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ACTA, NON VERBA

G li ottimisti incorreggibil i, i Pangloss che vedono tutto il mondo attraverso la nebbia rosea di una fiducia che resiste alle più amare le· zioni dell'esperienza, hanno l'ari a di merayigliarsi del fatto che n oi ab· biamo aperto ·le ostilità cont ro il Ministero cosiddetto nazionale. E si d o lgono dd nostro atteggiame nto , come di un attentato a lla con cordia degli animi e delle forz~ .

Che la ,mion 1acrée italiana abbia vissuto forse solt anto nelle prim e ore della nostra guerra e sia stata poi sepolta con un fune rale d' in fima classe, nccroforn il Governo stesso, è un fatto ormai açquisito alla sto• ria. e inutile t rastu llarsi nelle ipocrisie. C'era, ci p otrebb e ancora essere, domani , una con co tdia d i inte nti e di fe di e di proposit i fra tutti coi oro che hanno voluto la guerra o almeno l'hanno accettata come una necessità alla quale la Nazione non poteva sottrarsi, pena il suo suicidio; m a una concordia coi nem ici interni - coi de p recatoti , oppositori e sabotatori della guerra - è un assur~o in termini. Non s i può volere e no n volere; lavorare per la vittoria e per la sconfitta; essere italiani di nascosto e sentirsi austriaci di elezione Non si può - ecco la colpa del Governo nazionale - assidersi al disopra della mischia e pretendere di mantenersi neut ral i f ra le corre nti opposte. Bisognava, bisogna scegliere. Un Governo che si rispetti; un Governo che voglia condurre la Nazio ne alla vittofia, ha seg nata Ia strada. Il Governo deve r iassumere in sé quell '« unione sacra» che raccogl ie t utti gli u ominis ia no pure di fed i diverse - uniti nel volere assicurate le fortune della Patria. G li altri, tutti g li alt ri, sono ne mici, vanno vig ilati e, quando occorra, trattati come nemici.

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Noi non aspettiamo nemmeno da Boselli l'annuncio del nuovo Min isterO, per confermarci nella nost ra l inea di condotta. U na delle prop rietà dell'addizione è ch e il totale non cambia, anche i nvertendo l'ord ine degli addendi. Un Ministero è una somma di poteri, di forze, di temperamenti, di responsabilità, Cambiate pure j posti occupati dagli uomini, la situazione r ima rrà la stessa 13 un circolo chiuso V izioso P/111 ra rhange, et plu1 c'eII la mémt choie. Giacché la crisi - nd la sua for ma - è, dicono i competenti, incostituzionale, bi sognava fare un passo innanzi; spe22are l a compag ine fit t izia del Ministe ro, salta re il P ar· lamento e pren dere g li uomini dove sono. A questa che sembra oggi un' utopia, si arriverà. certamente domani Tutto sommato la crisi ministeriale si riso lve in sé, è una crisi a d uso interno. Rimangono gli stessi uomini e gli stessi sistemi.

Lasciamo da p arte l'on. Boselli, che è troppo vecchio e troppo facilmente r imorchiabile e ha un troppo lungo passato parlame ntare; prendiamo quelli fra. i min istri ch e hanno su lle spall e i pesi maggio ri della polit ica. estera e di quella interna.

Il barone Sidney Sonnino è il ministro degli esteri ancien , égime. B tempo d i penetrare nei tabernacoli d ella. diplomazia, è tempo di ro vesciarne gli idoli bugiardi. Un min istro degli esteri chiacchi erone, ripugnerebbe al nostro temperamento,- ma un ministro che non patia se non nelle occasioni solenni, è un non senso in questa che non è guerra di d inastie, ma guerra d i popoli.

Vedete. In Ing h ilterra la politica este ra è oggetto di d ibatt iti contin u i. Non c'è episodio d iplomatico o politico della gueua, che non sia p ortato in quella Ca me ra dei Comuni, che è - sino a prova contraria - il più alto consesso pol itico d ' Europa. ln Francia, R ibot è d isposto a rendere noti d inanzi alle due Ca mere i trattati diplomat ici conclusi dalla Francia coi suoi Alleati, Jn Italia, ni ente. Si diceva una volta che fos se più facile togliere la clava ad Ercole che un verso dell'Odissea; ora è più faci le fare l'una cosa e l' altra piuttosto che ~issuggellare l e labbra sottili del nostro m inistro degli esteri Bisogna leggere le cronache parlamentari ing lesi, per conoscere come q ualmente l'atto di procl amazione dell' ind ipen denza albanese, s ia stato compiuto all'i nsaputa degli Alleati. Gli avvenimenti si svolgono, si complicano, precip itano, sì sciolgono colla rapi d ità delle grandi o re storiche, ma noi siamo sempre .i pupilli che si ri mettono all'in fa llibilità di un solo uomo.

