-
830 -
Lo stesso giorno l'Esercito italiano sconfinò su tutto il fronte. La Brigata Granatieri di Sardegna oltrepassò a sud di P almanova l'antico confine il g~orno 25 maggio, al comando del generale Luigi Pirzio Biroli. 3. - E la prima guerra mondiale: quella che con la fine dell'equilibrio europeo, con le profonde trasformazioni politico-territoriali che si accompagnarono alla dissoluzione degli Imperi nati sulla base del vecchio principio di nazionalità, con lari voluzione russa e con l'ingresso nel vecchio Continente degli Stati Uniti d'America, avrebbe portato ad un nuovo assetto mondiale, non più fondato sulla egemonia spirituale, politica ed economica dell'Europa, ed avrebbe avviato i popoli europei ed extraeuropei ad una nuova e diversa vicenda storica ed umana. Non a caso furono di tutte le razze e di tutte le nazionalità i circa 9 milioni di uomini, i 5.290.000 delle P otenze alleate e associate ed i 3.885 .000 degli Imperi centrali, che vennero sacrificati sul rogo immane, tornando tutti uguali sotto le rozze croci di tutti i cimiteri di guerra. E la guerra diventò una guerra combattuta col cuo1·e, le stesse opposizioni cessarono (a parte, più tardi, qualche rigurgito, come le giornate di Torino nell'agosto 1917 e le reazioni immediate dopo Caporetto); e nei 4.199 .000 uomini dell'esercito operante, come in generale in tutti i 5.900.000 richiamati alle armi delle ventisei classi impegnate durante l'arco del conflitto, da quella del 1874 ai "ragazzi "del 1899, e tra i 680.000 morti e il 1.100.000 feriti e mutilati, si ritrovarono tutte le genti italiane, di ogni classe e di ogni convinzione. Iniziò la guerra, l'Italia, "in un momento avversissimo - come rilevava il Croce - alle sue nuove alleate, nel pieno della sconfitta russa", tanto più che le operazioni belliche dovevano essere necessariamente coordinate con quelle della Russia, appunto, e del1a Serbia, e non potevano restare limitate allo scontro con l'Austria-Ungheria; ed infatti la conca di Ljubljana divenne il primo obiettivo. Ma esisteva una alternativa che implicava una scelta gravida di responsabilità, non avendo noi forze sufficienti per agire contemporaneamente su due direttrici d'attacco: e perciò, o per il Trentino o per l'Isonzo. Si trattava infatti di un teatro di operazioni molto ampio che andava dalle Alpi Retiche e dagli Alti Tauri fino alla pianura veneta e isontina, con un fronte, dal1o Stelvio al lago di Garda e al mare, di 600 km, e l'aggravante che contro le nostre quattro Armate e i quattordici Corpi d'Armata, circa un milione e mezzo di uomini, si trovavano schierate ben quattordici Divisioni imperiali.
-
831 -
F u preferita 1a via dell'Isonzo, il fiume delle Alpi Orientali che nasce in Val Trenta e sfocia nel Golfo di Panzano, sembrando che l'offensiva per il Trentino offrisse difficoltà maggiori e obiettivi di importanza minore. F u tuttavia scelta che ci portò dinanzi alla asperrima pietraia del Ca rso e al poderoso campo trincerato di Gorizia , i cui caposaldi erano costituiti dal Monte Sabotino e Podgora a occidente, dal monte San Michele del Carso a sud e dal monte Santo, dal San Gabriele e dal San Daniele a nord; che ci costrinse a impegnarci in un teatro di operazioni m olto ampio, implicante per di più lo svantaggio di trovarci a combattere dal basso verso l'alto e con il pericolo di infiltrazioni; e che avrebbe comportato per noi, come comportò, ben dodici battaglie sanguinose, in cui i morti, i feriti, i dispersi italiani delle due Armate impegnate, la 2!! al comando dei genera1i Frugoni prima, Piacentini poi, poi ancora Capello e infine Montuori, e la 3!! al comando del duca d'Aosta, furono certamente in numero molto superiore a quello clel1e perdite complessive della 5!! Armata austro-ungarica, la famosa "Isonzo Armée" del generale Boroevic che ci stette di contro. L'Esercito italiano, con il suo primo balzo offensivo compiuto da cinque Corpi d'Armata al comando, rispettivamente, dei generali rn Robilant, Reisoli, Rue11e, Cigliano e Tettoni, occupò, al di là dell'Isonzo, Monte Nero e Plava e le alture di Monfalcone, e infine tutta la riva destra del fiume, ad eccezione soltanto delle teste di ponte di Tolmino e di Gorizia, in direzione della Bainsizza. E la "Brigata Granatieri di Sardegna", dopo un primo scontro con il nemico il 5 giugno appena varcato l'Isonzo, era proprio essa a conquistare il 9 giugno Monfalcone, iniziando quindi sul Carso il suo glorioso calvario che l'avrebbe portata poi sulle tormentate balze del Sabotino. Nell'arco di tempo che la prima guerra mondiale durò, dal 1915 al 1918, al comando della Brigata si susseguirono, dopo il maggior generale Luigi Pirzio Biroli, il maggior genel'ale Giuseppe Pennella, il colonnello brigadiere Giovanni Albertazzi, il maggior generale Gastone Rossi ed il brigadiere generale Paolo Anfossi. Al comando del 1° Reggimento Granatieri di Sardegna: i colonnelli Umberto Gandini nel 1915. Paolo Anfossi nel 1916, Rosario Musarra nel 1917. seguito nello stesso anno dal colonnello Riccardo Dina. Al comando del 2° Reggimento Granatieri di Sardegna: i colonnelli Carlo Podestà e poi Guido Malai<'sta nel 1915 Eugenio Gn1zio:1i e poi