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APPENDICE

APPENDICE

i miei personali per la comune vittona.

MU.SSOLIN(

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"' A Sua Maestà l'imperatore Hiro Hito, (D~t Corriere della Sera, N. 231, 27 settembre 1944, 69°).

[i6 selle1J1bn 1.944.) *

· La quarta ricorrenza della ficma del Patto tripartito trova le nostre volontà più che mai unite ne11'aspra 1otta contro il comune nemico, per costituire un ordine nuovo in Europa e in Asia. In quest'anniversario desidero rinnovarvi, Eccellenza, ]a determinazione dell'Italia repubblicana di continuare a marciare fino alla vittoria insieme con i ~o~~jir~oro!~i vai;I\tlr::!~afone e della Germania e vi prego

MUSSOLINI

* Al primo ministro giapponese, g enerale Kuniaki Koiso. (Dal Corriere della Sera, N. 231, 27 settembre 1944, 69°)

[26' u/len1brt 1.914.] *

Sono trascorsi quattro anni dal giorno in cui Italia, Germania e Giappone> con la firma del Patto tripartito, hanno unito i lo ro destini per una dura lotta, che deve assicurare l'esistenza dei lo ro popoli. In questa ricorrenza tengo a farvi giungere, Eccellenza, il mio fervido saluto insieme con i voti migliori per il glorioso popolo nipponico.

MUSSOLINI

• Al ministro Mamorn Scigemitsu, (Dal Corriere della Sua, N. 231 , 27 settembre 1944, 690).

[.26' sellembre· 1.944. } *

Nel quarto annuale clella firma del Patto tripartito, l'Italia repubblicana volge il pensiero alla Germania nazionalsocialistaJ che, insieme con l'alleato Giappone, concentra tutte le sue forze contro i nemici

* Al ministro Jo3ch im von Ribbentrop, (Dal Cordere della Sera, N. 231, 27 settembre 1944, 69"), comuni. Con incrollabile fede nella vittod a, invio in 9uest a solenne ricorrenza all'alleata Germania e a voi, Eccellenza, i nuei p iù fervidi voti e quelli del popolo italiano.

MUSSOLIN I [il ottobre 1944.]

Vi sono particolarmente g rato, F Uhre r, delle cordiali parole che mi avete fatto pervenire in occasione d ella celebrazione del ventiduesimo annuale della marcia su Roma. Con voi io r iaffermo che le nostre d ue rivoluzioni~ rappresehtando una concezione del mondo superio re alle ideolo1ie e ai sistemi plutocratici-giudeo-comunisti, sono ~e~~iiten~s~~r;~;~1t icl~t'i~~~~.

!°!~~elfledeJj~~°c;rz~iA~;~~c o~;p~ni~h:s;r~~~ il contributo della Repubblica Sociale Italiana, i fattori che garantiscono la vittoria Con animo cameratesco vi invio, F O.hrer , 1 voti l'avvenire del vostro popolo e per il vostro personale

Mussolini

• Al cancelliere Adolf Hitler, in r isposta al seguente : « :B per me una gioia particolare, Duce, il pensare a voi con fedele cameratismo nella ricorrrenza del ventiduesimo a nnuale del giorno in cui, con la vostra marcia su Roma, poneste una pietra miliare nella storia del vostro· paese. le vicende deg li scorsi mesi non ci hanno gettato a terra; hanno invece ancor più rinsa ldato la nostra ferma deci· sione di abbattere i nemici e la nostra incrollabi le fede nella vittoria finale. G li eventi più recenti in Ita lia hanno mostrato che tanto i nostri n emici, quanto i vecchi p:i rliti d ell' Jt;1.lia, sono assolutamente incapaci dì attuare, in sostituzione del fascismo, qualsiasi idea sociale soddisfacente. Perciò caos politico e disorga. nizzazione economica sono ovunque l'inevi1abile fenomeno concom itante delle democrazie occidenta li. Dure lotte sono :1ncora dava nti a noi. N oi però Je supereremo e con la vittoria delle nostre armi potrà essere condotta a termine anche l'opera d a voi iniziata. Con t ale con vinzione vi sa luto e vi invio i miei auguri più s inceri per il vostro benes~re personale. AooL P HITLER>), (Dal Corrùre della Sera, N. n9, 29 o ttobre 1944, 69"),

V i prego d i accogliere, Eccellenza, i miei più sentiti ringraziamend per g li auguri che avete voluto inviarmi nel ventiduesimo anniver- sado della marcia su Roma. Con l'occasione desidero altresl esprimervi i miei fervidi amichevoli v oti per l'alta missione che vi è stata affidata di condurre la nazione ungherese a fianco della comune alleata Germania a quella vittoria che le assicurerà una giusta pace nell'E uropa di domani.

• Al capo del Governo di Ungheria, Ferenc Szalasy, in r isposta al seguente: « Avendo, dopo la mia venuta al potere, per la prima volta la possibilità d i esprimere a V ostra Eccellenza i miei sentimenti. di fratellanza in occasione dell'importante anniversario del 28 ottobre, il qua le significa per l'Italia la da ta dell;1. rinascit;1. nazion:i le, mi preme porgervi le p iù calorose congratulazioni e l'augurio per la vittoria comune e la prosperità del popolo italiano SLU.ASY ». (Dal Co,rieu della Sera, N. 259, 30 ottobre 19 44, 690).

MUSSOLINI

[II diumbre I941.]

Nell'odierna giornata in cui si celebr~{ la ricorrenza della firma del Patto di alleanza militare fra le potenz·e dell'Asse e l'impero nipponico il mio pensiero si v olge pa rticolarmente a voi, F iihrer, e afla Germania nazionalsocialista. La vi ttoria ha sempre arriso ai popoli che combattono per un alto ideale umano e per la loro suprema ragione di vita. Con inc rollabile fiducia nella giustizia della causa per cui lottano la Germania, l'Ital ia e il Giappone, vi invio, F Uluer, i miei fervidi voti e il mio co rdiale saluto.

BENI TO MUSSOLINI

• Al cancelliere .Adolf Hitler. (Dal Corriere della Sera, N. 296, 12 dicembre 1944, 69").

[11 dicembre 1.914.]

NeWanniversario della firma del Patto che suggellava la determinazione del Giappone, dell'Ita1ia e della Germania di sostenere la lotta contro il comune n emico fino alla vittoria, tengo a riaffermare a Vostra Maestà la mia ammirazione pe r l'eroismo delle Forze Armate imperiali nipponiche Insieme co n le gloriose armate della Germania nazionalsocialista, cui si affiancano le risorte armi italiane, esse raggiungeranno quella vittoria che meritano e che assicurerà al mondo u na pace g iusta e durevole.

BENITO MUSSOLINI

• A Su11. Maestà l'imperatore Hiro Hi to. (Dal Corriere de lla S era, N, 296, 12 dicembre 1944, 69°).

[rr dicefllbre 1.941.] *

• Al primo ministro Kuniaki Koiso , (Dal Corriere della Sera, N. 296, 12 di. cembre 1944, 69<').

Eccellenza che la Repubblica Sociale Italiana è irrevocabilmente ferma neJJa sua decisione di conseg uire insieme con l'impero nipponico e con il grande Reich germanico quella vittoria sui lo ro comuni nemici che sarà anche una vittoria della g iustizia e d ella civiltà.

BENITO MUSSOLINI

[II dicembre 1.941.) *

In occasione della ricorrenza -della firma del Patto col quale i Governi d el GiapJtne, dell'Italia e della Germania hanno preso lo ~~o~ii~f. i:~:Je~~ rlak~~::::ts~::11~~~~0 1:·c;ra~rci:si~;u.i!e~a~c~bi~ v ittoria che assicurerà ai tre popoli amici e alleati e con essi a tutto il mondo civile un'era di pace, di sicurezza e di prospuità.

BENITO :MUSSOLINI

• Al ministro Mamoru Sdgcmitsu. (Dal Corri,r, della Sera, N . 296, 12 dicembre 1944, 69°).

Nel giorno in cui ricorre l'annìvcrsario del Patto che ha stretto in una sola volont à la Germania, l'Italia e il Giappone per difendere l'esistenza dei loro popoli e per affermare la loro alta missione nel mondo, tengo a riaffermare a Vostra Eccellenza la decisione dell' Italia repubbl icana di marciare a fianco dei suoi gloriosi alleati fino al raggiungimento della vittoria.

BENITO MUSSOLINI

• Al ministro Joachim von Ribbcntrop. (Dal Corriere della Sera, N. 296, t2 d i(embre 1944, 69<1)

[18 dicembre 1_944.] *

1\.-Ientrc lascio Milano, che ha dato in questi giorni la piena mis ura della sua v olontà e d ella sua fede nei destini della Patria, non voglio tardare ad esprimervi il mio elogio per l'opera che avete svolta; elogio che estendo a tutti i vostri collaboratort e ai legionari della brigata nera che custodisce e tramanda la memoria purissima di Aldo Rescga.

V isitando gli uffici, assistendo alla sfilata dei reparti, ho tratto la convinzio ne che sotto la vostra for te guida il fascismo m ilanese è oggi all'altezza delle sue tradizioni di primogenitura ideale e della sua odierna D'Ussione.

•Al commissario federale di Milano, V incenzo Costa. (Dal Corri,re della Sera, N, 303, 20 di(embre 1944 , 69").

Sento che i caduti della prima e dell'ultima ora ispirano la vostra azione e quella di tutti i camerati che vi affiancano raccolti sotto le bandiere che un g iorno torneranno sulle linee di combattimento a garantire l'avvenire del pop olo italiano.

MUSSOLINI

{I8 dicembre_ z.914.] *

Vogliate rendervi interprete presso tutti i vostri collabo ratori e g regad del mio compiacimento più viv9 per quanto hO constatat o nella mia visita alla sede dclJa leg ione, e ·cioè ordine, disciplina e quel convinto entusiasmo che fa superare ogni ostacolo. Realizzando p raticamente i postulati del fa scismo, .la Muti deve essere e sarà sempre più degna cfel nome che adorna le sue insegne; nome d'un eroe che rimarrà imperituro nella storia d ella patria e del fascismo. Fascisti della vostra tempra e uom:ni come quelli del vostro Stato Maggiore offrono la certezza che la M111i, nello sviluppo delle s ue attività, sarà domani, più di oggi, all'altezza dei suoi compiti.

MUSSOUNI

• A l comandante la leg ione autonoma Ettore Muti, colonnello FriWCO Colombo, (Dal Ccmiere della Sera, N. 303, 20 dicembre 1944, 69°)

[23 dicembre 1.944.] *

V i ringrazio per il vostro saluto. La Patria conta soprattutto su coloro che già dimostrarono di servirla nel più esemplare e convincente dei modi: col sacrificio e col sangue Fate che ogni mutilato sia un artefice della riscossa.

MUSSOLINI

• Alla medaglia d'oro cieco di guerra Carlo Borsani, presidente de ll' Asso• dazione mutilati, in risposta al seguente: ~u Comitato nazionale dell'Associazione, riunito a Milano, vi esprime l'esultanza dei mutilati d'Italia, che, interpreti della passione riaccesa d alla vostra p arola, desiderano ringraziarvi per avere rivendicato il sacrificio e l'ono1e dei combattenti , restituito ad ognuno dig nità e fierezza e dato alla nostra fed e nel domani dell'Italia )a certezza della vittoria sotto il segrio dell'idea cbe ci ha fatto g randi e rispettati nel mondo. ÙRLO BoRSANI », (Dal Corriere dtiia Seta, N. 306, 307, 23, 24 dicembre 1944, 69°),

[23 dfremhre 1.911. ] *

Il sa]uto che mi avete mandato nel momento in cui si costituiva il Gruppo dei generali in co ngedo , mi è giunto specialme nte gradito.

• Al gen erale Enrico Broglia. (Dal Corriere della Sera, N . 307, 24 dicembre 1944, 69").

La vostra iniziativa trova la mia persona le approvazione e sono sicuro che l'opera del, Gruppo sarà un efficace fattore nella ripres a ormai in atto di t utte le migliori energie d ella Patria.

MUSSOLINI

[18 fllttrzo lj4'J,] *

Vi g iung a nel primo annuale di fondazione della Muti il mio saluto augucale. La Muh ha nel nome dell'eroe la sua insegna e la sua consegna. Con le opere e il combattimento o norerà la prima e terrà fede indomita alla seconda. Per la Patria e per il fascismo ogni sacrificio sarà lieve per i legionari della Muti

MUSSOLINI

• Al colonnello Franco Colombo. (Dal Corriere della Sera, N 67, 19 marzo 194~. 70°),

[27

sef/unbre i.9fJ-] *

Considero come un l ieto auspicio che il tµio ritorno in Italia coincida con la ricorrenza dell'anniversario della firma del Patto che ha unico jn un indissolubile vincolo l'Italia fascista, la Germania nazionalsocialista e l'impero del Tenno. Il Governo fascis ta repubblicano è d eciso di continuare la l otta fino alla vittoria con tutte le sue forze e con la fede che ha sempre animato · l'Italia nel segno d el Litto rio. L'episodio provocato da una cricca internazionale, associatasi ad alcuni traditori, ha portato a conseguenze che saranno decisive per il corso della guerra, perché l'Italia ha potuto ren dersi conto della rovina che la minacciava L'Italia fasCJsta repubblicana cancellerà dalla s ua storia queste giornate dì profonda umiliazione e riscatterà col suo sangue la vergogna che un monarca degenere voleva infliggere alle sue tradizioni e al suo passato glorioso.

Le truppe italiane, insieme a quelle t edesche e giappones i, libereranno il mondo da una consorteria internazionale che si serve di tutti i mezzi, ma soprattutto del tcadimento, per sconvolgere lo spirito e le tradizioni di tutti i popoli. I camerati tedeschi e giapponesi possono essere sicuri che il Patto tripartito sarà rispettato dall'Italia fascista repubblicana con Io stesso impegno e con la stessa fede che hanno assistito l'Italia nei tre anni decorsi, Questa è la volontà dei co mba ttenti che hanno su taotì campi di battaglia dato il loro sangue per l'ideale comune delle tre nazioni.

MUSSOLINI cap~la~i~~~ hanno alterato 1a posizione politica dell'Italia fascista repubblicana d i fronte alle altre potenze del Tripartito. Nel giorno anniversario della firma del Patto, 11 Governo della Repubblica Sociale Italiana riafferma nella maniera più cate godca e solenne la sua ideale e concreta solida- pubblica sta alacre.mente:. preparando riprenderanno il loro p o sto di co mbattimento a hanco dei camerati dd Tripartito.

* lu occasio ne del terzo annuale del Patto lripartito, (Dal Corriere della Sera, N. 230, 29 sc-ttembre 194~. 68<>).

• .Ai capi, ai Govern i, ai popoli della G ermania e del Giappone, in ocosione del te rzo anniversario della firma del Patto tripartito. (Dal Corrùre della S era, N . 294, 12 dicembre 1943, 68°).

Credo di poter atfcrmare che le Forze A rmate della RepubbHca, animate dalla volontà della risco ssa e rinnovate radicalmente nello spirito e negli uomini, cancelleranno con la lotta e col sangue la pagina oscura dd tradimento e ddla resa Esse, ne sono profondamente convinto, saranno degne di combattere insieme coi camerati tedeschi, che s u tanti c ampi di battaglia hanno dato ins uperabili prove di valore, e coi n o n meno eroici soldati del T enno, 1 quali hanno inflitto dure d isfatte e cocenti umiliazioni alla giudaico plutocrazia a mericana

1 continuati attacchi aerei contro le maggiori e minori città ita liane, le alte perdite di vite umane innocent i, la distruzione di monume nti insigni che testimoniavano Ja nos t ra fo rza creat rice nei campi detlo ~p irito, non riusciran no a piegare il popolo italiano, ma n e sprnncr anno l'od io e la tenacia.

1 capi, i Gover ni, i popo li d d la Germania e de l G iappone accolgano ques to mio messaggio con l o s tesso sentimento d a l quale è dettaeo e cl1e !>l ri assume in ques te parole : lealt à, ca me r atismo, fede, ché il lungo sacr1t1c10 sarà coronato dalla vittoria.

MUSSOLI N I

Italiani I

Gli invasori angloamericani, cui l'infame tradimento monarchico apri in Sic ih~ e a Sakrno le porte della Pat ria, sono entrati a Roma.

La n o tizia vi turberà profon damente, come addolora og nuno di noi.

Non intendiamo, ricorrendo a facili motivi di prnr.ag anda, attenua re la pa ttata dell'evento e nemmeno sottolinea re 1' ritardo co n cui si è compiuto in rappor to alle i nsolenti previsioni dell a vi.gilia .

1 soldati del Reich hanno conteso a passo a passo, con un e roismo che r imarrà imperituro nella memoria d ei popoli, ogni lembo d e l territorio italiano. .

Per ri spetto a ciò che l'Urbe rappresen t a nella stmia e nella ci viltà del mondo , per non inA iggere a una popolazione durissimamente pro· vata . dall'assedio sofferenze ancora più g r avi, il Comando germanico ha r1n1:3-nziato a difendere la dnà, co me p oteva fare.

No1 diciamo ai rom~ni: non cedete mo ralmente all'invasore, che tipona nelle ~os tre mura gli uomini della re sa a discrezione e un Governo dom10at o da un agente di Mosca.

A voi, fr a1elli d e l Mezzogiorno d'Italia, che già da più mesi soffrite sotto la crudele e ingiu riosa oppressione a.ng loamericana, diciamo: operate con ogni mezzo pe r r endere sempre più difficil e e precaria la vita dèll'invasorc.

* Agli italia ni, in occasiont de lla caduta di Roma. (Dal Corriere della Sera, N. 134, 5 giugno 19-14, G9<').

Ag li italiani delle prov incie d ella Repubbl ica Sociale Italiana lanciamo il monito supremo: la caduta di R oma non fiacchi le nostre energ ie e ancora meno la nos tra volontà tesa a r ealizzare le c o ndizioni della r iscossa.

Tutte le misure saranno prese a questo fine, che d eve dominare imperiosamente la coscienza d i t utti nell'adempimento del dovere, s ia nel combatt imento sia nel lavoro

Agli alleati del Tripartito e in modo particolare ai camerati germanici riaffermiamo in quest'ora la nostra inc,.rollabile decision~ di proseguire la lotta, con loro, fino alla v it toria.

patiLdSk0J~r~{1~e&e~:~~~~a eè ~t;~~lfea d~1J~ap~~~ì~~·preoccu-

So!dat i, alle arm i I Opera i e contadini, al lavoro !

La Repubblica è minacciata dalla p lutocrazia e dai suoi mercenari di ogni razza. Di fendetela I

Viva l 'Italia I Viva la Repubblica Sociale Ital iana I MUSSOLINI

6 diambrr r941, X Xl/J.

Agli ufficiali e legionari del glorioso <(Barba ri go».

