
33 minute read
LE CONVERSAZIONI ITALO-AUSTRO-UNGHERESI
In Iziate A Palazzo V Enezia
IL CONVEGNO Dr ROMA *
Advertisement
ROMA. 21 notte.
Stamane, i capi dei Governi e i miryistri deg li Esteri dell'Ungheria e d'Austria, dopo aver deposto le corone al Pa ntheon e all'Altare delb. patria, sono stati ricevut i dal capo del Gove rno, al quale sono stat i successiva mente presentati i componenti dei loro segu iti.
Nel pomeriggio, ha avuto luogo a palazzo Venezia una riun ione, a lla qua le ha nno partecipato, ass ieme col capo del Governo, il P res idente del Cons igl io ungherese. Gombos, il cancellie re aust r iaco Schuschnigg:, il ministro deg li Esteri di Ung her ia D e Kan}'a, il ministro degli !:steri d 'A ustria Berger-Wal dencgg ed il sottosegretario :1gli Esteri Suvich. · l e conversazioni, cominci ate al le 15, sono proseguite fino alle 16 .30, e saranno ri p rese domani nel pomeriggio.
• D :i li Po/,o/o ,1'11,1/ùr, N. 82, 22 marzo 1936, XXIII.
IL CONVEGNO TRIPARTITO DI ROMA GIUNTO ALLA CONCLUSIONE*
ROMA, 22 notte.
Sono sta te proseg uite , nel pome rigg io di oggi, a pa lazzo Venezia, le conversazioni italo-austro-ungheresi, g iungcrido alla conclusione di accordi che SJ.ranno firmati domani.
• D;i. li Popolo d' l1<1/i<,, N. R3, 23 miirw 1936, xxm.
I NUOVI ACCORDI ITALO-AUSTRO-MAGIARI*
ROMA. 23 noi/e.
A conclus ione delle conversazioni italo-aust ro-ung heresi· d i questi g iorni, che sono sta te tenute in uno spirito di g rande cordialità e reci· p roca comprensio ne, il capo del Gove rno, i l ca ncelliere federa le d ' Austr ia e il Presidente del Consiglio d' Ungheria, hanno proceduto oggi a palazzo Venezia alla firma di un atto addizionale ai protocolli -di Roma del 17 marzo 1934.
* D:i li P<>/10/ 0 ,riralì.1, N . R4 , 24 mm:o 1936, XXJII .
T ale atto sarà reso di pubblica ragione nel pomeriggio di domani. ( + )
IL TESTO DEI PROTOCOLLI ROMANI*
ROMA, 24 nolte
Ecco il testo <lei protocolli add izionali ai protocolli di Roma del 17 marzo 1934:
« Protocollo aJJiziono.le numero I. - Il capo Jd Governo itll.liimn, il once]. liere fed erale J'Austria e il PrcsiJcn te <lei Consiglio d'Ungheria, Iiuniti in Rom:i il 23 marzo 19%, constatano con soJdisfazionc: i favon-voli ri~ultati ai qu:ali h:i parlato la collaboraiionc continua dei tre Governi per il ·m.intenimento ,le!la pace e per il riassetto economico dell ' Europa; riaffermano so knnemente la loro volontà di restare fedeli ai principi politici, e<onomiri e cultura li dei protocolli di Rom:i del 17 mar:.:o 1934; riconoscono essere intc>resse de i tre p.iesi di armoni z:t:are ognor p iù, in tutti i C!lmpi, la loro azione con gli s,·iluppi ulteriori dei quali potrà essere suscettibi le J.i · s ituazione europea e de(idono Ji costitui rsi in gruppo e crea r e a questo !ICopo un m t:.ano permanente di cnnsultaiione rt"Ciproca
« Protocollo addizionale numero 2. - Basandosi sui propositi di cui al pro· t ornilo addizionale numero 1, i tre Governi ronfnmano di nuovo la loro decisione di non intraprendere lllnin n c,i::ruiato politirn importante attinente 3lla q ue stione d:rnt1bian.1 con il Govc-rno di un terzo Stt1to, senz:1 :i.vere in prereJenu preso contatto con i due llltri G overni, insieme ai quali i protn<0lli Ji Roma del 17 marzo 1934 sono scati li.rmati. St:bbene i tre Governi siano com· pletamentc- d'accordo sull' utilit;J dello svi luppo delle loro rcla:.:ioni economiche con altri Stat i danubiani, essi riconoscono che per ora una ta le intensificazione non po trebbe- effettu:mi ch e con accordi bilaterali.
Pro tocollo addizionale nufllt'ro 3. - L'organo perm:mente di co nsult:azione reciproca, contemplato dal protocollo add izionale numerò 1, ~arà costi tuito da i ministri degli Affari Esteri dei tre Stati fi rmat3.ri. Tale organo ! i riuni r.I pcr in· d icamente e qua~do i tre Governi lo p:iudich !'ranno opportuno.
« In fede di che, fi rmano i presenti protocolli, rcdaui in tre originali, rispet· tivamente in -li ngua italiana, in li ngua tedesn e in lin1;ua ungherese. ·
«' In caso di divergenza, farl fetle il testo italiano, « FtNto ti RrmM, ;/ 23 m (1YV1 1 936 ».
MUSSOLINI FONDA APRILIA, QUARTO COMUN E DELL'AGRO PON TINO, E N ELL'ONDEGGIARE DEI VESSILLI, AL BALENIO DELLE ARMI, FRA INDESCRIVIBILI
MANIFESTAZIONI DI ENTUSIASMO, ANNUNCIA AI BON IFICATORI ACCLAMANTI LA FONDAZIONE DI POMEZIA*
LITTORIA, 25 n otle.
Il regime brucia le tappe della redenzione pontina. T re dei cinque comuni stabiliti da l Duce sono già sorti e, di ciuesti tre, uno è già capo· luo.~o di p rovi ncia . Il quarto è stato fonda to oggi. ·
Chi, come noi, ha avuto il p rivile,c:io di seguire tu tte le fasi di questa ciclopica impresa, accompagnando il Duce in ogni s~ visita a ll'Agro, di nessuna cos.1. pot rà più so rprenders i, a nche se gl i s ia dato di incontrare, ad ogni ritorno, nuove, mirabili opere e nuovi, suggest ìvi aspetti di una vita uscita ormai dalla penombra dell'alba e entrata in piena. luce solare.
Tutt::ivia non può non stu pirs i e lo stupore si tramuta in motivo di legittimo orgog lio pe r la puntualità metodica con cui le varie tappe del· l'impreSJ. si vanno succedendo e per il ritmo alacre con cu i i lavori procedono, anche in questo eccezionale periodo d'assedio economico.
