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FORZE VECCHIE E NUOVE
Siamo a uno svolto critico e pericoloso della storia d'Italia. Non siamo qui a gridare che Annibale è alle porte, né che la Patria è in pericolo, perché Cadorna fa buona gua rdia ai confini, ma e certo che da alcune settimane il Paese intero attraversa una crisi p(Ofonda. Jl terreno sul quale si cammina non è più soli do; l'incertezza turba g li animi; molti pensano al domani con una trepidazione acutizzata dal· l'amore per la Patria e per il suo avven ire che non può essere sacrificato dagli scioani di una q ualsiasi rinnovata Vandea : si avverte, si sente ch e l'equilibrio delle forze è spostato e che non si può vivere a lungo in questo ambiente impossibile di passioni e di odi contenuti, ma pronti ad esplodere, [ Cet1Jt1ra] .
La cr isi ministeriale no n è che un pa llido riflesso della più vasta cri5 i naz ionale, e la denuncia e la documenta anzi, per il modo come si è iniziata, svolta, per la lentezza della sua g estazione, non anco ra, a quanto sembra, finita. Dove andiamo?
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I movimenti dei primi g iorni di maggio non ebbero carattere di eccessiva gravità, ma il loro colore « pol itico >) non può essere m esso in dubbio. L'inevita bile ri n(a ro dei vivtri non era che un pretesto Alla vigi lia della nostra offens iva, le di mostrazioni tendevano ad altro, e, se non raggiun sero lo scopo, che g li em issari austriaci e i loro amici si proponevano di raggiung ere, lo si deve a l conteg no delle g randi città che isolarono i moti rurali. Qualche cosa di simile è avve nuto in Francia. Ma il Governo di Ribot ha dominato presto la situazìone. In Italia, non J'opera del Gove rno, ma i bollettini dell'avanzata carsica soffocarono le ultime grida delle manifestazioni suburbane d ei circoli vinicoli e cattolici, e tutto il Paese fu nuovamente percorso da un' ondata di en tusiasmo purificatore. A poche settimane di distanza precip ita la crisi. D eterminata da un movimento d' interventisti, contro la politica interna, si complica con avvenimenti di natura internazionale: si sott rae Ja crisi al Parlamento ed è stato un b ene, ma non si osa di seguire Ja indicaz ione e la volontà del Paese, espressa attraverso l e m emorabili d imost razioni per il secondo annive rsario della dichiarazione di guerra, e l'opinione pubblica - sottoposta a un regime è-i censura grottesco e bestiale - è. alla mercé di t utte Je voci, è oggetto di t utte le manovre sabotatrici della guerra . l a situazione è questa: il M inistero rimpastato s i p resenta alla Camera osteggiato da una duplice opposizione che parte da moth•i profondam ente antitetici , ma che t rova un punto di coincidenza : i social isti neu tralisti sono all 'opposizione perché oramai il loro scopo dichiarato è quello d i giungere ad una pace separata. 9uaJun9ue, che salvi dall'estrema catastrofe gli Imperi Centrali ; gli interventisti accusano il Governo Boselli di aver a iutato colla sua condotta - il proposito crim inoso dei socialist i. Come potrà m uoversi e vivere i l Mir.istero Bosèll i fra .gli scogli di questa opposizione? II Ministero Salandra non cadde, appunto, in seguito a una rnincidem.a di q1,1csto genere? A noi poco im1)orta del l'accoglienza. che il Ministero cosiddetto « rimpa.c;tato » avrà a ll a Camera ; a noi poco importa d el suo successo parlamenta re. Pe r noi la crisi rimane aperta e n on può essere risolta dagli attuali ministri, pregiudicati, compromessi, che hanno dimostrato durante un anno intero la loro incapac ità di fare una pol itica di guerra. [ Cermmr] . JJ mondo di questa gente si riassume in Montecitorio. Non più in là. È possibile di t rarre a rinnovamento della gente, anche fisiologica· mente, esaurita? Quando l'Inghilterra si è accorta che As9.uith e C. co l loro tem peramento, colle loro preferenie dottrinali, non avevano l'anima di guerra, Ii ha sostituiti con Ll oyd George. Non solo, ma si è fatto appello alla fo rza del Paese. Cosl avviene che lord Northdiffe, direttore del Time1, sia mandato in America, a continuare l'ope ra di Bal four; come T a rdieu, un g io rnalista del T emp1, continuerà quella di Viviani. Il r i• med io alla crisi della Nazione può veni re da coloro che ne sono i respons.1.bili. Co nfortarli ancora d ella nostra fid t1cia sarebbe la peggiore deJJe ingenuità.