Consegno a l vostro valoroso comandante, capitano Cencetti, questa nota che vi reca il mio salu to più cordiale. Voi avete sul fro n te di Ne ttu no combattuto <la prod i. L'alleato e lo stesso nemico lo hannc r iconosc iuto. So che siete ansiosi di t ornar e in linea. Questo prova che il vostro morale è sempre alto e adeguato all 'ora drammatica e decisiva che la nostra Patria att raversa La nostra Pat ria fascista repubbl icana, che vuole riscattarsi attraverso il combattimento e r iprendere il suo posto nel mondo. L ' Ital ia è fie ra di voi tutti.

Mussolini

• Ai ma rinai Jd b3Uaglione Barbarigo della Decima i\faJ (Dal Corrìe,r del/1:1 Srra, N. 299, 1S dicembre 1944, 69°).

[1 l diambn 1.944.]

Nel g iorno in cui viene r icmdata la firma del P atto di alleann fra Ge r mania, G iappone e Italia, il Governo della Repubblica. Sociale Italiana rinnova la sua afformazione di piena totale solidarie~à con le potenze del Tripartito. Tale solidarietà, che alla ripresa del potere, dopo la capitolazione regia, aveva soltanto un carattere ideale, ha o g g i un'espressione completa, attraverso il rinnovato organismo militare d ell'Italia repubblicana. Tale opera è anco ra all'inizio, poi ché solo in questo anno sono state preparate le nuove formazioni mi lit ari, ma, in un termine di tempo r elativamen te breve, la partecipazione alla guerra per la difesa del territocio d ella Repubblica e per il trionfo della causa comune avrà un'ampiezza di g ran lunga magg io re . I sol -

* Ai capi, ai Governi, ai popoii della G t' rmania e dc-/ Giappone, in occasione dc-I qu;irto annivt"rsario Jel1;1 firma del Pauo tripartito. (Da l Corriere della Sera, N 296, 12 dicembre 1944, 69°).

~a~~:~~1:ri~efuJf:t~~aS~~iat~~~a;cac~~~~e:r~~Jd!:iJ:{lr~n2:~:~~~: i quali combattono con supremo valore sui fronti europei, logorando insieme con i;li eserciti le troppo facili illus ioni nemiche, e col soldati giapponesi d1 terra, di mare, di cielo, che infliggono agli orgogl io si ang losassoni perdite sempre più severe. -

N ei prossimi mesi, grazie all 'aiuto so lidale g ermanico, l'Italia potrà sempre meglio difendere il s uo c ielo, oggi a ominato dall'av iazione nemica, che continua nella sua att iv ità di carattere soprattutto terroristico contro le c ittà e la p o po lazio ne civil~.

Questo mio messaggio è diretto ai capi dl Stato, ai capi di G ove rno e ai popo li del Tripartito , tes i nello sforzo per raggiungere vit• toriosament: la meta e ass icu·rare il futuro assetto pacifico dell'Europa e d el mondo, ·

MUSSOLINI

[}l dicembre 1944 } •

I taliani e italiane residenti in G ermania !

Ha termine u~ anno che fu per o g nuno di voi, sia pure in modi diversi, di grandi sofferenze mate riali e soprattutto morali; le une e le altre dipendenti dalla misera.bile capito lazi one del settembre e dal tradimento compiuto dalla mona rchia contro l'alleato.

Un anno sta pec incomincìare, durante il quale voi dovrete proporv i come obiettivo quello di rendervi sempre più e meglio leali e indefessi coltaboratori d ello sfo rzo tedesco, teso alla vittoria co mune.

Non vog lio in questo mo mento ricordare . ciò che il Gove rno della Re pubblica Sociale Italiana ha fatt o per migli orare p rogress ivame nte le vostre condizio ni di · vit a e tog lie-rvi dall'inte rnamento militare che v i umiliava. soprattutto nella vostta qualità dì ex-combattenti.

Tale ope ra di assistenza materiale che le cifre documentano sarà intensificata e avrà fra l'altro lo scopo di farvi conoscere il vero stato delle cose in Italia , di r_icongiungerVi semp re più intimamente co n la Repubblica Soc iale Italiana, il c ui trico lo re senza regie croci p uò . sventolare di fronte a tutti i popoli deg ni d i questo nome, in·quanto tengono fed e at patti giurat i.

Non siate attendisti, il che non fa rebbe che aggravare uno st ato

• Ag li italiani residenti in Gel"mania, in o ccasione dell"inizio dell"anno 194 5 (Dal Corriere delta Sera, N , 1, 1 gennaio 1945, 70g), d'animo negativo; non rimanete inattivi, il che renderebbe estremamente le nto il trascorre re delle vostre g iornate. Se non vi è ancora concesso di riprendere le armi, andate al lavoro e non disdegnate quello delle braccia, che tutti in Ger mania accettano come uo dovere, perché diretto al ser vizio della Patria.

. Associatevi, con disc iplina e con di g nità di italiani, allo sforzo quasi sovrnmano del popolo germanico e avrete dato un posi tivo con tri bu to alla vittoria, che alla fine coronerà i sactifici sostenuti dalle naz ion i d el Tripartito.

Sono sicuro che q uesto mio appello sarà da voi ascoltato e segu ito e che il 1945 s arà per tutti g li italiani e )e italiane di Gerriiarua un anno di vita n uova e migli ore.

Nel 194j ogni italian o d eve combattere e lavorare, n on importa d ove o come o quanto, p er l'av venire della Patria.

Viva l'Italia I Viva la Germania alleata I Viva la Repubblica So· ciale. Italiana I

Le camicie nere di Torino e quanti alberga no anco ra nel cuore sentimenti di Patria ricorderanno il sacri~cio cfi A ther Capel li , il soldato, il fasc ista, il giornalista di cris tall ina fede, caduto per agguato criminale nemico. Desidero che mi cons ideriate presente alle onoranze che t ributate alla sua memoria e esprimo il voto che il suo sangue non sia stato versato in vano, ma g iovi, come gioverà, al riscatto della Patrìa.

Mussolin I

·• In occ.i1sione della cerimonia per la commemorazione di Ather Capell i tenutasi I Tor ino il 3 l marzo 1945. (Dal Corrier e d ella Ser.1, N. 79, l aprile -194 5, 700)

Ordini Del Giorno

[Ra rlmburg, TJ selte111brt I.91J·l *

Ordine del giorno del Governo numero r, Ai fedeli camerati di tu t ta Itali a ! A parti r e da oggi r 5 settembre riassumo la suprema direzione del fascismo in Italia.

Ordine del giorno del Governo nu mero z..

Nomino Alessa ndro Pavolini seg reta rio provv isodo del Partito Nazio nale Fascista, il qual e assume cl'ou innanzi la dizione di Partito Repubblicano Fascis ta ·

Ordine del giorno del Governo numero 3,

Ordino che tutte le autorità m il itari; po litiche, amministrative e scolasti che, come tutte le altre che sono state destituite dal loro ufficio dal Gove rno della capitolazione~ riassumano immediatame nte i loro posti ed uffici,

Ord ine del g iorno del Governo numero 4.

Ordino l'immediata ricostit uzione deg li uffici del Partito co n le seg uenti dispos izioni : a) di appogg iare efficacemente e cameratescamente l'Esercito ted esco che s 1 batte sul s uolo it aliano contro il comune nemico ; b) d i forni re immediatamente al p opolo assistenza morale e m ateriale ;

,) di esaminare la situazione dei membri del Partito in relaz ione alla loro condotta di fronte al colpo di Stato, alla capitolazio ne e al disono re e d i segnalare i vili e di punire esemplarmente i traditori,

Ordine del giorno del Governo numero j

Ordino la ricostiruzione di tutte le forma zioni e di tutti i reparti speciali del la M. V. S. N.

• Dal Co ffÌtre della Sera, N . 219, 16 settembre 1943, 68°.

LRo sltnbu,g, 1 6 sellenibre 1941.]

O rdine dc:! giorno del Governo numero 6.

· Completando gli ordini del ~io!no precedenti ho incaric:ito il luogotene nte generale Renato R1cc1 del comando in capo d ell a M. V . S. N.

Ordine d~l giorno del Governo nurn~ro 7.

Il Partito Fascista Repubblicano libel"a gli ufficiali delle fo rze Armate dal giuramento prc stat0 al re, il quale, capitolando alle condizioni ben note e abbandonand o il suo posto, ha consegnat o la nazione al nemico e l'ha trascinata ne lla vergogna e n e lla miseria. MUSSOLINI

• D al Co rrit rt della Sun, N 222, 19 sctmr:bre 1943, 68':0.

D ecido che a datare dal 1 ° lugl io si passi dall'attuale struttura po litica del Partito a un orean.ismo di tipo esclusivamen te -mi litare. D al 1° lu$lio tutti gli iscrim regolarmente al Partito Fascista Repubblicano, d1 età fra i diciotto e i sessanta anni, e non appartenenti al le Fo rze Armate delta Repubblica, costituiscono il Corpo ausiliario delle camicie ner e composte dalle squadre d'azione.

Le altre attività svolte fin qui direttamente dal Partito vcngon~ affidate ag li enti competenti e cioè: l'assis tenza a i Fasci femminili , at comuni e all e altre o rg ani zzazioni; la prop aganda all'Istituto nazionale di cultura fascista.

Il segretario d e l Partito attua la trasformazion e dell'attuale Direzione del Partito in Uffic io di Stato Maggiore del Corpo ausi liari::> d elle squadre d'azione delle camicie ne re. Le Federazioni si trasformano in br_igate del Corpo ausiliario delle camicie nere. Data la natura dell'o rganismo e i suoi scopi, il comando sarà affidato ai capi politici locali. Non ci saranno gradi, ma soltanto funzioni cli comando. Il Co r po sarà sottoposto a di sciplina m ilitare e al codice militare del temeo di guerra. Il Corpo sarà impiegato, agli ordini dei capi delle prov inc ie, i quali sono responsabili dell'ocdi ne pubblico e della sicurezz a dei cittadini, contea i sicari e i grupp i d1 complici del nemi co.

{21 agosto 1944.

Nel momento in cui l a Guardia nazionale repubblicana ent ra a far parte integrante dell' Esercito n azionale repubblicano, del quale f.~~~:%r!~:~~:a~~r::r1i;::n!a~;c~~!l~àer~o~~tt~!:;:~t~.a nazio nale repubblicana, malgrado difficoltà grandissime, dovute alla sua formaz ione iniziale, e alla complessità. dei suoi compiti, ha dato un no te vo le contributo al consolidamento della Repubblica Sociale Ital iana con la sua instancabile lo tta contro gli elementi dell'interno operanti agli ordini del nemico. Centinaia e centinaia di caduti in comb attimento o negli agguati tes i dai banditi lo dimostrano. T ali prove di dedizione alla Patria e all'idea fascista sono riconosciute appieno nella decisione che fa della Guardia nazio nale repubblicana la prima a rma dell'Esercito naz io nal e repubblicano. Sono sicuro che , tornata a funzioni esclusi vamente m ilitar i d i combattimento, liberata da compiti estra nei alla sua natura, la Guardia nazionale repubbl icana dimostrerà sui campi di battag lia che esisto no ancora falan g i di Itali ani di buona razza, decis i con ogni mezzo a Iealizzare la riscossa d ella Pat ri a.

M USSOLIN I

Circolari

[24? novtmbre ·1.913 .J *

V i impegno personalmente p er quanto:riguarda la imminente ch ia• m ala alle armi delle classi 1924-1 92. j .

Con opera di propag anda intens a e di vigilanza, chia m ando alla collaborazione tutte le forze lo cali , s i d eve ragg;iung,ere l'o biettivo, che è q uello di .avere il maggior numero p oss1b1le di futuri so ldati del nuovo E sercJto.

11 succes so ddla present az ione sarà il seg no s icuro de lla ripresa nazionale.

MUSSOLINI

• Ai rapi delle provin cie. (Da: GIOV ANNI DoLFIN - Op, cii. - pagg. I O~, 160).

[6 diambre 1.911 . ) *

Richiamo l'attenzione dei cap i d elle provincie sui gior'nali d el Pa rtito e non del P a rtito, tanto q uot idiani che settimanali. Sl va da u na s tampa incolore c d attend ista a fogli dove le idee pili sfasate e i fotori lette rari :;i alterna no in u no :;forzo che v o rrebbe esser: giaco bin0 cd t: semp.licemcnte ve lleitario.

Il nefas to p er iodo bad og tiano ha lasciato c o me strascico talu n ~ :;torture e dev1aziuni, che tutto ra affiorano in nome di una libertà d 1 sta mpa concepita no n già come cri tica costrutti va e fascisu , ma come vocifetazio ne incontrollata . Lo scandalis mo ha fa tto i1 s uo tempo .

1 Tribuna li st raordinari h anno già da occupa r si d i troppi trad itor i p erch é si ve nga jn eterno a d i nvenu me di nuovi.

I d iciotto punti dd .P:utho e le discussioni s ulla Cost itue nte costituiscono materia di indubbio interesse, ma a patto che no n si p retenda di ris ollevare · come toccasana il feticcio dell'ektto ralismo, d i cui già il popolo ha abbondanteme nte sperimentato il m ale fico influsso nel ciclo storico conclusosi ven tun anni or sono . Altro è attrarre le m o ltitudini all'idea_, prorag andandofa, altro è improvv is are serenate sotto le fine stre d egh uom101 d elle più varie idee e t e ndenze, i q uali r ispondo no a c olpi di pistola. N on sem p re una chios a fi nale ne utralizza il veleno di certe ~<lettere a l direttore)) o giustifica 1a cita zione delle chiacchiere degli avversari o addirittura dei ribelli ddl'antifascìsmo. Si no ta ancbe una risorgente antiromanità, come se a Roma n on ci fosse un milione e mezzo cli i taliani di tutte le provincie, mentre la dich iarazione di « città aperta» fu fatta da Badoglio, che non è nato a Ro ma. Bisogna ino ltre diffidare di chi adotta per propri a politica la maschera apoliti ca, di chi, per nos talgia di partito, dichiara di non fare pregiudiziali d i p artito, di chi, nel binomio fascista repubblicano, si attiene in via esclusiva o primaria al secondo termine.

• Ai capi delle provincie. ( Da : ERM.-.NNO A MICUCCI - Op. , it. - pagg. 1 10-112).

N el vaso della Repubblica noi metteremo la nostra visione del mondo, cioè la nostra dottrina, che ha dato il sigillo al secolo e la parola d'ordine per la guerra Noi s iamo stati e saremo fascisti e sul !as~ass;in~~:~nta;~rota fa~~f~m~a~~~tla g;:;~ia C:lu!bb~fca:i sarà r,ronto a nascondere la parola repubblica con )a parola monarchia. l?. un opportunista e un v.ile. So lo con la chiarezza e con l'esattezza delle posizioni mentali, e non con l'equivoco delle proclamazioni generkhe, si serve la Patria.

Ogni direttore di giornale co mprenda la duplice n ecessità d ella disciplina di g uerra e della assoluta preminenza da accordare alla guerra sopra qualunque altro a rgomento. Contribuire a riporta re gli i taliani al combattimento, s ulla via dell'onore a fianco dei commilitoni germanici, con co nsarievolezza e risoluzione, deve esse re lo scopo e l'assmo del giornalista. I capi delle provincie provvedano a ripristinare il più intelligente e r igoroso controllo sulla base di queste direttive, della cui immediata attuazione ·mi risponderanno· persona lmente. E sono autorizzati a sopprimere e sequest rare i g iornal i che continueranno su una andatura a carattere tipicamente bad ogliesco.

Da ventisette anni i centonovanta milioni di russi n o n leggono che un g iornale e non ascoltano che una rad io. Semb ra che questa severa dìeterica radiogiornalist ica n on abbia fatto t roppo male alla salute pubblica e morale del popolo moscovita, Chiamate i responsabili d ella stampa e l eggete quanto sopra, MUSSOLINI

[IO marzo I,914',

Stabilito come fu nel primo rapporto dd Partito a Verona il valore politico-morale della t essera quale simbolo di cameratismo e tes timonianza di appartenenza al Partito Fascista Repubb licano, le direttive che voi applicherete, dal 15 marzo in poi, sono le seguenti.

A coprire le cariche di ordine p revalentemente politico e nelle qual i è impegnato il Partito con le sue premesse dottrinarie devono essere chiam:iti u o mini mil.itanti nel P artito che siano stati in og ni tempo fedeli e che posseggano n aturalmente i requisiti necessari dal punto di vista della compe tenza, della preparazione e della p rob ità. personale. A coprire tutte le altre cariche di vario genere, ammini- strative, economiche, sindl.cali, sportive, ecc., possono· essere chiamati u o·mini anche non tesserati, purché s iano volon terosi, st imati dalla popo lazione e di sicura coscienza nazionale. Ad e sempio, per dirigere un Istituto finanziario, come una Cassa rurale, un Ente econ o mico, come un Consorzio agrario, un'O pera assi stenziale o uno ·stabilimento ospcdalie.ro, e cc., n on è necessario richied ere la t essera d el Partito. h preferibile che la p ersonalità alla testa di questi o rganismi collaterali, specie di quelli a carattere economico-finanziario. non sia t esserata . Il Partito Fascista Repubblicano conserva cosl la sua caratteristica di v olo ntaria associazione po litica, che ha 'quale conipito essenziale l'educazione di masse sempre p iù V?,ste di cittadini, nonché il v ig ile, inflessibile controllo delle attività• di qualunque specie che interessano il popo lo ital iano.

Con l'attuazione _ di queste direttive sarà evitata la tentazione di entrare n el P artito per raggiu ngere altri scopi i quali non s iano quelli di carattere ideale, che, col giuramento, impong-ono i compiti più sever i e l'adempimento dei più alti doveri ai fascisti tessecati del Partito fascista Repubblicano, nella loro spontanea vocazione di combattenti della Patria e d i servitori d ello Stato. MUSSOLINI

Per quanto rig uarda il problema alimentare, che ha as1;etti gravi specie in talune zone, per t aluni generi e per le difficoltà de i trasporti, le direttive di massima sono le seguenti: a) se, come ci auguriamo, i raccolti saranno propizi, aumentare u lteriormente le razioni ; b) generalizzare le mense comuni aziendali o extrazie ndali ; e) aggravamento delle p ene e applicazione di quella capitale contro gli agenti del mercato n ero, speculatori e accaparratori.

Ciò precisato, richiamo la vostra attenzione s ulle seg uent i misure av anzate da una folta rappresentanza delle masse lavoratrici milanesi in un incontro svoltosi recentemente al Quartier generale. T ali misure, che considero razionali cd efficaci, devono trovare, sotto il vostro person ale e diligente impulso, p ratica-. e sollecita attuazione Vi ene proposto:

1) che le sezioni provinciaU per l'alimentazione siano affiancate da una commiss ione composta di lavoratori dell'industria, dell'agricoltura, del commercio, del credito e assicurazioni, col compito di collaborare in ordine all'ap provvigiona mento e alla distr ibuzione dei generi alimentari nonché a lla. determinazione dei prezzi;

2) che per tutte le maestranze industriali, artigiane e cooperative s ia obbligatoriamente disp os ta la mensa aziendale e, pe r quelle aziende che fossero n ell'impossibilità di p rovvedervi, l'agg regamento alle altre me nse esistenti o a quelle ~ollettive in via di comtuzione;

• Ai capi delle p rovincie. (O:il Corrit re della Sert1, N. H3, 3 giugno 1944, 69").