Q ual i: , per esempio, Ja p arte avuta dall' I talia negli avvenimenti di G recia ? Ricord iamo ch e per gesti infinitamente meno importanti di q uello compiuto da J onnart, veniva sempre rilevata l'adesio n e dell' Ital ia ai « passi » delle Potenze p rotettrici.... L 'Italia si astie ne, aderisce, non aderisce; in somma, che ha fatto per l'abdicazione del cognato del Ka iser ? Noi vogliamo una politi ca este ra meno chiusa, meno sospettosa, più conforme allo spirito di democrazia che g randeggia nelle masse deg li uomini. I discorsi dei governantì oggi non sono orazioni inutil i, ma cont ribuzioni a tener duro, ma cementa zion i di quella forza morale, coeffi.cente, fra i p rimi, della vittoria.

E Orlando ? Se è vero che il massimo problema del nost ro inevitabi le ormai terzo inverno di guerra è un problema di resist enza morale della Nazione, l'on Orlando deve andarsene via, poiché la sua o pera è st:lta eminentemente demoralizzatrice dello spirito pubblico italiano.

Egli ha percorso l a stessa st rada inaug urata dd Gabinetto Salandra. ma con passo più accelerato. Quello che nel sistema di Governo di Salandra era prodotto di una concezione dello Stato liberale - errata in tempo di guerra - neU'on. Orlando è divenuta n eg l igenza, compro· missione . N ell ' on. Orlando, c'è del Sa la.ndra per la teoria ; del Giol itt i n ella pratica. A lui e al min istro degli esteri si deve fra l'altro l'in· d u!genza colpevole contro i sudd iti e i beni dei paesi nemici.

E gli altri? Non vale la pena d i occuparsene. Sono conosciuti nelle loro virtù e nei loro difetti. In complesso meritano Jo stesso dest ino .

Ma q u and o ci mettiamo ad esamin are 1a nostra situazione politica paradoss.ale, il pensiero nostro corre altrove. Noi pensiamo all'Inghilte rra

E un nome c i scivola dalla penna : lloyd George. L'Ing hilterra d ' ieri che ingrassava e viveva di rendita, è scomparsa. Quella Nazione è o ggi un fa scio di nervi, una fucina di energie, il più g rande vi vaio della volontà umana. lloyd George, sp i rit o sp regiudicato, pieno d i intuizion i geniali, connubio felice della t<'nacia britannica coll 'impeto latino, energico, dinamico, che va allo scopo per la via più bre ve: ecco l'uomo che h a comph1to il mi racolo. Egli regge il peso enorme d ell'lmp ero in guerra, e lo cond uce alla vittor ia. C' è in lui la gioiosa serenità del mie· titore che si carica le spalle col raccolto matmo. C'è in ltalia, qualcuno, fra i governanti del Ministero « rimpastato)>, che possa essere parag onato a lloyd George?

Non si vedono che dei ruderi, degli elementi statici, dei politicanti inv ischiati nei metodi di ieri; de lle mentalità incapaci di muoversi in questa terribile tempesta d i sangue che sconvolge il mondo.

Signori del Governo, basta di ch iacchiere ! Con un solo mezzo voi potete riguadagnare la fiducia del popolo. Cominciate la nuova fase de lla \'Ostra vita minister iale p resenta ndo per l'immediata approvazione de lle due Came re un progetto di legge di un 1rticolo solo:

« Il Governo italiano sequest ra i beni dei su~diti nemici pe r costi• tuire un fondo a dispos izione dei soldat i mo rti in g uerra p er Ja più gra nde Italia e per la più libera Europa ».

Ma voi non avete avuto e non avrete il coraggio di queste risoluzioni log iche e provvidenzia li perché siete dei conservatori e p iù che combattere volete vivere e più che attori volete essere spettatori del dramma e più che gu idare vi a cconciate ad essere guidati : i n voi la g uerra è una pratica di Stato, più difficile e pc.sante delle alt re, non la p assione ardente e il calvario doloroso di un popolo.

Da ti Pop olo d'Trt1U11, N 164, l'.5 giugno 1917, IV.

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