Il calend ario del regime per l' anno XIV, compilato prima ancora dell ' iniqua sentenza g inevrina, fi ssava a l 25 aprile la fondazione del quarto comune pont ino. Alla data prestabili ta, l'e\'ento si compie. Al trentunesimo piorno delle sa nzioni, il Duce inaugu rava Pontin ia. Oggi, centosessantesimo giorno delle sanz ioni, ha fondato Aprilia.
Vi Itoriosa Manifestazione Controsanzionista
Nessun rinvio, nessun rallentamento, nessuna sospensione, nella bo. nifica pont ina, come, del resto, in ogni campo ·dell'attività nazionale. Sembra, anzi, che l'avanzata dei bonificatorì, come tutta l'attività cost.ruttrice del regime, abbia lo stesso passo, celere e in fat icabil_e, delle divisioni vitto riose che marciano in Etiopia a tempo ·d i primato. IL nuovo comune, h a l'alt ro, avrà un carattere t ipicamente antisanzio nìsta, p erché, nell a cost ruz ione, saranno escl usi materiali d' importazione e sistemi ed i. lizì che ci rendono t ributari dell'estero.
Molto p rima c he sorgesse, esso fu battezzato dal Duce con il nome di A prilia.
• Da li Pop ol o d'llitlùt, N. 117, 26 apri le 1936, XXIII.
Codesto nome chiaro, fresco, promettente la stagione in cui il comune che ·lo porta ·si affaccia alla vita, il volto agreste e lucente che a questo sarà conservato (ogni casa avrà un orto e un giatdino e ogni via sarà rallegrata dal sole) farà di A prilia un simbo lico fiore, espressione della per~nne primavera italica. .
NesSun altro nome avrebbe potuto significare o testimoniare più efficacemente il fausto ritorno alla vita, in una plaga in cui nomi di località e ricordi di antiche vicende sembrano voler padare soltanto di tristezza e di motte. ·
N el territorio del nascente comune vi sono ancora oggi località che si chiamano Campomorto, Stracciapanni, Campo di Carne, Femmina Morta; nomi non promettenti; certo, u n lieto sogg,iorno. Il luogo stesso in cui sorge Aprilia si chiama Carroceto, nome indicante una zona di piante -palustri. A Campomorto, nell'agosto 1482, Roberto M alatesta, comandante le milizie pontificie di Sisto IV, sconfisse l'esercito aragonese del duca di Calabria. Ma il condottiero vittorioso e molti suoi soldati morirono di pern iciosa per aver pernottato sul campo di battaglia.
Un'altra località è Carano. Vi morl di malaria il primoge nito di Garibaldi, M enotti, che s'era dedicato all'ag ricoltu ra, e che volle esservi sepolto, perché Ia sua tomba costituisse monito e incitamento ::ii posteri per la redenzione di quella plaga.
TERRA RISCATI'ATA PER SEMPRE
O ggi soltanto dalla terra per sempre riscattata, non lungi da quella tomb::i , in un mare di spighe, sboccia Aprilia.
Carroceto ~i trova a ventidue chilometri dalla Nettuncse, la strada, che, dall'Appia, bivio di Frattocchie, porta ad Anzio-Nettuno. stazione. ferroviaria della linea elettrificata Roma-Nettuno. Sulla . sinistra della strada, a poche decine di metri , in un terreno leg_germente ondulato, sorge rà il nuovo abitato, di cu i stamane il Duce ha celebrato il rito -della fondazione.
Per maggiore precisione, diremo che Aprilia non è compresa n ell'Agro Pontino, ma nell'Agro Romano. Il suo territorio confina con le Pontine e, probabilmente, ne includerà. un a parte; ma l'abitato dista appena quaranta chilometri da Roma. Cosl, da Coltano a ll a M aremma grossetana, da Fre~ene ad Ostia, dall ' Agro Romano al Pontino, da Pesto a Santa Eufemia, tutta un'ininterrotta serie di bonìfiche, lungo il solo litorale tirreno, dà all'impresa redentrice del regime una sembianza gi· gantesca.
· Una grande strada, chìamata Mediana, sarà costruita fra l'Appia e l'Aurelia, attraversando Littoria, AJ)rilia e la bassa valle del Tevere, ma evitando l' attraversamento della capitale, in modo da stabilire comunicazio ni più dirette e più r apide, specie . per il traffico pesante tra la Toscana e la Campania. .
Pe r salutare la nascita di Aprilia e acclamare il suo fondatore , si sono radunati , stamane, nel luogo dell a cerimonia, gerarchie del regime e rappresentanze di tutti i comuni della provincia di Litto ria.
la stazione di C:moceto ha cominciato oggi a funzionare come sta- zione di Aprilia. lunghi treni vi h an no riversato camicie nere, proven ient i dall' Ag ro, da Anzio, N ettuno, da A rdea. Folti gruppi sono s:iunti in autocarri o, marzialmente incolonnati, a piedi. Sopra una piccola a ltura, quattro lunghe fi le di aratri d isegnano un grand e rettangolo. Ai q uattro angoli garrisce il tricolo re su alti pennoni, ornati dai colo ri di Roma.
Rappresent An Ze E Vessilli
Su t re lat i si schierano le rappresentanze con i loro vessill i e le fa nfa re e grand i ca rtelli inneggiano al Duce, ad Apri lia, a lle vittorie in Africa, o recano motti mussoliniani. Sul quarto lato è e re tta una tribuna per le auto rità, co n un pod io al cent ro riservato al Duce. ( +)
Presso la tribuna sono schierati i podestà e i segretari dei Fasci della p rovincia di l ittoria. P restano servizio d'onore i militi della legione Coriol,mo e una ba lda centu ria d i balill a moschettieri pontini.
Nell'i nterno d el rettangolo ltna fi la di bandie rine d isegna un alt ro rettangolo, cor rispondente al perimetro della futura piazza de l comune.
Lun,e:o questo perimet ro, il Duce traccerà fra poco il solco della sorgente A pri lia. · .
U na mod erna motoaratrice è fe rma ad atte nderlo. D avanti alla t ri· buna è stata installata una «capra », per calare, in una buca già pronta, il masso di fo ndazione ·della Casa comu nale. Nel masso sono incise le parole:
<e Opera n;12 iooa le combattenti - Fonda2ione di Aprilia - 2~ apri le XIV er:i foM" ì~ ta »
H a p iovuto tutta la notte e il cielo è ancora g rigio, ma la selva t,ittoresca clei vessilli, le uniformi, gli sga rgianti costumi delle donn e pan · tine, sembrano diffondere tutt'intorno una luce festosa. N elrattesa le fa n fare intonano inni ma rzial i e i g iovan i fascist i cantano, mentre d alla mo ltitu d ine si in voca il Duce.