3) che per tutte le mense in funzione e per quelle che dovranno necessaciamente sorgere si:i.no fissa ti l'eguale trattamento alimentare e un unico prezzo fi sso;

4) che siano jncrcmentati gli spacci aziendali e interaziendali e cooperativi, riducendo sempre più il numero dei dettaglianti, oggi più che mai dedicati nella grande maggioranza alla esosa speculazione della vendita sotto banco; j) che mense e spacci siano approvvigionati da un un ico ente diretto e amministrato da lavoratori;

6) che a tutti i ristoranti, osterie e bettole venga imposta l'adozione del piatto unico, pena, nel caso d i inadempienza, l'arresto del responsabile e la irrevocabile chiusura dell'esercizio;

7) che si costituiscano tra i lavoratori e siano poste in opera, secondo opportune no rme d:i. é;oncrctare, squadre di vigilanza annonaria, con ampio mandato di reprimere ogni abuso, soprattutto da parte d ei produ ttori e dei commercianti.

MUSSOLINI

NOTE DELLA « CORRISPONDENZA REPUBBLICANA »

AVVERTENZA. - Le note diramate dalla Co,fùpondenza R ep11hh/frana e r:ino u ffiòose e anonime e proveniv1no dal ministero della Cu ltura popolare. Furono complessivamente novantanove e appa.r\·ero sui giorn:tli d ella Repubblica Sociale I taliana. l e prime cinquantuno vennero raccolte anche in volume, per i tipi delle edizioni Erre di Venezia. Le note numero l , 2, 4, 6, 7, 8, 9, 11, 12, 13, 16, 18, 22, 29, 30, 31, 33, 37, 38, 41, 44, 45, 48, S3, 55, 57, 59, 60, 64, 66, 67, 68, 69, 71, 76, 79, 80, 81, 8 2, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90, 93, 94, 96, 98, 99 sono di Benito Mussolini, come r isulta da varie fon ti; le r imanenti, invece, vennero redatte Ja giornalisti più vicini al min iste ro della Cultura p opolare o all'ambiente di .Mussolini, ma furono da lui ispirate e controlbtc,

Parliamoci Chiaro

La domanda più assillante che oggi si pone ?gni italiano è questa: che cosa d obbiamo fare? A questo interrogativo, che sembre rebbe avere molto facili risposte, noi cercheremo di darne una chiara e concreta.

Per primo è necessario fa re il punto d ella situazione odierna, ci oè prendere come base di partenza l'oggi. S opportuno q_uindi non r icominciare con la solita fi:ase del perché ci siamo ridotti a mal partito. A ques~a domanda potrà r isponde re lo storico futuro .

Inutile ora recriminare. Bisog na uscire da questo abisso, bisogna uscire con le ossa rotte, magari, ma ancora vivi e capaci di vivere.

Gli angl.oamericani, dopo aver combattuto contro di noi per tre anni con ogni mezzo legale e illegale ed essere stati sull'orlo della scon~ fitta totale nell'inverno del 1941 , nel novembre e nel lug lio del 194z in Egitto, ora sono da due mesi e mezzo installati sul suolo italiano.

Da El Alamein comincia a lavorare a favore degli inglesi il tradimento Troppo forti erano a ncora le nostre Forze Armate, p oiché l'Asse aveva allora l'iniziativa nel Mediterraneo.

A nche la Marina partecipava, allora, ma in parte a d enti stretti, per connivenza coi tradito ri, alle operazioni. Ma a Marsa Mat ruh no n giunse la famosa p etroliera, quella petroliera che., dopo numeros i i ncident i, rinvii di partenze e contrattempi di ogru genere, veniva silurata da forze nemiche prima di g iungere a destinazione.

Esaurito cosl, momentaneamente, il vantaggio che avevamo, il nemico passò decisamente all'attacco. Cominciò allora la grande battaglia africana, che vide ancora una volta i reparti italiani affianca ti a quelli germanici. La divisione Folgore si batté con disperato ardore, data la sua origine più fascista che regia. L'Aeronautica si sacrificò in magnifiche azioni con.tra le soverchianti forze angloamericane.

@~~bi~= b~~~rJ0 i~iiris~~;it1 :~ l 1~i~:~tci~a~;::\ gti:0 ;:0Ju~~

In Tunisia, H maresc1al10 !\.fosse galvanizza p er l'ultima v o lta le mare, mentre i generali regi brillarono per la loro scarsa volontà di battersi, quasi che la guerra fosse un fatto che non li riguardasse, Direte voi: ma la guerra non l'avevamo voluta ? Perché battersi e morire, direte voi? I,.,fa la guerra o rmai c'era e lo stesso re l'aveva ~~~:iritft~l~~~ samente.

Ricordate che non si poteva stare alla finestra, perché se si vuol vive re e avere il pane, per guadagnarselo, b isogna affrontare qualche perico lo e qualche volta c'è anche bisogno d i scendere in piazza. Ma la guerra non finl subito e divenne asp~a e dura ; specialmente anche quando noi eravamo superiori, j nostri soldati erano spinti a darsi prigionieri a nziché combattere, come s i dimostrò subito a Sidi El Barrani. Se ogni italiano avesse fatto il suo semplice dovere - non si temono smentite in propos ito - nessun angloamericano passeg~ gerebbc ora per le nostre città.

Ma continuiamo. Dopo la Tunisia> venne Pantelleria, che si arrese

La pcova definitiva si ebbe con lo sbarco angloamericano in Sicilia. S1 p uò irrefutabilmente dichiarare che nessun angloamericano o canadese avrebbe messo pfode ne lrisola se le sei divisioni costiere avessero fatto niente di più che i l loro d overe. Ormai il tradimento era ordito anche qui, come a Pantelleria. Un ammiraglio di una base fortificata come Augus ta non sparò un solo colpo dei suoi duecento cannoni. Allora tutti addosso al fascism o, che non ha preparato le cose. La ç-uerra è persa, e cosl v~a, tutto è finito definitivamente. Ma quando s1 d iranno le cifre d ello sforzo bellico industriale e civile compiuto dal fascismo p er la di fesa del Paese, ci saranno da rivedere certi affrettati giudizi.

Ma, voi dite, noi non volevamo combattere per il fascismo. Si può rispondere semplicemente che si doveva combattere per la vita e l'esistenza della Pat ria. Eravamo immersi fino al collo n ~l fango della trincea e ritirarsi era impossibile. Solo i germanici opposero un'accanita resistenza, quasi dovessero lottare sul suolo della loro stessa Patria .

Gli angloamericani, fatto l'armistizio con Badoglio, dissero che avrebbero combattuto esclusivamente contro i germanici. Ma Ba- essi, gli italiani dovevano consideracsi ormai spettatori ed assistere impunemente da un pallo ne stratosferico di pacifica libertà alla san- invece, alla fine, quando g li italia ni risaliranno dai cifugi e da lle macerie, si t roveranno con una situazione alimentare trag ica, con il comunismo alle porte e un fardello d i g uai personali sulle spalle, con gli orrori delle devastazioni causati. dalle necessità belliche- i mposte agli anglosassoni dalle operazioni d1 attacco.:e, contempotaneamentc, ai germanici per la difesa. :

Ma neanche allo ra i gua i sa ranno finiti. Occupata l'Italia, gli angloameri cani faranno duramente lavorare gli fraliani, mentre i germani.ci bombarderan no le città occupate dai loro nemici, cosi come oggi g h inglesi dichiarano che sono costretti a bombardare le città perché ci sono i germanici. A loro volta i germanici diranno che sono dispiacenti, ma non possono fare a me no di bombardare le città perché ci sono gli inglesi.

Cosl gli italiani n eanche sul Iallone stratosfedco potranno essere r rait~h~ tedeschi. Perché?, diciamo. E voi : perché ci sono più simpat ici e poi ci hanno fatto un sacco d i b elle promesse , La simpatia è l'un ica :t~enea~~i~~~if~~l~, nel mese di agosto gli attacchi aerei p iù massicci?

Noi v i liberiamo, d icono g li i nglesi, e cosl, proprio come voleva la ?ropaganda anglosassone, i tedeschi sono stati t rattati come in vason. Ma g li inglesi se ne andran no pres to e volentieri, come se ne and ranno 1 tedesch i?

E forse g li inglesi durante l'armistizio hanno concesso ag li italiani migliori condizioni pe1· jJ fatto che chi trattava la resa e rano regi anziché fascisti ?

Ma tutte queste promesse n o n addormentano g li italia ni, pecchi ricordano che le migliaia d i morti sotto le b ombe sono opera degli inglesi e non d ei germanici. Volere o no, la tragica giostra d i Grosseto fu impresa degli rnglesi e non dei germanici; volere o no, centomila soldati, marinai e aviatori lì hanno uccisi gli inglesi e non i tedeschi; v olere o n o, gli anglosasson i sono stati per tre anni nemici degli italiani oltre che de i german ici. Oltre a ciò gh i taliani hanno inflit to agli in~ gles i sconfitte clamorose, che essi, se vincit ori, non dimenticheranno. Inoltre g li anglosassoni non ci restit uiranno più le colonie. Ora per l'Italia degna di questo n ome, non c'è che una sola speranza: che la Germania vinca, cosa che g li stessi anglosassoni non escludo no .

Dopo tre anni di guerra, il re ha detto : « Basta, c i siamo sbagliati, anzi abbiamo scherzato Non è contro g li inglesi che dobbiamo combattere, ma contro i tedeschi >1. Poteva i nvece in tempo di pace lottare contro il fascismo, ma non gettare il Paese nella miseria e nel d isonore pur di scacciare Mussolini.

Per vent'anni il re non ha protestato ed ha accettato il titolo di imperatore e di re ed oca J)(r salvare il trono ha concluso una pace disonorante. Il re doveva combattere fino alla fine contro il nemico p er la vita e per la mo r te, per la vittor ia e per l 'onore. Non doveva tradire alle spalle l'alleato e avrebbe dovuto convincerlo della impossibilità di continuare la resistenza e doveva mettere l'alleato in b uone condizioni di difesa. Almeno doveva rispa rmiare la nostra flotta. Chi ci ridarà più le nostre navi? Se si fosse combattuto, almeno l'onore sarebbe stato salvo e i fascisti erano pronti a morire per il re e per l'Jtalia.

Italiani, b isogna fare ogni sforzo per cacc1are l'avversario dal nostro suolo sacro Questo è il nostro dovere Poi quando n on avremo più nessun invasore fra i piedi e saremo liberi, se ci tenete, faremo un plebiscito nazionale sulla forma di governo e sui capi che si vorranno al potere.

Ma ora facciamo una I talia libera, onorata e, soprattut to, facc ia-· mola da noi questa nos tra cara Patria, senza l'aiuto d i F iorello La Guardia e d i Eden.

28 settembre 1943.

PER QUALE DEI DUE RE GIURASTE ?

Si è t entato di accreditare la tesi dell'i rresponsabil ità di Vittorio Emanuele III nella politica svolta all'interno e all'estero durante i venti anni di Governo della rivoluzione fascista, e perciò anche nelle riforme istit uzionali che gli antifascisti qualificano illegittime violazioni della Costituzione gmrata, e altresì nell'attuale g uerra.

È tempo di mettere in chiaro la verit à su questa Capziosa interpretazione dell'ult imo ventennio di esercizio del potere sovrano dell'ex-re. Perché, anche se la dottrina della for mula <( il re 1cgoa e n on governa>), secondo la quale il re firma frresponsabilmeme gli atti del s uo Governo, che n e è l'unico responsabile, non fo sse inerente a l sistema basato sui governi di avvicendamento dei p artiti e delle combina~io~ parlam~ntari, ?ci quali il regime dello Stato fa ~cis t~ è stato l'antitesi 1rreduc1b1le, nmarrebbe da c'ons1derare che V1tto r10 Emanuele III ha dato la firma non soltanto agli atti di leg islazio ne normale, bensl anche alle iniziative più accentuatamente rivoluzi onarie, co me, per esempio, all' istituzione della M.V.S.N., legalizzazione dello squadrismo trasformato i_n guardia armata della rivoluzione, alla Camera p lebiscitaria e costituente con l'abolizione del sistema di governo patlamenta re, alla soppressione dei partiti e della massoneria, all'inserimento del Partito unico nell'ordinamento dello Stato, all'istituzione del Gran Consiglio del fascismo in funzione d i un supremo consesso deliberan te, all'istituzione del sindacato rappresentante g iuridico della categoria e. al.l'i st,ituzione del contra!to . collettivo avente v igore di legg e, a lla 1st1tuz1one delle corporaz1o nt e delle norme co rporati ve premessa. E gli ha dato l a firma a decisioni storicamente impegnative, come per esempio· al trattato di conciliazione con la Santa Sede e al conseguente riconoscimento di uno Stato della città del Vat icano in una zona di Roma capitale d'Italia, alla guerra d'Africa Orientale e conscg\1ente accettazione d ella corona imp eriale di Etiopia, all'intervento in Albania e alla consegu ente accettazione dì quella corona reale, alla stipulazione del Trattato di alleanza con la Germania e qujndi del Patto tripartito, alla guerra contro la Francia e la Gran Bretagna e conseguentemente contro l'unione delle Repubbliche sovietiche e contro gli altri Stati reclutati a fai;.parte di quella coalizione.

Ed è, peggio che incredibi le, i nconccpìbi!e che un re abbia assistito passivamente, senza alcuna partecipazione di volontà e di responsabilità e con la sola formalità protocollare della firma, a tutta ques ta serie di avvenimenti straordinari, concepiti e impostati dal suo Governo, pefché la Corona ha una responsabilità storica, incompatibile co n una jndiffcrenza ponziopilatesca prolungata p er v ent'anni.

Ma la cronistoria di quest o ventennio, registrata nelle collezioni dei giornali e anche nelle illustrazioni fotog rafiche, documenta che Vitto rio Emanuele III ha dato frequenti prove di p ieno conse nso personale, con manifestazioni non necessariamente inerenti all'esercizio passivo della sanzione sovrana. Citiamo, a prova, alcuni dati di fatto fra i meno lontani nel t empo e maggiormente significativi.

1. - Un comunicato Stejani i n data 7 maggio 1936 annunciava:

,(I( Stamane Sua Maestà jJ re, ricc-vendo il Duce per la udic-nza settimanale, gli ha consegnato le insesne di caval iere Ji gran croce dell'Ordine militare di S.woia con questa motivazione: "Ministro delle Forze Armate, preparò, condusse, vinse fa più grande guerra coloniale che la storia ricordi, guerr a che egli, capo del Governo dd re, intuì e volle per il prestigio, la vita, la grnndei.za della Patria fas cist:i." ».

Diceva precisamente (( patria fascist a». È evidente che il re avrebbe potuto far punto d<;>po. la parola patria, senza menc.imar~ aff3:t~o ~I significato della mot1vaz1one per alte benemerenze naz1onah e m11Jta n z. - Alla lotta ant isocietaria, an tibritannica e antisanzionista la famiglia reale partecipò con la solenne offerta delle fedi matrimoniali per la celebrazione d ella raccolta dell'oro sull'altare d ella Pat ria.

3. - Nel pranzo d i corte d el 3 maggio 1938 in o n ore di Adolfo Hitler, un ~nno rrima della stieulazi~ne. del~'Alleanz~ politico. mi-

~ sft~c;;l ~:s~e edi1 ~:a0;i:ft11{ conteneva questa affermazione:

« Nwnerose e profonde sono le affinità di. spirito e di opere che legano la nostra. Italia alla Germania e d 1e , endono l'amicizia dei due p opoli int ima e sicura~.

S'intend e che la formula era concordata col capo del G overno, ma se il re non foss e stato consenziente, avrebbe potuto sceglierne a ltra a ttenuata.

4. - Il 2.0 ottobre 1938 Vittorio Emanuele III si recò a Napoli per salutare le divis ioni legio narie delrltalia fascista che to rna vano dalla g uerra di Spagna e, co l princi~ ereditario e altri principi, le rispettive case militari e numerosi u ffic iali generali delle Fo rze Ar· mate, nonché col ministro segretario d el Partito Fascista e coi sotto- e quindi partecipò da apposita tribuna all'accoglienza trionfal e che era stata pre parata per quei reduci, i quali nelle schiere di Fra nco avevano co mbattuto in dura ~uerra contro le forze della Re pubb lica spag n ola massonica e bolscev1zzante e contro le armi e g li u omini di cui la r ifornivano abbondantemente appositi Comitati di Francia , d' Inghilterra e degli Stati Uniti d'America, oltre che della Russia sovietica

~. - Dopo la firma del trattato co n la G eimania, il 22 maggio 19 39 la Stifoni tras metteva ai giornali il test0 di due telegrammi di Vittorio Emanuele III. Il telegramma a Ribbentrop, ministro degli Esteri del Reich germanico, diceva:

« Nel momento in cui i vincoli ind issolubili che uniscono l'ltalia alla Ger• mania trovano espressione in un solenne Patto d i amicizia e di alleanza, sono molto lieto di conferire a Vostra Eccellenza, a testimonianza del mio animo grato, rordine supremo della Santissima Annunziata

L'altro telegramma, a Hitler :

« In occasione della firma del P atto che viene oggi concluso dai nostri due Governi, mi è g rato inviarvi l'espressione dei miei cordiali voti più sinceri per la vostra persona e per la prosperità e b. grandezza del vostro paese, legato all'Italia da sald i vincoli di una profonda comuna nza di interessi e di propositi ».

Questi telegrammi erano pe rsonali d el sovrano; beninteso er ano di prammatica per l'avve nimento ; insieme a <]Uelli del capo del G overno e del mi nistro degli Es teri, ma e rano concepiti con espress io ni accentuatame nte significati,•e e a nche m o ralmente impegnative. L'art icolo 1 del Patto, della cui firma si compiaceva ed era g rato Vitto· rio Emanuele Ili, dice :

« Le parli contraenti si obbligano 6.n d ~ adesso, nel caso dì una g1.:erra condotta insieme, a non con<l udere armisti zio o pace se non d i pieno accordo fra loro&

G. - Il 10 giug no l'Agenzia. S ttfani comunicava che ai G overni di Parigi e di Lo ndra i rappresentanti di plomatici del re d'Italia e d'Albama e impe ratore d'Etiopia avevano consegnato il segue nt .: documento:

« Sua Maes tà il re e imperatore dichiara che rltalia si cons idera in stato di guerra con la Francia e con la Gran Bretagna a partire da domani 11 giugno».

