7 minute read

PRECISIONI ED INCERTEZZE

Dal discorso del conte Sforza si può di re quello che si diceva dei discors i dell'on. Orlando: è un bel discorso, ma manca in esso gran parte di quelle precisioni che l'opin ione pubblica ansiosamente attendeva Di preciso non sappiamo che questo : il trattato di Saint Ge rmain sarà imm ed iatamente applicato n ei confronti dell'Alto Adige in tutta 1a sua interezza geografica, per cui la m inoranza tedesca della Venezia

· Trident ina deve convincersi ch e l'Italia non può né deve trascurare quelle che sono le ragioni della sua sicurezza avve nire. Un punto del d iscorso dove l'of?,. Sforza è stàto particolarmente anali tico è quello che riguarda l'accordo Tittoni-Venizc!os. Si può aggiungere che I' on. Sforza è stato fi nanco prolisso. Invece egli è stato particolarmente laconico là dove ha trattato della situazio ne albanese.

Advertisement

Era lecito atten_dcrsi una esposizione completa dell'accordo d i T irana; invece l'on. Sforza si è limitato a delle considerazioni d i ordine generale.

L' opinione pubblica chiedeVa di sapere come e qualmente si. è determ inata la situazione albanese che ha condotto allo sgombero di V alona. L'on. Sforza doveva dirci che prima dell'attacco del 6 giugno il G overno di Tirana ci aveva mandato un rtltimalum.

Ora, una politica previdente non solo avrebbe impedito 1'11/timatum, ma sarebbe addivenuta a quegli acco rdi che si son o reputati n ecessari sul terreno delle trattative p acifiche, se·nza due mesi di guer ra e di assedio.

I.o stesso on, Sforza d eve essere convinto che una nostra spontanea cessio°:e d i yaiona, prima che si fosse a nche lontanamente delineata la rivolta albanesè, avrebbe avuta tutt'altra signi fi cazion e storica e ideale.

Approviamo pienamente le p arole di simpatia che il sen. Sforza ha rivolto a lla Polonia, vittima non tan to dell'imperialismo bolscevico russo quanto deJJa plutoc razia franco-i nglese. Ci piace sottolinea re l'afferma ~ione, nella quale p ienamente concord iamo, che la Polonia uscita dalla d isfatta di t re dispotismi imperiali deve rimanere libera ed indip endente n ei suoi giusti confini.

Quanto al giudizio sul bolscevism o russo il conte Sforza non ci ha detto n iente di originale. Ormai l'opinione p ubblica italiana è unanime nel ritenere che sia necessario annOdare t rattative .diplomatiche e comn1;erciali con tutti i Governi di fatto sorti dallo sfacelo dell'impero russo, non escluso quindi quello di Lenin.

Ma dove troviamo troppa imprecisione è precisamente nella parte _ del discorso d1e riguarda la questione adriatica. Quel preludio giustificativo degli eccessi a cui si abbandonano gli jugoslav i non ci piace e non p uò convincere nessuno. Che la vecchia Aust ria absbllrgica sia responsabile dell'odio che cova nel cuore degli jugoslavi cont ro gl i italiani è verissimo. Ma è vero che niente si fa dalla parte jugoslava per attenuare questo odio; anzi, e gli episodi recenti informino, si cerca di esasperarlo.

Non bisogna su questo argomento farci troppe illusion i, né lusingarci che i nostri vicini siano disposti a comprendere Je ragioni per cui chiediamo confini sicuri

Il conte Sforza non ha ricordato né Fiume, né la Dalmazia. Dobbiamo interp retare che egli alludesse a Fiume quando ha dich iarato. che è una necessità sacra per l'Italia tutelare il libero volere di città doppiamente italiane di ra.ua e di affetti? Amiamo crederlo.

Circa i nostri confini orientali, il conte Sforzà sembra voglia portarli al Nevoso, non già al monte Maggiore, altrimenti non si comprenderebbe la citai.ione di Danté, di Mazzini e di Cavour, i quali, malgrado le distanze dei·secoli, fecero coincidere unanimemente confine politico e geografico dell' Italia sulle vette delie Alpi Giulie.

Applicheremo il patto di Londra_per ciò che riguarda il nostro confine orientale e la Dalmazia? Pare di sì, altrimenti non si capirebbe l'allus ione fatta dallo Sforza stesso alla soluzione che ci è g arantita da intese e da patti interalleati. Le nostre idee in materia adriatica sono note. Quello che importa ripetere è che è tempo di decidersi, e d i da[e finalmente all'Italia la sua p ace, non dimentican do il Piave, Vittorio Veneto e Gabriele d'A nnunzio.

MUSSOLINI

ETERNA STORIA!

La Biscia E Il Ciarlatano

11 Coflsiglio direttjvo della Confederazione Generale del lavoro, riunitosi in questi giorni a Firenze, non _poteva votare, a proposito della legge sulle pensioni operaie e r elati.\•o sabotaggio estreinista, un ordin~ del giorno diverso da quello che è stato votato all'unanimità.

I n esso ordine del giorno, dopo una serie di <<considerando>>, ch e è inutile ri portare, il Consigl io:

<1< invita le organizzazioni aderenti a fare a.ttiva propaganda perché l 'importanza e la portata della legge vengano a ·conoscenza delle masse, e a far sì che non sia rifiutato il pagamento delle quote p er evitare un futuro, ma sicuro d:mno pt'I le classi lavoratrici».

La Confederazione non poteva, dopo venticinque ann i di propaganda, smentire clamorosamente se stessa e, con fermando il suo punto d i vista, rivolge nuovamente agli associ at i l'invito a pagare. Tale sollecitatoria viene rincalzata da un articolo che il segretario della Camera del Lavoro in Intra pubblica nel numero odierno di Bau"glìe Sindacali e che ha questo titolo espress ivo e riassuntivo : Pagare!

