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DALL'INAUGURAZIONE DELLA PROVINCIA DI LIITORIA ALLA PROCLAMAZIONE

DELL'IMPERO

(19 DICEMBRE 1934 - 9 MAGGIO 1936)

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PER LA l'ONDAZIONE DI PONTINIA*

Il DtJce anmnrzia, con voce afta e mauhia, che il ;omnne di Po ntinia sarà ina11g11rato il 27 ollobre de!J'ànno XIII; che, 11ello steuo gio rno , saranno posJe le fondazioni del q11arto amume, che 1i chiamerà Amonitt; e che1 ad un anno di dfrtanu, sarà fondato il quinto comune, che si chiamerà Apri/id. (Le parole del D11ce 1ono sft!11tate da una /1111ga acclamazione).**

Segnalazione

Il l ibro di Aldo Valo ri la condotta politica della g11erra costituisce il tredicesimo volume della collezione della « Storia della guerra italiana», edita a cÙra della Casa editrice milanese Corbaccio.

Questo del Valori è un volume di quattrocen tocinquanta pagine, che si leggono con in teresse intenso e crescente anche da parte di chi abbia avuto il grande privilegio di essere stato in qualche modo protagonista deg li eventi storici svoltisi fr a il 1915 e il 1918, dalla dichiarazione di guerra alla vittoria. Chi non fu protagonista, allora? Tutti, perché tutto il popolo italiano fu impegnato nel d ramma, ma noi:1 tutti gli attori fu.

• Dopo aver pernottalo a Littoria (XXVI, 459), la mattina Jd 19 Jkémbre 1934, ndl' Agro Pontino, Mussolini in izia la fonda zione <l i Pontinia, tena città della bonifica. « Mussolini si avvicina al masso della fondazione, su cui sono scolpite le parole : "Opera nazionale combattenti fondazione di P ontinia 19 dicembre XIII era fascista". L'on. Cencelli rivolge un breve ind irizzo al capo del Governo, promettendo che l'opera sarà ininterrottamente proseguita sempre con la meJesima fede e con la medesim:i tenacia, fino al suo rompimento. Successivamente il vescovo di Terracina, impartita la benedizione alla terra e a l blocco marmoreo, esa lta la continua e vigilante attività dd Dure J:>er la salute del corpo e dello spirito della popolazione della terra pontina, cui egli ha restituita la vita. Il vescovo conclude con il" Saluto al D uce!", cui la folla risponde con un entusiastico "A noi 1" ». Indi il capo ·del Governo pronuncia fe parole qui riportate in riassunto (Da Il Popolo d'Italia, N. ~01, 20 dicembre 1934, XXI).

•• li pomeriggio del 19 dicembre 1934, Mussolini rientra in auto' a Roma. (Da J/ Popolo d'l1itUa, N. 301, 20 dicembre 1934, XXI).

l, • XXVII.

rono all'altezza della situazione e anche il coro, cioè la massa, ebbe momenti di grave incertezza, dovuti alla mancanza di guida daJI'alto e alla eccezionale durata e portata dei sacrifici . L 0esamc che il Va]ori fa dclJa condotta politica della guerra, cioè dell'opera d ei Governi che Ja prepararono, la condussero e la conclusero a l tavolo verde (Salandra , Boselli, OrJando), è molto severo, ma è altrettanto· obiettivo e quindi giusto. Il Valori si pone, sul piano storico, al di Jà di queJla che fu la polemica contingente e riconosce alcune attenuanti agli uomini stessi che commisero errori gravissimi, che potevano anche diventare fatali. Erano gl i uomini di un determinato mondo, di un determinato tipo, di un determinato temperamento; erano, salvo le sfumature, politici del mondo d emoliberale; tutti quanti malati di parlamentarismo e refrattari all ' impiego della « maniera forte » necessarissima in tempo di pace e di guerra. Uomini e ambiente si condizionavano a vicenda e il risulta to non poteva che essere questo: una co ndot ta della guerra che, volendo essere eccezionalmente indulgenti, si può chiamare « inadeguata e . infelice ». Non ci eu·dolo e meno ancora tradimento : ti fu una talora veràmente tragica insufficenza. La condotta della guerra fu infelice sotto tutti gli aspetti - diplomatici, militari, finanziari, interni, spirituali - e iJ Valori lo dimostra. con analisi documentate e perciò irrefutabili. la vittoria venne, perché, dopo l'ottobre del 1917, le forze vive della nazione presero il sopravvei:ito e imposero al Governo una condotta di guerra migliore deJla precedente. Il libro del Valori è istruttivo, perché ricorda moltissimi dati e fatti fors e dimenticati nel turbinoso svolgersi degli avvenimenti successivi, ed è educativo, specie per la classe politica odierna: intendiamo parlare delle generazioni fasciste, le quali devono conoscere e impa ra re dalla storia di ierì quello che si d eve fare e non fare , di fronte aJle eventualità di domani.