Chiu nque, a questo p unto, può comprendere che se Vitto rio E manuele III non avesse consentito d i sua piena v olontà alla polit ica. di alleanza co n Ja Germania nazionalsocialista, o se, comunque, fosse stato contrario all'entrata dcll'lulia fo g uerra, e , quale sovrano, avesse creduto tale ~uerra co ntraria ag li interessi della nazione, oppure non v oluta dagli 1t aliani, oppure quale capo supremo delle Forze Armate le avesse credute impreparate all'a rdua impresa sulle A lpi, nel mare e in Africa fra due fronti, avrebbe avuto allora il d overe di opporsi al prof,osito del Governo, e se il Duce avesse rifiutato di seguire i l consig io del sovr ano, quello sarebbe stato il momento maggiormente prop izio di apparenza onesta verso il Paese per il co lpo di Stato antifascis ta. lnvece il re accolse dal balcone in piazza del Quirinale, affacciandovisi replicatamente, le dimostrazioni che si ripetevano per acclamarlo dopo il discorso di M ussolini annuriziante le ragioni dell'e n- j;osf~erra. Quindi lanciò il proclama:. ai soldati, ~he comin-

.: C1po supremo di tutte le Forze di t erra, del mare e deU-aria, seguendo ì miei sentimenti e le tradizioni della mia Casa, come venticinque anni or sono ritorno a voi »

E co ncludeva:

« Affido al capo del Governo, Duce del fascismo, primo maresciallo d ell'im. peto, il comando delle truppe operanci su tutte le fronti. Ancora una volta assicure rete la vittoria alle nostre armi gloriose)),

Né volle essere da meno il principe ereditario, che telegrafò al Duce :

(( Tese verso la vittoria immanrnbi le, le truppe del gruppo di Armate dell'ovest rinnovano a ll'infaticabile artefice del destino della Patria la promessa di t utto osare per rira latre le o rme d elle legioni di Roma».

7. - In data 22 magg io 1943, appe na qllattro mesi e mezzo or sooo, q uando già era pe rduta l'Africa e minacciata la Sicilia e i bombardamenti terrori stici martoriava no le n ostre città, Vittorio Emanuel:: Ili telegrafava a Hitler: a Nel quarto an nivers~r io del Pau o di alleanza che unisce i nostri popoli, desidero farv i siungere, FUhrer, cgni più vivo augurio per la grandezza e la rrosperità del popolo german ico, nella ce rt ezza che la vi ttoria non p otrà mancare a l valore delle nostre armi o> ,

D,opo tr: -.inni di guerra in fra terni tà d'armi su vari fronti, qllesto sovra no fa il co lpo di Stato an tiùs.::ista e il nuovo suo Governo d i dittarnra miliure ch ia!ru a collaborar: d isfattisti e comu nisti, li avven t a in una campagna giornalistìca di d im::nticanza. della guerra con la connivenz.1 del nemico e di di so ril!ntamento, e intraprende subito trattative a due facce, co n i tedeschi pe r chiedere u rgenti rinforzi in g randi masse, e, simultaneamente, con g li anglosas soni per l'arm~stiz io separato e per il rovesciamento cli fronte co ntro i t edcscht . L'armistizio-ca?i~olazione viene firmato il 3 sette mbre, ma non viene annunziato, e 11 g iorno 4 e il g iorno 6 gli an~losassoni eseguiscono ancora bombardament i terroristic i su alcune città italiane e su Na- poli per ingannare i t edeschi sulla continuazione della alleanza e della guerra da parte dell'Italia. Il giorno 8, alle ore 1 J, Vittorio Etna. nuele III riceve il rapprese ntante djplo matico di Germania e lo ass i• c u ra che l'Italia n o n fa pace separata, ma r imane fedele alleata, indissolubilmente unita alla Germania, smentendo una indiscrezi o ne di stampa a ng losassone sulla richiesta italiana dì armistizio. Lo stesso giorno, alle ore 17, si dà finalmente com unicazione ufficiale dcll'arm is tizlo·capito lazione, dopo che gli a nglo sassoni hanno sbarcato d ivisioni. presso Salerno per prendere a lle spalle le divisioni tedesche impegnate a combattere nella difesa del la Calabria. E quando sì conoscono le condizioni della capitolazione, si apprende che contengono l'impegno di combattere contro i tedesch i pe r liberarne i porti e gli aereoport i, mentre il capo del Go verno d it tatoriale militare di V ittorio Emanuele III ordina alle truppe e alla popolazione di passa re all'attacco contro i tedeschi,

Ce n ' è abbastanza perché ogni ital iano, a nzi ogni essere ra gionan te, non im porta di gual e nazione, di qua lunque grado di cultura e d i qualsiasi opinione, fa scista o ant ifascista, monarchico o r epubhticano , c lericale o mlssonc, o comuni sta, s impat izzante çon i tedeschi o co n gl i an glosassoni, s ia in grado d i g iud ica re la. responsabilità de ll'e x-re e della s ua Casa sull a base dei ·fatti e dei documenti che ness uno p uò smentire e ch e passano alla storia.

6 otlobre 1943.

3. SI TRATTAVA COI TEDESCHI AD ASSISI

Mentre Si Stava

Ecco un'altra inoppugnabile pcova docu mentale del ttadimènto <li Badogl io, ig no mimoso nella sostanza e nel modo. Parli a mo del convegno italo-germ anico di Assisi, svoltosi dall'ultima d ecade di agost o al 3 settembre

Il· recente discorso di Chur chill ha accennato che, fin d ai primi di agosto, c ioè cinque o sei gio rni dopo l'arraffamento del potere da parte di Badoglio , costui, a mezzo d i interpos ta persona, fece g iungere al Governo britannico l'offerta di pace separata.

D'altra parte, sta di fatto che nei primi giorni di agosto ebbe luogo a Tarvisio un convegno al qua1e i ntervennero i ministri degli Esteri di Hitler e di Badoglio e le delegazioni dei due Stati Magg iori militar i. I delegati italiani avrebbero ch iesto l'aiuto immediato di nuove d ivis ioni germaniche e di nuove al iquote di aviazione da caccia e da battaglia. Non avrebbero certa mente potuto chiedere l'armamento per alt rettante divisioni italiane o aliguote di nostra aviazione, anzitutto perché l'urgenza dell'aiuto n o n a vrebbe lasciat o il te mpo necessario all'addestrame nto, poi perch! il Governo ant ifasc i~ta generò nei tedeschi u na qualche d iffidenza, ch e so lo una p rova d1 lealtà dell'affermazi one « la guerra continua »- av rebbe dovuto dissipare.

Furono fatte anche richieste riguardanti i rapporti economici. La risposta tedesca avrebbe promesso l'invio di aliquote di aviazione subito e l'instradamento di divisioni tra la metà di agosto e il settembre, con maggiore intensità ne l secondo periodo. Altro conves:no di tecnici delle due parti avreb be d ovuto concretare le precisazioni e le modalità,

All'atto pratico, per l'invio d i aliquote di aviazione, vennero opposte dal nostro Stato Maggiore generale le solite difficoltà ostruzionistiche, basate sulla deficienza degli areoporti disponibil i, e, s uccessivamente, al maggiore afflu sso di truppe tedesche, fu opposto il notevole ingombro di instrndamento con i~provviso accantonamento di nostre divisioni presso i passi del confine italo-tedesco.

Il convegno italo-tedesco dei tecnic i fu convocato in Assisi n ella seconda quindicina di agosto con delegazioni composte di competenti per le questioni economiche e d i rappresentanti degli Stati Magg:iori per ~uelle militari La delegazione tedesca era presieduta dal mimstro Clodrns e quelb italiana d all'ambasciato re, ministro plenipotenziario, senatore Amedeo Giannin i. Le conversazioni si svolsero cordialissime e si conclusero con la firma di un accordo su tutti i pun ti, precisamente il 3 settembre. Tenere nota di questa data I

Nei giorni successivi, le delegazion i rimasero ripartite in sott oco mmissioni mìste per 1c di sposizioni esecutive deg li accordi . E la notizia dell'armistizio-capitolazio ne di Badoglio sorprese parte delle delegazioni ancora in Assisi, si può immagi nare con quale effetto. Si dovette improvvisare il r itorno precipitoso a Roma.

L'armistizio-capitolazione era stato filmato ad Augusta, seconda ve rgogna legata dal Badoglio al nome della maggior base navale siciliana, precisamente lo stesso gìomo 3, a conclusione di trattative,

7 ottobre 1943

La Storia Respinge I Rifiuti Postumi

Oggi, 8 ottobre, fa un mese da che l'Italia ed il m ondo ebbero no tizia dell' ii.rmistizio-capitolazione di Badoglio, che ha aperto all' invasore ed alla peggiore delle guerre tutte le vie della Patria; che ha d ist rutto l'organizz~1,ione delle F o rze Armate italiane; che ha precipitato il popolo italiano nel più vertiginoso disorientamento, nella più abbietta mortificazione morale, e ne!la più squallida. e disperata miseria materiale, esponendolo anche all'ira dell'alleato trndito, mentre combatteva sul nostro suolo co ntro il nemico invasore, is tigand olo a sfida re i rigo ri della legge marziale, e spingendolo alla guerra civile ; e che ha resa priva di valore nei rapporti internazionali la firma e h paro la della monarchia di Casa Savoia, peggio di un assegno a v uo to. Vogliamo tuttavia ammettere, con obiettiva lealtà, che nella con- siderazione d egli autori complici di tanta infamia essa è la conseguenza inevitabile, se non anche logica nella spudoratiss ima p rocedura, del tradimento che precedette di poche settimane quello del zj lug lio; po iché il t utto costituisce complessivamente il tentativo di fa r credere che, con la soluzione disonorante e disast rosa, Badoglio ha dato a l monarca i l m odo d i liberarsi di una politica, di u na alleanza e di una guerra voluta dal fascismo e .non dalla monarchia, A ques to t entativo abbiamo dedicato ieri l'altro una nota documenta ria, che fissa parecchi capisa ldi per la storia della venten nale corresponsabilità dell 'ex-re n~lla p olitica interna ed estera della rivoluzione fascista e nell'attuale guerra.

Ed oggi, per celebrare degn amente la ricorrenza dell' infame evento, offriamo alla fu !\.faestà dell 'ex-re alt ri r icordi, con i quali potrà rinfrescare la memoria sua e di quanti altri fi ngono dimenticanza. Se ne g ioveranno anche quanti h anno la m emoria devastata dal cor so travolgente d i tanto sciagurati avvenimenti.

Perc iò ripeschiamo tra gli scaffal i d i u na qualsiasi biblioteca i disco rsi pronunciati da Vittorio Emanuele 111 per le inaugurazioni delle leg islature nel ventennio fasc ista. Chi ha dato fede per venti anni a quella parola regale pronunciata in assemblee solenni per interpretare la volontà defla nazione e per d et tare le conseguenti d iretti ve di

:~jiiceia!i~~jla;~;::ri~~tt~u:nt~~i:~~~e ditr:rsicl:jd~1~;:~n~~di menti. Ved iamo, du nq ue.

N el discorso del 24 maggio 19z.4, alle assemblee riunite della Camera e del Senato per la vent isettesima legislat u ra, d iciannove mesi d opo la marcia su Roma, Vittorio Emanuele afferma che « il popolo italiano, raccolto nella sua legitt ima rappresentanza, è nella grande maggioranza della Camera elettiva)> ed osserva che « se e rrori furono commessi, e la colpa non fu, forse, t u tta d ì uomini, ma anche d i eventi, a superarli soccorsero il cosciente entusiasmo e la disc iplina della g ioventù della sucrra e della vittoria, ch e spezzò il cerchio che serrava e intristiva l'esistenza dello Stato>>; e che « il Paese, fatto sicuro del s uo avveni re, ha accelerato il suo ritmo di vita, dando sanzione solenne alla nuova situazione fondamentale politica, la qua le non è il prodotto di combinazio ni temporanee di g ru ppi, ma è l'espressio ne n~~e èstl,:iscaÌt~;iog;:n~:11~:r:r~=~~~ ~i:!r;:i~~ztclf/ ·1e!ii~i c~i cam icie nere nel periodo acuto della c risi dello Stato liberale democratico, vuol dire che Badoglio e compag ni , n ell a sera del z s luglio scorso, h anno dato alle fiamme anche il vocabolario della lingua itali ana, e qui ndi capovolto il sig ni6cato del!e parole.

E soltant o se ciò fosse, l'alt ra affe rmazione che « le nostre ist ituzioni g iurid iche cd amministrati ve devono ancora essere perfezionate pe r acquistare forme e metodi consentanei alle moderne esigenze circa i rapporti fra lo Stato ed i cittadini » no n significherebbe annunzio di profo nde riforme cos tituzionali.

Nel discorso del z.o aprile 19z.9, inaugurale della ventottesima legislatura, Vittorio Emanuele Ili rileva anz itutto che « 1e elezioni plebiscitarie del 24 marzo hanno dimos trato su quali forze ·vaste e disciplinate possa contare il Governo fasci sta » e che « l'opera della trascorsa leg islatura è stata in og ni ca mpo imponente)), con ciò esaltando la e reazione delle istituz ioni più accentuatamente rivo luzionarie (~fil izia, collegio unico nazionale totalitario, ~bolizio nc di molteplici partiti e della massoneria, partito un ico, legislazione sindacale e arbitrato o bbligatorio con divie to d i sciopero e serrate, podestà, ecc.) ed aggiungendo:

« .S o rmai evidente che nelle società moderne la sfera dì azione dello Stato non p uò rimanere ai marj':ini della vi ta sociale. Ne consegue che d ue esigenze fonda men tali si impongono: rafforzare lo Stato ed intensificare la sua azione; l' uno e l'a ltro compito dovranno fo rmare l'oggetto,_.<lelle \ligili cure della nuova legislatura».

Quindi passa a designare j soggett i di attività riformatrici, constatando che « t utto ciò è possibile r,erché sono cessate le cause che rendevano incerta e discontinua l'azione del Governo>>. E n on pot rebbe darsi definizione più precisa e concisa della superiorità del sistema fa scista sul s istema di governo parlamentare, Dichiara, inoltre, che « s i deve a q uesta azione se è stato possibi le, senza gravi tu rbamcnti, reali zza re il n uovo ordjne costituzionale dello Stato fascista; ordine schiettamente e originalmente italiano, che, mentre differisce da quell i vigenti in altri paesi, non è affatto un ritorno a forme p olit iche ormai sorpassate, incompatibili con lo spirito e le necessità dei temp i m oderni )).

Ma non basta; c'è altro. Dice, infatti, l 'ex-re:

Nel nuovo Stato, le masse della popolazione lavoratrice sono direlt.tmente rappresent:ite e tutelate nei loro legittimi interessi e bisogni. Nella nazione org:1· nin,11a t ut1i hanno un compito, un:i responsabili tà, un dovere, un dirillo N e lla !(>aie coJIJborazione di cl:isse, attraverso g li ordinamenti corporativi, e grazie a lla o rmai perfetta e consapevole discipli n.1 d el popolo italiano, la <on tinuità del p rocesso produttivo è assicurat3 e ogni volonta ria di spersione di ricchezza e liminata . So lo in siffatto modo è possibile aumC'nlare e diffondere un p iù a lto benessere nd popolo i laliano e rendere questo sempre più pa rte,cipe de!la vita dello Stato », Né manca l'annunzio mot ivato della economia autarchica. È sempre .Vitto rio Emanuele che patia:

« La politica economica, forte dei risu ltati pralici ottenuti col valorizzare le r isorse naturali e col deciso proposito di intensificare in ogni campo la prod u· zione n:izional e, dovrà attendere con rinnovala energi:L ad assicurare a l fecondo popolo ita liano quanto più neces~it:i a lla s ua vita ed aHa sua difesa ».

D o po altri cinque anni, per la vent inoves ima legis lat u ra, il discorso p ronunciato nella seduta reale del 2.8 aprile 1934 affronta un altro argomento fondamenta le della rivoluzio ne fascista per la « t rasformaz ione del co ncetto e dello stru tt ùra d ello Stato>) (sono p aro le s ue), r ich iamandos i alla legge sui rappo rti di lavo ro ed alla success iva Carta del lavoro, per affermare che m questo campo l'Italia può dirsi antesignana, poiché n on aspettò la cris i mondiale scoppiata nell'autu nno

192.9 per iniziare, attraverso l'az ione dello Stato, il disciplinamento delle fo rze dell'eco nomia.

« Sotto il pungolo della crisi, molti Sta t i ha nno seguito l'esempio dell'Italia, sia pure con strumenti d iversi».

E q ui Vitto rio Eman uele III annuncia ulter iori sviluppi ist ituzionali della rivoluzione fascista, proclamando:

« Appare anche evidente che questi compil i nuovi n on possono non condu rre a trasformazioni nell'ordine costituziona le, trasformazioni che il popolo italiano ha dimostr:i to di accettare attrave rso l'imponc-nte plebiscito del giorno 25 marzo"·

Rilevato poi che « l'o rdine pubbl ico è divenuto ordine morale, cioè at to di adesione allo S~ato, altraverso l'ab ito singolo e co llettivo di u na disciplina sempre p iù consapevo le)), constata la diminuzione p rog ressiva ed accentuata delle forme più gravi della delinquenza comu ne, affermando che « ciò è dovuto no n solt anto al rigore d elle leggi, ma alla educazione del popolo attraverso il Pactito Nazionale Fascista e le sue organ izzazioni, e soprat tu tto at t raverso le formazioni giovanili del regime, alta me nte benemer ite dell'avvenire del popolo italiano ». E n on trascuriamo la dichiarazione conclusi va, con la quale Vittorio Emanuele 1II dichiara:

« 11 popolo italiano, unito e compatto allorno allo scudo della mia Casa cd al romano Littorio, come mai in alcuna a ltt:t epoca nella sua storia, merita c-d avrà SC"mpre più gr:inde de~lino ».

Veniamo infine al discorso de lla Corona per la tre ntesima legislatura, n onch é p rimo della Camera dei fasci e delle corporazioni, pronunziato il z3 marzo 1939. Esso è dedicato in gra n pa rte alla politica estera. Già nei discorsi precedenti la politica internazio nale aveva avuto accenn i significativi. In que llo del 1924 ed in qudlo del 1929 veniva rilevato come il Governo fascist a si adoperasse attivamente pe r cost itu ire le basi della pace durevole nell a collaborazione amiche · vole , negli scamb i e nella gius tizia t ra i popoli, naturalmente difendendo il diritto della nazione, « quando - diceva l'ex-sovrano nel 192.9 - i legit timi interessi dell'Italia siano concretamente e lealmente riconosciuti )~. Nel discorso del 1934, affermato che la politica estera dell'Italia si svolge seco ndo le di rettrici che rappresentano il lato stori co, geog cafico, spirituale della nazione, dichiara che « g li inte ress i morali e materiali d ell'Ital ia si d ilatano in maggiore o minore proporzione a tutti i paesi d el mondo}), cosicché l' I talia, pur facendo (<politica di collaboraz ione pacifica, schietta e concreta, co n tutti i popoli, p:1rt icolarmente coi v icini e con quelli sui quali è basato lo sviluppo e il futuro della civiltà occidentale, ha da to e darà la sua ope ra pe r te nt are di risolvere alcuni d ei p iù urgenti problemi di ordine europeo e mondiale.