L'ARRIVO DI MUSSOLIN I
Alle 9 p recise, t re SCJ uilli di tromba annunciano l'arrivo d i M ussolini. ll clamo re s i placa. Disceso dall' automobile, il Duce, che indossa I,'uni forme d i comandante dell a Milizia, pri ma di mostrarsi alla folla, sosta pre~so u na tettoia, ne lla ciua le sono espost i il plastico e le carte planimetnche del nascente comune.
Il piano regolato re, già n oto nelle sue linee gene rali, ebbe qualch e g iorno fa l ' alta approvazione di Mussolini , che ricevette i pro~ettisti, architett i Concezio P etrw::ci e T ufaroli ed inp;egneri P aolini e Silen zi.
11 Duce passa quindi in rivista i mil iti della Coriolano , che lo salutano con un potente « A noi! » , e sale sul palco, accompagnato dal p re· si dente dell'Opera naziona le combattent i, onorevole Crollalanza, dall'ono revole Alfier i, dal prefetto e dal vicesegreta rio federale di l ittor ia.
Ap~na egli appare da ll'alto del podio, la moltitudine Jo saluta con un'ardente acclamazione e con un'impehlosa fiammata d'entusiasmo. SquiJli di trombe, rulli di tamburi, tdpudio di .vessilJi e di fazzoletti rossi, balen io d'armi si fondono in un solo, incompa rabile, spettacolo, dominato dal g rido di mille e mille voci: «Duce ! Duce! Duce! ».
Mussolini sorride e saluta romanamente . Ma la dimostrazione si rinnova più alta e lo accompagna _insistente, mentre Cgli si accing e a lasciare la tribuna.
Sceso dal podio, il Duce si dirige verso la motoaratrice. Monta sulla macchina e, impugnato il volante, l a mette in moto. I primi secchi scoppi del motore echeggiano tutt'intorno, come piccole salve.
Il Solco Augurale
la tratt rice urta la zolla con uno strappo, si muove, sobbalza ; poi , al ritmo serrato del motore, avanza p iù celere lungo il primo lato del g rande rèttangolo. Segue docile l'aratro. Il vomere fende la te rra svel. lendo rad ici e rovescian do da un lato le zoll e fumanti. Il solco si a pre profondo, diritto, come la d iritta volon tà di chi gui da l' ar at ro.
Eretto sul busto, la testa alta, il pugno sa ldo al volante, il-capo fissa 'il suo sguardo in avanti, lontano. Sul limitare del pri mo Iato, egli d isegna un angolo perfetto ; quindi percorre il secondo lato. Poi un ango lo. ancora ed un altro lato.
un u<~;;,~~~:.:et~Ll~~!v:~silli, un balenio di a rmi, Le acclamazioni non lo distolgono ed egl i prosegue diritto, finché raggiunge il qua rto .spigolo del rettangolo. Il solco è tracciato; r9ssegg ia sul prato verde, come una lunga fer ita . La terra rimossa luccica, calda, morbida, uliginosa, quas i a ncora pal· pitante.
Fermata ·Ja macchina, Mussoli ni s'erge in piedi . Lembi di azzurro si apron o n el cielo. Il sole batte ora sul volto del capo, che volge il suo sguardo intorno , sulla moltitudine acclamante e oltre, aJJ'immota ca mpagn a silen ziosa, su cui si espanderà la vita di A p rilia . la fo ll.a rompe lo schieramento e accorre verso la motoarat rice accal·. candosi . Agita i gag liardetti e la ncia, in un coro possente, il suo grido di f ede: « Duce ! Duce ! Duce!» . Egli saluta romanamente ed invita ~I silenzio, Il_ clamore si placa.
La Parola Del Capo
Il Duce parla Sull'infinita, placida distesa della campagna, la sua voce si d iffonde con squillante timb ro di y n metallo di buona lega.
U n urlo formidabile saluta la parola del capo. La folla esulta, ac. dama, canta. Le fanfare intonano Giovh,e:tza. Il palpito di vessilli avvolge la fi gura di Mussolini come una fiamma . L'invocaz ione « D uce!
Duce ! » si leva p iù aJta ed appassionata. Egli scende da lla m:tcchina e si di rige verso l:t <e capra», fir ma la pergamena e la introduce in una custodia con le monete di rito, entro il cavo del masso di fondazione. Impugna la cazzuola e con il gesto ispi· rato e disinvolto, che già ammirammo a Sabaudia e a Pontinia, chiude il cavo. la folla acclama i cantori. Poi torna il silenzio. 11 Duce ha ordinato che il masso sfa calato nella buca. Non s'odc ora che uno stridere di carrucole e di catene: il sole splende nel cielo rassere nato. N ell'aria tersa, che freme come·una ca rezza, p:1ssano le rondini. Quando i l masso ha raggiunto il fondo, prorompe una g randiosa ovaz ione e le m llsiche . intonano l'inno della rivoluzione.
Monsignor Trovalusci, vicario della D iocesi di Albano, in rap presentanza del cardinale Granito di Belmonte, presente anche monsig nor Navarra, impart isce la benedizione divina al masso e alla terra di Ap rilia.
Tutt' intorno è u n silenzio religioso. Tre squilli di tromba, La mol · ti~udine si irrig idisce sull'«attenti! ». Gli alfieri brandiscono in a lto i gagliardetti. Solenne e mariiale, in un perfetto coro di cent inaia di voci, si leva l'Inno a Roma. Sono i coloni e le donne dcli·Agro, i pionieri della vita pontina che salutano la nascita di Aprilia, in neggiando aila più gloriosa città del mondo.
Mussolini si appressa quindi alla massa cora le e ch iede che sia ri petuto l'ltmo a Ro~na. Il fatidico canto t orna a squillare: è come u n peana Ji vittoria, che saluta la nascita di A prilia e il suo fondatore.
Il Duce sì compiace coi canto ri e ritorna sul palco d'onore. La folla invade il rettangolo della· futura piazza di Aprilia e si ammassa sot to il palco, invocando .appassionatamente il capo.
Egli si affaccia al podio, contempla lo spettacolo <li questa folla dì contadini e di operai, di coloni e di bonificatori, raccolta nel mezzo della campagna deserta, per dirgli la sua fede e il suo amore, Sorride e saluta romanamente.