Eppure, un Governo che avesse voluto vera mente agire, nel maggio del 1915 e nei primi mesi successiv i alla dichiarazione di g ueu a, pote\'a d isporre d i fo rze ch e oggi non t rova più. Quantun que osteggiata dal Governo e dalla poli zia g ioli ttiana - chi scrive q ueste l ince fu battuto dalle guardi e di V igliani furiosamente in una delle piai.ze di Roma un mese appena prima deJlo scoppio delle ostilità - una certa p reparazione «mora le» del Paese all'arduo cimento era stata compiuta. Anche le cam. pagne avevano attenuato la loro refrattarietà, dovuta a molte cause che è inutile prospettare in questo momento. Gli elementi interventisti avevano sbaragliato in tutte le principal i c ittl d'Italia i neutral ist i, r idotta alrinnocuità l'opposizion e dei rurali, messi a silenzio i cle ricali, fugat i ignominiosamente i giolittiani Noi offrimmo allora al Governo il grande patrimonio spirituale della Nazione. E sso doveva esserne il deposita rio, il custode. Esso doveva conse t,•are questa p reziosa offerta dei nost ri ideali, delle nostre anime; offerta che fu da migliaia e migliaia dei nostri consacrata più tardi co1 sangue
E invece?
Cominciò Salandra ad allontanarsi da quegli elementi che p ure ]o avevano ricondotto al potere, malgrado e contro l'ignobile trama dei g iolittiani; cominciò Salandra ad imbtogliarsi nella politica parlamentate, egli che doveva le sue fortun e ad un 'azione prettamente extra-parlamentare; cominciò con Salandra la separazione fra Governo e Paese e lo sciupio dei tesori mora.Ii della Nazione. Questo sciupio è diventato uno sperpero rnl Ministero Boselli-Orlando. Bisognava alimentare la sacra fi amma, perch~ illuminasse l'aspro camm ino; fu invece lasciata in halia dei venti e se oggi non siamo p iomhat i nelle tenebre, ma nel crepuscolo che le precede, se oggi nella Nazione le correnti vandeane hanno rialzato la testa e giocano d'audacia, lo s i deve es.elusivamente al Governo.
Forse, u n ultimo tentativo può essere fatto . Ma g li uomini de l Mini• stero BoseJIL n on ne son o capaci Ecco perché noi li abbandoniamo a se stessi e li lasciamo precip itare E inutile prolungare u n' agonia.
Quan to agli interventisti, il loro comp ito è ch iaro. N oi non appoggiamo i Ministeri solo perché si orpellano dell' aggettivo « naiionale »; noi facciamo ancora assegnamento sulle piazze.
In ogni caso, noi siamo pronti a tener testa alle forze della reazione, anche se pronuna èal capo, e sia capeggiata dal!' on. Orlando o da Filip po Turati.
L'Italia attravf:"rSa una crisi , ma non è ancora, per fortun a, così fradicia che sia necessario l'intervento d i Giolitti per seppellirla nella fossa del « parecchio». Può g uarire ancora. [Cemura].
M .
D a f/ popol o d'ltdfia, N . 16', 16 giugno 1917, IV.