Nel discorso del r939, accennato alla g uerra d'Eti opia, afferma che <e le sanzio ni decretate dalla So cietà dell e n azioni apersero u na cdsi che ·eb be il suo epil ogo nell'uscita dell'Italia da quell'organismo )• e di chia ra :

« Fra le g randi potenze europee, è con la Germanìa che il mio G overno ti.i stabi lito dall' ottobre de l 1936 più st retti r apporti d i' collaboraz ione politica, economica, culturale Ques ti ra pporti, che \·engono g lobalmente definiti col le rmine Asse Roma-Berlino, si sono, in conformità d ello sviluppo e delle necessità vitali dei J ue popoli, successiv;imC'nte allargati in più ampie intese, attr:iverso un Patto che li congiunge con T oki o, Budapest, il M andukuò », · · .;

E dopo un accenno alle ottime relazioni' con tutti glf altri popoli vicini, dice :

« Pe r qu,mto rig uarda la Francia, i.I mio G overno ha fis salo in una no ta uffi. ci.1Je del 17 dicembre scorso qua li sono Je q uestioni che div idono in questo momenro i due paesi ».

Esa ltata q ui nd i la partecipazìo ne leg io naria ha liana alla guerra di Spagn~, affe rma che l'Italia (( des idera che la pace duri il p iù a lungo p ossibile>> ed aggiunge ch e a tal fine è n ecessario il maggio r potcn· ziamen to delle Forze Armate e d ichiara di avere apprezzato molussimo « gli sfo r zi che il Governo e t u tte le o rganizzazioni economi che h anno co mp iuto e stanno compiend o per raggi ungere n ell 'autarchia il massimo possibile di indipendenza economica, ,ondilio 1ine qua non di quella politica)>.

La conclusione era altrettanto chiara :

« l'Europa non ha ancora e non avr.i t empi che si possano chiamare facil i e lo d imostra un recente crollo d i tal une a rtificiose costr uzioni politichf', nate dopo la guerra mondia le, Ma sono j tempi diffic ili. quelli che r ivelano il carat· tere dei popoli »

Ci si ob bietterà ch e nella prassi d el diritto costituzionale i di· scorsi dell a Corona rispecchiano l'opinione del Governo senza i mpegnare quella persona le del sovrano. Ma, pur concedendo che questa ingegnosa dottrina stabilizzatrice valga per l 'equ ilibrio dei r apporti fra monarch!a e parlamentarism o anche quando ondate elettorali sca· vino solchi profondi con passaggio d al pro gramma di un part ito ad un alt ro antitetico, non si p uò nega re che quando inv ece jl solco si appro fondi sce in abisso fra d ue co ncezio ni d ello Stato, e la mo narchia lo supera accompagnando H t rapasso di regime con riforme d ella costituzi one e c on altri solenni i mpegni dest inati ad incidersi nella storia, allora la corresp on sabilità consenziente e garant e del monarca è ragione della sua permanenza al trono, e n on permette ri fi uto po· s t um o .

8 ottobre 1943

La Tratia Delle Italiane

Quando la guerra infuriava fra Napoli e Salerno, Ie donne partenopee girarnno attorno .gli occhi e v idero le fiamme dell'incendio che da oltre quattro anm avvampa il mondo lambire le mura delle proprie case. Sentirono il calore di quel fu oco, lo avevano già sentito da tempo e ne conservavano sul corpo e nell'animo le feri te, mentre g li occhi si erano pietrificati per il dol ore e le rovine che si stendevano in cospetto del · golfo,

Quattco anni di guerra e la guerra era stata a Napoli più dura che altrove. Poche le ore di serenità e di sosta ; molte, moltissime quelle di allarme e la morte in ognuna d i esse scendeva dal cielo, portata dalle ali d'Inghilterra e d'A merica. 11 fragore aveva scosso l'atmosfera della città, il piombo av eva dilaniato le strade e i palazzi di cui i na_poletani andavano heri e o rgogliosi; lamenti di bimbi, di vecchi e d1 donne uscivano fle bili da i cumuli di pietre che erano la testimonianza dell'esistenza di una casa. La vita sconvolta, il nemico vicino, il n emico che pretende la vita del popolo . italiano, che vuole la nostra morte pe r prolungare la sua esistenza de_crepita: ecco il quadro di Napoli e di Salerno come lo hanno voluto gli angloamericani.

Ma non è tutto. Sono cominciate per quelle due città, per quella gente che ha l'italianità nel sangue, cosl come i figli hanno nel cuore il sentimento per j genitori, le ore tragiche dell'abbandono, del tradimento e delTa rovma morale. Resistere per la guerra era la parola che essi avevano dato nel g iorno in cui il nemico si affacciò sul loro cielo; resis tere per cancellare col sogno d ella vittoria le distruzioni che avevano insang uinato le case e le famiçlie. Ma il sogno venne infranto e il sacrificio delle città di prima linea cancellato~ come fo cancellato il sacrificio di ogni soldato d'onore, La lotta si fece più violenta, divampò per le strade. Quella stessa lo tta che essi avevano visto, ma che era ri masta lo ntana da l oro, che non aveva toccato il suolo della Patria, la portò nelle vie di Napoli e di Salerno il tradimento di Badoglio.

Ognuno di GUei cittadini ha il diritto di chiedere per il nemico d'Italia che s'identifica nella persona del traditore Badoglio una condanna esemplare c~e possa placare il gddo di odio e di maledizione di coloro che sono morti; una condanna che sia l'esempio più d uro e salutare, quello che la storia vuole, che il destino deposita.rio della immortalità d ella Patria reclama. E non può essere n egato. Negandolo, noi ci renderemmo responsabili delle sciagure che dobbiamo invece lenire, ci faremmo complici di coloro che non hanno risparmiato un angolo~ un angolo solo delle nostre città e delle nostre case.

Ma c'è ancora qualcosa, ci sono nuovi do lori, nuove v essazioni che i fratelli sono chfamati a sopportare. No n si è accontentato degli uomini, i l nemico ha voluto le donne, si è servito d elle donne come gli è piaciuto e come ha volut o. Con la violenza e con la forza le ha costrette, sotto l'offesa aerea, a lavorare lungo le strade, Je ha espos te agli at tacchi che i velivoli d ell'Asse compiono contro le c olonne avversarie che traversano le nostre città, che coreano sulla nostra tena.

Non dobbiamo farci illusio ni, n on debbono farsi illusioni le donne, non debbono farsene quelle che ancora vedono negli ans:loamericani l'incarnazione di un parto di fantasia malata, perché il nchiamo alla i:ealtà sarà una cosa tremenda. Patlare con coloro che sono stati anche un gio rno in territorio occupato d al nemico, parlare con essi è r itornare sulla strada di una valutazione che la storia ha ormai fatto dog ma derate alla stregua di un negro qualsiasi. lavo rare per il. nemico , piegare la fro nte e la schiena davanti a coloro che sono stati colpevoli dell'uccisione dei loro figli. dei loro mariti, che sono la causa prima e unica delle loro disgrazie ?

E il lav oro esse debbon o co mpierlo, dove la g uerra si combatte ancora e duramente, d ove la morte cala dal cielo con la rapidità de~la folgo re, là per le loro strade. d avanti alle tombe d ei loro uomini, sui luog hi dove n o n torna più il sorriso dei fi gli che hanno dato la vita alla Patria.

Triste destino degli italian i, che d opo più di t re anni di sacrifici o hanno visto scendere sul cielo d ella nazione l'ombra di una rovina che minacciava di farsi catastrofe. Ma resta ancora un lembo di azzurco in questo nostro cielo sconvolto, resta la speranza che trova le sue bas i nella volo ntà e nella perseveranza, rimane" la v o lontà di sopravvivere nella ribellio~e contro la mo_rte. Ribellarsi alla morte vuol dire avere la forza di affrontare la vita. Questo debbono fare gli italiani e le italiane; ribellio ne che è combattere una lotta aperta contro il nemico della Patria, contro lo sfruttatore delle nostre donne) cont ro i calpestatori d el nostro suolo.

So no inutili le fandonie che la propaganda nemica divulga ad uso e consumo di chi non vuole r iconoscere la verità. Far parla re coloro che sono fuggiti dalle zone occupate è la risposta mig liore; raccoglie re le sofferenze delle donne che g li an s:loamericani cost ringono al lavoro e to rme ntano i n tutti i modi; sent ire nel nostro cuore il lamento d i quelle italiane e di queg l~ italiani _eh~ g uardan o ~Ila r inascita d ella Patria come al premi o d1 un sacufic10 che terminerà soltanto con la n ostra vjttoria, dell'alleato germanico che co mprende il nostro travaglio e che rimane al nostro fianco e ci sorregge e ha fid ucia in noi.

Colo.ro che soffrono nelle t erre occupate hanno imparato a cono~

1 t;hi! d eve rito;nare nostra. È significativo in proposito !>atto compiuto in questi giorni da. un macchinista delle ferrC?vJe,. fuggito dalla Sicili~. Eo-li) d o po aver atutato nella fug a la m oglie d1 un professore u mvc~sitario violentata dal nemico, che le aveva ucc iso il marito, si è presentat~ al Comando germa nico e ha ch iesto l'arruolamento .

!~:l~~d~~;n~et

È da osservare, da osser vare attentamente, che quell' operaio era antifascista. Per coloro che vedono la Patria al di sopra di tutte le necessità, il combattere d unq ue è questione di v ita.

Noi che abbiamo sentito la paura di p erdere tutto1 dobbiamo avere Ja volontà di prorompere nella passione di tutto conquistare.

9 ottobre 1943

SAREBBE POI UN TRIONFO ?

Se le truppe angloamericane, e relativi contingenti di canadesi, congolesi, o t tentotti, degaullisti, sudanesi, indiani venduti, negri statunitensi, ed altre v arietà zoologiche, p rogetta$Sero di accompagnare un giorno a Ro ma Vittorio Emanuele III ed il maresciallo Badoglio, marchese di Caporetto n onché duca d i Addi s Abeba, sarebbe veramente un trionfo? T entiamo di immaginarcelo.

Non sappiamo se vorrebbero esser e rappresentati, come sa rebbe dogliata

Non sappiamo se il ritorno dell'ex-monarca e del suo capo d i Governo con exequatur di q1urchill e Roosevelt sarebbe clandestino co me fu la partenza, se cosi vogliamo chiamarla per liberale riforma del significato delle parole, o se invece verrebbe offerta come spettacolo, appa rentemente gratuito, al popolo del Pancm et d rcmru. Non sappiamo se nel caso del pubblico spettacolo si fareb be un i ngresso con l'itinerario dei Cesari sotto g li archi romani dei trionfi, né se in tal caso Vfrtorio Emanuele e Badogl io figurerebbero da trio nfatori e g li angloamericani, ecc., s i pres terehbern a far da prigionieri e viceversa. Troppe cose d unque non sappiamo, e Cl dispiace cli non poterne _ inform are i r o mani.

Abbiamo invece fondati motivi per prevedere che Badog lio trove rebbe mo do di far orgarùzzai:e, massoneria e sinagoga aiutando, un'accoglienza di fei:vida gratitudine alla sua persona, marchion ale e ducale come sopra, da p arte di antifascisti, di bolscevici , di d isfattisti per «principio» e per carogneria costituzionale, e da tutti i fifoni che m Roma avevano trovato il comodo bosco per lucrare q ualche nas trin o al petto, e m agari qualche medaglia al v alore, senza conoscere altro odor di polvere fuorché quello d egli stramoltiplicati uffici m ilitari, e che o ra si sono rifugiati in altri boschi per inflessibile coerenza; e d a parte dei numeros issimi conigli capitalisti che s i erano riv ersati su Roma « città sacra» da tutte le provincie d'Italia, ad occupare alberghi d i lusso, ville e nababbeschi appartamenti per fare vita da signori, pagando a peso d 'oro gli extra con i facili e larghi profitti sulle fatiche altrui ; e p o i anche d a parte di queg li ingenui o di queg li scroccon i e sbafatori abituali, che aspettano g li angloamericani con l'acquolina alla bocca per l'illusione di averne l'e,roca della cuccagna, nonché la liberazione veramente d efinitiva dai rischi e disagi e gravami della gue rra.

Ma una cosa per certo sappiamo. Ed è che Vittorio Emanuele III, ed ultimo, sarebbe accolto con avversione da tutti: da quanti non avrebbero voluto ques ta guena, perché egli, come abbiamo d o cumentato ampiamente cd inoppugnabilmente, ha cooperato alla p olitica nella quale questa guerra si è prodotta, e non si è opposto alla allearu:a con Hitler, ma anzi l'ha salutata « con animo grato» (proprio cos)), né si è opposto alla dichiarazione di guerra, ma. al contrario l'ha firmata per conferirle validità costituzionale, e se ne è compiaciuto corcispondendo alle dimostrazioni d i fervore 1;opolare; da quanti erano e sono convinti d ella inevitabilità e della gmstizia di questa guerra, perché egli ha preparato col colpo di Stato e favorito col suo nuovo Governo la ignobile capitolazione; dagli antifascisti. per la corresponsabilità nell'avvento del fascismo al potere e neUa ven tennale politica del regime fascista; dai fascisti, per il modo ed il momento adottati dall'ex-re al fine di chiudere quel ventennale periodo del suo regno ed aprirne uno diametralmente opposto; 'dai repubblicani di tutte le diverse ideologie, perché egli rappresenta, sia pur indegnamente, l'i stituto della monarchia; e dai monarchici, pcrcM alla firma della monarchia n ei rapporti internazionali ha sottratto ogni valore rendendola insolvibile. Altro non gli rimarrebbe forse che invocare la daque dei comunisti.

10 ottobre 1943. 7.

RISALIRE L' ABISSO

Nessun P?POlo gradisce la presenza nei propri territori d i F orze Armate straruere emananti decreti e ordinanze ed esercenti atti d ' imperio> ancorché si tratti di forze alleate. Si può ricordare come fu poco gradita durante la g uerra del 1914-'18, dalla popolazione di vaste zone della Francia, la presenza delle Armate bntan.n.iche e poi anche n ordamericane, che erano state chiamate dal Governo di Parigi per combattere a fianco delle Armate della Repubblica fra ncese. Nell'attuale guerra, soltanto quando si è voluto costituire un esercito dell'Asse nell'Africa Settenttionale, si sono vis te Forze Armate german.ich~ in Italia, e precisamente le divisioni del Corpo coloniale tedesco in transito e i reparti necessarì pe.i; costituire basi principali a Napoli e un certo numero di basi aeronautiche e di vedette aeree scaglionate fra l'Italia meridionale e la Sicilia. Più tardi, poi, anche basi aeronautiche in Puglia per l e operazioni nei Balcani e qualche modesta base di sommergibili e motosiluranti. Quando, compiuta l'evacuazione dell'Africa, s 1 presentò la minaccia per la Sicilia e la Sardegna, la Germal'Ua mandò in aiuto un certo numero di divisioni ed altre aliquote di mezzi aerei e di artiglieria antiaerea. Quanti?

Molti? Pochi? I nemici t rovar ono in ogru caso argome nto per la loro propaganda indubbiam en te a bile, se e in quanto era tale da p restarsi alle maligne osser vazioni del popo lo.

Certo è che prima dell'armistizio di BadogliQ i tedeschi, anche dove furono numerosi, come, per esempio, a Napoli, mai ass unsero atteggiamento d i forza occupante con esercizio di potere sulla popolazione, lasciando sempre la responsabilità alle autorità italiane. Se certi nostri Stati Maggiori e alti Comandi non avessero moUato la parte più sensibile della difesa della Sicilia, le divisioni tedesche avrebbero continuato a operare nella zona loro affidata insieme alle truppe nostre e sempre d'mtesa con le n ostre autorità di Governo. Però, mentre i tedeschi, dçpo aver combattuto strenuamente in Sicilia contro l'invasore anglosassone, combattevano in Calabria, il Governo di Badoglio li sorprendeva alle spalle con un armistizio che imponeva alle forze militari italiane e alfe popolazioni di voltare fronte e fare atto di ostilità contro l'alleato. Le trasmissioni radiofoniche anglosassoni impartivano alle nost:re Forze Armate l'ordine di attaccare 1 tedeschi e istruzioni alle p opolazioni sul modo di combatterli con la guerrigl ia di bande e con sabotaggi. La radio italiana non opponeva contrordini. Invece Badoglio, personalmente, in un radio-avviso, pronunciava il comando: (( Italiaru, passate all'attacco contro i tedeschi ». Cosicché in quei giorni + germanici, minacciati di es sere tag liati in sacche sul nostro tenitorio, agiedit i dagli ordini di Badoglio, si ;~~~t:~ltl~i~;i)i~~7nis:;::~~-i~erai~:~::if~it~:fft~1:!e riglieri già obbedienti agli ordini di Badoglio, Churchill, R oosevelt e Stalin sono stati eccezioni.

Ma bisogna chiedersi che cosa avrebb ero pensato e fatto gli italiani quando erano impegnàti nella guerra di Spagna, se un colpo di Stato di un generale contro il generale Franco li avesse traditi alle jtlle sul territorio spagnolo. Quali siano per tutti i Paesi le leggi laizi~~::r:u!~ ~a;~, n~: l'agguato, né lascia al nemico ed alla popolazione ostile i mezzi che si possono sfruttare per l'oflesa Nessun esercito è formato, specialmente in tali situazioni, esclusivamente di santi. Comun'J.ue, le leggi di guerra, in tali casi comportano l'esecuzione sommana d i quanti sono trovati in possesso di armi e l'esecuzione più o meno sommaria e misure draconiane se non anche terroristiche contro sabotatori e contro complicità od omertà in favore di bande.

Soltanto la proclamazione di un rinnovato Stato fascis ta e la conferma da parte di questo delle ragioni e dei d overi dell'alleanza, costituiscono verso la G ermania tale garanzia da spegnere il risentimento dei militari tedeschi contro l'Italia e i ndurre il Comando a ripren1.ere atteggiamento dì alleato disposto a collaborare col Governo n modo sempre più soddisfacente, giorno per giorno, a mano a mano che si costituisce una nuova (orza militare italiana, capace di assicur~re l'ordi ne e di riprendere la guerra a fianco dell'alleato per scacciare lmvnsore.

11 ottobre 1943.

8.

COSA NE PENSA LA PUBBLICA OPINIONE ?