Scende quindi dal palco, e ricevuto, da un g ruppo di donne pontine in costume, il ,:;entile omaggio d i fi ori e di frutta del le terre redente, e ragg iunta l'automobil e, si allontana, per iniziare una delle sue ra pide, serrate, rassegne a i lavori ddl' Agro Pontino
L'AGRO IN FESTA
L'Agro, come ad o~ni sua visita, è t utto in festa e, per alcu ne cen· tinaia di chilometri, egli passa fr a lo sve ntolio delle bandiere e le acclamazioni delle famig lie coloniche e degli operai bonificatori, schierati davanti alle case, sui margini d ei poderi e lungo la strada .
Passando per ~orgo Montello, ossel'Va un campo irriguo sperimentale. QuinOi sosta nef territorio di Sabaudia per visitare un r icco frut· teto sperimentale, nel quale saranno coltivate trentacinquemila . piante.
Oltre un centinaio di coloni con le loro fami,glìe lo acclamano entu· siasticamente. Sono qui schierati uq battaglione di fanteria, accantonato nelle vicinanze e in procinto di partire per l'Africa Orientale, e la Milizia di Sabaudia .
Il Duce discende dall'automobile, passa in rivista il battaglio ne e i militi e percorre il fronte della linea formata d ai coloni, che leva no il b racc io nel sa luto romano e lo acclamano.
« POSSA VIVERE QUANTO VIVRA QUESTO FRUTTETO »
AJl'ingresso del campo sperimentale, si fa incontro una bimba, fig lia del capocoltivatore, che, dopo avergli offerto dei fiori, con voce commossa gli dice: (< Possa, o Duce, vivere quanto vivrà questo frutteto».
Mussolini accoglie l'omag~io e l'aug urio gentile e accarezza la bimba. Poi procede per un tratto <lei campo, osservando i primì lavori che ne faranno un opulento frutteto, Salutato entusiasticamente dalla folla, risale in macchina e si allontana dirigendosi verso la Mi,gliara 53. Prima di giungervi, sost:t presso una casa colonica, davanti alla quale, insieme con una famiglia numerosissima, è adunato un folto ,i:ruppa di ragazzi dei poderi vicini.
Il Duce scende dalla macchina e si avvicina al capofamiglia e alfa massaia, e. fra Je ·grida 2ioiose dei ragazzi, che egli accarezza paternamente, entra nella casa, che è tutta frng rante di caldo pane romag nolo. la mas~ia spezza un pane appena sfo rnato e Io offre al Duce, ch e, :1ssag(?:iatolo, ne loda l'eccellente con f ezione.
Poi si allontana, accompagnato -dal g ioçondo saluto dei fan ciulli è, ri,salito in automobi le, raggiunge b. Migliara 53.
Qui è in corso l'appoderamento (il primo sulla sinistra della via trct~~)c~!euc~1o~f:~~- estensione di terreno, sul quale sorgeranno _ cento-
Egli pone 1a prima pietra, benedetta dal vescovo di T erracina, monsignor Navarra, fra gli applausi sc roscianti d i altre centinaia dì coloni e di bonificatori.
Proseguendo nella visita, il Duce sosta nel campo sperimentale di pioppi che il Comitato forestale ha creato in memoria di Arnaldo Mussolini nel tenimento dell'Università a,gra ria di Sermoneta.
Egli ha rilevato l'importanza del campo, che servirà di mode llo e di esempio anche per la sua pos izione prospiciente lo stradale della stazione di littoria e p:er l'incremento della pioppicoltura lungo tutti i canali dell'Agro Pontino.
Al segretario ,lZencra le del Comitato forestale, che era a riceverlo, ha chiesto not izie sullo sviJup"po della coscienza forestale nel p:1ese Infine il Duce si reca alla stazione di Littoria, v isitando i moderni ed eleganti ambienti di c:ui è stata arricchita
Il Duce Acclamato A Litioria
L'ampliamento di questo centro ferroviario è un indice della rapida ascesa della provincia. dì Littoria. .
la visita all'Agro è ultimata e Mussolini si dirige verso il capoluogo, Ja cui popolazione, in vibrante attesa da stamane, lo accog lie con entusiastiche dimostrazioni.
Egli visita rapidamente j più importanti edifici costruiti "di recente perchè Littoria possa assolvere in p ieno le sue funzioni di capoluogo: la caserma, il di stretto militare, la sede del Consorzio di bonifica, il secondo lotto d elle case popolari , l'asilo infanti le e u n gruppo di fabbricati d ell'Jstituto di . assicurazione.
11 Duce sosta più lungamente all'asilo, ove è ad attenderlo, ·sorridente e canora , la fanciullezza di Littoria. Oltre agli a lunni dell'asilo sono <j ui sch ierat i tutt i g li scolari del capoluogo, che lo accolgono con u na lunga acclamazione.
Egli assiste nel cortile al rito d ell'alzabandiera. Quando il vessi llo raggi unge la sommità d ell 'a nten na, il Duce saluta romanamente, ment re , un coro argen tino lancia le stro fe di Giovinezza.
Acclamato anche dai bimbi che gli si serrano attorno, il D uce s i allontana, <lirigendos i a visitare gli edifici de ll' Istit uto d i assicurazione in piazza XXIII marzo, accoltovi da una grande molt itudine acclamante. La laboriosa ed ardente m attinata pontina si conclude con questo appass ionato saluto d ella popolazione d1 Littor ia al D uce la colazione, decisa poco tempo prima d ell 'invito, è stata improvvisa, ma ciononostante e sebbene ad essa abbiamo partecipato o ltre cento persone, fra cui una sessantina di giornalisti esteri, ha potuto essere allestita e servita ne l modo p iù rapido e perfetto, susc itando la meravig lia e rammirazione d i quegli stranieri che a ncora non conoscevano le possibilità di attrezzamento di Littoria.
Ora è g ià passato mezzogiorno. Dovrebbe r iprendere la via d i Roma. Frattanto, essendosi la perma nenza nell'Agro protratta oltre i limiti di te mpa .fissati, il sottosegretario aJla Stampa e la Propaganda, S. E. A lfieri , ha invitato i ; iornalisti italiani ed esteri ad u na colazione in uno d ei ristoranti di Li ttoria.
11 Duce, venuto a conoscenza dell'invito ri volto ai giornalisti, decide a nch'egl i d i partecipare alla colazione, e prende posto a tavola . Giornalista fra giornalisti, M ussolini dona agli ospjti un'ora indimenticabile di serena cordialità.
