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IL PRETESO IMPERIALISMO FASCISTA
E L' ATTIVITA INTERNAZIONALE DELL' ITALIA*
- Il movimento fascista nacque cinque anni or sono, allo scopo di combattere le aberrazioni del socialismo bolscevizzante, e prese notevole sv iluppo allo rché g li operai procedettero all'occupazione delle fa bbriche. Successivamente, di fronte all'attitud ine indecisa del ·Governo, il fasc ismo r iso lse di agire per ristabilire l'o rdi ne nazionale. D opo l'entrata in Roma con u na colonna d i cinquantaduemila uomini, la sfi lata dinanzi al Quirinale voJle dimostrare il leal ismo del fascismo vez:so la monar- · chia, unica forma tradizionale di Governo che convenga all'Ita lia. La dimostrazione pratica dell'opportunità e dell'utilità d ell'opera fascista è data da l fatto che nel 1922 il p aese perdette sette milioni d i o re di lavoro, ment re nel 1923 tale perd ita fu soltanto di d uece ntoquarantam ila ore e nell'a nno corrente sarà ancora minore. Il fasàsmo vuole il mantenimento dell' ordine, unica garanzia per Io sv iluppo de1la prosperità naziona le, e per tutti i buoni elementi ital iani l m errogato circa il cosMdetto imperialùmo ftUcista1 l' on . Mussolini ha risp oJJQ : _
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- Il preteso imper ialismo fascista non esiste, tanto è vero che l' Italia desidera fa re una politica di amicizia con tutti i paesi; la pol itica italiana sarà pacifica, senza essere però pacifista. Il che è nat u rale, dato che tutt i i paesi manteng ono i loro armamenti. Ho .fiducia nella nostra espansione commerciale e credo che prenderà sempre maggiore sviluppo l' esportazione italiana in Oriente, sia per la situaz.ione geog rafica, sia per la tradizione storica dell' ltalia. _ ·
Sull'&ti vit à internazi onale d e/1'/Jafia, ha poi aggiunto-:
- li Governo fascista tende solamente a stabilire efficaci intese d'o rdine economico, come dimostrano i recenti trattati con la Svizzera, la Spagna,- la J ugoslavia, e cc., e lo stesso riconoscimento della Russia.
L'<>n. Mtu!Olini, rich ie1to infine Je il Governo a1111ale i ntenda venire ad accordi co mmerciali coi pae;i delf'Amerfra del 1ud1 ha aff ermato d u egli è ben dispo sta a feicilitflfe l a loro real izzazione, ct>1tt1into che l ' A merica del J11d olfr~ b11on campo all'aJtività commerciale italiana e che giovi anche agli Stati JUd-americftni intemificare i rapporti can /' ] ffllù1 ,
,e: Intervista concessa a Roma, al direttore gener:tle dell' « Agenzia Telegrafica Americana " • Oscar de Carvalho Azevcdo, nei pr imi giorni d i marzo del 1924 . (Da Il Popolo d' Italia, N. 58, 7 marzo 1924, ?{f).
AI BERSAGLIERI *
Generale e commilitoni l
Tutte le volte che mi accade di incontrare un reparto di bersaglieri e sento squillare le trombe che suonano la nostra caratteristica marcia, nel mio animo si alternano sentimenti di melanconia e di orgoglio. Me· lanconia, perché ricordo i miei venti anni, di cui due trascorsi a Verona, fra Je caserme« Castelvecchio)> e« Catena»; ricordo le bellissime corse, al mattino, lungo le rive dell'Adige, corse che allargavano i polmoni e fortificavano i garretti. Sono poi veramente orgoglioso ·di avere pal"lecipato negli anni lontani deJla pace ed in quelli vicini e non di menticabili della guerra, al corpo dei bersaglieri, orgoglioso perché sul Carso, in Carnia, sullo Javorcek, sul Cuckla, sul Rombon, ho visto co n i miei propri occhi tutta la vicenda silenziosa ed eroica del bersag liere ita liano _ .
.'.E per me fonte di viva commozio ne ritrovarmi in queste sale, in questo museo, in questo tempio. cosi r icco di ricordi. Og nuno di essi parla al nostro spirito, og nuno di esS i ci dice che quando si è stati bersaglieri a vent'anni si resta bersaglieri per tutta la vita; vale a dire si porta nella vita quello spirito che chiamerei bersaglieresco di sollecitu· dine e di dedizione nelJ'.adempimento del proprio dovere.
Sono lieto che il mio caro e g rande amiCO duca della vittori a abb ia accolto il mio desiderio di conservare i bersaglieri . Egl i si rese sub ito conto, nella sua squisita sensibilità di capo e di soldato, che non bisog na disperdere le tradizioni, che sono una g rand issima. forza nella sto ria dei popoli; e che .se voi andate togl iendo quelle· tradizioni, voi togliete una delle basi sulle q uali si può edificare Ja storia futu ra, che non se non il comp imento e il perfezion~mento della storia passata. l a scompa rsa d c-i bersaglieri sarebbe stata disaStrosa ai fini morali. Sarebbe stata interpretata nelJa maniera più equivoca, sarebbe stata interpretata come una specie di castigo inflitto a un Corpo the pure aveva un secolo di storia gloriosa.
Approvo che accanto all'Esercito e q uasi in relazione con l'Esercito sorgano istituzioni come la Società vostra, una Associazione dei bersa·
• A Roma, nel musco storico dei bersaglieri nella caserma di S:m Francesco a Ripa, la mattina del 9 marzo 19 24, consegnata a Mussolini la pergamena per la sua nomina a presidente onorario dell'Associu .ione fra gli ex.bersaglieri. In tale occasione, dopo il discorso del ' generale Gaetano Zoppi, presidente del· l'Associazione, i l P residente del Consiglio pronuncia le paro le q ui r iportate. (Da Il Popolo d'Italia, N . 61, Il marzo 19 24, XI}.
, g lieri, ch e accoglie tutti i bersaglieri, che li affiata, che mantiene in essi v ive le tradizioni del Corpo e ne fa una specie di Esercito smobilizzato, che domani sarebbe pronto a rifluire nei quadri e n ei reggimenti.
La ringrazio, generale, per il do no, ma soprattutto per il significato del dono. Questo simbolo dice che tra il bersagliere Mussolini e i bersagl ieri dì t utta Italia c'è un vincolo di fraternità indistruttibile. (li d;. srorso del Duce è rjp et11tamente e fragorosament e acrlamatu) * .
PER GLI INGEGNERI••
Fra tutte le categorie dei professionist i, qùeUa degli ingegneri è la p iù affine a l mio temperamento di costruttÒre, di uomo alieno dalle p~seggiate sulle nuvole e portat o anche a quelle che sono le grandi aud acie dell'ingegneria. Quakhe volta le sollecjto anzi.
Potete quindi contare sul Governo fascista e soJ'rattutto potete guardare con una certa sicurezza all'avvenire G li ingegnerj io li irrunagino t:into all' foterno che all'estero quali pionieri pratici, decisi, costruttivi, di qùesta Italia che voi vedete sorgere giorno per giorno con un ritmo di vita che è enormemente accelerato.
Con questo credo. di avere reso il più alto elogio alla vostra professione, che è destinata a cambiare a poco a poco l'aspetto d'Italia, a renderla più attrezzata per reggere alle competizioni di tutte Je altre nazioni. Vi rinnovo l'attestazione d ella più alta simpatia e vi considero fra i p iù preziosi collaboratori del çioverno fascista .
* « Terminata la vibrante manifes tazione, l'onorevole Mussolini, dopo aver salutato la madre dell' eroico bersagliere Toti e la mad re di un altro bersagliere medaglia-d'oro, alle quali ha baciato la mano, ha visitato le varie ·sale del museo, ammirandone i numerosi cimeli e ricordi che vi sono r accolti. Quindi, accompagnato dalle autorità, è uscito nel cortile della caserma ed ha. assistito alle esercitazioni di una compagnia di bersaglieri ciclisti. Nel cortile stesso, è stato servito un rinfresco, durante il quale si è brindato ai bersaglieri ed alle fortune d 'Italia L'on orevole Mussolini ha quindi lasciato la caserma ossequiato dal le autorità ed acclamato dalla folla ch e si era radunata all'esterno » (Da Il Popolo d' lt(l/irt., N . 6 1, Il marzo 1924, XI).
•• A Roma, a palazzo Chigi, il 10 marzo 1924, verso le 12, Mussolini riceve un a rappresentanza del Sindacato nazionale degli ingegneri Alla rappresent anza, il Presidente del Consig lio rivolge le parole qui riportate. (Da Il Popolo d'llt,lia, N . 61, 11 marzo 1924, XI).
3~• RIUNIONE DEL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO•
Era,ro p-reunti S. E. !'on. M11JJo!ini, capo del Governo e D11ce del farchmo; le IL. EE. i minùtri Carnazza, Oviglio, Federzoni, Ciano; le U. EE. i sottosegretari Acerbo e Pinzi; I,: LL. EE. Torre e gett. De Bono; il gen. Balbo; i/ comm. RoJJi; il comm. Bianchi; l'on. Giunta,- il comm. Rouoni; /'on. Mttzz11ao,· il comm. PoJtiglione,- il gen. T eruzzi; il comm, Cap rino; il comm, Maraviglia; il comm. Bolzon; il comm. M a-rùrelli; il comm. Bastùmini,· il comm . Freddi.
L'tm. Muuolini ha fatto un bret1e riau11nto della situazione po/i. tica anche dal punto di t1ista elet1orale, co1ì còndudenJo,:
La prima parte del nostro piano $trategico è pienamente riuscita. Le opposizioni sono frantumate. Fra un mese, anche Ja seconda parte del nostro p iano si concluderà con esito felice.
Ha preJO, poi, la parola /'on. Giunta, che ha -rilevato subito I~ siJuazione ottima della compagine del Partilo nel mom!nto a/Juale, compagiµe che si è rivelata intatta, pronta e disciplinata nelle adunate pro.virtciali del 2 marzo, e nelle recenti manifestazioni svolteti in tutta Italia. L'o11. Giunta ha, quindi, detJagliaJamente esaminato a!Ctmi rari fenomeni di diSiidentismo, qualcuno dei quali oramai 111perato, qualche a/Jro ridotto a ben minime proporzioni, li prof. Vincenzo Buronzu, segretario della Federnfone provinciale di A leuandria, ha riferito sulla situazione nella ma provincia, sofj erm~ndosi specialmente sul caso Sala-Forni, che non ha creato nell'Aleuandrii10 gravi preowupazhmi. IJ prof. Buronzo ha anche riferito sulla situazione del Monferrd/01 ove alcuni attriJi puramente locali 10110 mila via della 10/uzione.
E stato iniziato, a questo punto, l'interrogatorio dei rappresentanti delle pro~ince, nelle q11aii questi fenomeni sono culminati in episodi degni di attenzione.