Da li Popolo 'd'lrali<l, N. S, 5 gennaio 193", XXII (wl)

ITALIA E FRANCIA*

Signor Presidente!

L'Italia e il suo Governo sono lieti di salutare in Roma, dopo molti decenni, quale gradito ospite, il mi nistro degli Affari Esteri di Francia, g ià capo del Governo di Francia.

• Già con l'aggressione del cÒnsolato italiano di Gondar (4 novembre 19'4) e con quella di Ual-Ual ( 5 dicembre 1934), compiute entrambe da armati abis- della Repubblica, sig nor Lcbrun, alla vostra, sig nor ministro, e a.Ila prosperità della Francfa..

La vostra venuta, signor l a,•al, rappresenta un concreto segno di riavvicinamento italo-francese, che il vostro illustre predecessore e voi d a un lato e io dall'altro abbiamo a lungo perseguito avendo di mira alcuni scopi comuni, i quali, trascendendo Ja sfera dei rapporti italo-frances i, assurgono a un significato più vasto in senso europeo. N oi abbiamo lavorato avendo come meta una sistemazione di questioni contingenti che concernevano i nostri due paesi e anche una consacrazione di quei valori ideali che ci vengono dalla comunanza de lle origini e di cui i po· poli hanno massimamente b isogno in epoche di disagio e di incertezza come l'attuale.

Desidero in questa g radita occasione precisare in qual modo questo nostro incontro riafferma alcuni p rincipi di ordine generale, ai qual i la politica ita liana si è costantemente ispirata in questo ultimo decennio.

N on si tratta, per quanto si riferisce all'Europa cent rale, d i rin unziare alle nostre rispettive amicizie; si t ratta di armonin.are nel bacino danubiano gl i ·interessi e le necessità vitali dei singoli Sta ti con q uelle che sono le esigenze d i ordine generale ai fini della pacificazione europea.

Da questo più ampio angolo visuale, io credo che voi, signor ministro, converrete con me che i nostri accordi non possono né d evono essere interpretat i come contrari o anche semplicemente esclusivi nei confronti di altre potenze che desiderino aggiungere la loro collaborazione a quel l'opera che noi intendiamo di iniziare.

Coll'augurio che questa intesa fra i nost ri G overn i possa presto vedere attuato in ogni suo particolare il contemperamento delJe·esigenze della Francia e dell0 Italia e rappresentare il primo punto di incontro delle politiche di due grandi paesi, levo il bicchiere alla salute del Presidente sini , sì era profi lata la ve rtenza ita lo-etiopica. Alla richiesta italiana di scuse e r iparazioni per il (atto di Ual-Ua[, !"Etiopia a veva opposto una do manda di a rbitrato sulla respons;1.bilità dell"ind<lente, in base all'articolo 5 del patto del 1928. Oe,ciso a ricorrere ad operazioni militari contro l'Etiopia, il 30 dicembre 1934 Mu:>5oli ni aveva redatto personalmente un pian9 d 0 uione, che e~ stato distribuito in sole cinq ue copie, una delle qu~li al generale Emilio De Bono, designato a<l a5sumere all'Asmara la re-sponsabilit,i." della preparazione. Nd contempo, preoccupato dalla nece-ssità che durante l'impresa n on si fossero verificati pericolosi 11.vvenimcnti i n Europa, aveva favorito lo sviluppo delle tra ltalive in a no con la Francia. Tali t rattative g iungono ad una fase risolutiva nei primi giorni del 19}5, con la venuta a Roma di Pit-ne lavai, ministro desii Affari Esteri fra ncese . A pab. u.o Venezia, la mattina de l 5 gennaio 1935, Mussolini ha un primo colloquio con Lavai (327). Alfa sera, sempre a pal azm Venezia, offre un p ran zo in onore dell'ospite. Allo spumante, il Presidente del Consiglio pronuncia i l brindisi qui riportato. (Da l i Popolo d'Italia, N. 6, 6 gennaio 193S, XXII).