Alla fine, il pres idente dell' Associazione d ella stampa estera, H odeI, a nome <lei colleghi stranieri , rivolge al Duce simpatiche pa role d i ring razi amento; e, r icor dando la prima visita fatta all'Agro, r ileva il rap ido sviluppo d e lla redenzione pontina. Conclude osservando a rg utamente che, se nell'Agro si procede con tanta rap id ità, è fac ile immagi nare che cosa possa avven ire in Africa O r ientale.
Un caloroso applauso saluta le parole del co llega Ho<lcl. Quindi alcuni g iornalisti esteri ve ngono presentati a l Duce. ·
Ardente Entusiasmo Di Po Polo
Sulla p iazza XXUI marzo, intanto, la folla è rimasta in attesa, e , quando il Duce riappare, l'accog lie con una nuova, imponente manifestazione.
Eg 1i attraversa a piedi tutta la p iazza ed il viale successivo, tra due fitte .ali di popolo acclama nte. P ot sale in automobile e si a llontana, lasciando Littoria e l'Agro esultanti pe r questa nuova, memora bile data, che s' incide ne lla loro g iovane e g ià luminosa sto.ria
Un' altra ta ppa è stata conquistata con la fond azione d i Aprilia. Romano è sta!O ~I rito , perché inconfondibilmente romana è la fo rza creativa che anima l'Italia del Littorio. lJ fatidico gesto - romuleo, a distanza di ventisette secoli, si è ripetuto non lontano dal Palatino. Il . mito e Ja storia si ricong iungono nel solco or ora aperto
Non importa se l' aratro non sia più quello rozzo e lento tirato dalla coppia di buoi di cui parla la favola, ma invece un'agile macchina mo· derna. 11 solco è il medesimo, il solco profondo e ferace di Roma , centi di Lagosta e Pergusa; quello stesso da cui domani sboccie rà Porne· zia. B il solco medesimo che i vomeri italiani vanno tracciando in terra d 'Africa, sulle piste delle divisioni vittoriose, per seminarvi il germe della civi ltà romana.
Da guesto nuovo solco, segnato stamane da Mussolini, si affaccerà alla vita Aprilia. Col suo nome, con la data della sua fondazione, col miracolo della sua nascita e della sua esistenza, starà · a perpetuare nei secoli il sorriso e I'a,rdore giovan ile di cui splende, alta su se stessa, più alta dei suoi nemici che l'assedi ano, l' Italia di Mussolini.
LO STORICO EVENTO CELEBRATO NELLA CAPITALE
LA GRANDIOSA DIMOSTRAZIONE DI ROMA
A MUSSOLINI
CINQUECENTOMILA PERSONE ADUNATE IN PIAZZA VENEZIA, SULLA VIA DELL' IMPERO, PER LA VIA DEL MARE, LUNGO LA VIA DEL PLEBISCITO, NELLA VIA IV NOVEMBRE E SU CORSO UMBERTO, GRIDANO AL CAPO DEL GOVERNO LA PROPRIA PASSIONE*
ROMA, 6 nolJ e.
Roma, in quattordici a nni di regime fascista, non aveva offerto m ai, fra le tante e memorabili manifestazioni che hanno segnato le t ap pe e g li sviluppi della rivoluzione delle camicie nere, una visione così completa, così fo'rmidabile, così imponente per grandiosità di moltitudine e per fus ione di spiriti come quella che, stasera, è stata offerta dall' adunata che ha consacrato alla storia Ja ful,gente vittoria delle armi italiane. la stessa adunata del 2 ottobre, che pur sbalordl il mondo intero, è stata superata nelle propo rzioni e nel calore dell'entusiasmo; l'orgo· s.Iio per la vittoria, l'impulso immenso della riconoscenza _popolare verso 11 suo artefice, hanno d ato a q uesta r accolta di moltitudine il carattere degli avvenimenti destinati ad essere tramandat i ed esaltati nella me· moria delle ge nerazioni come supreme espressioni di volontà, d i fede, di unità. e di forza.
• pa Il Popolo d' l talùt, N . 127, 6 maggio 1936, XXII.I.
La Fulminea Mobilitazione
Si può di re che, in questi ultimi gio rni, il popolo romano, a l quale, come a tutta la nazione, il fascismo ha d ato piena coscie nza della sua funzione universale , nòn ha vissuto se non per l' attesa di questa grande o ra, ch e l'ha trovato più che pronto, impaziente, ansioso, anelantè di viverla.
Infatti, quando poco dopo le 17.30, si è udito levarsi il primo, insistente si bilo della sirena, non v'è stato un attimo di sorpresa, né d i indecisione.
Immedi at amente, come per un miracoloso improvviso cambiame nto del ritmo normale della vita cittadina, la capitale h a cambiato ,il suo aspetto. · Circa un mil ione di cittadini, un' intera popolo s i è messo in movimento : un movimento turbinoso, vort icoso, eppure ordinatissimo di strada in strada, d i p iazza in piaz~a, di (! Uartiere in quartiere. File interminabil i di automol:iili fiubbl iche e private, di autobus, d i o~n i mezzo di trasporto, la sede ·dei Gruppi rionali , che, in breve, sono divenuti centro di altret tante adunate, ognuna d elle ciuali di per se stessa imp~mente.
Contemporaneamente centinaia di migliaia di band iere t ricolori fio. rivano sulle faccia te, sulle terrazze, alle porte, a i balconi e alle fin estre di tutte le case. Mai se ne erano viste tante: si può dire che non c'è stato hnestra che non abbia avuta la sua bandiera. E con le band iere, o rifiamm i immensi, arazzi, tappeti, emblemi fascisti, drappi dai colori di Roma. Manifesti inneggia nti alla vittoria e al Duce, ai combattenti in Africa, a l fascismo trionfante, ,;enivano affiss i a ogni muro, anch'essi a mig liaia, fino a tappezzare letteralmente le strade; e si accendevano .ovunque fe. stosarriente luminaiie tricolori, e si levavano i p rimi cant i, si udivano le prime fa n fa re. ·
L'URBE FASCIATA DI TRICOLORI E SCINTILLANTE DI LUCI
Tutto in pochi m inuti, in un sincronismo perfetto, impressionante, eppure ben p resto -divenuto un elelllento trascurabile di fronte a llo spettacolo che ne è sorto e che h a mostrato il volto di Roma nella più pura e splendente luce della sua g loria, il tripudio virile e cosciente de1 popolo per la conquistata vittoria, la serena fi e~ezza per l' aspriss ima prova con tanta fede affrontata e superata nel nome d1 Mussolini.