Esiste, tra i documenti delle ci rca sette settimane del Governo Badoglio, una lettera che i direttori dei prindpali quotidiani romani hanno diretto al capo del Governo il 12 agosto 1943 in 41ome di un « preciso e grave dovere», rivendicato alla loro posizione di giudici dell'opinione pubblica. . ·.·

Tanto chiari sono di per sé l'interesse ecJ il s ignificato di tali pagine, che solo a trascriverle s'adempirebbe alla· necessità di divulgarle nella conoscenza degli italiani. Ma ogg i si servono meglio i doveri verso l'opinione pubblica limitandosi, almeno per ora, a rilevare con quali intenti si proponessero d i governarla, da Roma, i di rettori dei g iornali maggiori.

Occorre presentarli, innanzi tutto: Alberto Bergamini del Giornale d ' Italia, Tommaso Smith del M essaggero, Corrado Alvaro del P opolo di Ro,na, E nrico Rocca del Lavoro I taliano, Giannino Marescalchi del1 ' Italia, Giorgio Zanaboni del Piccolo e Giano Giani dell'A vvenire.

Premettono essi nella lette ra a Badoglio:

« Vi è presentemente, e pochi giorni fa non v'era, una gr:inde minaccia su Vostra Eccellenza e ml Governo che Vostra Eccellenza presiede: la delusione dell'opinione pubblica»,

E s'affrettano a chiarire che non il 1roseguimento della guerra deprime la fede degli italiani nell'opera de maresciallo, tanto vero che essi si rassegnano a subire per i loro giornali « norme e prescrizioni uniform i >), che tolgono « anche la mo desta ambizione di d are almeno l a veste del proprio gusto e del proprio stile all'indirizzo ge nerale propagandistico del Governo >).

Non erano le sorti della guerra, che da più di tre anni impegnava jl Paese nella prova più dura ma d ecisiva della sua s toria, n on la dolorosa ansietà delle mamme e delle spose, non l'olocausto quotidiano dei combattenti, a fare incerti e scorati gli italiani. La delusione del popolo, affermano n ella lettera Bergamini e compag ni, « è quella che nasce dall'atteggiamento al quale la stampa è costretta ve rso il regime caduto)>,

E, fatti- arditi, ché è ardimento ed ingiuria attribuirsi siffattamente la veste e l'autorità di i nterpreti dell'opinione pubblica, fatti arditi da una tiratura di copie che solo s'accresceva a motivo del più angoscioso turbamento che la storia del popolo italiano ricordi, i d irettori della stampa di Badoglio, gli esperti, sagaci piloti della coscienza popolare attaccano la censura preventiva instaurata per tutta la stampa quotidiana e periodica dal regime della libertà.

Occorre, essi. dicono! eh.e al colpo Stato seg.uan~ gli scandali, perché altrimenti <e c'è r1sch10 che l op1mone pubblica s1 sv u nel suo risen t imento»; occorre che sulle colonne dei quotidiani l 'esaltazione del sacrificio dei soldati, che in quell'ora difendono la loro terra, si comprima per far posto alla cro naca sadica e p iccante, a lfo. de nuncia a no nima ed alla ricerca affannosa de1le colpe di taluni, perché si tenti d i far co mprendere agli itali ani che tutti sono nell a stessa g uisa colpevoli. T utti, anche i t anti che avevano servito con l'ones ta passione che è r etaggio cd istinto della nost ra gente, anche quelli che Berg am ini e co mpagn i temevano, soprattut t o per l'amar o silenzio che il t ravagl io del Paese imponev a loro di serbare

Dì là dalla guerra bisognava predicu l'o dio perché si doveva « fare all'opinione p ubblica, al suo n ervosism o nascente, al suo disorientamen to, qualche concessione))' pc rchè la li?ertà non può avere altro aspetto « se non quello della critica al fascismo}>, Sospinti dai d overi direttoriali e dalla presunta impaz ie n te attesa popolare delle ri vel azioni, essi pongono perentoriamente al cap o del Governo il q uesito dell'et ica nuova :

« Se la stampa non è nemmeno libera di fare questa critica, d ove cog lied. il pubblico il segno della libertà ?»

Ed ammoniscono Badoglio che non si pu6 credere il pubblico << tan to ingenuo da essere capace d i peqsare ch e la libertà possa t utta consistere nel ripeterne il nome come i n u na g iaculat or ia>> ,

L'ammoniment o fece effetto : la cens u ra cedette. L'ondata scandalistica dilagò nella stampa italiana, ma valse prima di ogni cosa ad u miliare il martirio d elle popol~zioni e dei co mbattenti, che avvertiro no come l'i nteresse dei quotidiani sì fosse t rasferito dai tormenti ddla guerra alle propalazioni della cronaca.

Non condannò responsabili, che anche la coscienza dei fa scisti aveva già condannato, e non offese il fascismo, che vent'anni di red enzione e d i lo tte avevano poste, culto di u na Patria più grande, al disopra delle co lpe degli uomini.

Una tea le concessioni maggio ri che il Governo di Badoglio fece a)l'a ntifosci~mo l?:i~ologi_co del .2.6 l~glio. fu ~erto _quella d ella commis~ s1one per 1 rap1d1 ed m g1ust1ficatt arricch imenti e fu salutata · d alla s tampa nel no me di quella stessa libertà che intendeva, divulgand o gli scandali, tutelare la m orale e gara ntire la con cordia con g li accenti del livore

Ma q uan to più seren o e virile il p roposito del fa scismo repubblicano d i conservare ai su oi compiti Ja stessa commiss ione e di accrescerne anzi le prerogative, a tutela dei post ulati ideali della riv oluzione e ad jgnom inia di quanti li t radirono 1

La lettera dei sette direttori durati in carica sette settimane non è che una t ragica mistificazione del sentimento della libertà e dei dover i di 1~e~al~~~U:f~·Italia non ne fosse ro ancora convinti, ne meditino quest'altro periodo:

« M a la. critica libera al fascismo avrebbe anche un altro compito, la rui imporlllnza non può sfuggire in un momen to tanto delicato: ne Ue sue molleplici. form e di s everità e di wnorismo, essa rappresenterc:bbe anche uno dei pochi "deriva tivi" con i qua li il pubblico sarebbe distolto, almeno in parte, da lle gravi angosde de ll'ora, cd indirdtamente q uindi essa servuebbe ad allentare l a grave lensionc degli animi it

17.• xxxu.

CosJ cpnclude la lette ra al capo del Governo, maresciallo Bad oglio: con l'esortazione a consentire che, olt.ce ogni limite imposto dalla misura e dall a v erità, la stampa s'abbando nasse senza più freno alla prcd_icazion e d ell'odio e alla montat ura degli scandali, e che an che l'u!!'Orlsmo venisse p ost o al servizio della libertà, per distrarre gli italia ni Jeel~~:r!~/d~ù!ù la furia nemica de vastava le città e calpestava

14 ottobre 1943.

9. DISERTORE D ELLA STORIA .

N el maggio 1 940, alla v ig ilia dell'intervento italiano in gu erra a fianco della Germania contro l'Inghilterra e la Francia, cosl scriveva :

" L'ou delle g r.1ndi decisioni si avvicina ,

« Noi che dobbiamo runità della Patria all'atto di suprema audacia d el piccolo Piemonte, che oSò nel 1848 dichiarare hl. g uerra al g rande impero austro• unga rico, non possiamo ora diserta.re la storia

« I recenti avvenimenti, come già <juel ll della conquista dell'impero, dimosUano l'importanza capitale che J'avfazionc ha assunto nella djfe5a della Patr ia. Aumentate, quindi, operai, il vostro rendimento! Date ali salde, veloci, sicure, ~he saranno guidate con cuore ardente e gen eroso!».

Cosl scriveva non 1fossolini, come si potrebbe supporre, b ensl il maresciallo Badoglio, che o ggi, d opo quaranta mest <li guerra in fraternità d'armi italo-tedesca, e dopo uno svergognatissimo armistizio separato, precipitato in capitolazione assoluta, passa al nemico insieme all'ex-re, e dichiara la g uerra alla Germania.

La lettera dalla quale a bbiamo riprodo tto H sentenzios o fe r vorino p er le fabbricazio ni di g uer ra era indirizzat a ad un industriale italiano col quale il maresciallo era in rapport i di interesse come cap italista, ma costituiva una i mr o rtan te ed i mpegn ativa man ifestazio ne di pens iero, poiché allora i maresc iallo Badoglio e ra capo di Stato Maggiore generale d elle Forze Armate del Regno d'Italia.

Di Badoglio dunque è il fiero r ichiamo all'esempio del pii:colo Piemonte che nel 1848 osò cimentarsi col potente impero d anubiano. Di Badoglio è il giusto raccordo fra q uell'esempio glorioso e la situazione dell'Italia nel 1940.

Infatti, se ad onta della sproporzione di forze, il piccolo Piemo nte non avesse osato affrontare 1a potenza imperiale degli Absburgo, non sareb be stato possibile getta r le basi di una Italia unita e i ndipendente ; e se il Regno d 'Italia n el 1940 avesse lasciato trascorrere nv ano l'occasione o fferta d alla g ue rra, che impez nava durame nte la Francia e l'Ing hilterra contro Ja ria r mata Germania, e non s i fosse schie rato contro l e due po ten ze plu tocrat iche, avrebbe rinunziato a liberare le terre h alia ne a ncora frred ente ed i traffici del mare di cui viv e, e cioè avrebbe rinunziato a co mpiere l'unità nazio nale e l'indipend enza dell'Italia.

Quella era l'ora, la grande ora, diceva Badoglio, poiché nulla deteneva la Germania che offendesse i nostri legittimi interessi, e nulla aveva usorpato che a n oi spettasse per diritto di g iustizia n ei rapporti internazionali; ma dall'oJ?posta parte erano gli usurpatori a nost ro danno.

Potrà qualcuno oggt negare, anzi rinnegare, le nostre ragioni di rivendicazione di fronte aUe p ote nze imperiali plutocratiche?

Nel 1940 erano, e tuttora sono, da liberare le italiane Alpi"di Savoia, l'italiana contea di Nizza, l'italiana isola di Corsica, l'italiana isola di Malta, e Ja Tunisia colonizzata dagli italiani in collaborazione con i nativi, delle 9uali l'usurpazione fra nces~ e britannica aveva fatto altrettante posizioni strategiche puntate contro l'Italia; era, ed è tuttora da conseguire, quella indipendenza economica, che, in proclamazio ne solenne, l'ex-re definiva condi/io Jine qua non dell'indipe ndenza politica. Ed a tal fine bisognava aiutare la Spagna a cacciare gli inglesi da Gibilterra spagnola, cd aiutare l'Eg itto a cacciarli da Suez egizian a, aprendo cosl quegli accessi del Mediterraneo con l'Atlantico e con l'Oceano Indiano, la cui usurpazione aveva permesso alla plutO· crazia imperiale britannica di controllare con vessatorie pre potenze i nos tri traffici, e di rendere inefficace la nostra colonizzaztone in Africa Odentale per l'econOmia ital iana.

Di Badoglio era il giudizio della necessità dell'intervento italiano in quella grande ora, perché non potevamo « disertare la sto da ». E per non disertare la storia, come capo di Stato. l\faggiore generale delle Forze A rmate del Regno d'Italia, aveva partecipato alle consultazioni ed alle trattative per la stipulazione del Patto di alleanza polit ica e militare fra l'Itafo e la Germania,

I fatti dimostrarono poi che egli non aveva saputo o non aveva voluto armare le Forze Armate del Regno d' ltalia, e non sapeva o lici con gli alleati, il massimo profitto g uerriero, onde mettere la n ostra partecipazione al grande cimento su basi ben diverse d a quelle sciagurate nelle quali le lasciò quando venne·sostituito. Dopo di che, Badoglio cambiò pensiero e pelle p er « tradire la storia>>, Ora si comprende che dovette svolgere lunga ed accurata prepa· · razione per effettuare nel luglio 1943 il colpo di Stato, che doveva servire da passerella alla imbelle capitolazio ne, come p remessa a rovesciamento di fronte. Appena fu ggito fra i nemici, ha radi otrasmesso l'ordine di passare all'attacco contro i tedeschi, poiché n elle condizioni d ella capitolazione ha preso impegno di cacciare i t edeschi dai harti cd aereoporti e dalle posizioni ove li aveva chiamati per com· n:I::rve~~z~0 Gi~1i~dici~ir~\Jeeta:dec~r;be0 !~:0 1/~i:ix~:~t!tj!i~: slava di Gorizia, di Trieste e dell'Istria I

Ma il tradimento non g li pareva sufficientemente completo se non faceva la dichiarazione di guerra che scatena la guerra civile contro g li italiani non disposti a (< disertare la storia>>.

Dicono che a fare il versipelle Badoglio abbia imparato in mas· ~oneria. Può darsi; ma anche p er il versipellismo c'è un limite di ignominia che non va oltre il massimo obbrobrio. Badoglio lo sorpassa e va oltre.

Una sola coerenza sostanziale egli mantiene fieramente, sempre: quella d fll'avidità di oro, per la quale dal Governo fascista, op_gi aborrito, si fece assegnare onorari strao rdinaci, che r aggiunsero l eccezionalità unica di un milione l'an no, vita natural durante Pensate con quale disprezzo d eb bono valutarlo, a peso, i g ià n errùci ·odiati ai qua li vuole allears i, e che pur ~o no di stomaco facile per i tradimenti.

Ma è veramente troppo ributtante lo spettacolo di questo maresciallo che si ge nuflette in ado raz ione supplice dinanzi al comandante s uperio re delle forze anglosassoni, p er implorarne una parola che si possa interpretare co me apparente condi~cendenza, fosse p ure con disprezzo, d ell'autoqualifica di nuovo alleato, nella vana spera nza di poter cancellare in tal modo il marchio infame di ex-combatten te arreso a totale discrezio ne.

16 o ttobre 194,

I O.

Non pochi monarchici si rifiutavano di credere che Vittorio Emanuele lii avesse tradito la propria fi[ma, e la buona fama della Dinastia , col proditorio rinnegamento, sul campo di battaglia, del Trattato di alleanza e col rovesciamento del fronte che può definirsi << passaggio a l nemico». Avevano p referito fare la romanzesca ipotesi di un Vittorio Emanuele Ili prigioniero della cricca di militari e massoni ed affaristi, organizzata con la còmplicità del ministro della real Casa, se natore Acquaronc, e di alcuni Comandi dei reali carabinieri. Il r o manzo si sviluppava col rapimento dell'ex-re e con la sua co nsegna i n ostaggio agli angloamericani, in atte~a d i altri capitoli.

Il dramma se ntimentale di codest.i m o narchici meritava rispetto Sarebbe stata opera di .Pietà lasciarli cullare nella loro illusione.

Ma no I A disilluderh h a voluto provvedere persona lmen te l'ex-re, alcuni g iorni or sono, facendo u di re la sua viva voce per la radiolettura di un proclama, che non ha alcuna parentela con q uelli d i Carlo Alberto avviato all'esilio di Oporto, né con quello dell'ottobre 1917. La voce dell'ex-re, e la penna di n o n sappiamo chi tra i gag lio ffi dai quali è circondato, attribuisce alla Germania la qualifica di e< eterno nemico »

Gli italiani che non siano accecati da livore settario e dal ful gore d ell'oro di sterline e do\lari s i do manderanno come è concepibile che lo s tesso uomo, nel bnndfai del p ranzo di corte del 3 maggio 1938, p o tesse cl.ire : « Numerose e profonde sono le affi nità di spirito e di opere che legano la n ostra I talia alla Germania, e che rendono l'amicizia d ei due popoli intima e sicura», e nel maggio 1939 p otesse compiacersi « con animo g rato» d ell'alleanza politica e militare conclusa co n la medesi ma G erma n ia.

Ma ormai da quella parte, n iente può far stupire: c'è d a scommct- t ere che gli ang loamericani vjgilano con tanto d'occhi, per il sospetto di chi sa quali nuovi voltafaccia al primo insuccesso.

Tuttavia il fal so storico fenomenale, contenuto in quella for mula dell'ex-re, merita di essere rilevato e fissato nei suoi elementi d i do lo.

Non occorre profonda erudizione per sapere che l'Italia, per la posizione geos.rahca, per Je glorie dell'epoca romana, per le fonti perenni di civdtà che ne rimasero in retaggio, e per altre condizioni peculiari, fu invasa e saccheggiata nel corso dei secoli da popoli di tutte le stirpi, non soltanto europee, venuti l'uno dopo l'altro a stabilire signorie, e sovente l'uno contro l'altro a contendersene regioni .. posizioni e beni.

Franèesi, spagnoli, inglesi, tedeschi, slavi, avemmo in casa più volte, a far da padroni in questa o quella re gione, ed a guerreggiare. L'usurpazione francese della Corsica e quella inglese d1 Malta non furono prove di amicizia. Del resto , già da prima della ri voluzione francese, non i tedeschi di Prussia o di Sassonia o di Baviera e di altre terre d ella Germania non a ncora unita furono invasori ed oppressori nelle nostre comrade, ma quelli d'Austria, associati a slavi e magiari dell'impero austro-ungarico. E dopo Napoleone, avemmo la dominazione imperia le non già germanica, bensl degli Absburgo, cioè austro-s lava-magiara, nella Lombard ia e nel Veneto, il consolidamento della medesima oppressione nella Venezia Giul ia e nel la Venezia Tridentina, ed il protettorato nei ducati e granducali di Emilia e di Toscana, mentr~ gli inglesi non abbandonavano le lo ro pretese sulle basi navali di Livorno, Napoli e Palermo, ed a loro volta i francesi, con la pretesa di proteggere militarmente Roma papale e lo Stato pontificio, erano prepotentemente esigenti, sferravano poi la guerra contro la Repubblica romana nel 1 849, ed infine, nel 1867, agg redivano a Mentana le legio n i di Garibaldi.

Ma dell'impero austro-ungarico furono in quel t empo nemici i tedeschi di Prussia· e di altre regioni .della Germania che aspiravano alla unità di tutte le terre tedesche, e che perciò consideravano l'Austria come terra irredenta che bisognava liberare dalla dominazione deg~erAb!~l1:1~'mo di aspirazio ni , dunque, il Ris org ime nto germa n ico po teva bene intendersi co l Risorgimen to italiano. E difatti nel 1866 la Prussia fu nostra alleata in guerra co ntro Francesco G iuseppe. D'altronde la Francia non n ascondeva intollerabilità verso la formazio ne di d ue potenze ai suoi confini. Dopo il 1870, anche la Russia czarista considerò con apprensione l'unità germanica attorno alla Prussia, che era dotata di t radizioni militari Fu cosl che dopo la manomissione francese in Tunisia, Bismarck e Crispi conclusero una alleanza italo-germanica, alla quale poi ade rì l'Austria-Ungheria, minacciata dalla Russia, con la quale la Francia aveva a sua volta gettato le basi di una alleanza.