Il gen. Pero/, comandctnte della z ona di rmino della Milizia-Naziona/e, ha integrato la relazio-ne del prof. Buronzo, completando/a inoltre per quanto riguarda le altre p rovince del Piemonte, ove il f a1ciJmo è compatto e disciplinato.
L' aw. V aselli, commiutll'io pir la ,rròvincia di Ancona, ha riferit o
· • Tenutasi a palazzo Venezia l a sera del 12 marzo 1924. (Da JI Popolo d'Italia, N. 63, 13 marzo 1924, Xl),
11dla 11,tt opera nella provincia anconeJana e 1111/a siJuazione nelle Marche, ove in q11esti 11/rimi t empi si è notaJo un lminghiero risveglio faJCÙl11 con coitsegu~nte auopimento di piccoli d isumi.
I relatori h(mno anche riferito sulla 1itt1azione elettordle, rendendo conio del lavo ro compù1to daf p1111to di vùta della propaganda e della organizzazione e rilevando l' otJimiJmo delle previsioni.
Riprendendo la s11a re!?nione, /'011. Gitmta ha -riferito 1111/a situazione delie province di Pha, Spezia, Raven11a, Trento, Pùrcenza, Imperia e Parma, 1·endendo conto della decisa opera compiu/d d al D ire fJorio per Ìlolare gli elementi dissidenti,
D opo una fdpida relazione del dott . Orazio Pedrazzi Jll!la 1it11azione di Palermo e di Torino, il Gran Comiglio ha votato f1lla unanimità il Jegm'llte ordine del giomo:
« li Gran Comi glio del f fuciimo, udita la t·clazione dei/Ion. Giunta sulla JÌlll(tzio11e ge,u rale del Partito, ne prende alto con viva soddisfazione e decide :
(( 1. - Tutti roloro che espulsi ·o dimissionati dal Partito hanno tenuto dtmmte il loro ewdo mt atteggianu:nto dì fedeltà alle idee del fas.ismo e di rhpetto del Partito, potranno essere. ria mmersi nel Partito.
« 2. - Tutti coloro che e1/m/Ji o d imiJJiomrti h anno compiuto gestì di ofjeJa ai principi del faJCismo o costit11ito organismi dì fazione SflÌ quali gli avversari del fascismo· hanno tentato la loro ennesi11'la, ridicola spernlazione~ dovnm110 essere comìderatì e tra/tali d a traditori.
<< li D ireJtorio mrzionale è incarica/o di dare pratirn esemzione a questa deliberttzio11e i n accordo con gli organiJmi locali»
La seduta è staia, quindi, rin viala a domani sera.
36" RIUNIONE DEL GRAN CONSIGLIO D EL FASCISMO•
ErflJ!O presenti le LL. EE. i ministri Camaiza, O viglio, Federzoni, Ciano; le LL. EE, i JoJtougrelttri d i StttJo Acerbo e Finzi; le Ll. EE. on. Torre, Jen. De Bono e gen Bal bo; il comm. Bianchi e il comm. RoSJi,' /'on. GirmlP; il comm·. M arinelli,· il comm. Teruzzi; il comm . Bofzon; il comm. ltfttraviglia; il comm. Freddi; /'on. Mazzucco; il comm. Postiglione,' il co,mn . Rouoni; il comm. BaJlianini; il comm. Caprino; il comm. Fauiolo; il comm , Chiavolini.
• Tenucasi a palazzo Venezia la sera del 13 marzo 1924. ( D a 1/ Popolo d'!Ja/ia., N, 64, 14 marzo 1924 , XJ) . ·
A ll'inizio della seduta, il segreJario generale amm;ni!traJiv·o, comm. Marine/li, ha fatto urta relazione tulle f orze numeriche del parJilo , 1 Fasci regolarmente costituiti sono 721 6 . Le t essere prele1:a/e n à pri mi m esi del/'annu in corso, cioè dal 1° gen naio al 12 marzo, sono eJaJlamente 371.467, Le Federazioni provinciali che alla data . del 12 marzo 1924 hanno 1t1pera/o, come numero di iscritti, quello della 1te1sa d ata de/ 1923, 10110 le seguenti: Cuneo, Novara, Bergamo, Brescia, Como, Sondrio, B elluno, Udine, V enezia, Spezia, Parma, Arezzo, G rosseto, An((ma, Benevento, Caserta, Napoli, Salern o, Catanzaro, Catania, M euina, Palermo, Siracusa e Sassari,
Le Federazioni provinciali che hanno ritfrato il ·maggio r numero di tessere sono : Firenze 22.500, M ilano 17.000, R oma 16 500, BreJCia 13.100, Alessandria 11.oOo, Bergamo 10.000, Cremona 10.000, Ca.seria 10.000.
Sono stati costit11iti in q11e1ti primi d11e mesi 104 Fa1ci nr1ovi dislribuili in ogni regione d' Italia le teJSere dell'Avang11ardìa Giovanile PaICista di!tribuite dal 9 febbraio al 12 marw 1924 Jono 10,119. Al 31 dicembre 1923, le tesiere ritirate furono- 38.954.
Dal punJo di vista numerico, la 1it11azio11e del Partilo è quindi sono ogni arpelto confortante.
Il ugretario generale de/Ja Confederazione delle C()rporazio ni 1indaca!i faICiste, comm. R os10ni, comunica al Gran Consiglio- che le t eJJere finora distribuite aSJommano a 9 60.000,
Il G1·an Con;;glio vota quindi al/Iunanimità il .;eguente ordine deigiorno.•
« li Gl'an Comiglio prende atto della relazione d el .segretario ge11erale amministrativo, comm Marine/ti, 1111/a f orza numerica d el Partit o compiacendosi dell'increment o degli iscritti verificatosi in tutta Italia e pill specialmente nel M ezzogiorno».
Il G ran Consiglio i:1ffro-nta1 quindi, la discuuione circtt l'opportunità di inibire ai dirigenti faJCiJti /'aa11m11lazione delle cariche. In merito alla q11eJJion!? hanno parlato gli 011. Muuolini, Acerbo, Finzi, il 1en De Bono, il gen.- Balbo, Maraviglia, Bianchi, T eruzzi, Po11iglio11e, Feder~ zonì, Bastianini, RoJJi ·e G iunta, l'on Munolini ha, q11indi, rùumnto la discunione, e propo1to il segmmte ordine del giomo, che 'è 1tato votato alla unanimità :
<< Allo scopo di allargare i q uadri del fascismo e rendere possibile la selezione nella preparazione di dement i utili al Partito e al paese, il Gran Consig lio d ecide:
« l. - Non è :immessa la cumulazione di cariche negli organ i politici sindacali militari che sono g li orga ni essenziali del Pa rtito.
OPERA OMNIA Òl BENITO MUSSOLINI
« 2. -N on è ammessa la ci.imulazione di cariche di Partito con le cariche d i Governo.
« Quest'ordine entrerà in vigorè il 12 aprile 1924
« Le norme di esecuzione sono stabilite dal Direttorio nazionale».
Si procede, q11indi1 alla nomina dei Jindaci reviJori dei conti del bilancio 1923 del Partito Fascista, che ·vengono icetJi· nelle persone del doJt, Ferruccio l.Antini, avv, Giovanni Vits elli, rag. Gino Baroncini.
Viene pro-1eg11ito, quindi, }'esame della situazione del ParlitO altra· verso le relazioni dei 1egrelari provinciali,
V iene aJcolttJJo per. primo il prof. Guerri, commissario per la pro· vincia di Parma, che riferiJce mila soluzione recentemente raggiunta nel Parmenu di tuJti i diuidi che avevano finora turbaJtt lo spirito del fa,. scismo in quella pr()1Jincia.
Segue l'aw Rotigliano, che riferisce sulla situazione nel Bolognese, ottima sotto molti aspetti, rilevando soprattutto l a diffusione dell'idea fascista nelle classi lavoratrici, ed in special mo1o tra i contadini li segretario generale del Partilo dichiara che il fascismo _è p"e rfettamen/e dispo1to alle previsioni fatte per la mobilitazione d i tutti gli organùmi ai fini della propaganda e della organizzazione, D opo aver accenna!<> alla questione finanziaria, il relat ore passa in rassegna lo svil,1ppo di propaganda, che ha già dato e1iJi lusinghieri, senza per altro turbare il ritmo normale del/~ vita della campagna. Accenna al meJodo di questa propaganda, che si compirà in tre tempi, a ciaJruno dei quali è stato auegn11to un compito particolare.
. J! prcrf. Agostino Scarpa compie, quindi, la JUa relazione sul faICismo nella provincià di Imperia, dop_o di che /'on. Giunta riferisce sulla situazione elettorale.
Finora il Direttorio· nazionale, brillantemente cottdiuvalo dall' Ufficio propaganda, ba provvedUto alla 1tampa di Ire milioni di opuscoli e 'di un milione di ma11ife1ti1 che sì sJanno dist ribuendo in ttllla Italia. Son() siate, poi, intensificate le manifestdZioni periodiche d omenfrali a mezzo degji oral01'Ì a diJposhione diretta degli uffici; sopraJ/utJ o è stata accentuata l'aziorle di propaganda orale nel Mezzogiorno, con particolare riguardo alle province ove occorre fronteggiare superstiti p osi zioni avvenarie (Salerno, Potenza, ecc.). '
Domenica scom,, ttd e1empio, si ebbero molte manifestazioni simul. tanee nei capoluoghi della Sicilia e a Palermo, do ve f u . inv iato Or,n:io Pedrazzi in conlrttddiuorio con Pon. Di Cesarò, il quale si diceva doveue tenefe un disforso, che però non ebbe più luog(). A d ogni mod() la manifntazione faJci.Jta /11 imponentfr.sima e , oJi quelle tenute a Gir· genti, Messina e Caltalliuet la.
Sono sfati inviali a disposizione di alcune Federazioni meridionali giov'ani propagandisti non candidati, perché svolgano interuamenJe in ogni centro, fino al giorm> delle elezio11i, 1111a continua ed attiva azione, allo scopo di màggiormen/e gara11lire la pùì compleJa unità di indirizze dura,r/e la lo/la. Le manifestazioni di propaganda orale saranno inten· sificate nelle pro1sime ultimane ed in particolar modo dove nel corso delta campagna sarà necessario ribattere prontamente discor1i di uomin; politici avversari.
I nfine allo scopo di in1egrare /'azione di propaganda scritta con op· port11ne iniziative /()'Cali senza che perciò ne 1oj]ra /'indirizw unico e organico impresso alla folt a, sono stati i nviati alle Fed erazioni inodelli di manifesti, f ogli volanti, enunciazioni ecc da stamp_arsi e diffondersi a CJJrtJ delle Federazioni stesse. Tale metodo Jarà seguito anche per quanto concerne gli spunti polemici che eventualmente 1aranno iugg e· riti nel corso della campagna e/el/orale. Anche ai propagandisti Jono JJate date preciJe norme circd gli argomenti mi quali orrorre maggior· mente imistere nei dis corii e nei comizi.
L'on. Giunta annunzia, quindi, la costituzione di un Circolo del Lii· torio, che sarà 1m luogo di ronvegno, ,m renJ ro di cultura del Partito.
