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SUDDITI E BENI NEMICI
L'on. ·Orlando ha pronunciato al Senato un discorso sotto certi aspetti migliore di quello che alla Camera ebbe cosi g rande successo. In materia di politica interna e i n risposta a u n discorso del giolittiano senatore Rolandi-Ricci, l'on. 5Jdando ha fatto dichiarazioni esplicite, che ci piace di reg istrare al posto d' onore, perché rispondono alle necessità del momento.
L' on. Orlando ha cosi parlato :
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« Il popolo italiano si è dimostrato virile, paziente, eroico, all'avanguardia delle sofferenze e delle privazioni ( 4pplauJ1), o nde se questa lode è diretta ad esso, è ben meritata ; ma non ha a vederci. il ministro deH' Intcrno. Quando invece l'on. Rolandi-Ricci parla di un' infima minoranza che va presa con le buone, io, ministro dell'Interno, devo d ire di no. (Vive approvaziont). Q uesti anni di guerra sono cicli storici, e la qÙestione della resistenza interna va cons iderata co me indissolubilmente legata alla vita del Pae~, onde ogni atto diretto ad indebolirla è senz'altro un atto di tradimento (AltiJ!imi, pro/ungari ap pla:m) ·
+: Nel momento che si traversa, q uest 'attività contro la guerra si collega con l'attività nemica (App/azm). I! questione di essete o di non essere~ non vi p uò essere metodo diYerso e, soprattutto, non vi può essere volontà diversa».
Ci sia concesso di osservare che noi da mesi e mesi non abbiamo detto niente cli div erso e, n on sembri vanitoso il constatarlo, con. parole quasi identiche a quelle impiegate dal Presidente del Consiglio. · La « maniera dolce» applicata a coloro la cui attività è collimante e concomitante con quella del nemico, equivale a praticare la politica suicida d ella disfatta.
Siamo lieti che l'on. Orlando sia ritornato sull'argomento e abbia precisato il suo punto di _vista, ma ci rammarichiamo che l'on. Orlando non abbia toccato un'altra questione che turba e appassiona sempre più vivamente la coscienza nazionale : la questione dei beni e dei sudditi n emici. L'on. Orlando non ha escluso la p ossibilità del sequestro, ma l'ha fatto in termini assai vaghi. Secondo l'on. Orlando « non è detto che il sindacato debba avere un carattere provvisorio ; esso è indefinito, pur potendo trasformarsi in misure più gravi, come quelle del sequest ro o della liquidazi one ».
Che cosa significa tutto ciò? Che il Governo non ba ancora, dopo trenta mesi di guerra. deciso Ja sua linea di condotta nei confronti delle proprietà e delle aziende d ei nostri nemici. Lo stesso dicasi per i sudditi dei paesi che sono in g uerra con noi.
Il senatore Pellerano ha detto che « col tedesco in Italia ogni debolezza deve essere bandha » e, dichiarando la sua fiducia nel Governo, propone l'estensione a tutta l'It alia dello stat~ di guerra per rompere ogni rete d'intrighi intessuta a favore del nemico; p ropone pure di espellere o concentrare in dati luoghi tutti i sudditi nemici.
