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LA GALLERIA DEI REDENTORI
LA « LORO » TRAGEDIA
Che ii socialismo in generale e quello italiano in part icolare si ano in crisi, è affermazionè o~amai documentata in pieno. I segni d ella crisi sono evidenti, p er chiunque segua un po' da vicino le ma nifestazioni - sempre più monotone e volgari - di quel movimento. Ma è tempo · di « cogliere » la crisi nella . sua intima radice, è tempo d i esaminarla in profondità, poiché solo in questo modo è lecito azzardare qualche previsione circa l'avvenire immediat o e remoto del socialismo.
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La crisi socialista può esse_re riassu nta in questa semplice proposizione: è una crisi di disoccupazione. I socialisti sono disoccupat i. Non trovano più lavoro. Non possono più lavorare. Non sono più capaci di continuare o riprendere la costruzione dell' edificio immaginoso fantasticato daJJa loro pseudo-dottrina, ridicolmente drappegg iata coll'aggettivo di «scientifica». La situazione di un partito, che si proponeva di inaugurare una nuoVa civiltà, di trasformare dalle fondamenta le società umane e che, a un dato momento, non trova più fa possibilità di lavorare, ed è costretto a segnare il passo, è veramente tragica. Della tragedia che confina col grottesco.l socialisti sono disoccupati. Non è lavoro socialista ·quello che compiono i d eputati, parolai innocui, ridotti aila rivoluz ior:iaria fatica di « emendare >> i progetti di l egge avanzati dai Governi bo rghesi. Non c'è un a profonda ironia e uria n on meno profo nda significazione nel fatto che l'on. Vella, una d elle teste forti d el sedicente massimalismo socialista, sì esaurisce per un'intera seduta della Camera in una discussione su taluni e mendamenti ad un progetto di l egge che riguarda gli ag~nti di ciutodia delle regie carceri? Non è lavoro socialista 9.ucllo che tutte le organizzazioni -e cooperative e sindacali e comunalicompiono;· inquantoché. non· è un lavoro di distruzione della società borghese, ma piultosto un lavoro di adattamento del proleta.riato a lla soci'età borg hese. Gli è che oramai nel campo politico e in quello.sociale ci si può mette re il cartellino del « tutto esau rito». Ai sociaJisti, come ai ritardata ri d ei teatr.i, non resta che mel anconiosame nte brontolare. Tutto esaurito, difatti, in « materia politica » . Il suffragio universale c'è; la rappresentanza proporzionale al1ch e . e lo scrutinio di list a non meno. L'indennità ai deputati c'è e l'aumento fu proposto da un socialista. Di libe rtà si abbonda. I lamenti contro la « reazione» rapprésen- · tano un puro e semplice diversivo, per camuffare 1a vuotaggine assoluta dell'inte rno. Le grand i linee d i una d emocraz ia politica a vanzatissi~a in Italia ci sono, e si sono spinte sino ad annullare di quelle p rerogative ddJa Corona che sembravano fra Je più gelose. Adesso siamo al periodo degli <<emendamenti». Non siamo più all' architettura. _ Siamo alla rifinitura, al ripulimento, alla semplice manovalanza. E anche in questa pedantesca fatica degli «emendamen ti» , il socialismo non è solo, non è «lui», non in qualche guisa innovatore e precursore; esso è insieme accompagnato, se, non preced uto, dalle altre frazioni della demou azia politica borghese. La sua voce si mescola al coro; l'azione tipica del socialìsmo - in quanto socia lismo - non esiste più.
I.a verità è che in tema d i « politica » non esist ono so luzio ni SO· eia lis te, né in ffiinimo, né in m:1ss imo, come fra poco vedremo; ma tutte · sono g ià. scontate o accettate dalla borghesia. "La più alta e precisa manif estazione prog rammatica socia lista del dopoguerra è il famoso d iscorso di Filippo Turati, che reca per titolo : Rifare t/h:lia! ç>ra, non c'è nuIJa, in quel turati.ano riferimento, che non possa essere accettato d al più tenace dei conservatori, purché dotato di un minimo d'inte lligenza. Nel campo sociale, siamo di nuovo al « tutto esaurito » In fatto di legislazione sociaJe, c'è ben poco da aggiungere o da rinnova re. Anche qui i grandi binari sono gettati. Ai ma nuali, o, per meglio dire, a coloro che fa nno professione di socialismo, non rest a che collaborare al perfezionamento dell'opera. E utile, ma no n è tipicamente socialistico. In sede di programma minimo, la grande messe è stata falciata e ai socialisti non rèsta che una scarsa spigolatura. Con l'aggravante che nel campo cosl ang u sto c'è Uf!, altro Partito a spigolare: quello P~pol~re, che fa, in un certo se nso, una spietata concorrenza al Pus.
In sede di programma massimo, la disoccupazione dd socialismo è comple ta. I socialisti non sa n no più pad are alle foJle il ·linguaggio delle grandi aspettazioni; non fanno più proselitismo; vivono di rendita .
Il ciclo è compiuto. La religione è diventata una chiesa e finirà fra poco p er essere una ditta o lo è già troppo. H sodalismo è d iventato - esteriormente e inteinamentc - una borghesia.
In quest'ultima affermazione, è tutta b. catastrofe del social ismo. Il socialiSmo è sin da oggi una borghesia, visibile e riconoscibile dalle g iacchette dei suoi componenti, dalla lo ro anima calcolatrice e mercantile Dove sono più i cappelli a vaste tese? dove sono più le cravatte n ere . svolazzanti? dove .sono più i segni ch e. rivelavano - di colpo - in un u omo l'appartenenza alla Galleria dei redentori del poVe ro1 nonch é afflitto gene:re umano? Bisog na tornare alla preistoria. Se qualche in- genuo si atta rda ancora in queste costumanze di età remote, vien guardato dai suoi stessi compagni come u n arnese da museo. Il socialismo s i è emancipato dal socialismo. La borg hes ia ha già assi mi lato il socialìsmo, lo ha digerito, ne ha assunto la parte vitale e per il resto, per tutto il bagaglio massimalista, ha drizzato Je insuperabili colonné d'Ercole del suo «tipo» di economia1 che comincia appena oggi, dopo la guerra, a mondializzarsi. . Contro quelle Colonne si è spezzato l'urto socialista in tutti i paesi d ' Europa, a cominciare daJJa Russia. L'imbottigli amento storico del socialismo è veramente terribile. Il programma mi nimo è oramai tutto realizzato e non restano che poche briciole da raccattare; il progr3.mma massimo ha perduto il fasc ino del mito: è diventato una giacul~toria, che viene ancora biascicata dai propagandisti d ' infimo ruolo, ma ·non è più la fanfara che annunciava le aurore imm inenti. I social ist i sono «disincantati» sul sole dell'avvenire e s i ripiegano su se stessi. la loro posizione di fronte alle grandi masse si fa ·og ni gi~nno più critica. Le g randi masse non vogliono e non capisco no l'importanza della p accott igl ia prog rammatica. La Co nfederazione G enerale del Lavoro ha d ovuto iniziare l'anno scorso una campagna per convincere _Ji operai a pàgare il loro contributo al fondo d l assicurazioni socia li . Non si può nega re che gli operai riottosi avessero ragione, almeno d al punto di vista della logica formale: ci avete promesso le fabb riche e adesso ci date q uesto nemmeno immediato p iatto d i lent icch ie? D'altra parte, come predicare la rivoluzione, q uando tu tto il mondo va a destra, cioè si restaura in senso antisocialista; qua ndo si ha di f ronte lo spettacolo di rovine· d ella Russia? L'elenco d elle riforme sta esaure ndos i. La ri voluzione sociale oggi, e forse per tutto il secolo, è una p u ra fantasia. La p ara lisi del sociaJismo è in questa duplice, inco nfutabil e ve rità d i fatto . Questo spi ega anche il sorgere de l comunismo, come mov imento non S01o a nt icapit ali stico, ma. anch e àntisodalista , in quanto i] socialismo è diventato « una » borghes ia
Tracciato questo q u adro clinico, la cui esattezza non p uò essere scriarllente contrastata da nessuno, noi sorridiamò, noi abbiamo la rag ione sufficente p er. sorridere di fronte a tutti i contorcimenti, le esaltaz ioni e i bagolamenti p reagonici del P11s. Adesso c'è il fascismo che agisce come d i~e rsivo e funzio na, in un certo senso, da pillola eccitatoria d ello svertebrato socialismo italiano. Ma domani? Il socialismo ridotto a non cercare e a non trovare più lavoro, è destinato a finire ~ci ricove ri d ella me ndicità borghese e a mori re, come g ià da tempo v ive, in qual it à d i mantenuto e di Monsieur Alphome della borghesia.
Sciacalli
Se i morti fossero titoli negoziabili in borsa, quel qualche m igliaio di sempre più fetide carogne che rappresentano gli immortali principi del socialismo (umanità, fraternità, civilt à e altri consimili banali « tara· tatà »), sarebbero dei giocatori formidabili. Poiché hanno quello che si dice le physique du role dello strozzino, dell'aguzzino, del lestofa nte Anche come impresari di pompe funebri, i socialpuss isti hanno numeri tali da fare invidia a Raveggi, quello che manda a Campo Verano i facoltosi cittadini di Roma .
Quello che è accaduto dopo i fatti di Trieste e quelli di C remona, rappresenta il colmo della bassezza um:ma; e solo un partito di rifiut i sociali com'è oggi il Pur, solo un partito di sfruttatori di imbonitori e di canaglie com'è ogg i il Pus, immerso si no al collo nella fanghig lia della sua vigliaccheria, ·poteva dare l'indegno spettacolo che ha dato.
A Trieste, il PIII ha giocato al rialzo sul cadavere di MU.ller: lo ha presentato alle masse come un comunista, un socialista, un sovvers ivo, ucciso dai fascisti solo per queste sue qualità. Quarant'otto o re di macabra fantasia su l cadavere di Milllcr, trascorse le quali si viene a sapere che:
« Giorgio Miìller, d0 anni 27, era di purissima fede italiana, a cui aveva consacrato tutta la su~ attività, e a confermarne sono i documenti trova ti sulla sua per5ona dopo e5sere rimasto vittima del tragico attentato: una tessera della Società triestina ginnastica, una della Società operaia, e una della Lega nazionale.
« U no dei fratelli dell' uccim è maestro elementare insegna nte nel ricreatorio d ella Lega naziona le e vicesegretario de lla Società ginnastica, Un altro dei suoi fr:ite lli è impiegato nella Società adriatica di sicurtà, ed egli pure di perfetta fede e di italianissimi sentimenti. Per dare una prova dei sentimenti schiettamMte e - fervidamente italiani di Giorsio Mi.iller si racconta che nelle ultime elezioni politiche egli abbia votato per i candidati del blocco nazionale dando il voto prefe renzia le al fascista on. Giunta, ciò che indusse la madre di lui , che'. per il fig lio aveva una tenerezza infinita, a. fare domanda. di iscrizione alla 5e2ione femminile del Fascio di Combattimento».
Ma di tutto ciò niente traccia sui giornali del P11I, i cui lettoci con · tinuano a credere che l'assassinio del MU.ller sia dovuto a vendetta po· litica, mentre invece si tratta di un tragico, deplorevo le errore, dovuto alle eccezionali condizioni del momento. Altrettanto dicas i del Boldori.
Il Secolo non è un giornale fascista. B dichi a ratamente antifascista Difende, f ra l'altro, l'Amministrazione comun·ate socialpussista. di Milano. Ebbene, il Secolo , a p roposito d ei fatti di Cremona, stamp a quanto segue :
Continuano intorno alla tragedia le indagini ddl'autorità giudiziaria., ma nessun nuovo dato di fatto ha potuto essere assodato. Si confe rma c he lo sventurato Boldori fu colpito ripetutamente e con violenza; ma, -d"altra p arte, diversi elementi inducono a credere che sia mancato nel sedicenne Passani non solo il proposito, ma la coscienza dì uccidere, L'impressione che Je cose stiano davvero in questi termini, diffusasi nella cittadinanza, ha conuibuito enormemente a richiamare a lla calma. Anche l'attrito fra fascisti e socialisti nelle u ltime ventiquattro ore è parso meno aspro; e, salvo impreveJibili inci<lenti, può nutrirsi la speranza- che questa breve parentesi d'angoscia sia per Cremona d avvero chiusa Risulta invece purtroppo conferm:i.ta la noti zia dd fe sev:i?ie inffitte dai comunisti al giovane fascist.l Sivelli, ma fortunatam ente non sono gravi 1>.
V'è di più. Uno d ei capi del socialismo cremonese, il Sa.sdelli, ha fatto dichiarazi.oni in tal senso. L'A vanti! non le ha pubblicate e le h a stronq.te in un comunicato reticente.
I morti di T rieste e di Cremona sono stati temi a lotto_ per il Pus. Ma il Pus non può illudersi. Il suo giornale, colpendo in b locco come criminali - vedi milnifesto del P11J in occasione dei funerali d ell'ucciso di Rosate - le molte migliaia di fascisti milanesi, d o v rà un giorno o l'altro paga re Io scotto. Il fascismo mifo.ncsc ha d:1to terrib ili lezioni all'immondo Pus dai 1413 iscritti su ottocentomila abi tanti, ed è attrezzato per i bis necessari.· .B ora di finirla, malvag ia gen ia di corvi !, col diping ere i fasc isti come un'accozz1glia di banditi e di crimi nali. Queste dich i1razioni miserabili di diffamazioni si.. pagano. E le p agherete !
Da Il Popolo d'l 111/ii1, N. 300, 17 dicembre 1921, VIII.