La sed11ta viene q11it1di rin viata a domani sera per la relazione sulle Avang11ardie e Jlli Balilla.
85" RIUNIONE DEL .CONSIGLIO DEI MINISTRI •
Il Prnidente deÌ Consiglio dichiara che riferirà JUgli 11/timi tt vveni. menti di ordine internazionale che hanno intereuato direllamente l' Ila· lia. Q11anto alfa questione delle ri parazioni1 eua ~11/rerà in una fa se n 11ova dopo che gli e!perli a11rdnno comegnato i l oro rapporti alla com• miuione delle ripardZio ni.
li punto di vista del Governo italiano - egli dite - è noto ed è confortato da lla realtà delle cose. La questione del Giuba è oggetto di conversazioni fra Roma e Londra. Quanto ai trattati di èoÌTimercio di cui v i riferisco, ess i hanno, oltrl:" a quella economica, una evident~ im· portanza. politica. Nei diciassette mesi del nostro Governo sono state al· facciate regcJari relazio ni economiche col Canadà, con la Francia, con la Svizzera, con la Cecoslovacchia, con Ja Spagna, con l'Al bania, con la Russia, con la Jugoslavia.
I negoziati commerciali condotti con· l'Albania h anno portato alla stipulazione d i un trattato di commercio e d i navigaz ione, d i una con·
* Tenutasi il 14 marzo 1924 (ore 14.;0-19.30). (Da Il Popolo d'ltJù,, N. 6\ 15. marzo 1924, XI).
Opera Omnia Di Benito Mussolini
venzione d i stabilimento e di una convenzione consolare. Tutti e t re questi patti rispo ndono. ad un duplice interesse per i due Stati : politico ed economico.
Per Ja sua posizione geografica , p er il caratt~re della sua econ omia, per la vicinanza fra le due sponde e per i continui contatti fra i d ue popoli, l'Albania { destinata ad avere con l'Ifalia intense relazioni economiche. Perciò lo sviluppo dei rapporti commerciali fra l'Jtalia e l'Albania trova già base in favorevoli condizioni naturali. Il mercato italiano infatti largamente si presta all'acquisto di molti prodotti del suolo che l'Albania , paese essenzialmente agricolo, ci può inviare. A sua volta l'Albania si presenta come un buon mercato di assorbimento d i numerosi p ro dotti industriali ita]ia ni e costitu isce anche una utile via d i ·transito per il commercio italiano con i paesi d'O riente.
Il t rattato di commercio e di navigazione concluso il 10 gennaio ha voluto appunto porre le basi per una intens ificazione delle relazioni econom iche e commerciali fra l'Ital ia e il nuovo Stato albanese. N ei rig uardi doganali esso risponde anche alla necessità vivamente . sentita dall'Italia di attenuare l'asprezza delle aliquote tariffarie stabilite dalla tariffa albanese, che ebbe a trasformare in specifici i v ecchi d azi ad valorem.
D 'altra parte anche l'Albania desideravi di conseguire qualche sgrav io d oganale per le sue esportazioni di bestiame che· avevano subito un certo ristagno. Il nuovo trattato stabilisce anzitutto fa p iena libertà d i commercio e d i navigazione tra i due paesi e l' eguagli anza di trattamento fra i rispet tivi cittadin i in tutto quanto con.cerne il diritto d i esercitare jJ commercio, le industrie e le professio ni. Pone poi a base dei rapporti commerciali italo-alb."'1. nesi l a clausola della nazione più fa. vorita per ,l'importazione, l ' espurtazione e iJ transito, e ·cont iene l'im pegno fra i d ue Stati a no n ost:tcolacc il commercio reciproco con proib izioni o rest rizioni· <li traffici. N ei riguardi della navigazione, il trattato stabilisce la concessione recìproca de l trattamento delle navi nazionali; ma p,!rticolari di sposizioni ammettono le navi italiane ad effettuare, come già fa nno, il trisporto di merci e d i pa.sscggcrì dall'uno all'altro porto alba nese, e d anno diritto ai p escatori italiani di esercitare la pesca nelle acque territoriali albanesi e d i concorrere aile pubbl ich e aste per l'esercizio della pesca nelle acque interne dcli' Alb.i.ni a, Circa le concession i tariffarie può d irs i che l'Italia ha ottenuto riduzioni veramente sensibili per numerosi prodotti di sua esportazione, olt re al consolidamento delle attual i aliquote delJa tariffa alban~se per altre merci c he interessano in grado m inore il commercio italiano. A sua volta l'Albania ha ottenuto il consolidamento dell'esenzione già prevista nelJa t ariffa italiana pe r varie materie g reggie di su a p roduzione;
Éssa ha conseguito altrcsl alcune sensibili riduzioni di dazio per il bestiame.
Al trattato di commercio hanno fatto seguito, come si è accennato, le ·convenzioni di stabilimento e consol are firmate il 29 febbraio, le quali hanno regolato, in modo cqe può ritenersi stabile e duraturo, i rap· porti giuridici fra l' Italia e l'Albania in sost ituzione del vecch io regime capitolare, basandosi sul principio della ·parità di trattamentO con i na· zionali e con i cittadini della nazione più favorita.
Non v i è dubbio che questo sistema di convenzioni è d estinato a stringere sempre più i vincoli di" cord iale e sincera amicizia fra l'Italia e l'Albania.
Gli accordi stipulati il 1° marzo con la Cecoslovacchia comprendono: una convenzione addizionale aJ t rattato di commercio e di na· vigazione firm ato a Roma il 23 marzo 1921; una convenzione consolare ed una convenzione intesa ad ev itare le doppie imposiz ioni e a re• golare altre questioni in materia di imposte dirette.
La convenzione addizionale costituisce la integrazione , resa ormai necessaria dalle esigenze di un più ampio sviluppo degli scambi com· merciali fra i due paesi, del trattato di_ commercio concluso a _ Roma nel 1921. Basan dosi sulla reciproca concessione del trattamento della nazione più favorita, consacrata nel tratta to del 1921, la nuova convenzione stabilisce a favore di entrambi g li Stati speciali riduzioni di dazi per le merci che interessano più direttamente il loro commercio di· espor· tazione, e regola inoltre in maniera libera le il reg ime delle merci stesse, nei d gtL1 rdi dei divieti d'importazione
Ma, oltre a ciò, ci è stata data dalla Cecoslovacchia una garanzia di importanza essenziale nei riguard i della stabilità del trattamento doganale applicabile alle·nostre merci. Questa garanzi a è contenuta in una speciale disposizione secondo la quale la misura dei dazi della tariffa cecoslovacca, espressi in corone-carta, dovrà essere adeguatamente modificata, in caso di variaz ione nel corso della corona, in modo da far conservare ai dazi generlili e convenziona li il valore che essi avèvano di fronte a loro nel 1923. In virtù di tale norma il commercio italiano trovasi messo al riparo dalle conseguenze di un aumento nella misu:ra reale dei d azi cecoslovacchi, aumento che si verificherebbe in caso di rialzo del corso della corona. Così per l'uno come per l'altro Stato la convenzione stabilisce ancora numerose consolidazioni dei benefici d aziari già concessi ad altri ,pae~i, vi ncolando cosi i benefici stessi alla . durata del nuovo patto, senza farli più dipendere dalla sorte dei trat. tati nei 9uali essi furono in orig ine stabil iti.
La conv~nz ione consolare fra l'Italia e la Cecoslovacch ia completa anch'essa le stipulazioni del trattato di commercio del 23 ma rzo 192 1, disciplinando stabilmente i rapporti giuridici fra i due Stati, in quanto conceme la istituzione di uffici consol ari e le funzioni attribuite ai con· soli rispettivi. . mai esse re meno favorevole di qu,ello accordato ai cittadini di qualsiasi altro Stato, posso affermare che il principio in base al quale la .questione troverà in un prossimo -avvenire una soluzione equa e soddisfacente è stato d1iaramente stabilito come base dei futuri ulteriori accordi.
La coovenzione relativa alle doppie imp05izioni costituisce la prima comacrazione ufficiale della tesi che in questa difficile materia l' I talia ha sostenuto nei dibattiti svoltisi sia nella conferenza di Roma del 192 l, sia presso la Società delle nazioni. Tale tesi s'informa al principio di dìscri~inare Je imposte secondo. la loro natura e il ]oro diverso _ carattere, per applicare ad esse la norma generale secondo la quale il diritto di imporre il tributo spetta allo Stato nella cui giurisdizione si produce il reddito che vi è assoggettato, e nei limiti in cui tale reddito Si.prod uce.
Di molto maggiore importanza economica e politica è il trattato di commercio e di navigazione- 'con l'Unione della Repùbblica dei sovieti ratificato a Roma il 7 milrzo.
La g rande importanza politica del trattato di comme rcio con la Russia cons iste in ciò : che esso contiene r e.splicìto riconoscimento de jt1re del Governo ·dei sovieti Conformemente a quanto, a nome del Governo, ebbi a dichiarare alla Camera nella tornata del 30 novembre, il Governo italiano_ concepiva il riconoscimento de Jure del Governo dei sovieti come l'indispensabile presupposto della ripresa di normali relazioni, non soltanto politiche, ma economiche.
In attuazione di tale concetto, il trattato, mentre all'articolo l stabilisce la ripresa di normali rapporti consolari e diplomatici. t ra i due paesi, disciplina negli altri articoli l'attività che i cittad ini dell' uno -Stato potranno esercitare nell'altro, lo scambio delle merci e l'esercizio della navigazione mercantile.
In ta l gu isa, J'Italia, prima fril le grand ì potenze, ripristina_su basi morali le relazioni politiche ed economiche con il grande popolo russo, i cui interessi non furono mai in contrasto con g li interessi italiani, e si accinge a collaborare con esso p er la ripresa economica dell a Russia e per la risoluzione _dei più importanti problemi internazionali.
Le trattative per gli accordi economici e politici con la Russia sono state molto ·lunghe e difficili, non perché sia venuta meno in qualsiasi momento la buona volontà reciproca, ma perché si trattava di mettere d'accordo due sistemi economici differenti e di risolvere molte questioni che si presentavano sotto aspetti nuovi.
Posso afferma re che gli interessi italiani sono stati ellicacemente tutelati e che il trattato di commercio e di navigazione testè concluso è destinato ad offrire all'iniziativa italiana un campo di azione assai vasto. La questione dei cedami e d egli indennizzi non ha potuto trova re .nd trattato la sua d efin itiva soluzione Tuttavia essendosi i due Governi messi d'accordo che il trattamento da fars i ai cittadini italia ni non potrà.