Ora, l'on Orlando ha rispost o a tutti i senatori che avevano partecipato alla discussione, ma si "è dimenticato cli rispondere al s enatore Pellerano. È da un p ezzo che la stampa nazionale « investe » il Governo della questione dei sudditi n emici ; ma senza risultato . Dopo gli eccidi e le distruzioni di Padova, alla Camera, con un'interrogazione dell'o n. Ruini, al Senato, con un discorso del senatore Pellerano, è stato risollevato il problema. Ma il Presidente del Consiglio lo evita. studiatamente. Il perché di tutto ciò, mistero. La piccola . cronaca d elle città registra i casi di sudditi nemici che abusano sempre più spavaldamente della nostra dabbenaggine. Ma il Governo ignora. È il grottesco che si sovrappone. alla trag edia. Sono passati due mesi dalla giornata buia di Caporetto. Il tempo per costruire in qualche ·remota plaga delle nostre più lo n tan e isole le baracche per un campo di concentrazione,' c'è stato. L 'occasion e per denunciare la decadenza della convenzione Bollati-Jagow, decadenza già avvenutà de facto, c'è stata. Il contegn o tenuto d a molti sudditi nemici giu stificava pienamente una rriisura d'indole generale contro di l oro. Un movimento d ell'opinione pubblica c'è stato. L'esempio di tutte le altre nazioni, dagli Stati Uniti al Siam, ci ha preceduto. Anche dopo il 24 ottobre, anche coi tedeschi saccheggiatOri a Udine e impiccatori a Belluno, l'Italia è l'unica Nazione, fra le diciassette nazioni in guerra contl'o gli Imperi Centrali, che tratti da <e ospiti )) i sudditi nemici. ·
Ci si domanda : quanto tempo ancora dovrà durare questa situazione incredibile, ma vera? Ci si domanda : quanti misfatti dovranno ancora essere compiuti. prima che il ·Governo si d ecida ad agire ? Ma non è chiaro, preciso, pacifico, documentato che i sudditi dei paesi nemici appartengono a quella categoria di persone la cui attività - impieghiamo le parole del P r esidente del Consiglio - si collega necessariamente coll'attività nemica?
Siamo Pronti a riconoscere - e lo abbiamo già fatto in altra acca- sionc - che l'on. Orlando tenta di imprimere un1 nuov a direttiva - più realistica - alla sua politica interna1 ma la faccmda dei su d· dici nemici è la macchia nera n el qJJ,adro . L'attcggiàmento ambiguo e negativo del Governo, nella questione, fa nascere per forza nel pub· blico il più grave dei dubbi : e cioè che l'impotenza. dd Governo sia in r appo ttO di causa a effetto colle influenze di a1ti personaggi, della banca1 dell'industria, della diplomazia, della Corte, che non devono essere disturbati.
Ebbene, fi nché il grande gesto non sarà compiuto, n oi continueremo a titenere che la nostra guerra non osa essere -come dovrebbe essere .....:.... anti-germanica; _ che la Germania è an cora t utelata - nei suoi interessi ·materiali e morali - dai suoi amici e dai suoi complici disseminati al di qua del Piave, e che il Governo - per p aura - non si accinge mai a t ogliere la mala pianta del disfat tismo bocht all'interno.
Essere o non essere, ha detto amleticamente l'on. Orlando. Già. Biso g na essere, · E agire.
Da Il Popolo d ' ltalù1, N . 2, 2 gennaio 1918, V. Pubblicato anche sull'edizione di Roma, N 3, 3 gennaio 1918, V.
RESISTERE PER VINCERE !
La parola d'ordine lanciata in Parlamento dall'on. Orlando alla fine· del suo discorso, è stata completata n el messaggio - in v erità assai vibrante - da lui mandato_, in risposta a Lloyd George, al popo lo i1:1glese. Resùlere per pincere I E. compl~to. Perfetto. Non si c[eda ch e sia questione di bizantinismi. Dire che bisogna « r esistere» non bast a In qua nto si può resis tere per evitare il peggio, c o me sarebbe l'invasio ne di altre provincie, invasione che i « tecn ici» avevano già preventivat o, oppure per guadagnar e t empo nel·J'attesa degli eventi o di una pace di t ransazione ; ma quando si dice « resiste re p e r vincere » si d à alla re sisten za uno scopo, un obiettivo, una mèta :· resistenza p er . p o i .vincere e imporre al nemico quella pace che deve ·consacrire il trio nfo dei nostri diritti nazionali sulle Alpi e sul mare. È necessario i nsistere su questo punto, perché ]a coscienza nazionale non si « adagi)) nell'attuale stato di fatto della nostra difensiva : non creda che d'ora innanzi il nostro compito, nella · guerra mondiale, sia s o ltanto quello d ' impedire ai bcthn di scendere dagli altipiani o di vatcare il Piave, m a s i co nvinca ch e bisogna aumentare i n ostri mezzi materiali e utilizzare le nostre risorse umane per passare nel_ più b r eve t ermine di tem~ possibile dalla difesa a ll'offesa· per liberare anco r prima della ~onclusio ne della guerra le n ostre provincie; poiché è « essenziale)> di togliere, colle armi, q u esto prezioso pegno italiano d alle mani dei nostti nemici . Nei messaggi di Capodanno che i capi degli Stati alleati si sono scambiati, le spera nze e la certezza di vittoria vibrano altissime in ogni parola.. Malgrado la defeziQne di un alleato - la ex Russia (non dimentichiamo t uttavia che il famoso rouleau compressore moscovita ha « stritolato » molti tedeschi durante i primi due anni della guerra e quei tedeschi e austriaci e turchi convenientemente strito lati non.. .. risorgòno più) - gli Alleati d ' Europa sono in piedi, incrollabilmente decisi a non deporre le armi prima che la libertà dei p opoli e la giustizia nel mofldo abbiano trionfato . Libertà I Giustizia I Voi inèontrate queste due parole ad ogni riga dei messaggi dei nostri ministri. Si è fatto cosl largo uso di queste parole dal 1914 ad oggi, che l'orecchio vi si,è abituato e l'animo deg li uomini si è u n po' troppo famigliarizzato con queste grandi, solenni, quasi divine entità E il disfattista vi sogghigoa che si tratta di dithls o di luoghi comuni. N o . Queste parole· di libertà e ,di giustizia non hanno perduto il loro senso « concreto ». Come i (( miti » o rappresentazioni ideali di una possibilità futura, anche il mito della libertà dei popoi4 della fine del militarismo p~ssiano, serve-:- pragmatisticamente - a tendere le volontà, a rinsaldare la fede dei combattenti, ma un riferimento storico, immediato, dimòstra che la vittoria dell'Intesa sarà veramente la vittoria della libertà e della giustizia. Non è forse «giustizia » clie il Belg io , la Serbia, la Romania, la Polonia, la Boemia siano ricostituiti a nazioni libere e indipendenti ? Non - è fors e « giusto » che le nazioni mutilate prima o durante questa guerra, ritornino alla lo ro integrità nazionale ? E l'avvento della « libertà » non sarà consacrato dal fatto che, scomparsò un militarismo come quello prussiano che ·considerava e con sidera la g ue rra come l'industria più r edditizia della Germania, i popoli - sicuri nei loro confi ni - potranno Vivere e prog redi re senza l' incubo di nuove stragi? È fodubitato che la si stemazione del m ondo quale appare dai messaggi di Wilson e dai disco rsi degli altri ministri deUe nazioni alleate, è quella che più corrisponde ai principi di libertà o di- giustizia fra le genti. Ma noi pensiamo che sia . opportuno specifica re ancora una volta - specificare, diciamo, geograficamente e politicamentei fini di guerra d ella Quadruplice Intesa. Un anno fa, in rispost a a Wilson, la Quadruplice Intesa d'allora emanò un documento collettivo nel quale erano esposti i nostri fini di guerra. Ora, per sventare la manovra pacifista concordata coi massimalisti a Brest-Litovsk e p er dimostrare che la pace bocht-leninista è ben lungi dal portate all' Europa la libertà e la giu stizia, s'impone un gesto collettivo di tutti gli Alleati, Evidentemente questa nota o didùarazion e non farà che ripetere quanto è stato detto, ma la sua efficacia, soprattutto dal p unto di v ista morale, non andrà perduta La stampa di tutte le nazioni alleate è unanime nel riconoscimento di questa Òecessità. Ma no n bisogna p erdCre tempo. L'antidoto, non deve essere ·propinato quando il veleno si è già impadronito dell'organismo e di quell'organismo sensi.bile che è l'opinione pubblica dei paesi alleati. Non c'è b4ogno di molte parole per illustrare l'importanza di una dichiarazione che rechi la firma di Wilson, del rappresentante di ·una nazione che avrà fra pochi. mesi, ·al fro nte di Francia, un milio ne di u om ini. Sl. La parola «giustizia » che gli eserciti dell'Intesa pOrtano scritta - a lettere di sangue - sulle loro bandiere, non è v ~cua_ astrazione. Ma la giustizia è armata Non h a s.oltanto le bila n~ per « p esare » il bene e il male ; ma h a la spada, per colpire e punire. Bisogna a rmare la << g iustizia ». Bisogna armare noi stessi. Materialmente, nel senso di intenSi- ficare,. sino al limite del possi bile, la nostra produzjone guerresca e non guerresca ; moralmente, nel senso d i resist ere a tutti gli inevitabili di. sagi e dolori resi più acuti dal prolungarsi del conflitto. Il fattore « mo~ ralc >> diventerà nell'ultima fase della guerra il fattore dominante della situazione.
Per quanto riguarda l'Italia noi crediamo che la giorna ta di Caporetto abbia precipitato e risolto la nostra crisi mo rale. O ggi la situazione, da questo punto di vista, è migliorat.a. L o spettacolo offerto al mondo dall'Italia nel novembre e nel dicembre del 1917, ci assicura che il nostro popolo non sarà vinto sul « fronte interno >>. Ma bisogna vigilare. Occone - ora che il gioco diventa serratoche gli clementi iriter vencisti agiscano senza tregua e che il Governo, valçndosi dei m ezzi e deg li organi che ha a sua disposizione, tuteli, con assidua cura, l'integ rità m orale della Nazione.
IL PRESTITO . DELLA RISCOSSA
Il terzo prestito di guerra francese è stato un grande su ccesso finanziario e quindi politico e morale. Il ministro delle Finanze, Klotz, annunciandone i risultati daUa tribuna della Camera, ha illustrat o in questi t ermini la prova di ardente patriottismo, offerta dai risparmiatori di Francia:
« No i abbiamo d omandato dieci miliardi. Il risparmio ce ne ha portati 10.276.529.0H. E in questa cifra non entrano le Sottoscriziòni fat te all'estero. Per il secondo prestito, il risparmio aveva portato 9 6 13.497.625, e, soltanto ag• g iungendovi le sottoscri zioni all'estero, ·jl tota le aveva raggiunto d ieci miliardi e 82 milioni. la proporzione del numerario è di circa la metà delle sottoscrh:ioni. Il d enaro è venuto al Tesoro con abbondanza e con la più grande fiducia. :B confortante vedere qu~la _battaglia vinta dal risparmio francese. Questa manifestazione di fiducia fo se stessi dopo quaranta mesi di una terribile guerra prova J'unànimità d el oostro paese. lo ringrazio - ha concluso Klotz - tutti quelli, senatori, deputati, maestri, vescovi, prefetti, militari, associazioni operaie e sindacaliste, che hanno contribuito a realizzare questa vittoria del credito della Francia, vittoria · che prepara l'a ltra del diritto, della giustizia e della civiltà»
Anche l'Italia ha lanciato in questi giorni l 'appello per il suo n uovo prestito nazionale. È il quinto . Non è fissato il t otale, come è avvenuto in Francia. Non abbiamo sott'occhio i risultati dei prestiti precedenti, ma ricordiamo che nessuno di ess i ha superato ì quattw miliardi I «competenti» dicono che è molto. Ma ques ta volta bisogna raggiungere e superare i cinque miliardi. Noi lasciamo ai competenti » in materia il compito di dimostrare - e deve essere fatto nella maniera più accessibile a tutte le intelligenze - la convenienza, dal punto di vista meramente. utilitario, di sottoscrivere al prestito: nazionale. Noi ci soffermiamo sulla necessità morale che il nuovo prestito - che può essere chiamato il prestito della riscosSa o della rivincita - dia risultati superiori ·a quelli passati. Questo prestito viene dopo Caporetto e dopo il Piave. Caporetto, la disfatta ; il Piave, l' inizio dd].a riscossa. Ora le cifre dei prestiti nazionali non vengono considerate all'estero, fra gli amici, i nemici e i neutrali, soltanto come indici della resistenza finanziaria delle nazioni, ma come indici della loro resistenza morale. Il risparmiato re che vuota la sua« calza di lana» non lo fa soltanto per l'interesse, ma p er alimenta.re la gµerra, per contribuire alla vittoria. È un atto di fiducia verso lo Stato. Un risparmiatore scettico, che non crede più alla vittoria, non investe le sue disponibilità finanziarie in ~rtell~ di preStiti. I died e più miliardi raccolti lO Francia hanno questa duplice «utilità» : permettono allo Stato di far fro n t e ai .suoi impegni eccezionali, senza :rico rrere all'aiuto di altre nazioni,· e dimostrano che la fede nella vittoria e lo spirito di sacrificio sono ancora ben yivi e radicati n ell'animo di una grande massa di cittadini~ tanto che il ministro K.lotz ba potuto pa rla te di « unanimità nazionale )), li quinto prestito d i guerra italiano è da considerare come una nuova pro va d ella nostra volontà di non deporre le armi prima della vittoria. Di questa volontà ci sono state in questi ultimi teO'lpi manifestazioni grandiose1 che vanno d alla mirabile resistenza dei n ostri soldati sulla improvvisata linea del Piave ai plebisciti delle maestranze industriali, t akhé i nostri stessi nemici si sono « sgannati » sul nostro conto; ma un'altra attestazione - specie n ella d elicata m ateria pecuniaria - non è superflua, anz i, in certo senso, è decisiva. Insomma : il ris11llato del n()J /ro prn lilo nazi onale deve dimo1trare la nostra ferma volontà di continuare la lotta iMieme coi noilri Alleati 1ino alla vittoria che consacri una pace giu1/a e umana . Il dovere, dunque, degli italiani che amano l'Italia, è preciso, categorico. Bisogna sottoscrivere. Chi ha poco, poco ; chi ha molto, molto. Ma nessuno deve rimanere assen te. N esSuno deve disertare. Chi n on dà il sangue, dia l'oro. E lo dia, fino a sentire il « sacrificio>> che sarà semp( e minimo, in confronto del sacrificio di quelli che dan no la vira Il iisu ltato del prestito è u n •discorso in cifre. Un discorso diretto ai n emici. Per disilluderli definitivamente, n el caso che n utrissero ancora qualche speranza sull'opera dei loro amici. I risparmiatori devono essere deg ni dei soldati e dare all'esercit o; ch e fa la guerra, il denaro necessario. Col 1 s gennaio l' Italia fa la chiamata d elle classi dei suoi rispar miatori e noi siamo sicuri che all'appello sarà largamente e prontamente risposto.
SI FA SUL SERIO?
Mettiamo ancora un piccolo interrngativo Ci auguriamo di poterlo cancellare domani. Ma oggi non è una superfluità. La politica interna italiana ci ha avvelenati di scetticismo. Per trenta _ mesi. Per lunghi trenta mesi di guerra. Sono passati - nelle raccolte delle sacre cane costituzionali - centinaia di decreti più o meno lu ogotenenziali ; migliaia di circolari - più o meno riservate - sono partite da Roma a riempire gli archivi e gli scaffali di migliaia di u ffici ; la macchina legislativa non ha mai lavorato come in questi tempi. Oltre Je leggi e i decreti e le cirèolari e i r egolamenti, ci sono stati i discorsi> ·le interviste, gli articoli dei ministri. Ma il risultato di tutto questo enorme travaglio giustifica lo scettiscismo più disperato. L a verità è che, a cominciare dalla materia dei consumi, non. si è fatto sul serio.
Rico rdate il fainoso pane unico? Per mesi e mesi è stato una favola. Poi è venuto il <( contingentamento ll, ma anche qui non si è fatt~ sul serio. Idem per la tessera che eè e non c'è . I d em p er i dolciumi, permessi e non permessi. Il n ostro legislatore, scaltrito e prevident~ non ha aspettato di essere ingannato, COme vuoJe l'antico proverbio ; ha offerto lui stesso, gentilmente e modest amente, al pubblico il modo di eludere la leg ge, creando un ·sistema di eccezioni, con una · enumerazione di casi cosi completa, da annullare la regola.
Prendiamo un altro a r gomento : il bosco e gli imboscati. Anche qui - in qu esta materia di cosi dolorosa e scottante attualitàchi può affermare che il Governo abbia fatto sul serio ? Certo : regolamenti e circolari non sono mancate. Ma la veri tà è che il bosco è ancora lussureggiante. Il Governo, in molti dei suoi provvedimenti, dà l'impressione di un malato che appare fermamente deciso a trangugiare · una m edicina ingrata, ma poi, al minuto topico, quando si tratta di obcre, l e indecisioni, i pentimenti, la p aura, allontanano l'amaro calice dalle labbra... . I malati, in genere, vogliono sempre dilazionate, rinviarè La tattica del nostro Governo è quella di « fare le cose a metà ». Avremo~ finalmente, una ·eccezione per ciò che r iguarda i sudditi nemici? Anche nei loro confronti non si è fatto « sul scrio»
Sino a quakhe mese fa essi er:ino degli ospiti che no n subivano alcuna limitazione deUa loro libertà personale. DÒpo i « fa tti di Torino» il Governo emanò un decreto che interdiva il soggiorno d ei sudditi nemici in Liguria, in Lombardia, in Piemonte , Un decreto, ma non « sul serio » Difatti, all'indomani di Caporetto, abbiamo visto pullulare n elle città dell'Alta Italia centinaia di tedeschi- uomini e donneche no n nascondeVano la loro gioia per la nostra disfatta La cronaca ha d ovuto occuparsì del caso Lochcr, direttore delle tramvie elettriche genovesi e della signora Haas, proprietaria dell'Hòtel Pa~ace a R oma. A Milano, i Sigismund hanno avuto una settimana di g ra nde notorietà. Ora, gli ing enui - ce ne sono ancora I - che credono che le leggi si faccian o p er essere rispettate (la formula è appunto : si «manda» a chiunque di rispettare e far rispettare!), che credo no nei « sigilli » di Stato d i cui sono munite prima di entrare nella « raccolta», ccc ecc., davanti al caso del L o cher, si saranno domandati : ma che burle tta è questa? Come avviene che il si gnor ·Locher sia an dato a Genova e vi sarebbe r imasto indisturbato, se non si fosse « co mpromesso» bevendo uoppo champagne in onore del suo Kaiser? Abbiamo dunque ragione di accogliere con scetticismo le notizie che ci g iungono da Roma. Intanto, quello che si è escogitato per i sudditi nemici non è un vero e proprio internamento. Quattro intere provincie sono state messe a disposizione di questi sig nori. P er fare « sul serio >) non eta meglio creare dei campi v e ri e propri di concentramento, in due o tre l ocalità, e i vi riunire tutti i sudditi nemici ? Questo avrebbe semplificato enormemente la faccenda. La sorveglianza - affidata all'Autoricà militare - sarebbe stata più facile e soprattutto si sarebbe evira to qualunque contat to co lla popolazione. Ma p oi, saranno mandati verame nte tutti i sudditi nemici ? T utti, senza esclusione di sesso, di età, di censo , di relazioni, di parentele, di raccomandazioni? Per convincervi che questa volta - a h per Dio Isi fa veramente sul serio, ci è sta to citato il caso cli una vecchia aust riaca, che da 68 anni v ive in Italia, che non è mai stata in ·Aus tria e che sarà « regolarmente >> e spietatamente internata. Bene. Non vorremmo- però che si trattasse cli una vecchia-parvente.... Noi ci ripromettiamo di controllare attentamente l'applicazione dì questo decreto. E tributeremo inni di lode all'oo. Orlando, se ci dimostrerà che ha « fatto sul serio ». Almeno una volta I
Il cosidetto internamento dei sudd iti nemici è una misµra preliminare di tutto quel complesso di misure che devon o arginare e combattere il disfattismo. Noi sappiamo - e· quindi anche l'o n. Orlando d eve sapere - che in questi g iorni c'è una ripresa del movimento per « la pace a qualunque costo».
