I GRANATIERI DI SARDEGNA

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Il IV Battaglione Granatierj, riordinati ancora una volta gli organici, passò a costituire il II Battaglione del 66° Reggimento Fanteria, Reggimento che a sua volta fu ricostituito, nell'ambito della divisione Trieste, altresì con i resti di questa Di visione (I Battaglione) e con i resti della Divisione paracadutisti Folgore (III Battaglione). Il Battaglione Granatieri assunse così la denominazione di Battaglione II I 66 ( 11); ed il 15 dicembre 1942 entrò a far parte d'esso la 284~ Compagnia paracadutisti comandata dal tenente Gianpaolo , che vi rimase fino a1l'8 aprile 1943 dopo i combattimenti dell'Uadi Akarit. L'inquadramento del Battaglione Granatieri in un Reggimento di Fanteria di linea fece sorgere la questione dell'autonomia del reparto e degli alamari. Di fronte alla minacciata conclusione di perdere autonomia ed alamari i componenti del battaglione, i cui ufficiali erano tutti di complemento meno uno , rinunziarono all'autonomia ma non cedettero gli alamari. Per ottenere ciò si rivolsero direttamente a SuperLibia" (12). Si legge nell'Ordine n. 03/17319/C.M. prot. segr. datato 30 novembre 1942 de] Governo Generale della Libia, Comando Superiore FF.AA. Libia: "Oggetto: ordinamento della Divisione Trieste, Battaglione II/66 - Mentre tutti i fanti prenderanno le mostrine della Divisione, saranno lasciati , per ragioni morali e di tradizione, ai granatieri e ai paracadutisti i. segni distintivi delle specialità di appartenenza. Nella detta formazione il Battaglione restò schierato dapprima nella zona del PorceJlino sulla pista Bungem-Gioda, poi nella zona di Kussabat (dal 6 al 19 gennaio 1943), poi abbandonata per evitare l'accerchiamento, infine, dal 26 gennaio al 25 marzo 1943, sulla linea del Mareth unitamente agli altri reparti della Divisione Trieste. Mareth è presso il confine con la Tripolitania un villaggio sull'omonimo fiume; e la battaglia che durò dal 16 al 25 marzo ebbe il suo culmine il 21, la 1!! Armata al comando del generale Giovanni Messe (13 ) (11) Perduto l'armamento cont1·ocarro il Battaglione GranaUeri II/66 ebbe un armamento misto composto da pezzi da 47/32, fucili Soluthurn, mitragliatrici Breda 37 e mitragliatrici Breda 30. 1 resti delle alti-e Divisioni scompa1·se ad El Alamein costituirono il Battaglione 65°. (12) Così il generale Domenico Pipola in una ricostruzione delle vicende del battaglione-des unta dal diario del capitano Viganò e del sottotenente Tolazzi, dei ricordi dei quali, nonché del sottotenente Scorsoni, qui ci si avva le in particolare. ( 13) Il generale Giovanni Messe già comandante del Corpo di spedizione in Russia (cfr. Cap. seg. ) assunse il comando della l " Armala in Africa nel gennaio 1943. Dopo la battaglia di Akarit fu fa tto prigioniero dagli anglo-americani, venendo contemporaneamente nominato maresciallo d'Italia.

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contro la 8 9 Armata britannica al comando del generale Montgomery. Fu questa ad attaccare e gli italiani contrattaccarono vigorosamente, fino a quando il pericolo di aggiramento sulla destra, verso Hel Hamma, li costrinse a ripiegare sulla retl"ostante linea dell 'Akarit. Nella notte del 26 marzo il Battaglione si schierò sull'Uadi Akarit. Menti·e una colonna nemica puntava su Sfax per aggirare detto schieramento difensivo, il 6 aprile gli inglesi sferrarono un violento attacco sulla destra , quindi proseguirono l'attacco sulla sinistra aggirando la difesa ed incapsulando il Battaglione Folgore e la 1!! Compagnia Granatieri, per riprendere subito dopo l'attacco sulla destra. Fu in tale fase del combattimento che si distinse particolarmente, in una coraggiosa azione di contrattacco in località Chidame El Hachana, il giorno 6 aprile, il capitano dei granatieri Antonio Ricci del Reggimento San Marco (14). Nel detto combattimento dell'Uadi Akarit il Battaglione perdette, oltre alla P Compagnia come si è visto, anche la 3!! Compagnia, mentre la 2::i Compagnia ripiegò su Enfidaville. I resti della 284!! Compagnia paracadutisti già aggregata al Battaglione )asciarono a loro volta quelli che erano ormai soltanto i brandelli di quest'ultimo e rientrarono tra i paracadutisti. Ridotto ormai ad una ottantina di uomini con sei ufficiali il Battaglione Granatieri di Sardegna, riordinatosi in una Compagnia, stette con i superstiti della Folgore di rinforzo al caposaldo di Takruna tenuto dal 66° Reggimento Fanteria (19 aprile) , subendo un violento attacco dei neozelandesi che occuparono il caposaldo la sera del 20. Al contrattacco mosse proprio la Compagnia Granatieri al comando del sottotenente Delfo Diletti, comandanti di plotone i sottotenenti Baroncelli, Tolazzi e Scarsoni, comandante della squadra mitraglieri il sergente Svanini: e fu una azione condotta dapprima su terreno com pletamente scoperto e poi mediante un assalto all'arma bianca e con le bombe a mano (i granatieri ne avevano soltanto dieci ognuno) della rocca sul lato destro, azione che meravigliò lo stesso nemico. Ferito gravemente all'addome il sottotenente Diletti, assunse il comando il sottotenente Baroncelli. E sopraggiunto il rinforzo della Folgore il colle fu riconq uistato; per essere tuttavia riperduto il 21. Il capitano Politi arrivato con i detti rinforzi inviò alle 19,30 di detto giorno un rapporto al superiore comando riferendo che si trovavano ormai senza

{14 ) Medagli a d'argento al valor militare.


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