La convenzione doganale che integra il trattato di commercio assicura alle merci italiane un trattamento favorevole. Non sol~anto g li agrumi , lo zolfo, il marmo, il tartaro greggio, la seta e gli altri pochi prodotti, che prima della g uerra costituivano il nerbo delle nostre espor• tazioni in Russia, ma altresl le automobili, le macchine agrarie, i tessuti di cotone e di seta e altri prodotti industriali italiani saranno ammessi a godere di un tratfamento doganale à.tto a facilitarne l'imi,ortazione. · fo tal guisa, il ~ommercio dell' Italia con la Russia non sarà più alimentato esclusivamente d a alcuni prodotti agrari caratteristici dell' Ital ia , ma sarà integrato da quei prodotti industriali nella cui produzione il nostro paese, in virtù dei grandi progressi compiuti durante la guerra, si è ormai vittoriosamente affermato.
Le importazioni di merci italiane in Russia, come del resto le importazioni dì merci· russe in Italia, saranno inoltfe agevolate dalle ulteriori intese, stabilite tra i due Governi, i quali si sono trovati d'accordo nel proposito di agevolare quanto più è possibile la ripresa dei t raflici sulle basi stesse che 'esistevano · pdma della guerra. Così, mentre le importazioni di grano eh~ costituivano di per sé sole una percentuale altissima del corrunercio della Russia con l'Italia, saranno facilitate in ogni miglior modo, il Goyerno dei sovieti si propone altresl di acquistare in Italia una parte dei prodotti industriali .indispensabili alla rinascita economica della Russia.
Alla ripresa .di relazioni economiche, la Marina mercantile italiana è chiamata a contribuire ·assai largamente. Le nostre compagnie d i navigazione, che già in passato avevano ripristinato linee regolari coi porti del mar Nero, potranno ora dedicarsi con maggiore tranquillità al traffico dell'Italia con la Russia, in quanto il nuovo trattato garantisce loro sotto ogni rapporto il trattamento de lle navi russe e concede loro. altresi il diritto di ese-rcitare il cabotaggio tra al~uni dei principali parti de! mar Nero, così come de! resto le navi russe potranno esercitare il cabotaggio tra alcuni dei principali porti italiani.
La materia delle concessioni, specie di carattere minerario, ha formato oggetto di p'rofondo esame durante le discussioni per il trattato di coÌnmercio. D sembrato al Governo italiano che non foss e opportuno chiedere concessioni che avrebbero potuto in seguilo rivelarsi rion adeguate alla nostrà capacità finanziaria e tecnica, che ffieglio fosse qùindi limitao;i a stal>ilire, in cordiale intesa col Governo dell'Unione, gli in- dispensabili presupposti per quell'opera di collaborazione che l'in iziativa ed il capitale italiano nei limiti delle proprie forze potranno due alla messa in valore delle ricchezze minerariè della Russia nell'i ntcre5se cer mune dei due paesi.
Tali p resupposti sono stati determinati e le iniziative italiane che si manifesteranno e che avranno per obietto conces?ioni concretamente precise e adeguate alla nostra capacità, troveranno certamente presso il Governo russo ogni migliore e più favorevole disposizione.
Considerate nel loro complesso, Jc clausole economiche del tratt;.to italo-russo stabiliscono su basi eque e Sul principio della reciprocità le relazioni economiche tra i due paesi. Naturale complemento delle clau· sole pol itiche, Je clausole economiche sono destinate ad assicurare per un periodo di tempo, probabilmente più lungo di quello di tre anni, per cui il trattato è stipulato, relazion i economiche feconde di Utili ri· sultati.
Caratteristica essenziale del prestito polacco di cui la finanza· ital iana ha assunto l'emissione è che il prestito è destinato a scopi produttivi. ll Governo polacco, che con legge 1° giugno 1922 ' ha costituito il monopolio dei tabacchi in Polotlfa, per assicurarne il funzionam ento deve assorbire le fabbriche priva.te di tabacchi che esistono ancora in P olonia, rio rganizzarne la produzione e rifornirle di macchine e di impianti che gli permettano di sviluppare e coordinare le attività.
Lo stabilirsi su basi solide del monopolio ~ei tabacchi in Polonia darà indubbiamente un cespite di entrata pel Governo polacco ed è a quest'opera di ricostruzione finanzia ri:. che è essenzialmente intesa l'emissione. del prestito polacco, mentre una parte del ricavato di esso potrà certamente giovare a rendere più agevoli e ad intensificare g li scambi fra i due p:Ìesi 'e specialmente a facilitare l'asso rbimento di prodotti delle principali industrie d i esportazione ital,iana. ·
Gli scopi economici d el prestito polacco si accentuano per ciò che riguarda l'Italia in rapporto alle possibil ità che il nostro paese ha di diventare, sp_ecialmente nel Mezzogiorno, un centro di produzione importantissimo di tabacchi greggi. La convenzione fra i due Governi, che integra l'operazione .finanziaria, stabilisce che al monopolio dei tabacchi italiani è riserbata una opzione per la forni tura annuale ~IIa Polonia· di un quantitativo di due milioni di chili di tabacchi orientali di produzione italiana, quantitativo che potrà gradua lmente aumentare in proporzione allo sviluppo delle vendite dei tabacchi lavorati in Polonia.
Di t ale stipulazione verranno quindi ad avvantaggiarsi specialmente le popolazioni delle vaste plaghe d' Italia dove il tabacco è o può di, ventare una delle colture più convenienti, mentre i principi informatori di essi corrispondono a quel piano g enerale di valorizzazione del·
·1·agric0Itura italiana e di adattamento di essa alle colture più redditizie, che costituisce uno dei capisaldi della attività del G overno nazionale.
:E appunto in considerazione dei vantaggi diretti ed indiretti che deriveranno ai due paesi dallo sviluppo delle relazioni economiche e finanziarie tra di essi, che il Governo italiano, oltre· a dare il suo as~enso a lla emissione in ltalia del prestito palacco, ha ritenuto di poter concedere in favore dei futuri portatori del prestito stesso una garanz ia sussid iaria che assiruri il servizio del preitito in caso di speciali evenienze. Tale garanzia sussidiaria diverrà operativa solo nel caso in cui, a seguito di una invasione armata del territorio della Repubblica polacca o in conseguenza diretta di un tale evento, il Governo polacco non si trovi in grado di fare il servizio del prestito regolarmente e interamente. Oltre all'ipateca sugli immobili che appartengono e apparterra nno al monopolio polacco ed oltre al p ri ,, ifcgio Sulle ent rate del monopol io e dell'ammin istraz.ione fisca le dei ta bacchi in Polonia che assistono il p restito, tutelando quindi anche il Governo italiano pel caso che la d i lui garanzia sussidiaria dovesse diventare operativa, è stata p rev ista, in rapport o alla garanzia sussidiaria del Governo italiano, la costituzione di uno speciale fondo di _riserva, alimentato da un prelievo ann uo per la durata di dieci a nni sulle entrate del monopolio e dell'amministrazione fiscale de i tabacchi in Polonia e che verrà a costituire una controgarinz ia speciale pel Governo italiano. L' ammontare totale del prestito è di q uattrocento milioni di lire italiane carta. ln un primo tempo verranno emesse obbligazioni per trecento milioni di lire italiane carta e Successivamente potrà avere luogo un'ulteriore em issione di altri cento milioni di lire i ta liane carta di obbligazion i. (Le dichittraiioni d el PreJidente ;ono t1pprovate, dopo breve dùmuione, al/!,manimità).
In conscg11enza, il Consiglio . approvt1 gli Jrhemi di decreto legge con C1Ji si dà piena ed - intera esecuzione al JratJa/o di commercio .e di navigazione con la Russia e relativa convenzione e lo schema di decreto legge che approva l'acc ordo italo-polacco per il prcsJito garanlilo dal monopolio fiscale d ei ta baçchi della Polonia.
S11 propoJta dello sJesso Pre;idente del Co1uiglio, minislro degli Esteri, son o app ro vati altri affari d et/'.amministrazio ne degli E;teri, Irti cui uno ;che"ma di decreto per l'approvazfo11e dell'accordo Ira /' / Jalia ed a/Jri Stttli firmato a PortoroSe iJ 23 no 11embre 1921 e· ,-efatiVO' alla regolamentazione del traffico ferro viario inlernazionale e /1auto rizzazione di iJCrivere separatamente preuo l 'Istituto i11temazionafe "di ag~ico/Jura le q11a1Jro colonie: Eritrea, Sr.mutlia, Tripolitania e Cirenaica. ( +)
S1, propoyJa del Prnidente1 miniJJro degli Interni, sono approvati parecchi affari, fra cui 11no ; chema d i decrelo che tr11torizza a bandire fllJ concorso per esi1mi fra gii ufficiali ex-combattenti deç soppresJo Corp o
.
Opera Omnia Di Benito Mussolini
per Ja Regia Guardia, per la nomina di oltdn/a volontari de/la cttrriera di vicecommissario aggiunto di Pubblica Sicurezu. ( +)
Il Pre1idenle del ~omiglio si è riservato di notificare il gi,C!fno detta prouima riunione •.
37' RIUNIONE
DEL GRAN CONSIGLIO DEL FASOSMO **
Erano presenti tutti i componenti del JUpremo organ o del fauismo. , .E J/alo mbito votato alla u11animità il ieguente ordine del giornq. .:
<~ Il Grtm Consiglio del f aJcùm0, udita la re,l11zione sui lavori compiuti da/là Segreteria generale e. dall'Ufficio di propaganda d el Partito nazfonale fa1eiJta per ltt preparazione e/eJtorale, plaude alla f ervida e complesM opera rvolta che garanthce tma vittoria splendida nelle prossime e/ezfoni ».
Viene poi affrontata la diJc11JJione sulla opp01'1unilà o meno di concedere /' 1110 d ei voti preferenziali n~lle pro11ime elezioni
Parledpano ttlla disc11JJione Pon. M1111olini, J'on. A cerbo, Cnare Roni, /'on. G iùnt a, BaJ/Ìanini, /' on. Finzi e l'on. Carnazza.
L'on. Mm10li~i riasmme qui;di la dùc11uione e propone il 1eg11ente ()fdine "del giorno, che 11iene votato aJ/a unanimità: li Gran Consiglio ha quindi approvalo ìl Jegue nle ordin e del giornO';
« 11 Gran Cons iglio affida al Direttorio n.azionale la . facoltà di conceq.ere, là dove si renda utile, l'esercizio del voto preferenziale pet la lista naz iona le di maggioranza, intendendosi esclusa tale concessione a quelle circoscrizioni dove è stata presentata la lista bis».
« Il Gran Consiglio del f ascismo, constatalo che 11n organo· social,punista ha affermato che n bisogna affrontare iJ fauismo anche 1t1l tcr-
• Nella 86-3- riunione, teòutasi il 24 aprile 1924 (ore 10·13.15), il Consiglio d d ministri approverà « uno schema di decreto, illustralo ·dal Presidente d el Consiglio, contenente modifiche all'ordinamento de lle forze di P . S. ». Nella 87'1 riunione, tenutasi il 2' aprile 192'1 ( o re 10·13), il Consiglio d ei ministri dcli~rerà la istituzione di due legioni libiche d ella Milizia», il rinvio delle elezioni amministrative al 1925 cd appròvcrà « uno schema di d ecreto per la disciplina delle case da gioco » {Da Il Popola d'Italia, N n 99, 100, 25, 26 aprile 1924, Xl).