Vero è che nella guerra del periodo 1914-1918 la Germania di Guglielmo Hohenzollern rimase alleata dell'impero degli Absburgo, la cui iniziativa nei Balcani, senza consultazione con l'Italia, era v io- l'impero absburgico per le no stre rivendicazioni di liberaz ione delle

Al1;>i orientali e d ell'Adriatico, poiché quella soluzione costituiva 1;er noi la pri::messa necessaria di ogni asp irazione a mettere all'ordine del $iomo la questione del Mediterra neo. Dopo la vitto ria, le delega. ziom di Francia e di ln ghilterra alla conferenza della pace, con l'aiuto del Presi den te degli Sta ti Uniti no rd America, ce ne depredarono i . frutti in colonie e mandati, ci negarono la Dalmazia, e provoca· rono la drammatica gesta di Fiume. Quindi falsarono la cronistoria della guerra per denigrare il valore de i nostri combattenti e l'apporto del nostro sacrificio; infine armarono ed aizzarono contro di noi la Jugoslavia, creata apposit amente ed artificiosamente, per ~vere un alleato contro di noi nella Balcanìa danub.iana adriatica, allo stesso modo che altrettanto artificiosam ente e ra st:l.ta creata la Cecosfov acchia, per piazzare ed armare un alleato vassallo in posizione penetrante verso il cuore delJa Germania. Qu indi Francia cd Inghilterra, con l'aiuto della massoneria, promossero la coalizione cosiddetta d ella piccola Intesa, e success ivamen~e quell a dell'Intesa balcanica, per di-

?o~~~ia ~el1~n!u5 ~!~i:~a~o~~!~ 1·~~~a~ 0g; !~1;~ quell 'intrigo, infatti, ebbe o rig ine l'attuale conflitto, oltreché dall'intr igo societario, altrettanto massonico, per le sanzioni co ntrn l'Italia, intrigo mandato a vuoto con Ja nostra vjttoria d'Etiopia, m a sopravvissuto in Francia e d in Inghilterra , per l a rappresaglia, anzi « la llunizione )) dicevano Eden e Churchill subho dopo e per la rivincita.

Ma nel la nostra lotta contro l'assedio sanzionistico, organizzato dall'Inghilterra e dalla Francia plutocratiche con l'aiuto delfa Russia bolscevica, la Germania fu al nostro fia nco . E la vittoria nost ra fruttò ai Savoia una corona imperiale.

Poi la Francia tentò di profi ttare de1la visita del ministro degli Estc: ri germanico a Padgi, dopo :t>tfonaco, per isolarci dal1a Germania ed aver mano libera contro d1 noi ; e, non essendovi riuscita, ottenne l'al leanza politica e militare con l'Ing h ilterra. Allora Hitle r intervenne energicamente con la seguente dichi arazione, pronunciata nel discorso del fc:bbra io 1939, tre mes i prima della conclusione del Patto di allea nza italo-tedesca, che fu conseguenza dell'alleanza franco-britannica :

« Se l' Italia si trova ~se imp licata in una guerra, sia che a ttacchi o che venga attacca ta, la Germania non starà a fare una inchiesta per accertarlo, ma dar.ì immediatamente il suo pieno appoggio militare all'llalia »

Hitler conosceva l'abitudine demoplutocratica di preparare e p rovocare la guerra con accerchiamento, intrigo, corruzione, ed, occorrendo, anche con delitto, pure di riversarne la responsabilità sull'avversado. E sotto questo punto di vista fu presago, poiché, pochi m esi dopo, Francia e Gran Bretagna si intromisero tra Germania e Polonia su11a questione di Danzica e del corridoio, per impedire l'accord o di cui Ribbentrop avev a gettato le basi con Beck, nella visita del ge nnaio a Varsav ia, e per sabotare quindi, fino all'ultima ora, o g ni possibilità di ·intesa con soluzione amichevole.

L'e:x-rc ben conosceva tutti questi dati di fatto, che per la parte storica sono precisati nei libri di testo scolastici, e per la parte comem- poranea sono registrati e commentati nelle collezioni di giornali e riviste, d' Italia e dell'estero. Dunque ha detto il falso consapevolmente.

Con questo suppone di salvare la corona? Ma n on p uò suppo rre di salvare anche l'o nore della firma, che è l'unico valore regale di una corona.

19 ottobre 1943.

DELL'OSPITALITA REGALE

La dimo strazio ne documentale, data co n nostre due note, sull'as~~l:t!c~0~~~~~~a~r:~t!àp~~! :x~~r~: 11aub~ll~~t~:~id~ nuele III durante i vent'anni furono tali e tante che fascisti e antifascisti, italia ni e stran ieri, non ebbero mai alcun dubbio in proposito. E non ne ebbero nemmeno sulla cordialità di rapporti e sulfa pienezza di consenso dell'ex-re verso Mussolini, Duce del fascismo e capo del G overno. (Qualcuno mormo ra che su un solo argomento l'ex-re si mostrò un pochino tiepido : sulla conciliazione con la santa Sede, non per il Patto in se stesso, ma per antipatia verso gli ecclesiastici). delle illustrazioni fotogiomalistiche sorprendeva il Savoia in atteg- vero, quello, un te ptjgioniero di una situazione che dovesse subire con tro volontà?

Sovente i giornali davano notizia di qualche manife~tazio ne <li Vittorio Emanuele III, che esorbitava dalla prammatica protocollare delle relazioni fra il capo dello Stat o ed il capo del Governo, per assuJ~~!

Rìcordìamo q ualche esemp io considerevole.

Il 6 aprile 1940, alla vigilia dc:l nostro intervento in q uesta g ue rra a fianco della Germania nazionalsocialista, V itto rio Emanuele III si recò a visitare il « covo» di via Paolo da Can nobio, a Milano, p rima sede del Popolo d'Italia, come per devot o pellegrinaggio e, in o gni m odo, per inequivocabile omaggio al «sacrario }> degli albori della tivoluzio ne fa scista. Là dove il Duce ne conccpl le prime affermazioni ideologiche, ne dettò le prime polemiche e i primi proclami e, coi primi appe ll i, adunò le forze delle p rime azioni.

D opo quella dell'ex-re, il «covo» ebbe anche la visita dell'exc rede al t rono, Umberto Savoia principe di Piemonte.

B. anche il caso di ricordare le visite dell'ex-re e del p ri ncipe alla Mostra della rivoluzione ; per poco non chiedevano l'onore dì montare il turno di g uardia col moschetto della Mili :zia.

Ma vogliamo concludere richiamando alla memo ria degli italiani un altro gest o dell'ex-re, particolarmente significativo:

L'S g iugno 193S, Vittorio Emanuele 111 si recò a P redappio, visitò la ca~a del fabbro di D ovia , sostò fo raccoglimento ne lla camera d e i ge n itori del Duce, là dove nacque l'uomo che ai Savoia salv ò il t rono e quind i, non per cortig ia no servizio alla Casa dinastica, ma per la maggior grande zza d ella Patria, p rocacciò u na corona impe· ria_le ed un'altra coro na reale. E dopo un o maggio devoto alle t ombe d i Rosa Malton i e di Alessandro l\fossol ini, l'ex.re salì alla Rocca delle Cam inate, pe r vi sitare il Duce ne lla d imora privata donatagli da lla gente conterranea. No n è superfluo dire che fu accolto, ospitato ed ossequiato, non solta nto con riverenza alla regalità naziona le che il Savoia i mpersonava, ma anche con vivo apprezzamento pei il gentile li~;~~~~iamo col .i~ luglio 1943 . :; Non a!Ja reggia Vit torio Emanuele rìceve il capo del Gove rno per affar i di Stato, ben sl nella su a abilazione privata, a villa Ada; e ne pro fitt a per farlo rapire su ll a sogl ia con u n vile tranello, da u na masnada d i sgherri mercenari, che dovevano condu rlo prig ion iero e trattarlo come un criminale l;rattanto il mi~istro della rea l Cas_a , senatore Acquarone, organizzatore d i bass i intrighi. aveva fatto aizza re l' antifascismo e la teppa e scatenare la r ibalderia masson ico-giuda ica e ne faceva ptotegp,ere la impun ità da speciali repatt i di forza pubblica, ma negli ambient i presumib il mente frequent ati da fa sc is t i, e anche con fa lse telefonat e, fece correre la voce , <; da fonte mo lto autorevo le)), che il Duce, fermat o per sottrarlo p recauzionalmente a qualche incidente del momento di eccit:izionc pubblica, era osp ite in un cas tello reale e che, d 'altronde, doveva considerarsi l'opportuni tà di costituire un governo liberale, esponen te di tutti i pnrtiti e preva lentemente degh anLifascist i se n ecessario, pur di cont inu are la guerra con maggtor vigore contro il nemico invasore, d imostrando che non era guerra dì parti to e che non contro il fascismo combattevano le potenze plutocradche, come volevano fa r crede re, ma contro la nazione ita li ana per consolidare e svi luppare il loro dominio m ond iale.

I fatti ha nno prov:tto poi, però, che il re, Badoglio e Acquarone, p roge ttando fin da all o ra il r ovesciamento di fro nte all'interno e <li effettuare il rovesciamento di fron te n ella guerra, avevano fatto arres t:i re il D uce per farne dono a i nemid .

3 novembre 1943.

Cangur I Giganti

Nel periodo dei quarantacinque g icrni de lla gazzarra badog liana, sorscro d:i ogni pat ti:, come tutti ticordano, i «martiri)> dell'oppressione fascista, i « puri)> da ogn i contam inazione, ccloro che preferirono la fame piuttosto che lavorare << al soldo>) della bestia nera, ecc., ccc. Costoro furono assurti all'onore degli altati, aurcolati d alla luce della mistica libertà che li recin geva , e andarono pontificando con l'autorità che derivava loro dalla « veste bianca)) dell ' jnnocenz a.

E g li it aliani (la cui ingenuità, per non di re dabbenaggine, non s i sarebbe mai immagina to che arriva sse a ta l grado) credettero in questi far isei come se si fosse trattato di autentici campio ni di un'idea di onore e di grandezza. Non si immagina certo che dell a folta schiera di cost oro ben pochi no n avevano bussato ripetutamente e insistentemente alla porta del fascismo, facendo ammenda del loro passato, chiedendo venia di « colpe giovanili}> o di sbandamenti dovuti a impulsività o a scarsa cog nizio ne dei fatti e offrendo le loro penne al servizio d ell'idea fascista che riconoscevano ormai, per mille prove, grande e utile alla Patri a. E per quanti la porta si aperse ? Quanti a ciuesta fonte attin sero per la mag nanimi tà, invero eccessiva, che il fascismo dimostra. va loro ? E quanti chiesero senza poter ricevere perché 1a maschera che li copriva non era sufficiente per celare la lo ro doppiezza o perché le loro colpe erano troppo gravi ?

Il fatto sì è che, do po i primi anni del regime, duran te i quali essi sì aspettavano, di tre mesi in tre mesi, il crollo fatale, s i erano a ndati convin cendo della stabilità assoluta di esso. Per cui non vale va più la spesa, per la maggior parte di lo ro, di rimanere all'altra sponda e di asp ettare . Il tornaconto, la vera fo r za che li guidava, insegnava loro che era ormai tempo di saltare il fosso e lo saltarono infatti dimostrand os i molte volte canguri g iganti.

Dop o il 2.5 lu glio questi stessi e molti altri che si e rano mimetiz zati col fascismo, commisero l' errore cont rari o. Ormai il fascismo non sarebbe ritornato mai più, era morto e sepolto. in un attimo; no n c'era nulla più da g uadagna re da esso! Quindi u n buon salto dall'altra parte.

Ma g li acroba ti spesso fini scono con lo spezzars i le reni. Il fa scis mo è .ritern ato e chiama alla .resa dei con ti proprio costoro che da esso furono benefica ti e ciò, oltre che per un senso di piena giustizia, anche perché siano smascherati e, qu ando occor ra, tolti dalla circolazione i falsi profeti.

Pubbli chiam o qui un primo elenco di scrittori e giornalisti che dopo il z.5 l ug li o si sono scagliati contro il fascismo, dichiarando che mai vi avevano avuto a che fare, che nutrivano per esso il più pieno disprezzo , che era no finalmente felici che la b es tia immonda foss e stata rove sciata , mentre avevano percepito fino allora assegni e sovven zion i non indiffere nti da parte del mini stero della Cultura popolare.

Esaminatelo attenta mente, assidu i lettori dei giornali del z 5 luglio: vi trover:=te sen:.n dubbio i nomi di molti campioni che si inebriav ano coi loro scrit ti. È u na lettura molto edificante e istruttiva, che dovrebbe aprirvi gl i occhi per sempre, facendovi uscire dallo stato di star~ d imfn:~u!ile cos to ro cercheranno di negare la verità di quanto affermiamo. Rispondi amo loro, fin da questo momento, che tutto, asso lutamen te tutto, è ricavato da documenti che essi, molto imprudenteme nte invero, firmavano regolarmente di volta in volta. Se qualcuno di costoro ama vedere qualche sua ricevuta pubblicata sui varie; Benelli_ Sem, sovvenzioni per li re . duecentomila. per la canee!- lazio ne dell'ipoteca appl icata sull a sua casa di Zoagli; Bontempelli Massimo, sovvenzioni vade; Castella ni Sil vano, assegno mensile; Corti Mario, assegno me nsile; Caniglia Renato, assegno mensile e sovvenzioni ; Ciucci Carlo, sovvenzio ni e assegno mens ile ; Chilanti Felice, assegno mensile e sovvenzione; Caput ì Giuseppe, assegno me nsile; Carassit i Rino, sovve nz ioni va rie ; Callari Francesco, sovvenZion i va rie ; Di Bagn o Ferdi nando, assegn o di lire cinqu at amila ; De Angelis Raul Maria, assegno mensile; D'Andrea Ugo, assegno mens ile e sovvenzioni straordinarie; Engely Giovanni, assegno mensile e sovvenzioni; Falqui Enrico , sovvenzioni varie; Giannini G ug lielmo, sovvenzio ni varie; Indrio U~o, assegno ~ensile; LonganeSi Leo, assegni mensili vari; Monìcelh Tommaso, so'vvenzioni e assegno mensile; Miserocchi Manlio, assegno mensile; N osari Adone, assegno mensile ; Petrone Icilio, sovvenzioni e assegno mensile; Pascazio Nicola, sovvenzioni varie e a ssegno mensile; Pratolini Vasco, sovvenzi on i varie e assegno me ns ile; Sammin iatelli Bino, sovvenzioni va rie; Scaglio.ne Emilio, sovvenzioni varie; Sofia Corrado, sovvenzioni e assegno me nsile; Spetia GiuUo, assegno mensile ; T alarico V incenzo, sovvenzioni varie ; Valori Gino, sovvenzioni e assegno mensi)ej Zardi Feder ico, sovvenzioni e assegno mensile, Seguirà un· secondo e lenco.

11 novembre l 943, 13.

RIVOLUZ ION E SOCIALE. PRI MI SI N TO MI

Il carattere squisitamente sociale dell'azione poli tica del fascismo · trova immediat a conferma nelle not izie, per forza di cose ancora sporadiche ma non per guesto me no indicat ive, che p rovengono da diverse regioni dell'Italia settentrionale.

I g iornali hanno, ad esempio, p ubbli cato le d ue seguen ti noti zie. A Ravenna, dove già set temila ettari d i terreno sono st ati affidati a conduzione diretta di braccianti agricolì, 1a Federaz ione fascista rep ubblicana ha fatto prendere possesso d i u na azienda del conte Balbi, d i ci rca tremila ettari, i n g ra n rane ancora non bonificati, a lavoratori in essa occupati , A Brescia, i commissario federale ha p romosso Io scioglimente del Consig lio di amministrazione della Società anonima legnami, dei fra telli Pasotti, p er preparare la trasforma zione dell' azienda in cooperativa fra lavoratori in essa occupat i.

T ah notizie si co mmentano da se stesse, O ccorre tut tavia affermare che non si tratta certo di improvvisate, i sola te iniziative, ma di una prima espressio ne del progr amma del fas d smo repubblica no nel set· tore sociale della nazion e.

D opo la redenzione dell'Agr o pontino con la con seg na delle t erre ai Javoratori, dop o l ' assalto al latifondo siciliano con t utti i vast i pro· ble mi d i rìnnovazione soc iale connessi, solo i dechi e le persone in mala fede potevano pensare che il fascismo, dopo venti anni di po- de rosa legislazione so ciale. avesse concluso o meglio troncato la sua rivoluzio ne.

Rivoluzione non è rifornùsmo; essa va , infatti, oltre la riforma d ella legislazione e deve ad un certo momento rivedere in pien o tutto il sistema.

Il fascismo notl ha rinnegato, né rinnega, il principio dell'iniziat iva individua1e , ma questa non d ev'essere iugulatrice per i lavoratori, come s i ve rificava nei due casi indicati. Il fascism o, a Ravenna e a Brescia, ha dato v ita a due comunità dì lavoratori, dal dirjgente agli opera i, che non rest eran no certo sole nel genere, L 'esempio avrà una completa ed organica estensione nelle nuove leggi e non è che un precursore delle riforme sociali che attuerà il fascismo repubb licano .