« SPIRITO DI DECISIONE »
Che la guerra mondiale, abbi.a term ine nel 1917, un'eventualità da escludersi per un complesso di ragioni fortissime, ma non v 'è dubbio che col 19 17 la guerra è entrata nella sua fase decisiva e conclusiva. L 'efficenza militare degli Imperi nemici è in decadenza continua. Qua ntunque i pegni territoriali de.gli austro-tedesch i non siano diminuiti, ma piuttosto aumentat i coll 'invasione dcll'in fe li,e Rumenia, tradita ignobilmente dagli « Sttirmer » conservatori e rivoluzionari di Ru ssia, è certo - però - che da l luglio del 1916 l 'iniziativa del le operazioni militari è p assata totalmente neJie mani della Qua d rup l ice Intesa. Da quell'epoca non c'è stato uno spostamento terri to riale vistoso sul fronte franco-inglese, ma vi è stata una così tenace e profonda corrosione degli eserciti tedeschi, che Hindenburg ha dovuto rinuncia re ai suoi progetti d'offensiva, dato che egli li abbia mai concepiti .
Tutti gli esercit i del Kaiser si tengono sulla d ifensiva, attegg iamento, alla fine, più costoso in uomini e materiale, di un' offensiva ben preparata: gli eserciti dei suoi Alleati segnano il passo. La contro-offensiva attuata da Boroevic sul Basso Isonzo, non è che un episodio d'i nteresse locale con obiettivi pa rziali. Una contro-offens i,•a di allC'ggerirnento. L 'altra offensiva, quella lungamente studiata e preparata dall'excapo di Stato Magsiore Austriaco, avente per obiettivo le pianure dd Veneto, sembra tramontata per sempre La nostra superio rità numerica e di mezzi sul nemico, non è in questione, mal.g rado J'ina:zione russa. La nostra certezza di vittoria, permane immutata. Certo, se 1a Rivoluzione russa non fosse divffitata sotto l'influ enza vicina dei Lenin e lo ntana d ei Tolstoi, un monopolio del S0t1ie1 pacifondaio di Pietrogrado, gli eventi guerreschi avrebbero av uto un corso più veloce e fortunato, ma noi dobbiamo disincantarci dal miraggio russo. Non è da escludersi in via assoluta che un 'offensiva russa abbia luogo durante l'anno. BrusiJoff sem bra avere in pugno l'esercito del fronte meridionale. Un' offensiva laggiù sarebbe da parte c:!ci russi il compimento di un dovere morale verso i .rumeni. Comunque, bisogna che g li occidentali non facciano p iù assegnamento sulJa Russia che disonora se stessa e la causa della Rivoluzione. Guardiamo altrove. Ad un'alt ra repubblica che prende volontaria.• mente il posto disertato dalla Russia. Basta di Russia, di Pietrogra.do, di lenin, di S0t1ieJ, di Tseretelli, d i Balabanoff; basta desli operai che lavorano nelle fabb riche di m unizioni sei ore al g iorno mentre gli operai delle Trades- Uniom rin unciano alle vacanze; basta cogli eterni Comizi <lei delegati della fronte, d iventata un a parola p ri va di significato. G li Stati Un iti hanno già varcato l'Oceano. Pershing, il generalissimo nordamericano, è ar rivato a Parigi. Valgono più mezzo milione di americani che sanno perché si battono di cinque milioni di mugikJ, la cui forza è esclusivamente data è:al loco n umero, fattore primo - ma non unicodi vittoria
Quanto alla resistenza interna delle Nazion i alleate, nessun dubbio c irca l'Inghilterra, G l i ing lesi non erano preparati e non volevano la guerra, m a non si può dubitare della sincerità dei loro propositi di non d eporre le armi prima d eHa sconfitta nemica Il pacifismo inglese è limi· tato a un esiguo gruppo di politicanti e d i tecnici. Non tocca le grandi masse operaie. i tip iço e consolante a l riguardo l'episodio di Aberdeen . La Francia tiene. li linguaggio di Ribot è stato solenne e categorico.
I social isti stessi, che nell'affare di Stoccolma si e rano un po' appa rtati daH'unione sacra dei Partiti, vi sono tornati ieri colle dichia razioni di Re naudel per j n uovi creJiti di guerra. Il socialismo francese non vuole allontanarsi dalla Nazione. I cont ingenti americani , mig lio reranno la situazione della F rancia, che potrà congedare, almeno per i mesi invernali, le classi più anziane dei suoi me ravigliosi poi/111.