•• Tenutasi a palazzo Venezia ·la sera deJ 14 man o 1924 (Da Il Popolo d' llttlia, N. 6'.>, 15 marzo 1924, XI), feno della forza" , m"ette in rilievo quesltt affermazione e la segnala ai ja.Jcisti di lult' Italia ed in nOme di eJJi sfida i p11ssisti di t utt e le iategorie a scendere sul terreno della fo rza, dove il ParJito nazio,iale fascista ha la certezza matematica di schiaccùtrli definitivamente». S'inizia, quindi la discuJJione 1uJl'o rganizzazione ·giovanile del fasri1mo. Il comm. Luigi Freddi, ispe11ore generale politico1 compie JJna dif f11sa e dellagliata relazio n e sulle Avanguard ie giovanili, ritessendone la storia gloriosa e additandone i compiti per l'avvenire. ll relatore, esamin,:1nt/o /,:1 situazione presente1 ha rile vato la necessità che1 per garantire il fu tu ro sviluppo del movimento, v engana superate alcune difficoltà preJenti di carattere finanziari o e vengano ben_ definiti i rapporii tra A vangudYdie e fauismo per raggfongere 11nà maggiore armonia e una più efficace coJ/abordZio11e. Il reldtore ha anche affrontato il problema dei rapporti fra ,Avanguardie e M ilizia, fissando e precisando quelli che d ovra11110 euere i compiti deti'Avanguardia nei rapporti della istruzione premili1are Il comm. Freddi ha quindi condu10 affermand o che l 1a11ang11ardismo1 ris erva f edele e purissima d el fa.J cism o, vuol continuare ancora a ftanu, del PartitO' a dare t ulio il contributo della sua fede e del s110 Jacrificio, perché sa di rappreselllare la giovinezza pitì pura e più devota della patria rinata1 pronta a IP/lo dar"e pèr la grandezza della nazione e del popolo italiano.
Asvero Grave/li, ispeJtore propagandista, ha integrato la · relazione. del comm. Freddi con una parlicolareggiata e1posizio17e della situazione presente del/1(} rganizzazio11e, rilevandone la saldezza e il promellente sviluppo.
H a fallo seguito /'on. Italo Capanni, che ha riferi~o sul/11 magnifica e disciplinata organizzazi one militare e sporiiva d elle A va11g11ardie
Apertd la discussione, vi partecipano l'on. MuJJoli ni, il comm. Freddi, il comm. M arinelli, il 1e11 De Bono, il gen. Balbo, i'on. Giunta.
Quindi l' on. Muswlini1 riassumendo la discussione, ha rilevato le altiu ime fu nzioni d ell1 ava ngut1rdhmo, constatandone ii rigoglioso !Viluppo raggiunto e lodando la fede, l'entus_iasmo e lo spirito di sacrificio che anima dirigent i e gregari. Ha wllolineato le concftuioni della rela_zione Freddi, affermando che neJl'organizzazione g iovanile del fauismo risiede [a · riserva purissima e fedele del fascismo e della nazione
Ha quindi proposto il seguente ordine del giorno, che è !lato approvato alla u nanimità:
« 11 Gran Consiglio, .udita la relazione di Luigi Féeddi, di Asvero Gravelli e dcll'on Italo Capanni sull'organiziazione delle Avanguardie gfovanili. ne constata con orgoglio il promettente e progressivo sviluppo e invita il Direttorio nazionale del Partito a contribuire con tutti i mezzi al ra~orzamento di questa organizzazione .giovanile, che ha scritto pa- gine sanguinose nella st0ria del fa<cismo e che rappresenta una grande riserva di fresche energi e per l'avvenire>>. lAndo Ferretti ha quindi 1110/Jo la 111a Vt1Jta e. lucida relazione 1nll1organizzt1Zione dei Balilla, ponendo in ril ievo il complesso d ei problemi rhe si ricollegano con l'educazione i oprattutto spirituale dei piiì giovani in semo patriollico e faicù1a.
Il Presidente del Consiglio ha rilevato la grande importanza del movimento e, ap prov ando le proposle del relaJore, ha assir:Uralo all'organizzaziÒ11e dei Balilla il pitì valido appoggio del Partit o
Alla relazione J; ùmdo Ferrelli seg11e un'altra breve espo1izione d ell'on. M uuolini riguardante q11estio11i i nterne del Partito e pro blemi incombenti in via di soluzione.
Q uindi la session e di marzo dei Grt:1.n Consiglio viene chimt:1., Dul'ante le tre sedute, ht:1.n110 presJaJo servizio d 'onore i moscheJJieri fa sci.sii di comando del cdpom(tnipolo Si/Jeo ni.
Incidenti E Speculazioni
Natwalmente tutti i giornali dell'opposizione, dopo essersi satollati del «caso» Forni, si sono settati sull'incide nte occorsogli alla stazione di Milano per iscenare la solita specul azione. Fatica sprecata e stupido gioco. I fatti padano chiaro. Il P.N.F è attaccato da ben sei - diconsi sei - p artiti di opposizione, cioè dal ·Pa rt ito Comunista, dal Partito Massimalista, dal Partito Unitario, dal Partito Repubblicano, dal Partito Popolare, dal Partito Democratico ·I taliano. Ma .occorre aggiungere a 9uesti sei partiti,. gruppi più o meno organ izzati, come quelli deg li a narchici, le sette segrete, ed altri e lèmenti più o meno definibili, ma egualmente ostil i. Ora che cosa è accaduto ? Che in un momento del icato qual'è u na campagna elettorale, i cosiddetti «dissidenti», non per ragioni d i principio, ma per motivi personal i, hanno fatto il gioco di tutte le opposizioni", hanno giovato a tutti i nemici del fascismo, proprio nel momento in cui il Partito impegnava la sua battaglia. Quanto alla vilissima tribù sovversiv.ì, basterà ricordarle) perché sia inchiodata alla sua immensa infamia, come il regime dì Lenin ha trattato non diremo i nemici, ma i di ssidenti. I dissidenti menscevichi sono stati arrestati a migliaia e molti di essi fucilati. Dovremo, du nque, ristampare per i tristi buffoni della Giustizia i tragici appelli d i Martoff e Cemoff g ià pubblicati in extemo sulla Critica Sociale?
Il bolscevismo ha sopp resso fisicamente i d issidenti menscevichi. N é mig lior sorte è toccata ai d issidenti social isti rivoluzionari. Il p rocesso
DAL VIAGGIO NEGLI ABRUZZI AL DELITTO MATTEOTTI 205
in cuj p.uecchi di essi furonQ condannati ' a morte di ieri e-cl è nella memoria di tutti. Quanto ai dissid enti a narchici, centinaia di essi ge-. mono tuttora nelle prigioni bolsceviche e molti furono giustiziati negli anni decorsi . Jl <<terrore» è ufficialmente scomparso, ma i « dissidenti >> del Partito Comunista Russo vengono trattati con la massima durezza. di ieri la condanna alla deportazione inflitta al dissidente Trotzsky, capo dell'esercito rosso, Con quale criminosa· faccia tosta osano questi immondi rettili del sovversivismo italiano non ancora schiacciati dal tallone fascista levare alti lai se qualche traditore del fascismo viene più o meno clamorosamente punito? Siamo sempre ben lontani dai sistemi di Russia.
Comunque, quando un Partito ha assunto la responsabilità tremenda di. dirigere le sorti della nazione, specie nell'attuale periodo storico, esso ha perfettamente il diritto e il dovere di essere inflessibile ancora contro i suoi diserto ri che passano al nemico. 11 fascismo segue in ogni caso~ l' esempio dei vostri «compagni» di Russia, o zela ntissime carogne del Pus. Chi tradisce, ferisce!
D a li Popolo d' Italia, N. 65, 15 mano 1924, XI (t).
CINQUE ANNI DOPO SAN SEPOLCRO*
t con un senso composto di commozione e di orgoglio che io mi :icc.ingo a parlare dinanzi a voi, o primi magistrati dei nobili comu ni d'Italia, Credo di non esagerare se affe rmo che da molti secoli fo rse, Roma, la nostra Roma, non vide spettacolo più imponente e più so lenne di questa adunata. Ho quasi l'impressione fisica di parlare non soltanto · a voi, ma a tutte le popolazioni <;he voi rappresentate, all' intera nazione. L'ammin istrazione è pol itica, e la politica è amminist razion e. Io vi prego di seguirmi con benevolo raccoglimento, j,erché non ho scritto nulla onde evitare il pericolo di scrivere un discorso che non avrei pronunciato, o di pronunciare un discorso che non ho scritto. L'idea di convocarvi a Roma per celebrare il quinto anniversario della fond azione dei Fasci è mia. Si può dire che sino a ieri Roma era la capitale avulsa un· poco dal resto della nazione. Da quando il fas cismo tiene il potere, esso tende a concentrare neHa capitale tutte le più grandi e le più a lte manifestazioni dd1a politica italiana. Il qu into anniversario della fondazione. dei Fasci doveva essere quindi celebrato a Roma.
$ Discorso pronunciato a Roma, al teatro Costanzi, il 23 mano 1924 , alJe 12, davanti a cinquemi la sindaci convenuti da tutte le regioni d' Italia. (Da Il Popolo d'ltt1/;a, N . n, 25 marzo 1924, XI).
Opera Omnia Di Benito Mu Ssolini
Quando cinque anni fa noi ci riunimmo in una oscura sala di piazza San Sepolcro, a Milano, eravamo poche decine di ~esone: arditi, legio• nari, combattenti. Non· sì abusi della frase « fascisti della prima ora ». Cerchiamo di non tenere sempre in mano l'orologio per constatare a quale ora precisa appartengono i fascisti, perché i fascisti della prima ora sono pochissimi. Bisogna ·avere il coraggio di aggiungere che per tutto il 1919 i fascisti d'Italia non arrivavano alia cifra di diecimila. Ciononostante, pur essendo in pochissimi, avc~o il coraggio di affrontare immediatamente il sovversivismo che allora spacciava tutte le ~fa. vole dei paradisi della sua demagogia. J fascis ti si costituirono il 23 marzo, e il 15 aprile, tre settimane dopo, essi sono g ià cosl audaci e potenti che infrangono uno sciopero generale, disperdono una minacciosa dimostrazione bolscevica e, fatto ché oggi sembra straordinario, vanno direttamente all'assalto del fortilizio nemico e l'incendiano. Pochi mesi dopo avemmo le elezioni infauste del '19. Molto coraggio anche allora, ma pochissimi voti. Milano me ne diede quattromilasettecento. Ci fu anche una specie di funerale simbolico.
