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DIITATURA E MISERIA
Il Monito Di Un Comunista Ungherese
II Peuple, quotidiano socialista belga, che esce a Bruxelles, reca in prima pagina, nel suo numero del 13 giugno 1920, sotto il titolo I.A dillttllmt del prolelttrùtlo conduce a 1m aggravamento della mùerù1 po.po· lare, il sunto d i uno studio di Eugenio Varga sulla dittatura proletaria e i problemi dell'economia. Chi è Varga? :e un uomo che durante l'effimera Repubblica dei Consigli in Ungheria ebbe il compito p iù difftcile : quello di trasforma re l'economia magiara da individualista a comunista. Non ci rìusd e lo confessa lealmente, L'esper imento fu disastroso. In Ungheria, come dovunque dopo la guerrà, si ebbe una « crisi di autorità e un rilass:imcnto della· disciplina del lavoro».
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« Nelle fabb(icho sì formarono dei consigli di azienda, che, capricciosamente, fissarono la cifra dei sa lari, licem..i:irono i dirigmti che non garbavano e socializzarono certe imprese, dichiarandole proprietà degli operai. l e prestazioni di hvoro diminuirono di siorno in giorno e tntta la pro<lmione se n'andò in rovina. li capit3lismo, non avendo più forze :innate a sua Ji~posizione, assisteva impotente a quesla rovina ».
Il quad ro è esatto e ricorda assai da vicino la situazìonc italiana. Davanti a questo caos, Eugenio Varg a credette nell'efficacia della dittatu ra prokl'aria per ristabil ire l'ordine e r icom incia re a lavorare Oggi egli è guarito da questa illu sione e afferma - basandosi sulla sua personale esperienza - che questo regime provoca un abbassamento del livello della vita operaia.
« Pare - dice Varg.a - che la dittatura dehba accrescere immediatamen te il benessere dell'operaio, perché comincia col sopprimere la proprietà privata dei mezzi di produzione e confisca miliardi cli redditi non · guadagnati , Ora, l' espropriazione dei capita li sti non aumenta di una sola unita i beni disponibili Anzi, nel suo rrimo tempo, la ditt~tura non offre alcuna po$sibi lità di accre• scerc il numero di questi beni. Tutto l'apparato produttore non 5j trasform a da un giorno all'"altro per p rodurre gli oggetti di cui ha bisogno la. classe operaia. Questa operazione ~ige un lungo lavoro ,li trasformazione e di spostamento delle forze opera.ie verso i rami che occorre svi luppare•.
J1 Varga passa, p oi, ad illustrare l'atteggiam ento del proletariato agr"icolo, che fu nettamente ostile al proletariato urbano e si rifiutò di approvvig ionare le città e in p a rticola r modo Budapest.
Ma p erché, si domanda jl Varga, la dittatura, invece di aumentare il benessere, fa piombare il proletariato nella più atroce miseria? Gli è perché si confonde, qua si sempre, la « socializzazione d ella proprietà colla socializzazione della produzione » . La prima, può, dice il Varga, r ealizzarsi con un colpo di violen za, per mezzo di decreti; ma la seconda non può essere che il risultato di lungh i mesi di lavoro metodico e d i riorgan izzazione razionale della produzione. Poi ché i comunisti avevano promesso ìl paradiso agli operai di Budapest, costoro non vollero fasciarsi m orire di . fame per salva re la dittatura del .proletariato.
« T utte Ie difficoltà della d ittatun - conclude il Varga - provengono d al fatto che la proprietà d ei mezzi di proJu2ione toccò ad una gcncra?.ione operai:i corrotta da llo spirito capitalista ed a llevata in una ideologia di a rid ità e di egoismo • ·
Riportando qùesta testimonianza del V arg a, non Ci facciamo ilJu sione di guarire gli infetti; tutto al più d i salva re quelli che non son o ancora contagiati. Se questi sono i ris ultati della dittatura in Ungheria, paese che può nutrire se stesso, che cosa ·avverrebb e in Italia, che nel prossimo anno avrà bisogno d'importare almeno un terzo dei cereali necessari alla vita? E le condizioni p s icologiche d eH'Italia? Gli stessi socialisti non possonò iIIudersi d'imprimere una form a unitaria al loro movimento . In molte località i socialisti sarebbero sopraffatti da altri elementi più rossi e ·d ovrebbero vin cere le res istenze dei bianchi (pipiJtt), scnu contare le altre forze in gioco a ll'interno e all'este ro.
A quando - o mai ? - il contatto co lla realtà e il rito rno alla rag io ne ?
D a TI Pop ol o d ' Italia, N . 148, 22 giugno 1920, VII.