Se la F rancia - come non v'è da dubitarne - resiste, l'Italia, ma lgrado tutto, terrà. d uro, anche per una terza ca mpagna invernale.
Il problema che sta dinanzi a.i Governi della Qu intuplice Jntesa ha casl due termini: resistenza morale dietro le linee del fuoco, attività offensiva su tutte 1e fronti . « Spir ito di decisione >> ovunque.
Può essere che !a German ia - g iunta nel mese anniversario della sua prima manovra ufficia le di pace - rinnovi il tentativo, ma con nn alt ro spirito e con a ltra fo rma; chieda la pace e non l'offra. Ma perché questa possibilità abbia luogo è necess,u io inchioda.re la Germania davanti alla visione netta della catastrofe finale; è necessario mostrare a ll a G erma.nfa che l'opera dei suoi emissari e degli amici dei suoi emissa ri non riesce a far saltare Je sjngole res istenze nazionali
Che questa sia una guerra d 'esaurimento, è un fatto, ma noi vogliamo « affrettare » l'esaurimento dei n ostri nemici. Il fattore tempo, che a llo scoppio della guerra ha lavorato per noi, oggi è contro di noi. Non bisogna affidarsi al tempo, ma bisogna lavorare nel tempo e in tempo. Può convenire a lla German ia di dare a lla guerra, che i suoi generali sperarono fulminea , l'aspetto della cronicità, non a no i. Al cessar delta guerra, noi vogliamo trovarci n on in stato di prostrazione comatosa che <i re nda incapaci d i godere i f rutti della vittoria, ma in -stato d i efficente virilità fecondatrice. I Governi devono intendere questa suprema necessità..
La ragione precipua della nostra opposizione al Ministe ro rimpastato è appunto questa: nei suoi uomini non c'è quello che il presidente del Consiglio francese - rispondendo a interrogazior1i sulle faccende greche - ha chiamato « spirito di decisione». Non .si può dire che questo spirito abbia sempre guidato l'azione diplomatica e militare deUa Q uadruplice - specialmente in Ita li a - e se ne sono visti i risultati defoterii; ma ove questo spirito di fermezza e di audacia informi le azioni della Quadruplice, possiamo dire di a\•er nel pugno - e vicina - la v ittoria,
Tra la dittatura militare che esula dalle nostre concezioni polit iche libertarie, ma che accetteremmo e sosterremmo qualora si rendesse necessaria per la sa lvezza della Nazione, e i Ministeri pletorici che affogano la loro scarsa vitalità in un mare di discussioni e nelle prat iche dell'ordinaria bu rocrazia, n o i siamo per un Comitato di guerra che concentri in sé tutte le forze, ch e affini e valorin:i tutte le (Ompetenze, che non abbia scrupoli di portarsi al di là di tutto quanto costituisce in temp i normali l'inviolabilità di leggi, di ist ituzioni , dl pregiudizi, di uomini.
L'ordinaria amministrazione deve passare all'ultimo rango nell'attività d i un Governo di guerra.
Anche gli errori sono t ollerabili, perché chi agisce può sbagliare; ciò che rivolta è l'indolenza, il torpore, l'aton ia degli organi e delle funzioni; il vivere alla giornata, come se il tempo non fosse oggi moneta, ma sopratutto sangue.
Narrano le leggende di un messaggero greco che, g iunto alla meta, cadde al suolo estenuato e non si rialzò più, Noi vogliamo toccare Ja meta, ma con garretti ancora saldi, e con intrepido cuore, non ostante la lunga, sanguinosa fatica.
Poi riprenderemo la marcia interrotta sulle vecchie e le nuove strade del mondo, verso nuovi o rizzonti, con nell'anima un'ombra della morte di ieri e con nei sensi un desiderio pertinace del1a vita più grande di domani.
Da li Popolo d'ltaiù,, N. 166, !7 giugno 1917, IV.