Si disse e si stampò che ormai ero liquidato e sepolto. Ci raccogl iemmo all'indomani di quelle elezioni: i soliti, i pochi, gli audacissimi, e deci~ demmo di riprendere la battaglia senza esitazione e senza paura. Nel 1920, tenemmo H primo congresso a Milano. Già l'idea si era diffwa perché gli iscritti assommavano a 20.615. Nel 1921, eravaino già 248.936. Fu allora che, preceduto da polemiche vivacissimei tenemmo a Roma il nostro terzo congresso, che fu la rivelazione dell'immensa forza del fascismo italiano. Lo tenemmo all'« Augwteo », costituimmo un partito, spezzammo uno sciopero ·generale che ci era stato gettato fra i piedi dai soliti elementi antinazionali. Ricordo q1:1esto congresso perché feci allora un primo tentativo infruttuos~ di spersonaliziare H fascis mo, di smusso. Jinizzare il fascismo . A quella g rande àssemblea io dissi: « Guarite di me, fate il partito con una direzione collettiva, ignoratemi e, se volete anche, dimenticatemi ». Non è stato possibile.
Bisogna_ constatarlo, come io ho constatato, che questa è una assemblea imponente. Che cosa ci dice questo? Che i grandi movimenti storici non sono g ià soltanto· il risultato di una addizione numerica, ma anche l'epilogo di una volontà tenacissima. («Bene!»,· applami vivissimi).
Nel 1922, io mi convinsi fin- dall'estate che bisognava fare la rivo· luzione. Lo Stato si disintegrava. Ogni giortlo di più il Pa rlamento non era capace "di d are un Governo alla nazione. Le crisi si prolungavano e si ripetevan·o, suscitando sempre più profonda la nausea della nazione. (Applausi). N essuno, nessuno, voleva portare sul le spalle la croce del potere. All'ultimo, poiché un gerente responsabile ci voleva in questa amministrazione, si prelevò Facta e g l i si disse: « Tu d evi essere il Pre- sidente del Consiglio dei mini stri»; e costui accettò la cOrvée sapendo. o intuendo, o presagendo che di lì a poco ne sarebbe stato liberato per sempre. I ntanto il fascismo accresceva se stesso come masse e come quadri, si dava una su'.1 organizzazione militarè, ocrupava Bologna, Ferrara, Bolzano, Trento; stroncava nell'agosto l'ultimo tentativo del sovversivismo antinazionale, il famoso sciopero dell'Alleanza del lavoro; e, finalmente, si accingeva a compiere la marcia su Roma, Sono io che l'ho voluta questa marcia; io che l'ho imposta; ie>: che ho tagliato corto a tutti gli indugi.
11 16 ottobre _ ho. convocato a Milano quelli che -dovevano essere i capi mili tari della insurrezione e dissi loro che non ammettevo more ulte4 riori, e: che bisognava marciare prima che la .nazione piombasse nel ridi4 colo e nella vergogna. (« Benel »i applttuJt).
Perché io ch iamo rivoluzione quella dell'ottobre? Se levare delle masse in armi, se condurle ad ocrupare gl i edifici pubblici, se farle convergere armate verso la capitale, non significa compiere quello che è l'atto specifico di ogni rivoluzione, cioè una insurrezione, bisognerà cambiare tutto il vocabolario della lingua ita liana! E perché io insisto a proclamare che quellà dell'ottobre è stata storicamente una rivoluzione? Perché le parole hanno la loro tremenda magìa, p erché è grottesco ten· tare di far credere che è stàta una semplice crisi ministeriale. Ho voluto, sin da allora, che Ja rivoluzione avesse dei limiti, non oltrepassare certi confini. D istruggere è facile, non altrettanto ricostruire; forse se noi avessimo imitato le rivoluzioni più o meno classiche, se avessimo dato alle ·nostre masse iJ diritto che ogni vittorioso ha di spezzare il nemico , sarebbe passato per certe schiene quel brivido di terrore per cui oggi non ci sarebbe più discussione p~mibile sulla rivoluzione o meno compiuta dal fasci smo.
Mi domando : la nostra longanimità è stata un bene o un mde? La domanda è provocata dal fatto che molti, troppi, .di questi avversari e di questi nemici noi li ritroviamò in circolazione. Qualche volta sono insolenti, qualche volta compiono verè e proprie opere di sovversivismo e di d isintegrazione nazionale. Ho ·risolto qu~sto interrogativo che mi ha inquietato parecchio tempo. Riteng'? che allora sia stato un bene di contenere la nostra insurrezione trionfante; ritengo che sia stato un bene di non avere alle nostre spalle un corteo più o meno imponente di giu· stizia. Ma ritengo anche che bisogna g ridarlo, perché tutti intendano, che se fosse necessario domani per difendere la nostra rivoluzione di fare quello che non facemmo, lo faremo. (App_fausi vivissimi, grande ovttzione).
Andai, chiamato dal re, al Quirinale. J fu mi della vittoria non m i sono mai andati alla testa. Io nòn ero sul balcone d el Quirinale quando cinquantaduemila fa scisti armati di tutto punto sfilarono. ~r rendere omaggio aJla Maestà del re. lo"· ero g ià alla ConsuJta al mio tavolo d a lavoro. Né all'indomani mi andarono i fumi alla testa quando seppi che gli ufficiali della guarnigiolle di ·Roma si ripromettevano di venire sotto le finestre dell'« hotel Savoia » a Cendermi omaggio. D issi allora in una lettera, che certi sovversivi dell'opposizione costituzionale hanno evidentemente dimenticato, che l'Esercito non . poteva parteggiare e che fa disciplina cieca ed assoluta era il suo privilegio, la sua forza e la sua gloria. -
E f eci un min istero di coalizione. Tutte le rivoluzioni si sono presi i ministri del vecchio regime, li hanno incarcerati, qualche volta anche fucilati. lo invece ne presi uno, non so se il più ingenuo o il più innocuo, certamente il p iù abbondevole, lo feci ministro dell'Jndustria e del commercio e non ebbi a pentirmene. Sin da allora io ero nelJa costituzione.
Che cosa è la costituzione, di cui si parla a nche troppo? La costituzione è un patto g iurato in determinate ci rcostanze di tempo e di luogo fra il sovrano ed il popolo. La costituzione, signo ri , non è g ià una camicia di Nesso e non è n emmeno una specie di feto che deve essere conservato prudentemente, g elosamente, in ùna scatola di vetro. I popoli camminano, si t rasformano, h anno nel prosieguo del tempo nuovi bisogni e nuove passioni. Noi siamo rispettosissimi della costituzione in quello che è Jo spirito immortale della costituzione ste·ssa, lo spirito .intangibile della costit uzione, ma la forma di essa, come la lettera della costituzione non è altrettanto intangibile.
Un capitolo in teressante della storia politica sarebbe q uello che fosse ded icato a constatare quante volte la costituzione a lbertina fu violata dal 1848 Jn · poi. Permettetemi di trovare strano che si affannino oggi a difendere la costitu zione che il fascismo non minaccia coloro che ieri volevano tog liere alla Maestà del r e i1 d iritto d i g razia e di amnistia , che volevano fa re del re non p ure il notaio del Parlamento~ ma il notaio delle miserabili ambizioni dei g rup pi parlamentari. (Appla111i 1Jit1is1im1).
Sempre per restare nella costituzione, formato il ministero, l'.ho presentato alla Camera. PotCVo sciogliere questa Camera, potevo ottenere una proroga indefinita della sessione. Invece chies i dei pieni poteri e anche questi nettamente delimitati nel loro esercizio e n~n meno nettamente delimitati nel lo ro tempo, poiché scadevano, come sono scaduti, il 31 dicembre 1923 Bisogna fare il bilancio di questo anno di pieni poteri. Ebbene il bilancio si chiude in un grande attivo. Nell'inte rno io mi sono trovato di fronte al problema assai delicato che può essere prospettato in questi termini: comè riassorbi re nello Stato tutta l'autorità deUo Stii.to? Non era, ve lo ass icuro, un compito assai semplice, poiché ogni formazione polit ica a base militare sottraeva una certa particeJla dell'autorità dello Stato.
DAL VIAGGIO NEGLI ABRU2Z.1 AL DELITTO MATTEOTTI 2Q9
Ora vi rendete pe rfettamente conto come io abbia convertito lo squadrismo in Milizia Nazionale e dall'altra abbia soppresso gli squadrismi di ogni altro colore. Avevo creato g li alti commissari politici. Quando mi accorsi che qu esti diventavano <lei superprefe tti, li soppressi perché pensai che sÒltanto il prefetto dovesse rap presentare il Governo nelle province. Pe r non creare equivoci anche tra fiduciario politico del fascismo e segretario_ politico del Partito, anch e il termine «fiduciario» è stato abolito. Tutto ciò viene dimenticato dài sovversivi della opposizione ·costituzionale .
Non devo invadere il campo della finanza perché il mio eccellente amico De Stefani sta prep arando un discorso che sarà soddisfacente per tutti gli ital ian i. Ma in un discorso degli ultimi g iorni si è fatto del pessimismo sulJa questione dei cambi, si sono iÒvitati gli italiani a med itare sulle cifre dei cambi. Orbene: _ i cambi denotano un m iglioramento della situazione finanzia ria italiana. L'area di miglioramento della nostra lira è cresciuta dall'ottobre in poi; e il m iracoloso è che la barca della nostra lira abbia potuto reggere in mezzo ai tempestosi flutti del 1923 che ha avuto la caratteristica dì una nuova g uerra) sotto la forma spe. cialei tra l a Francia C _ Ja Germania.
Se non d fosse stata l'occupazione della Ruhr, con tutto quello che questa occup azione pericolosa significa, credo che oggi la quotazione del camb io della nostra lira sarebbe ancora molto migliore.
Si è detto: « Bisogna andare verso il popolo ch e lavora »; ma noi ci siamo andati. L'ltalia è una delle prime nazioni che ha avuto tra Je sue leggi di Stato la legge delle otto ore; l'ltalia è la prima nazione che ha già ratificato tutte le conven:zioni sociali di Washington Alberto Thomas, no,n ·so se ancOra socialista e di quale tinta, è venuto a Roma l'altro giorno in nome dell'Ufficio internazionale ·del lavoro presso la Società delle nazioni a raccomandarsi che i l Governo fascista continui a dare l'esempio in mateda di legislazione sociale.
Non abbiamo fatto demagogia; siamo andati incontro al lavow con animo aperto, generoso. Abbiamo inquadrato tutta la burocrazia ; abbiamo delle colonie e non soltanto sulle carte degli uffici ministeriali; abbiamo ri formato la giustizia. Nessuno p iù del Governo fascista è rispettoso della indipendenza della g iustizia.