* Il ministro Lavai risponde con il seguente b rind isi. :

« $ jgnor Presidente 1 q Jo vi ringrazio delle vostre parole, che s usciteranno in ' Franda un'e<o p rofonda .

« Jo vi porto jJ saluto del mio paese. Sono felice che le circo5tanze mi ab- ' biano permesso di farvi questa visita d i cui av~ o - voi ve ne ricorJatc - già concep ito il progetto nel 19H. ·1! la voce del mio eminente pred ecessore, Luigi Barthou , che voi avreste dovuto ru;coltare oggi ; ed è con emozione che io evoco iJ ,i,ordo di colui che è caduto serv('lldo la nobile causa che ci unisce.

« A lcuni giorni addietro, dina nzi a l Senato, io ho proclamato la mia fed e ne l buon sul"cesso dei negozi.ali che avevamo intrapresi. L'accordo J ell'Ita lia e della Francia era necessario . N o i sri:uno pc-r sa ncirlo, per il magsim bene dei nostri d ue paesi e nell' interesse della pace del mondo.

« N o i abb i.amo voluto regolo. re J elle q ues ti oni che ci sono proprie Noi ab· biam(t wluto anche ricercare l' armon ia J eUe nostre vedute sui principali pro· blemi d ella politica generale. Il mondo ha seguito il nostro sfono con un iote· resse appassionato.

« T utti coloro che sono animati d a un'id ea d i pace hanno o~i g li occhi rivolti verso Roma. N essuno, infatti, poteva ingannarsi sul vero s ignilioto · Jdl'nione ne lla quale ci siamo risolu lamente imp egnati.

« lo parlo in nome d ella Francia, che non persegue nessuno Ko po egoistico Essa ha la preoccupazione legittjmà d ella sua sicurezza, ma. essa inten<le as:.umcre la sua parte nell'opera necessa ria. di riconciliazione <lei popoli.

<1 Voi siete il capo di un grande paese, al quale avete saputo, con la vostra autorità , d are il posto legittimo che g li spetta nel concerto delle nazioni Voi a"ete K ritto la più bella pagina d ella stori.t dell'Italia moderna. :Mettendo il vostro p restigio al servizio ddl'Europ2, voi por1cre1e un concorso indispms;i.bi!e .al mantenimento della pace.

· « Re,cen temente a G inevu dei pc~icoli di conflitto sono stati eliminati, ma la p2ce resta precaria. Essa rich iede le nostre attente cure. I popoli non vogliono p iù attendere. Essi vivono ncll'incercczza e troppo spesso nella miser ia.

« O,s:nuno di noi h a il dovere di d ifen dere i nnanzi tutto la sua pal ria, di vo lerla pi ù forte e più bella Ma non è trad ire l'amore che si de,·e a l proprio paese il faz-gli assumere il suo dovere di solidarietà internaziona le.

« So che questo dove1e è talora d i ffici le a compiere, ma il coraggio s i i mpone a coloro che hanno la responsabilità del destino dei poPoli

« Noi abbiamo fatto nasccre una grande speranza N oi non la deluderemo. la p ace d e ve essere mantenuta, (01JS0 Jid at,1 L,1 nostra civiltà non p uò ·scomparire Ascoltiam o la Je2ione della storia: è sempre nella guerra che sono sommerse le civilt à.

« Saremmo noi in un momento della storia dell'uomo· in cui, rnn b. su~ mano btutale, egli pcriserebbe a dist rusgere ciò che il suo geoìo ha costruitO? ,

« Di nanzi alle vestig ia di Roma antìca, facci amo insieme il giur:1.mento di noo lasciare l'umanità r icadere nell'oscurità che tanti secoli hanno conosci uta.

<I! Levo il mio bicchiere all a salute d i Sua Maestà il re, di Sua M aestà Ja

·frgina, delle Loro Altezze Reali il principe e la pri ncipessa di Piemonte

« Bevo à lla felicità personale di Vostra Eccellenza e a ll a prosperità dell'Ita lia» . (Da. Il Popolo d'Italia, N . 6, 6 gennaio 1935, XX II).

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