I sentimenti travolgenti che; sgorgando dal cuore profondo del popolo, univa no in un palpito solo moltitudini di cittadini di ogn i ceto e di ogni età, Vibravano nell'aria attraverso i ~anti e le voci dell' adunata che si andava form ando come un coro immenso, che aveva per scenario l'Urbe fascia ta di tricolori, scint ill ante di luc i.
Poco dopo le 18, le varie adunate presso i singoli Fasci rionali, presso i Comandi ,della Milizia, del Gruppo universitario fascista, dei Fasci giovanili, delle organizzazioni ddl'Opeta nazionale balilla e delle Associa: zioni combatte ntiste erano compiute. Con una celerità sorpre ndente, che ha superato quella di ogni altra manifestazione precedente, i fascisti hanno risposto all 'appcllo.'Fra il SC'gnale delle sirene e il raggruppamento presso le località destinate, non è trascorso che il tempo indispensabile per ragg iungere le abitazioni e uscirne dopo avere indossata la camicia nera. '
Ma non è mancato in queste adunate rionali un eleme nto· verame nte ii'!lprevedibile di grande sign ificato: numerosi, infatti, sono stati gli stranieri residenti o di passaggio a Roma, che non 'soltanto si sono presentati alle scrli dei Gruppi r ionali, ma hanno raccomandato altresì vivamente che si prendesse nota del loro nome fra i presenti, in segno di ammirazione, di simpatia e di co rdiale adesione alla ma nifestazione del popolo italiano.
Esultanza Di Popolo
Descrivere, sia pure in sintesi, lo stato d'animo, la gioia, l'entusi asmo dei cittadini, ri ferire le frasi commosse , le espressioni di giubilo, g li episodi di fede nel Duce e di patriot tismo che hanno formato il tessuto, la sostanza sentimentale della gigantesca adunata, non è certo possibile. Ogni movimento, ogni part icola re si è fu so nel suo calore, nd suo clima rovente e i canti e le acclamaz ioni hanno dato alla gioia di ognuno una voce sola, immensa, che si levava da ciascuna delle colonne fo rmatesi presso i Gmppi rionali, dai vari luog hi di concentraiione d'Associazioni, dalle strade percorse da fiumane di popolo e di giovani inquad rati nelle fala ngi dell'Opera nazionale balilla e soprattutto da piazza Venezia, che è stato il centro naturale, il fulcro, il cuore della manifestazione.
Non meno di cinquecentomila persone vi s ì son d ate convegno, st i· pandola fiòo all'inverosimile, traboccan do ne11e adiacenze, p er via de l· l' Impero, per la via del Mare, lungo via del Plebiscito, via IV Novembre e corso Umberto.
In un'ora e tre c1uart i l'adunata si è compiuta. E questo un ind ice che d i per se stesso attesta con qua le impetuoso entusiasmo la cittadinanza romana abbia voluto essere presente in quest'ora, portare al Duce la sua gratitudine, la su a incondizionata fedeltà, la sua d ed izione assoluta p er il tri.onfo della ,g~nde causa e per la difesa d e lla vittoria, che è vittoria della j;iustizia, del diritto e della civiltà.
Trascorso il breve periodo che è stato dedicato aJla preparazione d ella manifestazione, tutto il movimento di masse ha avuto per meta piazza Venezia. Ma non è possibile tracciare i confini dell'adunata, che si è distesa con Ja irrue nza e con il fragore di una marea per l'intero centro della capitale.
.Alla Direzione del Partito son o g iunti e continuano a giun~ere mig liaia di teleg rammi di adesione di fascisti e di italiani resid enti all'estero.
DoP.O le ore 9, il labaro della Federazione d e i Fasci di combatti. meni? d ell'Urbe h a lasciato palazzo Braschi , per partecipare a ll'adunata di piazza Ve nezia, preceduto dalla fanfara. federale e scortato da una centuria arm~ta della M.V.S.N., dai gagliacdetti dei G rupp i rionali, dalle << formazioni nere», dal labaro e O.alle fiamme dei Faset. g iovanili , dalla centuria Fiamme òei Fasci g iovanili, con una centuria armata di giovani fascisti , d al labaro dell'Opera n azionale balilla, con centu r ia at· mata di avanguardisti, dal labaro del Gruppo ·universitario fascista, con una centuria di universitari.
L'ATTESA IN PIAZZA VEN EZIA
Segnano il ritmo crescente della grande attesa i canti della molt itudine, il martellare delle campane, i suoni di cento musiche, i cori che alternano le canzoni del Risorgimento con gli inni della g uerra e della rivoluz ione Ondate sonore dominanti il clamore indistinto delle folle vibrano nel cielo, in cui il profilo augusto di Ròma si disegna n elle luci trico lori di miriadi di fari e di lampadine : la torce del 0.mpido$1i o, i palazzi Capitolini, l'Altare della patria, così come tutti g li edifici pubblici ed i più. illustri palazzi, ne sono fant asticamente ing hirlandati.
La visione è superba. :I! come se, in quest'ora memorabile, bat~esse u n cuo re solo e l'idealç della ,patria avesse p reso forma concreta, u mana. Una fiera. commozione è in tutti. I1 te mpo ha perso il su_o valore. Sembra che si sia arrestato per incidere profondamente nella storia. questa ora di g loria, che vivrà eterna.
E mentre il popolo, così .proteso verso l'imminente parola del D uce, vive in questo clima di passione e di esultanza, a palazzo Ven ezia con~ vergano, intanto, tutte le alte gerarchie del regime. Dalla piazza si scorgono alle fi~estre ministri, sottosegretari, membri del Direttorio nazio· nale ·del Partito ed altre autorità. Sono tutti in uniforme fascista. Nel vano di una fine stra si vede anche la principessa Mafald a d ' Ass ia. Sul balcone centra le è issato un grande tricolore. le invetriate sono ch iuse. AI portone d'ingresso prestano servizio d'onore i moschettieri di Mussol ini.
Alle 18.30 , vi giunge, in · colo nna serrata , il g ruppo d ei deputati, guidato dal Presidente, Sua Eccellenza Ciano. L'annunzio dell' adunata è giu nto con il s ibilo delle sirene , mentre si discuteva il bilancio deJie Colonie. Un quarto d'ora prima circa, il vicesegretario del Partito, on. Serena, ed il segretario amministrativo, on. M arine ll i, che assistevano alla seduta, erano :stati visti alzarsi e allontanarsi daIL' aula.
