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UN PIATTO DI LENTICCHIE? NO

Bisog na chiarire e completare, per quello che riguarda l'Italia, le dichiarazioni di Lloyd George e di Wilson. Chiarire e completare, ma presto , perché il male ssere che turba la coscienza nazionale sia rapidamente eliminato.

Gli Alleati hanno parlato per n oi. È tempo che l'Italia parli per se stessa e per gli Alleati. Questa condizione di continuo << minoratico » alla fine riesce p esa nte. 11 co mpito di dare un contenuto alle fras i non deve essere lasciato alla stampa Noi non ci contentiamo delle delucidazioni del Times. Il Tù11es è un giornale, un grandissimo giornale, ma è il Timu e niente ci fa cre dere che le spiegazioni del giornale inglese siano state dettate da Lloyd George, e rappresentin o il suo pensiero.

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Anche noi abbiamo dato dei discorsi di Lloyd George e di Wi1son la nostra interpretazione. Anzi, a proposito di quest'ultimo, abbiamo fatto parlare un americano. Ma non basta. Intanto la S1tfani, come al solito, ci ha trasmesso una traduzione impossibile ' d el d iscorso di Lloyd G eo rge.

Lloyd Geo rge ha detto in inglese :

« On the same grounds we regard as vital the satisfacti on of the legitimate da.ims of the l talians for union with t hose of their own race and tongue ». « Per le stesse ragioni noi consideriamo come vitale la soddisfazione delle legittime aSpiraz.ioni degli italiani di unirsi con gudli della propria razza e lingua 1>.

Nessun dubbio che la formula è vaga. Ma poi, siccome i t rentini sono di raZ2a e di lingua italiana; i triestini sono di razza e lingua italiana ne la patria de Roueti

110 .re parla che italian ; i fiumani sono di lingua e di razza italiana; i dalrrui.ti del litorale sono di razza e lingua italiana; gli istriani di Capodisttia, Rovignò, Pi ra.no, Pa.renzo sono di razza e di lin gua italiana, la frase di Lloyd George p uò comprendere nel complesso tutte le nostre .rivendicazioni nazionali. Ma allo ra, ci si d omanda; perché n on si dice chiaramente che

Trento, Trieste, Gorizia, Fiume, Zara (citiamo le cinque città principali e italianissime) devono tornare all'Italia? Questa omissio ne nel linguagg io, nasconde forse qualche reticenza nel pensiero?

Ancora più evanescente è la formula di Wilson. Nel solito testo che ci fu trasmesso dalla solita Stefani, si pa:rlava di «sistemazione » di frontiere. I giornali franccsi, tutti i giornali francesi, parlano invece di un r i aju.rltment. Tra sistemazione e raggiustamento la differenza non è cosl trascurabile come può sembrare. Anche qui lo sforzo interpretativo supplisce alla indeterminatezza della frase, ffia che cosa significa - nel concetto del Presidente - questo « raggius tamento » delle frontiere italo-austriache ? N on sentite attraverso questa parola, rimpiccolito, diminuito a incidente quasi secondario> quello che per l'Italia è invece un problema fondamentale .di essere o non essere·?

La parola d'ordine della Quadruplice Intesa è in questo momento mlnagtr l'Austria-Ungheria i il che significa mlnager la dinastia degli Absburgo e le caste dominanti dei tedeschi e dei magiari; il che signi6ca ribadire le catene dell'oppressione per quei popoli ai quali la Quadniplice aveva in un primo tempo annunciato l'indipendenza e la libertà. Le condizioni artuali della guerra consigliano di risparmiare lo Stato austriaco, di rinunciare nei suoi confronti alla tesi estremista dello smembramento? sia. Vedremo i risultati di questo att eggiamento. Quello che ci preme di domandare è : l'Italia deve forse fare le spese di questo mbtagement dell'Austria-Ungheria? Insomma: è 1'Italià che dovrebbe contentarsi del biblico piitto di lenticchie di un «raggiustamento» di co nfini, mentre l'Austria-Ungheria uscirebbe - moralmente e territorialmente - ingrandita dal coòflittp? C'è forse qualche italiano al Governo o fuori, che v uole incamminare la Nazione sulla strada d~lle .cinuncie e dei coffipromessi obliqui? L'Italia avrebbe dunque fatto la guerra - la sua san guinosissima guerra - per conseguire un semplice « raggiustamento dei suoi con6ni » ? Ah, ben sappiamo. Ci sembra di udire voci di questo genere : Ma che cosa importa oramai cli confini, che cosa importa se . le frontiere di domani saranno più al nord o più al sud, più ad occidente o più ad oriente, se coincideranno o non coi confini naturali, quando domani saremo tutti fratelli, senz'armi, sottoposti · al Tribunale Internazionale e soci della Società delle Nazioni ?

Grazie. Questa Società europea di dolci, cari, affettuosi, teneri fratelli, ci piace tanto. Ma lo stesso Wilson, parlando della libertà dei mari, non esclude la possibilità <li altre guerre. P.coprio cosi. Ebbene sl : n oi accettiamo tutta l'ideo logia wilsoniana sull'avvenire del mondo ; accettiamo l'arbitrato internazionale che deve venire ; l'abolizione della diplomazia segreta che deve venire; la Società .delle Nazioni che deve venire; . il disarmo che deve venire; il sole dell'avvenire, con tutte le costellazioni note ed igno te dell'Universo; ma nell'attesa di tutto ciò noi vogliamo - una yolta per sempre - sprangare le porte di casa nostra, vogliamo liquidare per sempre la secolare partita fra l'Italia e l'Austria-Ungheria, vogliamo tutti gli italiani all'Italia, dai monti all'Adriatico. ·

Anche· Trento e Trieste sono i termini di un problema mondiale come Metz e Strasburgo I Delle due l'una : o si crede che domani tutta l'Europa sarà inerme e democratica, un vero eden di libertà per tutti i popoli, e allora è proprio inutile portare qualche chilometro più avanti o più indietro i pali delle frontiere (che si potrebbero bruci.are....) ; o si opina che tra la fine della g uerra e questo regime di tranquillità e di perfetto equilibrio dovrà passare qualche tempo, e allora i « raggiustamcnti >) della frontiera - in quanto parziali - possono ritardare invece di accelerare la marcia verso questa . meta. R esti in. teso che molti italiani, piuttosto che accettare il piatto di lenticchie .rappresentato da un contrattato, mercanteggiato « raggiustamento » di confini, preferiscono il ritorno allo s/a/11 quo ante nell' attesa di quello stato di beatitudine universale che cancellerà le frontiere e confonderà, in uno solo e feli~, tutti i popoli della terra....

Se i nostri Alleati si tengono sul terreno «vago», il compito di precisare spetta all'Italia. Che ciò avvenga in un discorso di uno dei nostri ministri o in una dichiarazione collettiva della Quadruplice, non impo rta. h vitale, per usare 1a parola di Lloyd George, che sia riaffermato - senza perifrasi - il -diritto sacro· dell'Italia mutilata, a completare se stessa. E come si parla di Alsazia-Lorena, è tempo c~e si parli di Trento, di Gorizia, di Trieste, di Fiume, di Zara.

MUSSOLINI,

Da li Popolo d' ltaiiiZ, N. 13, 13 gennaio 19 18, V. Pubblicato anche suJl'edizione di Roma, N, 14, _ 14 gennaio 19 18, V.

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