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L'ACCORDO DI RAPALLO

Sull'accordo stipulato a Rapallo no n si può d are un giudizio esauriente e definitivo sino a quando non ci saranno note tutte le clausole che lo compongono, non escluse quelle d'o rdine economico. Il giudizio nostro si limita, quindi, a ciò che conosciamo, cioè alla linea-base dell'acco rdo stesso. Lungi da noi il proposito di attenuare l'impcruro:a straordinaria del confi ne fissato al Ne,:oso e comprendiamo l'esultanza d i Trieste, che non sarà più minacciata dai cannoni jugoslav i.

Sino a pochi mesi addietro, imperversando in Italia la più abietta politica cagoiesca, l'idea di portare il confine politico dell' Italia a coincide re col confine geografico· d e lle Alpi Giulie, sembrava p:i.zzesca e irrealizzabile.

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La diplomazia di Cagoia si era ferm ata a Monte 1faggiore o ne lle immed iate vicinanze. Oggi, fa linf.'a di Wilson è tramontata per sempre, insieme col suo infelice ideatore. ]I t ricolore è al Nevoso, il che significa che le porte orientaJi d ' Italia, dalle quali fluirono sempre nei secoli le invasioni barbariche ve rso le pingui pianure della Venezia, saranno, d'ora innanzi, so lidamente sbarrate. Se non c'inganniamo, il bacino d'Idria, con relative preziose miniere di mercurio, passa all'lta!i1 e questo fatto ha fa sua notevole importanza economica. Ci dichiariamo, dunque, ( rancamente soddisfatt i, per -ciò che riguard:1 il confine orientale, e crediamo che t a le soddisfazione sa rà cond ivisa d a lla unanimità d e ll'op in ione pubblica italiana.

Anche per Fiume Ja soluzione di Rapallo n on è l'ideale, che sarebbe l'annession e , ma è mig liore di tutte quelle precedentem e nte progettat e. · Quel contatto terminale attraverso il corridoio o budello liburn ico, che doveva unire Fiume .il confine itali1no sul Monte Magg iore, è sostitu ito dalla co ntiguità territoriale con Fiume, di cui Italia e Jugoslavia riconoscono la piena assoluta indipendenza. Sin da questo momento la Reggenu del Carnlro è uno Stato di d i ritto e di fotto. Il problema d i F iume indipendente può avere sviluppi ulteriori, ma non è il càso di anticipare il futuro.

A questo pu nto deve . p:i.rtire da o,;ni labbro italiano una parola di infinita riconoscenia per Gabriele d'Annunzio. Se oggi fiume è libera, è italiana e h a il vasto possesso d el suo porto e de lle sue ferrovie ; se oggi Fiume è contigua all'Italia, di cui costituisce una specie di repubblica periferica, che sarà, per forza di cose, italiana; se oggi Fiume ce• spira e può guardare con fiducia al suo àvv~nire e sperare nel suo im• mediato rifiorire economico di grande emporio marittimo, Jo deve soltanto a Gabriele d'Annunzio e ai suoi legionari e a tutti coloro che hanno difeso la causa di Fiume, dentro o fuori di Fiume. l'Olocausta oggi è sicura di sé. Non sarà più - in nessun caso - magiara o croata o ibridamente sottoposta a quella specie di mostruoso aborto idealistico-plutocratico che è la cosiddetta Società delle nazioni, ma sarà italiana, soltanto italiana, e, per i suoi reggimenti politici ed economici interni, potrà servire di modello all'Italia. L'indipendcnn di Fiume, colla con~iguità territoriale, e il possesso del nodo ferroviario di San Pietco, è di una importanza enorme anche per l'avvenire di Trieste, la quale, avendo sicure le spalle, col confine sul Nevoso, non ha più ragione di temere l'eventuale co ncorrenza di Fiume. I due grandi porti sono destinati ad integrarsi a vicenda. Sino a questo punto gli accordi di Rapallo so-no, considerando anche quello che è passato dall'armistizio in poi, buoni. Dove cominciano le dolenti note, è per la Dalmazia. Parliamo di quella d el patto d i Londra. Qui ci troviamo davanti ad una specie di nebbia, nella quale brilla un punto solo: Zara italiana. L'aver sottratto ai croati Zara, Ja santa, Zara, la perla della Dalmazia, è certamente un fatto che ci conforta, ma la questione dalm.:itica non si limita a Zara. NQi crediamo che l'on. Sforza sia sincero, quando si dichiara dolente per le rinunce da lui consentite in D1lmazi1; ma ci dom:indiamo se non era assolutamente poss ibile fare altrimenti. Certo, la questione dalmatica era terribilmente pregiudicata all'interno e all'estero. All'estero colfa divisione della D almazia, praticata dal patto d i Londra, il che rendeva difficile - pe r opinioni pubbliche già mal disposte verso di noi - una comprensione esatta e integrale del problema dalm:itico; e, quanto all'interno d 'Italia, la polit ica e la polemica dei rinunciatari e l'azione del Governo Nitti avevano posto all'ultimo piano la questione della Dalmazia. I sostenitorì dell'accordo ci d iranno che le rinunce si limitano a Sebenico. Non lo sappiamo. Non sappiamo quale sarà il retroterra di Zua. Se il retroterra di Zara avesse l'estensione dei territori assegnatici dal patto di Londra, esclusa Sebenico città, la pillola, per quanto amara, potrebbe essere trangugiata; ma se Zara non avrà questo retroterra o lo avrà limitato ai suoi sobborghi,, le mancherà, per quanto italiana, ìl respiro. Speriamo che· queste necessità di vita per Zara italiana siano state presenti ai delegati italiani. Comunque, noi ci troviamo dinnanzi a questo dolorosissimo fatto: di tutta la Dalmazia, solo Zara si salva. Il resto sarà « garantito », non sappiamo si no a qual punto, ma « politicamente » sarà croato. Questo ci riempie di angoscia.

Ed ora?

L' o rizzonte è pieno d'incagnite. Che l'opinione pubblica italiana, nella sua maggioranza, sia pronta ad accettare o a subire il patto di Rapallo, è positivo. Ma ch e cosa faranno Millo e D'Annunzio? O ccorre soprattutto la firma di D 'A nnunzio, perché il patto di Rapallo entr i in vigore per ciò che riguarda le r inunce dei territo ri assegnatici dal p atto di Lond ra. Ma, soprattutto, quale sarà l'atteggiamento dei dalmati? Si contenteranno di aver salvato Zara e accetteranno il fatto compiuto per tutto il resto, o quando l'ora delJo sgombro sarà arrivata, insorgeranno in un tentativo estremo dì difesa e d 'amore? Non sappiamo. Certo, la situazione dalmata è di una gravità e di una delicatezza assolutamente eccezionale, che deve essere presente a tutti, almeno a coloro che vogliono servire l a nazione, non g i à servirsi deJJa nazione. Bisogna affrontarla nel suo complesso, non nell'episodio particolare.

· Pe r noi, al punto in cui sono giunte le cose, dato lo stato in cui si trova, per ragion i che tutti conoscono, la coscienza nazionale e l'economia nazionale, il dilemma si presenta chiaro: o subire, per ciò che rìgua rda Sebenico, il patto di Rapallo; o affrontare, ;,, t oto , il problema dalmata; ma non da Zara a Punta Planca, Jimitazicine assurda da tutti i punti di vista, salvo queilo imposto dalla diplomazia di Sazanoff nell'aprile del 1915, bensl da Zara a Cattaro

In tal caso il problema cambia di piano. MUSSOLINI

Da 11 Popolo d'Italia, N. 271, 12 novembre 1920, VIJ.

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