situazione sicuramente antipatica, ma tutt'altro che infrequente ovunque. E la latente rivalità personale non ebbe occasione di venire a galla, molto probabilmente grazie anche al fatto che il Comando Supremo dell'armata sarda in realtà era semplicemente il Comando di un grosso corpo d'annata alle dipendenze di Napoleone III. Ad ogni modo La Marmara era senza dubbio il generale piemontese più in vista, Aveva molti limiti come comandante di truppe ad alto livello, ma emersero soltanto più tardi, nel 1866. Sui rapporti fra Vittorio Emanuele II, Cavour e La Marmara è bene spendere qualche parola. Si è spesso, e eia più parti, calcato la mano sugli att1iti personali provocati da incompatibilità di carattere e generanti inconvenienti di varia natura. Tutti tre avevano temperamenti sanguigni pronti perciò a risentirsi e facili a passare il segno. Vittorio Emanuele si riteneva in grado di ben guidare l'esercito in guerra ed in materia manifestò sempre molta suscettibilità , specie di fronte alle critiche non sempre velate di Cavour, tuttavia non era tipo da serbare rancori per questioni di «servizio». A titolo di esempio, si può citare l'episodio accaduto la notte sul 4 maggio, quando alla presenza del maresciallo Canrobert e con un'insistenza ed una veemenza formalmente non irreprensibi li, La Marmora chiese al re di annullare un ordine di ripiegamento parziale delle truppe su Acqui determinato da un falso allmrne. L'intervento di Canrobert a sostegno della giusta richiesta di La Marmora costrinse lo sdegnato re a cedere, ma l'indomani stesso mandò al g~nerale un brevissimo biglietto : «le vous remercie de ce que les troupe.i· ne sont parti es hier au soir. A vous revoir» 12 • Fra il re e Cavour, invece, esisteva una frattura cli carattere molto personale. Nel periodo dicembre 1858-febbraio 1859 si verificò un mutamento di rapporti determinato da una nota ed antica relazione del sovrano. Sembra che il re abbia comun icato al conte il proprio matrimonio morganatico con Rosina Vercellana. Non era vero, come accertato successivamente; probabilmente Vittorio Emanuele volle saggiare la reazione del mi nistro ad un atto che prima o poi era detem1inato a compiere. Resta il fatto che una notizia del genere, già di per sé sconvolgente, in quel momento particolare del matrimonio della prin"//,idem, p. 4 14. " G. MASSARf, // generale La Marmora cit., p. 233. ln quella circoslanza, Cavour, lutto preso dai suoi timori per Torino, si espresse in termini che urtarono vivamenle Villorio Emanuele, tanto da rimbeccare seccamente il minist.ro sia per la mancanza di forma sia, soprallulto, per l' im plicita accusa di valer poco come comandante in capo (Vittorio Emanue le a Cavour in da ta 10.5.1859, in CCSM, La guerm del 1859 cit., I, Documenti, doc . 722) .


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