Vi prego di rifletter~ che la punta di spillo della piramide della g erarchia nazionale è occupata da un uomo solo: il primo presidente dell'unica Cassazione del Regno. Con questo, meg lio che con ciarle obl ique, abbiamo dimostrato quale sia il rispetto del Governo fascista per il ministc"rO della Giustizia. Abbiarilo realizzato quello che per cinquanta anni è stato il voto di tutti i giuristi italiani : l'ullificazione delle Cassazioni. Ho chiesto al primo presidente dell a corte di Cassazione notìzie
bf:>ERA OMNIA DI BENITò MUSSOLIN't
sui risultati della coraggiosa riforma giuridica p reparata dal mio amico Ovigl io. Ed in data di ieri il primo presidente della corte di ·Cassazione cosl mi risponde: «_L111nijfrazione delle CaJJazùmi del R egna, · invocata da o/Ire cinquant'anni da "!agisJrati, giurÌlti ed uomini politici, è staia il coronamento di tutte le riforme giuridiche compiute nel .campo nazionale. Esu è tra gli atti l egislativi più rilevanti del GovernQ st euc. La Ca.uazione unica aveva ereditato dalle a'ntiche corti soppreue un affetraJo di circa 1eimila proceui civili. Grazie ad alcune riforme legi1/ative, 1oprattutto grazie al ritmo accelerato dei lavori, al concorsÒ volonteroso degli avvocati d'llaJia, 1i pup fin da ora prevedere che il lavoro continuerà in condizi oni normali, rendendo il funzionamen to d ella giu1Jizia ancMa più rapido di quello che non fo1Ie al Jempo delle cinque corri».
Per i ·la,·ori pubblici abbiamo stabilito una somma imPortante, ·che deve attrezzare l'Italia per i compiti del futu,r o.
In politica estera iJ fas cismo ha avuto sulle braccia delle pesanti eredità: delle eredità pesanti nell'Adriatico e non meno pesanti nel Medi. terraneo. Intanto sia detto che jJ Governo fascista, tacciato di _ reaziorie e di antidemocrazia, ha realizzato nel ministero degli Esteri l'abolizione della rendita ed ha aperto a tutti i cittadini volonterosi, intelligenti e prep arati Ia carriera diplomatica e consolare.
Nell'Adriatico, ve lo dico subito, non abbiamo fatto grandi cose. Abbiamo salvato Fiume. (EnlllIÌttst_ici applausi. Grida di: « Vi va Fiume italiana!»). Ma Fiume ci è venuta mut ilata. Credo che anche gli uomini di Governo responsabili jugoslavi debbano essere d'accordo con me nel riconoscere che certi tratti del confine sono assurdi. Un confine che drizza il suo muro separatorio a due o tre metri dalle case·..della città, mi fa pensare o dubitare che coloro che a RapalJo trattarono questo problema e ora la fan da maestri, no n abbiano mai con sultato una carta geografica.. (Approvaziom).
Le direttive della politica estera del fascismo sono note. Non temete e non credete agli isolamenti ; di quando in quando salta su l'ultimo degli imbeciJJi a dire che l'Italia è isolata. Ebbene, o s'ignori, bisogna scegliere: o voi volete, come dite di volere, una politica di autonomia e allora saranno inevitabili periodi più o meno brevi ·di cosiddetto isolamento; o voi vorrete legarvi indissolubilmente (grida damorose: « No i No!») e allora avrete perduto la vostra autonomia. . ,
Del resto non ci è stato né ci può essere nessun atto di portata internazionale in cui non sia rappresentata l'Italia. Nessuno può ignorare l ' Italia. L'Italia è rappresentata, ·come sapete, nel Comitato dei periti che stanno per consegnare il loro rapporto ;. è naturalmente rappresentata nella Commissione delle riparazioni ; e nessuna decisione oggi - il di rlo è lapalissia no ;_nessuna-decisione può essere presa che impegni in qualche modo l'avvenire d'Europa, senzuonsultare e tenere in conto g li interessi e la volontà della nazione italiana. ll discorso più sovversivo è stato pronunciato l'altro gio rno a N ap oli. Discorso sovversivo, e non per nu lla i repubblicani han no aperto al n uovo ci-etico della costituzion e le porte de i loro asili solitari. Si è tacàata di illegalità la legge elettorale; si è pa_rlato di un Senato elettivo e sopr at tu tto si è parlato di un quarto, di un quiÌ1to misterioso potere supremo giudiziario che dovrebbe controllare Governo e Parlamento. Mi doma ndo se mai si pensò più bassa e balorda ~iolazion e deIIa costituzione.
Si è d etto dall'onorevole Giol itti ch e bisogna fare una politica· ~i pace. La facciamo. Che bisogna riallacciare i rapporti economici co n gli altri popoli. L'abbiamo fatto. Che bisog na considerare la Russia come un a entità esist ente nella carta politica d ' Europ a. L'abbiamo riconosciuta. Ch e sarà befie. di nÒn essere contrari ·ad una eventuale ammissione d e lla Germania nella Lega delle nazioni. Non sarà certo l'Italia che porrà d ei veti infrangibìli. Tutto quello che g li avversari ci additano come un programma futuro è già un fatto acquisito. Naturalmente non si può fare una politica estera se il paese non è disciplinato e se il p aese non è armato.
Un uom~ di Governo ha delle r esponsabHità spaventevoU. Qualche · volta queste respo nsabilità mi danno il sen so fisi co dell'oppressione, come se tutte quest e preoccupazioni pesassero col loro peso fisico sulle spalle. Non si ha il diritto di credere ·alJe ideologie umanitarie pacifiste. Bellissime, notate, bellissime in teoria, utopie magnifiche, poetiche. Ma la realtà dei fatti ci ammonisce di essere assai vigilanti e di considerare il terreno della politica estera come un t erreno di· mobilità massima. P er essere pronti a tutti ·gli eventi, è necessario avere un esercito, una mar ina, un'aviazione. Quando io penso allo stato lacrimevole, nefando in cui fu lasdata l'a".'iazione italiana, che pure a veva scritto pagine memorabil i in guerra; quando io penso agli hangars d eserti, alle ali spezzate, ai p ilot i dispersi ed umiliati, io ·dico che colui o coloro che avevano co n dotta l'Ital ia a questo baratro1 sono ve rame nte traditori della patria . ( Appla11Ji viviJsimr).
Signori!
La Je&ge elettorale ha tutti i crismi della legalità. :B stata. votata d a un Consiglio dei ministri all' unanimità. R itengo opportuno ripetere che fu p resentata alla Camera, che la Camera nominò una Commission e, che jn questa Commissione i fascisti era no rappresentati da un solo de·· potato , che ·u Presi den te d i questa Com missione era Gio litti, che s i d i· scusse a lung o prima del passaggio agli art icoli, che si discu sse non m eno a lung o sui s ingoli articoli, che la legge fu ap provata per app ello no-
Opera Omnia Di Benito Mussolini
minale e fu approvata a scrutinio segreto con cento voti di maggioranza, e, dopo avere avuto, il suggello della legalità deJla Can:iera, ebbe quello del Senato con J'unan·imità meno quaranta voti contrari. Dopo di che fu firmata da Sua Maestà il re, e, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiate, -diventò legge dello Stato. _
Mi domando come si può tacciare"in buona fede di anticostituziona. lità la legge elettorale, la quale del resto è molto meno antidemocratica e reazionaria di quello che non sembri ai nostri contraddittori.
Si era chiesto di togliere il limite di età. Fatto. La scheda di Stato? Concessa. E non sentite d'altra parte che l'avere un _poco sradicati i cit· tadini italiani dai loro piccoli collegi in cui intristivano ha dato alla lotta elettoral~ odic~na una ampiezza non ma i supposta e un criterio nazionale che forse era follia sperare? Questa lotta elettorale. porge ai cittadini italian i J'occasfone di votare o p ro o contro. ·
Non voglio in dugiarmi a fare l'elogio dell 'opera mia e di quella dei miei collaboratori. ~a mi è capitato fra le man i, proprio in questi g iorni, edito dal mio amico Ciarlantini, un libro del prof. Rignano, che è un positivista, un socialista, un uomo di valore. :È strano che questo l ibro, che doveva scagliare la democrazia contro il fascismo, finisca con una esaltazione del fascismo, il. che potrebbe farmi .supporre che l'autore covi deJle tendenze senatoriali. Il primo e principale vantaggio - dice Rignano - dell'avvento del fascismo al Governo non è che troppo evidente a tutti. Al disordine interno, all'anarchia, è successo un Governo; al disfacimento socia le, il rinsaldamento della compagine n azionale; cessato il sabotamento del lavoro da parte degli operai più riottosi; cessata lJ. indisciplina nelle officine ; cessati i continui scioperi; cessati g li scioperi nei pubblici servizi; cessata la guerra civile, salvo ancora·alcuni fatti sporadici che accennano a diminuire di numero; rimessa in attività t utta 1a produzione del paese; isPirato ai funzioriari dello Stato un maggior 5enso di -dovere e responsabilità; impresso un andamento più severo ed energico alle · funzioni dello Stato, delle province e dei comun i. Tutta questa rir.resa di un ritmo produttivo, di un funzionamento statale più ordinà.to, più intenso non si può n egare abbia portato ottimi frutti nella ricostruzione finanziaria ed economica del paese.
Questo signore mi avverte: Badate che ogni re8ime ha in sé la legge dei propri confini. Oltre un certo limite, il bene che può dare la dittatura diventa male. Ma è appunto per questo che io, tiranno, ho rinunciato ai pieni poteri il 31 dicembre 192 3. Lo stesso consiglio me lo aveva dato u n o dei miei maestri, H più illustre: Vilfredo Pareto. Ogni regimè ha in sé la sua g iustificazione a patto però che n on si prolunghi oltre le sue obiettive necessità storiche, oltre le quali diventerebbe un anacronismo politico. Badate che io Ii potevo avere i pieni poteri : quei certi popolari che fanno ora i drag hi, che sputano fuoco, prima che io avessi parlato di chiedere la proroga dei pieni poteri, me li avevano offerti. (Riia, app!auII). Avevano votato, come si dice, l'analogo ordine del giorno. Credo che tutto il resto della Camera, 'Compresi i socialisti, sarebbe stata lietissima di farmi fare il tiranno per un altro anno ancora. lo invece ho pensato che ormai tutto queJlo che i pieni poteri potevano dare lo ave~ vano dato. E ho convocato le elezioni.
Inutilmenle durante questo periodo elettorale si rinnovano le vecchie accuse al fasc.ismo, quello che io chiamo il prodotto dell'infantilismo avversario. Prima di tutto si è detto: « P asserà il fascismo; il fascismo è un fenomeno transitorio». B un transitorio che dura da cinque anni !
(Applarm). Ma soprattutto ciò che mi Stupisce è questo volere rinnegare la più evidente e palpabile realtà. Si è molto chiacchierato sulle cosiddette beghe del dissi~entismo. Può essere noioso. Ma quando penso che nel fascismo sono irreggimentati circa due milioni di individui, mi rendo conto come sia ·difficile pretendere che essi marcino seinpre per tre come dei soldati di piombo. Si è detto anche: « Voi non avete dottrina.» . Ebbene io affermo che non vi è alcun moVimento spirituale e politico che abbia una dottrina . più salda e determinata della dottrina fascista . Abbiamo delle verità e delle realtà precise e sono : lo Stato, che deve essere forte; il Governo, che deve difendersi e difendere la nazione da tutti gli attacchi disintegratori; la collaborazione delle classi; il ri•spetto della religione; la esaltazione di tutte le energie nazionali. Questa dottrina è una dottrina di v ita, non u na dottrina di morte. (EnluriaJliche acclamaziom).