Dopo aver constatato che la propaganda dell'Unione sindacale italiana incontra le facili accoglienze, il Maglioni cosi prosegue: o: lo dico subito che, nonostante i difetti di costituzione e di fomionamento, nonosta nte il metodo sabotatore di applicare per decreto e sc-nza aver predisposto preventivamente le masse alla comprensione della loro utilità, si deve insistere perché i lavoratori paghino e non con sdegno, non con osti lità, ma con consapevole coscienza g li oneri che ne conseguono. a Chi intende le assicura.zioni come piccole riformette, è p regato di d imostrard in quale altro modo (e fino all'epoca, che ne$Suno p uò prevedere, della reale e completa comunizzazione dei beni) sia possibile sottra.rre il p roletar iato dalrasscrvimcnto a forme indecorose e inefficenti <l i beneficenza, ad apprestare gli organi coi quali non solo si assista l'assicurato, ma, soprattutto, si provveda ra· zionalmtt1te ed efficacrmente a prevenirne i mali.

« Per la serietà del nostro movimento e per il successo delle assicurazioni sociali, quali sono richieste dal proletariato orsaniz.zato, che, da trent'anni ne ha fatto un postulato fondamentale, è bene che si stabilisca una linea chiara e precisa.

« Bisogna pure creare la coscienza del sacrificio, se si vuol trarre dalle assicuruioni, oltre i benefi:d materiali, jl grande profitto di ~ducazione e di ema nci· pazione morale.

« e con vero dolore che dobbiamo oggi assistere a lJ'insurrezione delle masse meno consapevoli ed alla mancanza di coraggio di molti -dirigenti di organizzazioni.

« In barba alla disciplin a ed alle deliberazioni del convegno confederale di Bologna e di Torino, le organizzazioni e le maestranze di altri centri non si peritano d i esautorar e tutto il nostro movimento, accogliendo, per tema di impopolarità, la facile i mposizione delle masse; le quali non muovono dal presupposto della conquista delle assicurazioni globali, ma dalla disposizione molto meno nobile di non pagare comunque.

« Cj sa.ranno <lei sapienti strateghi, che diranno rispondere ciò alla volontà rivoluzionaria delle masse, il cui spirito ribelle sa superare le caute. riformisticherie dei dirige nti.

« lo dico, i nvece, con sicura coscienza, che se non si è ad ogni costo dei dissolutori del movimento sindacale e socialista e delle sue fatt ive conquiste reafozatrid, non reagendo energicamente contro la imprevidenza delle plebi, si fa opera di reale disfattismo an tirivoluzionario.

« Se si è socialisti, e si bada a svi luppare più le qualità costruttive ed educative nel senso sod:11Je, che non a cogliere o a subire (il che è più d eplorevole) il p lauso delle folle col " motivo " facile ma r epugnante del " non pagale ", q ues ta è la strada.

.- Altrimenti s i aumtt1ted la confusione e il disorientamento; e non sarà certo il proletariato che, in definitiva, ci guadagnerà.

« Ci pensino ì dirigenti delle organizzazioni, e non soltanto gli organizzatori, ma tutti quei lavoratori che hanno responsabilità direttive o rappresentative nel movimento operaio.

« A mmette~ che le masse non p ossano portare il p eso dei contributi ed attaccarsi al cavillo di difetti che non sono neppure sostanziali, è fare opera non degna»

Il senso dell'a rticolo è questo: pagare e premere per emendare la legge. t questo anche - sia detto fra parentesi - il nostro punto di vi sta.

Pagare?

U na parola che suona ost ica alle orecchie dei proleta ri. Il Maglioni è infatt i costretto a constatare che persino oiganizzazioni e Camere del , Lavoro con federali dell'importanza di quelle di Bologna _e d i Torino, si sono schierate dalla parte di chi predica il comodo « non pagare !».

Si ha l'impressione che 1a Confederazione Generale del Lavoro non abbia più controllo o dominio sulle sue stesse· masse. La F.1.0.M., anch'essa, raccomanda d i pagare; ma le commissioni interne degl i stabilimenti meta llurgici di Roma sono di parere nettamente contrario

La crisi confederale, o, per essere più esatti, la crisi d'autorità della Confederazione Generale del Lavoro, è evidentissima. T ale crisi è agg ravata dal fatto che gli organi politici del Pus hanno piantato in asso la Confederazione. Se l'A v~lì ! non avesse fatto, come ha fatto, il pesce in barile, con un contegno di fl emmatica ambig u.ità, g li operai si sarebbero rassegnati o convinti; ma la ve rità è che dall 'A vanti! alla Direzione del. Partito, alle sez ioni, fa Confederazione Generale d el Lavoro è stata isolata. Con un quotidiano, non co.n un settimanale si possono divulgare determi nati punti di vista Ora la Confederazione Generale del Lavòro, .con ~uc milioni d i aderenti, ha un foglio settimanale, mentre h. stess1 Unione sindacale italiana può disporre di un quotid iano. Crediamo che nell'animo di molti confederalisti ci sia un senso di acuta amarezza per via dell' atteggiamento agnostico o di forzata e non convinta solidarietà tenuto i n questa occasione dal Partito pol it ico Socialista.

D 'altronde, abbiamo g ià dimostrato che il P11s, compromesso dalla sua p recedente bagolog ia estremista, no n poteva entusiasmars i d i una riforma sociale.

I.a Confederazione Generale del Lavoro sconta duramente la sua sudditanza a un determ in ato Part ito politico. Gioverà la lezione? Non ci credi amo troppò.

Mussolini

This article is from: