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UNA SOLENNE RISPOSTA

Una risposta collettiva della Quadruplice Intesa alla manovra degli I mperi Centrali non è ancora venuta e, forse, non verrà più. Noi ci rammarichiamo che gli Alleati non trovino modo e tempo di consegnare in un documento collettivo, che dovrebbe portare in aùce le firme di O rlando, demenceau, Wilson, Lloyd George, il loro punto di vhta sui fini di guerra - territoriali e giuridici - ; comunque, i discorsi di Pichon, di Orlando, e quello odierno di Lloyd George dimostrano che l'accordo fra le nazioni alleate è completo. Il discorso di Lloyd Geotgc è importantissimo, prima di tutto per la rag ione che l'ha provocato e per il luogo dov'è stato tenuto. Il premier inglese si è recato al congresso aruiuale dei sindacati inglesi, per chiedere ai 1avoratorì un più largo contributo di uomini per la guerra. La defezio~e russa, non ancora compensata dall'intervento americano, impone alle nazioni occidentali di utilizzare sino al limite del possibile le loro risorse umane. L'Jnghilterra deve creare nuovi eserciti. I lavoratori britannici - non strettamente insostituibili - devono accingersi a lasciare le officine, nelle quali possono essere sostituiti dalle donne, per andare nelle trincee. IJ discorso di Lloyd George prova che l'Inghi1terra non intende di fare la guerra « usuraia», secondo l'accusa che gli amici della Germania mettono in circolazione a intermittenze tanto in Italia qua nto in Francia, ma è disposta a gettare nella mischia altri milioni di uomini, oltre ai cinque che sono già alle armi. Nd discorso di Lloyd George è tracciata la carta geografica dell'Europa di domani. Siamo finalmente I - almeno su certe ques tioni - a quella precisione materia.le, topografica che noi abbiamo reite rate· volte invocato. Il Belgio dev'essere restituito alla sua condizione di ieri. Altrettanto dicasi per la Serbia, per il Montenegro, per Ja· Romania. Anche la Polonia deve essere indipendente. .Qui Lloyd George ha toccato un argomento delicatissimo : le relazioni fra g li Alleati e la Russia. Dalle parole del premier inglese si deduce che l'ln-:ghilterra non ha rinunciato a tutte l e speranze su una resipiscenza della Russia. Non sappiamo se questo o ttimismo abbia giustificazioni sufficenti.

Lloyd Gcorge ha· lanciato un monito alla Russia o per meglio dire agli clementi superstiti della Russia che non vuole precipitare nell'abisso di una pace separata, di una pace di schiavitù, quando ba detto testualmente che « sotto una denominazione qualsiasi - e il nome poco importa - ]e provincie russe faranno parte d'ora innanzi della Prussia ». ·

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In secondo luogo Lloyd George ha dichiarato che l'Inghilterra si considera ancora alleata della Russia (di quale Russia?, o siamo modestamente d omandare noi), ma che -e qui c'è una dichiarazione la cui importanza potrebbe essere forse, fra non molto, illustrata clamorosamente dagli avvenimenti - l'Inghilterra e gli. Alleati « non interverranno ad impedire la catastrofe di cui 1a Russia stessa sarà la prima vittima ».

In altri termini Lloyd George ha voluto dire che se la R ussia conclude rà una pace separata, gli Alleati l'abband oneranno al suo destino. Oppure: che gli Alleati sono sempre decisi a battersi per i Compagni deboli o per q uelli che tengono fede ai patti, ma non g ià per quelli che tradiscono o disertano. Malg rado la forma molto corretta cd anche abile, ò un vero e proprio ultimatum quello che Lloyd George ha lanciato al governo dei« bolscevichi)>. Vedremo con quale risultat o.

Un altro punto del discorso di Lloyd George che particolarmente ci interes sa è quello che riguarda i nostri fini nazionali d i guerra. Lloyd George non ha specificato, ma il senso delle sue parole è chiaro e non ammette equivoci. « Gli italiani chi? vogliono essere uniti ai loro fratelli di stirpe e di lingua >) - e lo hanno dimoJ/ralri ((}/ martiriosono gli italiani del Trentino e d ell'Alto Adige; gli italiani del G oriziano, quelli di Trieste e dell'Istria ; quelli di Fiume, quelli di Zara e del lito rale dalmata.

Trento, Gorizia, Trieste,' Piume, Zara: ecco la pentarchia delle città che devono tornare all'Italia, per quella indiStruttibile fraternità della stirpe e della lingua che la guerra odierna ha poi santificato col sangue di migliaia di volontari e colle forche di Battisti, di Sau ro, di Rismondo. Noi non abbiamo mai dubitato - nonostante le amene trovate dei MacDonald e dei King - sulla lealtà piena cd assoluta dell'Inghiltern, per quanto concerne il compimento delle nostre . rivendicazi? ni nazionali, per cui le dichiarazioni di Lloyd George ci allietano ma non ci sorprendono.

Né ci- socprende troppo il mutato atteggiamento dell'Inghilt erra di fronte al destino dell'Austria-Ungheria. Lloyd G eorgc - .~o scopo, evidentemente, di incoraggiare le tendenze anti-german.iche d ella duplice mo02rchia - presenta ali' Austria-Ungheria un programma mi· nimo che ha questi capisaldi : sòddisfazioni delle aspirazioni nazionali italiane e ro mene e autonomia per le altre nazionalità. Quindi, niente smembramento dell'Austria-Ungheria. Ma questo esclude, forse in tes~ assoluta, la creazione d i uno Stato di Boemia indipendente per il quale esiste già un impegno solenne della Quadruplice Intesa nella nota di risposta a \Vilson, e di uno Stato jugo-slavo indipendente? No. Non ci potrebbe essere domani un « tetralismo » composto dei regni di Boemia, Austria propriamente detta, Ungheria e Croazia ? Una confederazione di q uattro stati ? Questa soluzione del p roblema austro-ungarico non ci sembra t otalmente estranea alle idee di Lloyd George, Comunque, il non smembramento dcli'Austria è prospettato solo peÌ il caso che l'Austria-Ungheria accetti - oggi - il punto di vista dell'Intesa, perché, nel caso contrario, col prolungarsi della guerra, il suo destino potr~ essere diverso, cioè più catastrofico. Anche per ciò che riguard i l'impero ottoman o le idee di Lloyd Geo rge ci appaiono leg germente modificate. Costantinopoli resterebbe turca e soltanto gli stretti sareb bero internazio nalizzati. Ma le regioni che la Turchia opprimeva godranno d 'ora innanzi ìl diritto « di un' esistenza sepa rata». La frase è un po' vaga, ma essa s ignifica in ogni mòdo la fine della dominazione turca su l'Arabia, l'Arme nia, la Mesopotamia, Ja Siria, la Palestina.

Quanto al problema delle colonie tedesche Lloyd George ne h a rinviata la soluzione al congresso della pace.

Di indennità, non una parola. Ma risarcimenti « pct quanto può essere fatto >) dei danni provocaci dalla condotta di guerra degli eserciti tedeschi.

Infine Lloyd George ha dato Ja sua adesione di massima « all'idea di un'organizzazione internazionale, la quale consenta di limitare gli ar~menti e di diminuire le p robabilità di guerra ».

Nel discorso di Llody George i n ostri « fini di guerra » hanno trovato una chiara, lucida, eloquentissima illustrazione. Queste sono - e nessun'altre I - Je condizioni essenzìali, pregiudiziali per una pace · c he non sia una semplice tregua - come si ripromettono le caste militariste di Prussia - ma l'inizio di una lunga era di tranquilla conviyenza di tutte le genti.

Da li Popolo d' Italia, N. 7, 7 gennaio 1918, V, Pubblicato anche sull' roizione di Roma, N. 8, 8 iennaio 1918, V.

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