Sospesa la seduta, il Presidente Ciano; con eloquenti parole, aveva invitato i deputati a recarsi ad indossare l'uniforme fascista e a tornare a Montecii:orio. In meno di mezz'ora tutti erano presenti·in d ivisa, e con essi molti senato ri. E dopo qualche minuto eccoli in Piazza Venez ia. la folta colonna si ammassa davanti al portone del palazzo, attorno a l Presidente Ciano, e si unisce alle acclamazioni del popolo, che, con crescente entusiasmo, invoca il nome del Duce.
N eHa sera orma i inoltrata, l'illuminazione dell'Urbe appare in tutto il suo splen dore e vivifica la selva d i gagliardetti che ondeggiano sulla moltitudine.
Su lla massa oscura del popolo l'Altare della patria s'innalza incor- niciato di fa ci guizzant i, inond ato d i Jucc. Per tutti i suoi ri piani e lungo la sua gradinata si stendono, a rang hi serrati, di ecimila giovani e piccole italiane, balilla , .avanguai:disti e giovani fascisti.
La Formidabile Dimostrazione Al Capo
D alle otto zone di concentramento· sono affluite verso la piana le interminabili colonne ,delle camicie nere, con musiche, gagliardetti e fiamme. Ma la piazza è colma e l'adunata deve estendersi lungo le vaste e numerose arterie che vi fanno capo Ogni minimo spazio disponibile è utilizzato: balconi, finestre, terrazze, appaiono gremiti.
Tutta Roma è presente.
Tutta Roma attende dal Duce, acclama ndo al suo nome, Ja parola della vittoria.
L'attesa ha un ba lzo d'impazienza, allorché la finestra del balcone centrale di palazzo Ven ezia s'illumina. Trascorrono ancora pochi minuti. Poi jJ Ducct. clic indossa la divisa di comandante: generale della Milizia, appare alla folla esultante sa luta ndo col f;CS to romano. Erompe dalla sterm inata moltitudine un ,g rido, che acgu1sta la potenza di un t uono: « Duce ! Duce !». · uno sventolare di bandiere; d i cappelli, ,di -fazzolett i; è un clamore, una t empesta d i applausi, che scrosciano, si propagano e si moltiplicano. L'entusiasmo, la gioia, la riconoscenza del popolo rompono ogni argine , danno vita a una manifestazione <li cui non s'era vista finora l'ug uale.
E il Duce contempla a lungo, volgendo Io sguardo verso ogni lato della grandiosa adunata di popolo. All 'ordine, dato dal vicesegretario del Partito, on. Serena, per il « Saluto al Duce!», si leva . un• for midabile « A noi!». E lo scrosciare d egli applausi riprende per non placarsi, se ·non dopo c he il Duce ha fatto va ri cenni d i voler parlare
Parla Mussolini
Stabilito il silenzio, un s ilenzio prOfoòdo, sole nne, altrettanto imp ress ionante qua nto l'urlo a ppassionato della moltitudin e, la voce del Duce, alta, chi ara e precisa, perfettamente diffusa dag li altopa rla nti, porta al popolo di Roma, agli italiani e al mondo l'annuncio fatidico d ella grande vittoria.
Ogni parola si scolpisce nella coscienza della moltitudine, ch e. a tutte le frasi dello stupendo d iscorso, risponde con ovazioni i ntermi· nabili.
Le p rime, formidabili acclamazioni sono rivolte dal popolo all 'annuncio dell'entrata delle nostre truppe in Addis Abeba e della 6ne d e ll a guerra e si rinnovano a ltissime, scroscia nti alla proclamazione della volontà deila pace romana, l'unica pace degna . delJa civiltà e dei nostri diritti.
Gli applausi si trasforma no i n un urag ano d'entusiasmo allorché il Duce afferma la sovranità di fatto e d i diritto sull'Etiopia, e la missione civilizzatrice dei nostri eroici, mirabili favoratori.
Lo spettacolo dell'adunata è, a questo punto, indt!scri vibile. La sua straord inaria imponenza e potenza è pari a lla grandezza dell'ora. Esso raggiun.ge u n'intensi tà formidabi le allorché, dopo una pausa, a conclusione delle sue paro le, il D uce lancia il grido: « Vi \'a l' Italia ! ».
« V iva l'Ital ia !», risponde in coro la molti tudine, e i l grido è il segnale d i una nuova .e più grandiosa d imostrazione. L'immenso tripudio del popolo trabocca e riempie la piazza, il centro di Roma di u n clamore che assume l'armonia d ' un coro, il valore d'un in no maestoso e solenne
L' IRREFRENABILE ENTUSIASMO DELLA MO LTITUDINE
Il Duce, do po aver sostato a lcuni minuti, lascia il balcone, ma, per dieci vo lte, egli deve tornare, chiamato dall'acclamazione g iganksca del popolo.
Per c irca mcn 'ora, la manifestazione si svo lge con · intensità senza precedenti, che ha ·dc! meraviglioso. Immobile al balcone, il Duce riceve questo tributo d 'affetta: e di fede, mentre, d all'Alta re della patr ia, d ie• ,imila bal illa, ·avang uardisti, giovani fascist i,- piccole e g iovani ita liane intonano l'inno imperiale. Né !a molti tud ine si acq ucta, se non guando il Duce lascia il balcone e le grandi vet rate si chiudono.
Un'ora e u n qua rto è trascorsa. Il popolo lentamente si sciogl ie, ma fa vibrazione dello storico avvenimento permane e si diffon de nell' an imazione ecceziona le dell'Urbe.
Ad adunata compiuta, i componenti della Camera fascista, con alla testa S. E. Ciano, al canto di Giovinezza e degli alt ri inni della rivoluzione, fra f e rvide acclamaz ioni al D uce, sono tornati inquadrati a Montecitorio. Sulla soglia. del palazzo, il Presidente de lla Camera ha ordinato il «Saluto al re ! » e il <, Saluto al Duce !», cui hanno risposto formidabili, il «Viva il re ! » e «I'A noi!».
RIPETUTE ACCLAMAZIONI Al SOVRAN I
Un'alt ra manifestazione ora si compie. Da piazza Venezia, dalla via Naz iona le , dall'Esed ra, da cento altri punti di Roma, una folla sterminata si riversa su piazza del Quirinale per acclamare il sovrano.
I n poch i istanti il vasto spaz io che s i estende dalla Reggia a via XX IV Maggio è completamente invaso da questa enorme massa, mentre altre colonne imponenti d i cittadini incalzano da t utti gl i sbocchi, -d ilagando, poi, ne lle adiacenze della Reggia, sulla via XX Settembre, sulla salita di Monte Cavallo, sulla gradinata della Dataria.