Che cosa ci pongono di fronte gli avversari? Niente; delle miserie. Sono ancora in arretrato di cinquant'anni in fatto di filosÒ.fia. Stanno po· stillandò tutte le fantasie dei positivisti. Fantasie dico, poiché come non vi è ll1:1 uomo p iù pericoloso del pacifista, cosl non vi è un ideologo più pericoloso del positivista. Tutto il processo di rinnovazione spirituale delle nuove generazioni è a loro ignoto. Che dottrina ci pone innallzi il socia· lismo? E quale è il vero socialismo? Perché delle etichette sulle bottiglie se ne vedon~ parecchie: c'è un socialismo massimalista, uno comunista, uno unitario,_e anche uno che si dice nazionale e forse lo è.
Altrettanto dicasi del libeéalismo. Si è detto : « Il liberalismo ha fatto l'Italia». Adagio, non esageriamo. Io intanto contesto che ci sia stato un Partito Liberale durante il Risorgimento, un Partito, dico, nella concezione moderna del termine. ~i sono stati gruppi e corcenti liberali. Ma accanto al Partito Libetale rappresentato magn ificamente da Cam illo Cavour ci sono stati uomini non liberali come Mazzini, Garibaldi, i frat~lli Ban· diera e Carlo Pisacane ed i suoi compag ni che sono andati a farsi mas· sacrare per un sogno di l ibertà e di rewrrezione. Prima ~,ell' ultima guerra,
Opera Omnia Di Benito Mussolini
abbiamo avuto almeno due liberalismi: il liberalismo di Antonio Salandra . che voleva l'intervento (applar.m) ed il liberalismo del «parecchio>>. Mi fanno ridere adesso questi venditori del sole d'agosto. :e vero: il t ricolore è sul Nevoso; ma se avessimo obbedito alla suggestione del liberalismo di D_ronero, il tricolore sai-ebbe tutto al più alla stazione di Cervignano; forse non sì sarebbe arrivati fino a Salorno. Il Monte Nevoso lo avremmo visto, permettetemi la, espressione trincerista, con il binoccolo. Vi avrèmmo messo simbolicamente il palamidone di Giovanni Giolitti, m entre oggi vi sventola il g lorioso tricolore. (Ilarità, apphum).
E vengo, o signori, a bucare con la mia logica spietata la più ventosa delle vesciche di tutte le opposizioni: la libertà. Noi guardiam o in faccia questa ,dea e vog lia.mo vederla esattamente nei suoi connotati. II concetto di libertà oon è assoluto perché nulla nella vita vi è di assoluto. La l ibertà non è un diritto: è un dovere. Non è un'elargizione : è una conquista; non è un'eguaglianza : è un priv ilegio Il concetto dì libertà muta col passare de~ tempo C'è una libertà in tempo di pace che non è più la libertà in tempo di guerra. C'è una libertà in tempo di ricch ezza che non può essere concessa in tempo di miseria. C'è la lotta, la grande lotta, fra lo Stato -e l'individuo, fra lo Stato che accentra e l'individuo ch e tenta di evadere, perché l'individuo lasciato a se stesso è l'individuo che, a meno che non sia un saÙto, un eroe, si rifiuta di pagare le tasse, si rifi.Uta di obbedire alle leggi, o di andare in guerra. Quando 1a nazione, come ieri e come oggi, è impegnata per 1a vita e per la morte, ins"eguirete a ncora le vostre rovinose chimere? Io dico «no». Di che l ibertà si p arla? Quando in un paese è permesso di fare una caffipagna per Ja l ibertà, queSta è la miglior prova che la libertà esiste. (Rifa). N ei paesi veramente tirannici che noi conosciamo, non p eèmesso n emmeno di invocarla nei libri, 1a lìbertà. _ C'~ l'Indice ch e brucia i libri proibiti. G ff è che ogni rivoluziòne, o signori, ha i suoi emigrati : gli em igrati di Cob lenza, che possono eS!iere g li emigrati d i Dronero, Sarno, o di altri paesi J>iù o meno illustd. Costoro si sentono veramente limitati nella loro Jibert"à . Costoro sono un poco .dimi~uiti, non sono più dei grandi uomini, lo erano quando potevano provocare una crisi ministeriale al mese, lo erano quando si pensava che dal discorso del signor X dipendessero Je sor ti del G overno. Adesso il Governo proda.ma la sua assoluta indifferenza davanti a queste sterili ma nifestazioni , C'è un "altro argomento che m'inte ressa assai: la forza e i~ consenso. Si dice : « Voi governate con la forza ». Ma tutti i Governi çhe sono forti governano con la forza . .Con le parole non si mantengono g li Stati, dice il maes~ro dei maestri della politica. Del resto la forza è c,onsenso. Non ci può essere forza se non e'è consenso, e il consenso non esiste se non e' è la forza
Ma voi che siete qui in cinquemila e rapptesentate certa.mente i due terzi dei corriuni italiani, non sie~e la mirabile, la magn ifica, la indiscutibile prova del consenso della popolazione italiana per ìl Governo fa. scista? Si domanda:« Che cosa farete dopo le elezioni?» Prima della rivoluzione ci domandavano : « Che cosa volete? » II Governo. la risposta è ora_ semplicissima. Adesso vogliamo conservare il Governo e governare. Sembra di dire W1a cosa quasi banale. Ma governare è invece una fatica terribile; governare significa essere sottoposti ad un martellamento quotidiano dalle prime ore del mattino fino alle ultime deJla sera; governare significa avere la visione di tutti i bisogni della nazione; governare significa sentire nel proprio cuore battere il cuore di tutto il popolo. E d el resto che cosa importa di snocciolare un bel programma? Io mi rifiuto allo smercio minuto della paccottiglia politica. Quello che mi propongo d omani ve- lo dico: far funzionare il Parlamento, purché il Parlaménto funzioni. («B ene!»).
Signori!
Non. dovete prendere troppo alla lettera le mie parole antiparlamcntaristiche. Le mie antipatie e le mie simpatie sono note, ma su di esse non costruisco la mia politica. Quando ho parlato di ludi cartacei e ho detto che le legioni valgono più dei collegi, io l'ho fatto per frenare le impazienze schedaiole. Perché non voglio che tutto il Partito sia affetto in un breve lasso di tempo da questa malattia. Voglio che un repado del partito funzioni nel Parlamento, ma che il Partito resti fuori intatto a controllare e sospingère i suoi rappresentanti. Essere quello che deve essere e cioè una riserva sempre intatta della rivoluzione fascista (A ppla11J1). E che cosa ·faremo facendo regolarmente funziona re il Parla~ mento? Perfezioneremo le riforme. Non è il mio un eccesso d i onestà politica se vi dico che non tutte le riforme del Governo fascista, che ha varato millesettecento leggi, . sono perfette, perfettissime. Le perfezioneremo. (Appla11s1).
Andremo incontro al Mezzogiorno. Non fo dico per cattivarmi le vostre simpatie, per aumentare il numero dei voti. La realtà è questa : l'alta Italia ormai è giunta ad un alto grado di civiltà meccanica, è ormai allo stato di saturazione. Il Mezzogiorno d'Italia è ancora in ritardo Le regioni sulle' quali si è appuntato il mio occhio di capo del Governo sono, nell;alta Italia, l'Istria; nel Meridione, la Basilicata, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna. (Calorosi app/,wsr), Quando si parlava della questione meridionale, si diceva: << La questione dell'Italia meridionale è una questione di ordine pratico: case, strade, ponti, acqua». Ebbene, il Governo fascista . ha agito su questo te rreno. Il GoveFnO fascista ha dato duecentoquaranta milioni per l'acquedotto della Basilicata, cinquecento miHoni per le strade della Calabria,- cinquecento milioni per le ricostr~: zione dei paesi devastati dal terremoto. (Applausi). Battuti sul terreno pratico, gli avversari dicono: « Il Mezzogiorno d'Italia ha bisosno di risolvere il problema dello spirito». Credo di interpretare il pensiero delle popolazioni del Mezzogiorno d'Italia verSo le quali vanno le simpatie concrete del fascismo. lo dichiaro·che esse _hanno ferma fid ucia nel Governo fascista perché solo il Governo fascista ha cominciato a risolvere il problema del M~zzogiorno. (Viviuimi app!a1111).
Rich iamo la vostra attenzione su un a ltro- punto del prog ramma futuro. Io mi propongo, e credo di avere in ciò consenziente tutto il Governo ed anche il ministro delle Finanze, mi propongo cli alleggerire la pressione di ordine tributario fiscale che abbiamo imposta al popolo ita. liano. Credo che si debba sempre marciare verso il pareggio, ma che bi· sogna arrivare al pareggio in condizioni di discreta salute. Non credo che sia n ei piani del mio amico De Stefani fare arrivare la nazione al pareggio boccheggiante, onde non si dica , come per certe operazioni, che la cl inica ha trionfato, ma il paziente è morto. Faremo questo anche p erché il popolo italiano è stato meraviglioso di abnegazione, di spirito eroico, di sacrifici; ha accettato queste dure necessità che gli abbiamo imposto con altO: spirito d i solidarietà nazionale.
E quanto alla pressione politica? Molti ~ei nostri avversari si domandano che cosa farà la rivoluzione fasi:ista domani. Certo sono interessati a saperlo. Anche qui bisogna essere in due. Se si vuole che fasci smo, Governo e Partito, Partito e Milizia, alleggerisca la sua pressione, bisogna che gli avversari si rassegnino al fatto compiuto. («Bene.I»). Ma quando ìo leggo sopra un giornale stampato iersera che i sovversivi debbono moltiplicare le energ ie per insidiare la vita e Io sviluppo del fasci smo in tutti i campi, per suscitare opposizioni, per risvegliare il sentimento combattivo delle masse, richiamare gli operai alla visione dei loro interessi, quando mi capitano ~otto g li occh i questi documçnti , allora dichia ro sOlennemente che invece ·di alleggerire è il caso di di re: un altro giro alla vite. Bisogna rendersi conto ancora una volta che noi abbiamo il sacro dovere di dif endere le nostre idee, di esaltare il sacrificio dei nostri martiri, di tener fede aIIa noStra missione. Se i nemici, o isolati, o in blocco, vengono contro di noi, noi abbiamo il solo dovere di vincerli e di stroncarli. (« BeniJsimol»; applau11).
Signori!
Bisogna essere o pro o contro. O fascismo o antifascismo. Chi non è con noi è contro di noi. La lotta politica in rtalia non ebbe _ mai u na sem· plificazione più precisa di questa. Il passato è la garanzia -dell'avvenire. N on possiamo deflettere. la marcia può avere dei rallentamenti o delle accelerazion i, ma marciare bisogna. Bisogna a ndare innanzi. Bisogna fare grande l'Italia. Questa è Ja .mèta infallibile del fascismo. lo Stato uni-..