Appare chiaro il movente del tradimento dei Savoia, che r appre, sentano la dinastia la più r icca fra le molte che regnarono e le poche che ancora regnano o aspirano a regnare. Fattore determinante di tale tradimento è che essa no n ha esitato ad ignorate i sacrifici di tutto un popolo per sfuggire alla cciua, umana ripartizione d ella ricchezza

~~~/r:et~ii~er:~;zi~~:1:i~~~i~: t:r0 ~ 0ms~~~sr~h sempre lo stesso gioco, D ai crolli bancari che si iniziarono col fallimen to della Banca romana, e che getta rono n ella miseria mig liaia di Javoratori e di piccoli proprietari, all'odierno disfacimento della ricchezza n azion ale, il capitalismo monarchico del l ontano Rattazzi e del m o derno Acquarone agirono sempre_all'ombra ·del ministero della real Casa. ·

Ma oggi non più. Il fasci smo, liberato dai molti orpelli che ne avevano appesantito Ja marcia, e dai t rop pi compromessi obbligati d alle contmg enze, ritorna alle sue origini rivoluzionarie in tutti i settori, ma principalmente in quello sociale , che è basilare nella vita individuale e de lle collettività.

La riforma sociale in atto , che troverà compiuto esempio n ella 1 : ~g:~s~!~!a~e~~~ it1!Lia1::.li:::u~~~~:d~s~a~~tr~Ìlti;~~f:ciet~~~ dizioni del nostro umanesimo e d el m azzinianesimo nella sua essenza

1cll~~i~~~iii:~~~~t~r~i.i~r~~a1fs~!:ivnoé una compiuta soluzione moderna de l problema sociale.

Solo cosl i sacrifid sanguinos i di t utto il p opolo, l'olocausto dei n ostri martiri e dei nostri eroi non saranno stati vani.

Il fascismo ritorna alle sue origini e ai p ostulati di allora, oggi in condizio ne pLù tragica.

La palpitante realtà di Ravenna e di Brescia disvel.a chiaramente con quale d ecisione il fascis mo repubblicano, gettata la zavorra, v oglia realizzare, per l'immediato d o mani di questo tormentato periodo della vita del P aese, l'i mperativo mussoli niano , affermato venticin qu e anni addie tro, di andare incontro al lavoro che to rna dalla trincea.

L'avvocato Bruno Spampanato ha tenuto sta sera alla r adio una conversazione sul t ema // Mezzogiorno t la guerra. L'orat ore ha ampia• mente trattato la questio ne del Mezzogiorno, additando agli itali ani le prove ardue e d olorose affrontate dalle p opolazioni meridional i anche in- questa guerra, prove sopportate con una stoica .6erezza, che stupi sce il nemico e profondamente commuo ve i frate lli di tutt., Italia. Egli h a affermato che gli stessi giornali nemici dicono come r~ag iscon o i meridio nali all' in va sio ne. {..!uelle dimos trazioni di g iub ilo, quelle musiche, quelle bandie re che gli anglosassoni si a ttende va no d i trovare n el Mezzogiorno non ci sono state a tutt'oggi e non ci saranno mai. M entre l' A.M.G.O.T. si impossessa delle industrie, delle raffinerie, dei beni demaniali, delle imprese, delle aziende , 6no a far dire ad un giornale sovie tico che si tratta dì un indeg no s rrutt2.mento, mentre i tesori dell'a rte prendo no l~ via dell'America e de'l'I nghilterra, le popolazioni d ella Sicilia, d ~lla Calabria, delle Pug lic e della Campania soffrono il d urissimo giogo degli spietati invasori. Il Mezzog iorno non ha trad it o la causa italiana, anche se non h ~ . la possibilità di riscattare con le armi l'onore vilipeso d ella Patria. Bisogna conoscere i l Mezzogiorno, ha detto · Brnno Spampanato. Questa è anche la g uerra d el M ezzogiorno. Nel loro trad1 zionak is tinto storico, nel loro ch iarissimo e lemc,ntare senso logico, i meridionali hanno compreso quanto decisiva foss e la guerra soprattutto p er loro, quanto incluttab1!e , quanto improrogabile essa fosse. L'avvocato Spampanato ha concluso affermando che il Mezzogio rno non perde la sicurezza de l domani. Q uesta certezza è più forte degli avvenimenti.

13 OO\'embre 1943,

14.

Trame Del Tradimento

È con p rofonda amarezza che noi ci accin giamo di volta in volta a -svelate ai n os tri ascoltato ri, sulla base di numeoosi documenti che sono in nostro possesso, g li episodi e le trame del tradime nto ordito, nelle sfere responsabili della condo tta delle operazioni e della diplomazia, p er- sabo tare la guerra.

tri s~ss~l:i~~~sis~:f~e ~~~e ~e~mc!~~h~el~~1f·:~~~!2 ~n~i:i~:~te~~~~ quella delle n azioni si p o ngono ad ogni coscienza comandamenti n ei quali un ineluttabile impulso sospinge ad adoperarsi contro le oscure forze del m ale. E il tradimento è la più oscura di tali forze.

N ell'anima di alcuni ge nerali e ammiragli, cui la Patria aveva affidato un ità da cimentare nel co mbatt imento per guadagnare la vitt oria , covava la fredda determinaz ione di negare alle divisio ni ed alle n a vi l'epico balzo dell'attacco o l' immediata reazione della d ifesa, senza d ei quali l'iniziativa è del nemico e la decisione è d el più for te.

E quando quei capi credettero o dov ettero compilare i piani ed

~~ fi=r~i~fof~~a0 ~~id~ n~~ uso della st rateg ia.

Bisognava, per criminale sistema, che le grandi unità di o g ni fon:a armata. onorata da tradjzio ne e da bandiere che non conoscevano macchia, b isognav a che il Paese, teso nell'ansia, gravato dalle privasanguinosamente dalle incursioni nemiche~

E cco perché da ce [ti capi s i face vano discendere ag li ufficiali e giunge re nella coscienza del popolo la paurosa nozio ne della potenza n emica e il falso accoramento delle n ostre inferiorità, mentre invece armi e vi veri ed indumenti esistevano per in fondere fede e sostenere lo sforzo nei combattenti, ma erano te nuti in riserva nei magazzin i, oppure sub irono la necessità della d ist ruzion e e dell'abband o no al nemico; ecco perché il comportamento di chi aveva più sapienza nel tradire che cura nel provvedere p o ~tò all'impossessamento nemico di vastissime quantità di nostri materia li in o gni scacchiere, mentre in ogni o fficina e in o g ni campo la Patr ia subiva cd imponeva enormi sforzi: ceco perché, infine, tutto fu co n centrato e mascherato, in vergog noso gioco di resp onsabilità, affi nch é n el corso delle o perazioni fossero inchiodate le colo nne, co ntras tati gli affluss i ed a agravat i i ripiegamenti, mentre nulla del sangue della so pportazio ne les inava il soldato e nulla, più che soffrire e sperare, sapeva i nvocare ogni m amma I

Gli è che a capo dei reprobi della Patria era, per nostra di sgrazia, colui che per e ssere stato capo di Stato Maggiore ge nerale, tutto e matica op erò contro la guerra in graduale i nten sità e sempre minore riserbo. La guerra era perduta per essa, anche quando, dopo alterna fortu n a, eravamo p er dilagare nell'Eg itto e governare 1a strategia dei Balcani; perduta perché il nemico prefe riv a guadag nare nos tri capi p iutco sto che la serie tro ppo lung a e c ruenta delle battag lie, e pecciò operava con ogni mezzo e soprattutto con quello cfi.e g ià era serv ito a Roosevelt per trascin are all a bell igeranza gli american i: la leva d'I sraele, che piega genti e coscienze, soprattutto se ha lucro massonico

Era ino ltre chiaro nell a mente dei. Savoia e dei loro g enerali, n on di q uei ge ne rali che eran o morti e solevan o battersi all a t esta delle loro tru ppe, era chi aro ch e nel reg ime n o n era lo ntana u na rev isio ne di eventi di v alore e di u omini. Ab b at ter e dunque il regime, per p o rre fine alla guerra ; la riconoscenza nemica av rebbe garantito la continuità della dinas tia ed il potere di Bad oglio, a condizione che non bastasse tradire il popolo italiano ed i suoi caduti, ma si tra dis-· sero anch e il popolo tedesco ed i s uoi caduti. Queste le premesse dell a capito lazione ingiuriosa, p reparata nell' ombra di taluni ambienti diplomatici e militari, che avevano zona di complicità nella Roma ~: :Jatr~ffe~vit~b::~f~i~it r~~idie 1::~1:cs~~ rte dell'Africa sign oreg giata

E qua ndo il Governo di Mussolini, informato da un corrisp o n dente della S tifani, che nel 1'-farocco e nell'Algeria em issari statun itensi ed i nglesi sp argevano l'or o p er prep arare un a g ra nd e operazio ne d i sbarco an g losassone, chiese al n ostro console generale di T angeri · confe rma e dettag li di tal e g rave m in accia, ne ebb e in ris posta che si trattava di chiacchiere di giornalisti. prive di fondamento. Poche settimane Capo si effettuò lo sbarco nemico neWAfrica Settentrio· nale Francese, che modificò decisamente il raP.porto delle forze nello scacchiere meditecraneo. Quel console era il figlio del maresciallo Badoglio.

17 novembre 1943. 15.

La Turpe Gara Dei I Ndnziatari

L'antagonismo prodottosi fra il marchese Badoglio e ìl conte Sforza, e rispettivi seguaci, non ci interessa affatto per se stesso, poiché ritroveremo i due litiganti accomunati nel medesimo tragico destino che li attende, La lo ro lite ci interessa invece per quelle manifestazioni antinazionale, è la gara di rinunciatarismo che stanno disputando sulla pelle della Patria. Dall'ordine d el giorno del Comando delle ~:~edG~~~ri: non obbedirono all'ordine d i Badoglio per la cooperazione contro i fascisti e contro i tedeschi e cioè per la consegna deUa Venezia Giulia agli slavi.

Per la loquacità intervistaiola, lo s tesso cx-maresciallo ci ha i nformati che non esiste alcuna aspirazione italiana in contrasto con gli interess i della plutocrazia anglosassone, essendo state inventate d alla stampa fascista le questioni per le quali l'Italia entrò in g uerra con tro la Francia e la Gran Bretag na e della colonizzazione in Tunis ia e della liberazione delle vie di traffico del Mediterraneo con altri mari, fece ro ras:ione di rive ndicazioni per il Risorgimento nazionale, e anche q uegli insig ni stranieri, come il

Cosl, dopo la_rinunda di Vitto rio Emanuele non solo al titolo di imperatore d'Etiopia, ma anche a quello di re d'Albania, come zavorra che tuttavia non lo salverà dalla punizione della definitiva abdicazione, per sé e successori, al tito lo di re a·Jtalia, il suo degno capo di Governo, marchese di Caporetto, fa rinuncia di ogni futura aspirazione della redenzione del Mediterraneo e delle terre italiane ancora soggette a dominio straniero.

E veniamo al conte Sforza, che d eturpa con la sua esisten za un nome itorioso nella storia d ' ltalia,

Egh credeva a buon diritto di essere il campione massimo d ei r inunciatari cd ! legitdmamente insorto contro la conco rrenza che gli fanno Badoglio e i Savoia per il possesso dell'ignobile titolo. Perciò ha dichia rato a sua vo lta, in una inter vis ta, che l'Italia deve r est ituire non solo l'Albania, la quale, come è no to, dovrà essere spartita fu una Grecia e u na Jugoslavia vassalle della plut ocrazia ang losassone, Stalin pei:mette ndo, ma anche il D odecann eso; in aggiunta, s'in tende~ ciataria di costoro sia effetto di una i deologia, foss e pure utopistica, per la co llaborazione pacifica fra i popoli, d a r ealizzare anche a cost o di sacrifici n azio n ali, territoriali e dì prestigio. P oiché anche alla i ngenuità più cieca non può sfuggire la q uest ione essenziale, e cioè che se la collabo razione pacifica esige dai popo li sacrifici e rinunce, i primi a d a.re il buon esempio dovrebbero essere non i Paesi nazionalmente mutilati e privi di possessi, ma piuttosto quegli altri, il cui s izione delPumanità.

Ma gli a n tifascisti vogliono r id urre rrtalia a fare il sacrificio di O rige ne e altri sacrifici ancora, non per u n n uovo or dinamen to na:d o nale basato sulla giustizia internaz ionale e sulla reciJ?rocità dei dir itti e dei d o ve ri, ben sl per avvan tagg iarne gli imperialismi pluto-. craticì, che sono g ià t anto supcd ativamente favoriti, nello sf.mttamento di tutti g li altri popo li, Ammettiamo pure che fare l'op posto del fascismo sia la. logica politica dell'a ntifascismo.. Però quando si comincia col rinnegare la lotta antìsa nzio nista provvedendo, subito dopo rapito Mussolini, dal 26 luglio, a far fra ntu mare le lapidi commemotative d elle « inique sanzioni» e si fin isce, nel settembre, con lo schierarsi contro i nemici dei sanzionisti, e co l cedere a titolo gratuito, a spese della nazione, anche le sue più leg itti me p osizioni e aspirazio ni, evidenteme nte si entra nel campo di u n'altra politica: quella della sterlina e del dolla ro

19 novcmbte 1943.

16

D Ella Vera Li Ijerta

Dinanzi alla tragica Babele sgoq~a ta come d 'incanto d al colpo d i Stat o del z ,: luglio, i rappresentanti d ella g ero ntocrazia politico-militare-amministrativa che l'avevano determinata cercarono di giustificarla faceit~~~~ i!p:~~ap~:rl,~1~te~~t~t:~ll~t~0 ~ all;at~~~~t!~bed!t: l'Esercito reg io e dal coprifuoco, essa ripristinava la censura preventiva per la stampa e vietava le riunioni a pi ù di tre perso ne, E t ale libertà costituzionale; che t oglieva og ni parvenza dì legalità a lla legislazione e alrazio ne statale 1mpo ne ndos1 e sovrapponendosi all'esercizio stesso d ella Magistratura, fu r egalata agli italiani; mentre all' o mbra dei ~ g i rella» sabaudi la cricca bad ogliana t ramava la vendita, il_ d iso nore e perciò Ja rovina t otale della P atria. Intanto, conscie o inconscie ma rio nette del g rosso e t urp e g io co monarchico, g li uomini del girellismo democratico-liberale-massonico esaltavano sui giorn ali <lella Penisola quella libertà riconquiscata, che appariva l ampa nccmente d agli s pa zi b ianchi che la ce nsura imponeva ai loro art icoli laudato ti. Così i G io rdana e gli A lvaro, i G iovannini e gli ]anni, i Burzio e i Montanelli dimenticarono e vollero far dimenticare il loro pa ssato ga rono n el ridicolo, per la necessità dt dimostrare l'indimostrabile, la l o ro fama di grandi economisti, nel nome, nel segno e nel regno della libertà ba<lo.gliana, m iracoloso eli sir che coinvolgeva la mo narchia, capi comunisti e repubblicani, e faceva bal'.ricadicro il pronipote di Carlo Felice. ;

Questo vento di follia, cosiddetta libertaria, spirò sull'Italia, un' Italia tragicamente provata e çià invasa d al n emi co, per qua rantaci nque g iorni. Il concetto di liberta appar ve ag li italiani sotto l'aspetto d ella licenza, del saccheggio; e, mentre s i scalpellavano i fa sci lm or i dalle faccia te dei sanatori, dei convalescenziari, deg li asili fofan tili costrniti dal reg ime fasci sta, si lasciavano m o rire u omin i e b imbi sepolti per giorn i e g iorni sotto le m ace rie provocate dai Jiberato ri angloamericani.

Questa n on è pro paganda : è c ronaca semplice e ver a della libertà democratica, triste cronaca nera di un passato recente che deve essere impresso nella mente di rutti gli italiani. Cosi come è opportuno r icordate che, in onore della libertà b ad ogliana, da essa determinata, gli i ndustriali miravano all'abolizione immedita degli assegni fami liari , elarge ndo p erò nelle riunioni sindacali di Milano e di Torino v aghe e lontane promesse; mentre la razione di pane, di cui Mussolini aveva annunciato l'aumento, rimaneva inva riata e il mercato nero raggiu ngeva limiti addirittura astronomici.

Nel ricordo di tutto questo, t ipico prodotto del con nubio fra s tatuto albertino e uomini della dcmocrazta, g li 1:mi e gli alt ri g ià de· crepiti venticinque a nn i addietro, tali da determmare il marasma politico -sociale-ammin istrativo che l>ortò come unica sal ve:aa a lla marcia su Roma , è bene che gli italiam di ogni partito e di ogni tendenza p olitica e soprattutto g li u o m in i d el l avoro manuale e inte llettuale m editino profondamente sui princip i della nuova costfruzione rcpub· blicana quali app aiono dal ma nifesto p rogrammatico di Veronà

In esso appaiono ch iari e inconfondibil i, spogli di ogni voluta retorka, i concetti d i libertà, i soli che p ossono sgorgare dall'ins ieme delle esperienze politiche e sociali che in questi ultimi cinque lustri ha nno dato vita alle diverse corren ti politiche mondiali.

Libertà dì critica e controllo s ugli atti d ella pubblica amministrazione; libera scelta quinquen nale d el capo dello Stato; p iena indipendenza del1a Magistrat ura e precisa determinazione dei pote ri d i poliz ia; elezion i popolari di rapprese ntanti de lla Camera; li bertà e d iritto a l la voro ; ri spetto e tutela d ella p roprietà privata che n on tenda allo sfruttamento del lavoro ; smantellamen to del capitalismo e d el lati· fondismo ; immiss io ne del cont rollo e deg li interessi dei lavorato ri con conseguente ripartizio ne degli u tili in tutte le az iende, anche statali; li b era azione del sind acato Queste sono, per sommi capi, le leggi che la nuova costituzione intende sancire p er i lavor atori e in esse il concetto di libertà domina sovrano. Libertà individuale e libertà di classe, ma libertà costruttiva nell'ambito dello Stato, facendo del lavoro, e quindi del lavoratore, non più soltanto il soggetto, ma il protagonista della vita, d egli interessi, dell'azione d ello Stato stesso

Ora, dinanzi a questi capisaldi della nuova azione del fascismo repubblicano , n oi chiediamo agli uomini in bu ona fede quale s ia il

11~f0Paees:~cJ~1i<Ìe c~:ft~~~es~;: ~efa~~n~~!~i~n~~0 ~h;

comporti in sé tali e così sostanziali riforme rivoluzionarie ed abbia nel contempo un cosi elevato concetto dell'individualità, della categoria e della classe

Libera da tutti i compromessi, la Repubblica Sociale, propugnata dal fascismo. v uole e deve essere il solo ed autentico Stato di popolo. Scelgano i lavoratori.

Da una parte vi sono le vaghe pro messe di una classe di intrig anti, di p o liticanti, vi sono le pietose e ipotetiche elarg izioni del capitalismo, r iportato e impos to dalle baionette straniere; dall' altra vi è la creazio ne di uno Stato autenticamente nuovo di lavoratori. che i lavoratori stessi, attraverso la loro opera, sono chiamati a ricostruire, a potenziare e a controlla re.

Non vì può essere, a nostro avviso, alcu na esitazione nella scelta. E non si npeta da parte dei tentennanti, d egli attendisti, la riserva mentale relativa ai vecchi uomini del fascismo Le rivoluzioni si debbono servire degli elementi che si schierano a loro disposizione e che in esse hanno fede, ma dal nuovo ordinamento gli uomini saranno giudicati e rinnovati attraverso il principio elettivo previsto per la Camera, per il Sindacato e · per il Partito,

La Repubblica Sociale Fascista ha creato perciò le premesse per la totale rivoluzione. Sta ora alla ·massa di scegliere con la propria strada il proprio d ~tino. La Repubblica no n ch iede uomini che abbiano passate o presenti benemerenze fasciste ; non chiede una tessera qualsiasi o un particolare g iuramento. Chiede solta nto che i lavoratori portino il loro libero contributo di idee e cli azione alla r ealizzazione del nuovo edificio rivoluzio nario. In questo settore non è possibile essere atte ndi sti: o si è rivoluzionari o non lo si è. E rivoluzionari non sono coloro che sparano prod itoriamente acquattati nel buio. Questi sono, tutt'al p iù, dei sicari. Rivoluzionari sono coloro che, co n le parole, le idee e l'azione, trasformano la civiltà, affrontano e p iegano il prop rio d estino. L'o ra che batte oggi sul quadrante della sto ri a è u n'ora fatale. Essa ci clirà, fr a l'altro, se le masse italiane sono autenticamente rivoluzionarie1 capaci cioè di azionare una nuova struttura sociale; o se sono, invece, una mandria incontrollata che attende il padrone, venga esso da oriente o da occidente, per essere irreggimentata e sfruttata Libertà, quindi, anche in questa scelta suprema.

23 n ovembre 1943.

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