Un g rid o vibrante, entusiastico, possente di « Viva il re! V iva Casa Savoia!» rjsuona da ogni parte, mentre si elevano scrosci formidab ili di applausi, che si fan no d'attimo in attimo più inte nsi:
Le vetrate deJ balcone del palazzo del Quirinale vengono aperte e presso fa balaustra appare il re, che ha, al suo lato, la regina e la principessa Maria. ·
Con una forza impetuosa, si risolleva nell'ar ia il grido di acclama- zione e un agitarsi di braccia, uno ~ventolìo di cappelli riempie tutta la piazza, f.estosamente.
Il sovrano saluta militarmente e la regina e la prinl'ipcssa agitano fazzo lett i. E, dopo aver sostato qualc~c minuto ad ammira re il su perbo spettacolo di questa grandiosa dimostrazione popolare, si ritirano.
La folla non abbandona però la piazza e non cessa le sue acclama- adunata.
Terminata la manifestazione, la moltitudine sfolla lentamente la piazza, fra i canti della g uerra e della rivoluzione. All'altezza del min i. stero delle Colonie, la folla scorge alcuni ascari eritrei di g uardia a l palazzo e li fa segno ad una cordiale manifestazione di simpatia, La marea umana, straripata da p iazza Venezia, si è intanto rive rsata per le vie adiacenti. ! come un' immensa massa compatta, che improvvisamente si dissolve in mille rivoli e si dilata eer tutta la città. I.e vie, fiammeggianti di vessilli, echeggiano d i canti d1 ,guerra e di , •ittoria, di squi lli di trombe e di ru lli di tamburi, di sibili di sirene, splendono di mille e mille luci. ·
Monumenti secola ri e .palazzi p ri ncipeschi , case e negozi sono ingemmati di Jampadìnc trico lori , di trofei e fasci luminosi. Falang i d i giovani fascisti passano con le fiaccole in pugno, il riverbero delle quilli accende sulle mura della città baleni sanguigni. L'Urbe sembra avvolta , d a un alone trionfale Il suo volto aug usto, nella notte lunare, ha lo splendore della vittoria.
Fino a tarda ora il tripud io continua in un immenso clamore. Sulle piazze, balilla, avanguardisti, complessi corali e orchestrali di dopolavoristi eseguono in ni e cantano le canzoni della patria.
Si inneggia alla vittoria del Duce. Il popolo esalta l'epica gesta e il suo eroe.
Il Testo Dei Decreti Firmati Dal Sovrano
BADOGLIO VICER-~ DELL'ETIOPIA •
ROMA, 9 110 /J e.
Ecco il testo del decreto approvato d al Gran Consiglio del fascismo e dal Consiglio dei ministri e sottoposto stasera stessa alla firma del sovrano :
« Vittorio Emanuele lii, per grazia di Dio e volontà del la na:donc re d'Italia; visto J"articolo 5 dello Statuto fo ndamentale del Regno; visto r articolo 3, numero 2, della legge 31 gennaio 1936, XIV, numero 100; vista la kgge 9 dicembre 1928, VII, numero 2693; conosciuta l'urgtnza e l' assol uta neussità d i provvedere; udito il .Gr~n Consiglio del fascismo ; sentito il Consig lio dei mi- nistri; sulla proposta del rapo del Governo, primo mini stro, segretario di Stato; abbiamo éTew~tato e decretiamo :
+ Da Il Popolo d'Italia, N . H l , 10 maggio 1936, xxur.
« Articolo 1. - I territori e le genti che apputenevano all'impero d' Etiopia vengono posti sotto la sovranità piena ed intera del ngno d'Italia Il titolo d'imperatore d'Etiopia è assunto per sé e per j suoi successori da l re d' Ita lia
« Articolo 2. - L'Etiopia è retta e rappresentata da un governatore generale, c he ha il titolo dì viceré, da cui d ipendono anche i ,sovcrnatori dell' Eritrea e della Somalia. D al governatore genei:ak, viceré d'Etiopia, di pendono tutte le a utorità civili e militari dei te-r,ritori sottoposti alla sua giu1isdiziooe. li gover· natore generale, viceré d' Etiopia, è nominato con decreto rea le, su proposta dd capo del Governo, primo ministro, segretario di Stato, ministro, segretarlo di Stato per le Colonie.
«· Articolo 3. - Con decreti reali, da emanarsi su proposta del capo del Governo, primo mioistro, segreta rio di Stato, ministro, segretario di Stato p er le Colonie, sarà provveduto ;1 stabilire g li ordinamenti dell 'Etiopia .
(l Articolo 4. - Il presente decreto, che ha vigore daJ g iorno della sua data, sarà p r~talO o.I Parlamen10 per la conversione in le_i::ge. Il rapo del Governo, primo ministro, segret:uio di Stato, proponente, è autorizzato alfa. presenta.zione dd relativo d isegno di legge.
« O rdiniamo che il presente dec re to, munito del sig illo. dello Stato, sia in5eri w nella raccolta ufficia le d elle leggi e dei decreti <lei Rei;no d' Italia, manJando a chiunque spt'lti di osservarlo e di farlo osservare li,
Un altro decreto, approvato dal Gran Consiglio e dal Consiglio dei ministri e sottoposto questa sera stessa alla firma del sovrano, dice :
« Vittorio Em anuele III, per gra:.r:ia di Dio e volontà dd la nazione re d'Italia; visto il ,regio decreto ltgge 9 maggio 1936, XlV; visto l'art icolo ; , numtro 2, della legge 3 1 gennaio 1926, IV, numero 100; riconosciuta l'urgente e assoluta necessità di p rovvedere al Governo dell'Etiopia; sentito il C.Onsiglio d t i ministri; sulla propos ta del capo del Governo, primo minist,o, segretario di Stato, min istro, seg reta rio di Stato ptr le Colonie; abbiamo decreti to e d ecretiamo :
« Articolo l - Il muescia llo d' Italia, cav.1 Iier Pietro Badoglio, marchese del Sabotino, è nominato gove rnatore generale dell'Etiop ia, col titolo di viceré, con pieni poteri,
41. Articolo 2. - Il presente decreto, che ha vigore d?,I giorno della sua data, sarà presentato al Parl3mento per la conversione in legge. Il capo del Governo, primo ministro, segretario di Stato, ministro, seg retario di Stato p er le Co lon~e, proponente, è autor izzato alla presentazione del relativo disegno di legge.
Ordiniamo che il pre!Kcnte decreto, munito del sigillo dello Stato, §ia inserito nel!a raccolla ufficiale delle leggi e decreti del Regno d'halia, mandando a chiunque spt'lti di osservarlo e farlo osservare ».