Non pubblichiamo documenti per non dare lavoro al censore. Ma la nostra affermazione non teme smentite, Si delinea una nuova manovra disfattista. Si è già scelto l'ambiente da «lavorare». Volantini, circolari sono diffusi ncllè campagne. Noi siamo certi che la massa della Nazione resisterà ad ogni tentativo ·idiota e nefando, ma il Governo deve aiutare questa resistenza. Qualche esempio, qualche buon esempio; qualche salutare lezione e il disfattismo, che è. soprattutto sornione e pusillanime, sarà sgominato per sempre.
Da 1/ POpolo d'Italia, N. 5, 5 gennaio 1918, V. Pubblicato anche sull'edizione di Roffia, N . 6, 6 gennaio 1918, V.
IL «NEGOZIO» CHE NON VA
Prima di tutto, una domanda : quale credito si può dare alle notizie che vengono dalla Russia ? Non sappiamo. Certo è che ''oècidente è mal servito in fatto di notiz ie, sia dalle Ag'enzie cosidette ufficiose, come dai corrispondenti dei grandi giornali. Bisogna leggere i giornali inglesi, dove il notiziario diretto russo è abbondimtissimo, per farsi un'idea - approssimativa, si capisce - dell'immenso imbroglio russo." Già tutto il giornalismo, e specialmente quello quotidhno, è approssimazione, è un à pe11 prèr Il g iorllalismo periodico ha il torto cli arrivare in ritardo. Le informazioni politiche russe dell'ultima ora si riassumono in queste : i negoziati russo-tedeschi di Brest-Litovsk sono sospesi perché la Germania si è rifiutata di accettare - in quanto concerne i territori della Polonia, Curlandia, Estonia, Lituania - l'interpretazione massimalista del principio di libertà dei popoli di disporre dì se stessi ; i massimalisti tornati a Pietrogrado hanno scritto nel loro giornale un articolo per annunciare alla Germania che « la maschera è caduta» e lo hanno scritto in t edesco, lingua famig liare a Bronstein ; il capo della delegazione russa ha telegrafato ai delegati tedeschi proponendo di trasferire la sede dci negoziati a Stoccolma : Ki.ihlmann ha respinto la proposta.
In occidente ognuno si domanda : è una commedia combinata insieme e che avrà un lieto fine per gl'interessi della G e rmania o si tratta realmente di una divergenza non sanabile? Tutte e due le ipotesi possono essere confor tate da vas_ta copia di a rgomenti. Ma sarebbe precipitoso rifare una riputazione ai bolscevichi. Sarebbe - allo stato attuale delle cose - un eccesso d'onore. Se le trattativ e di Brest.:r.itovsk sono incagliate, se falliranno del tutto, non è già per una resipiscenza dei leninis ti, i quali hanno - nei fatti - consegnato la Russia alla Germania, È questa che ha bn11q11ée la situazione. Finché la Germania ha covato la sperÌlnza dì trascinare al tavolo verde l'Intesa, ha fatto mostra di concedere molto alle ideologie dei russi e Gernin ha dichiarato di accettare il famoso « né annessioni, né indennità)>, Ma dopo i discorsi di Pichon, Orlando, Lloyd George, ogni illusione è sfumata. Come dicemmo, p er la Germania e[a ed· è .indifferente di conclu~ere la pace colla Russia, dal mori:iento che la Russia non è più da COnsiderare come un « nemico » ; l'essenziale per la Germania ! . la còndusione di una « pace generale» Fallito questo obiettivo, la Germania è ritornata alla carta di guerra, all' jnterpretazione ~ndenburg hiana del diritto dei popoli A v rebbe fatto lo stesso, .nel caso che fosse riuscita a trasdnare la Quadruplice Intesa a una conferenza generale. Un conto è l'accogliere certi principi astratti, un conto è l'applicazione di questi principi ai casi conc reti. La ·malafede della Germania è doc umentar.a - per l'ennesima Volta - nella maniera più schiacciante. Ed è anche documentata 1a malafede dei massimalisti. Crederli dei semplici ideologi illusi, è fare oltraggio alla verità.. I massimalisti s~pevano che la Germania non avr ebbe potuto mai accettare una pace di giustizia pei popç>li. Lo sap eYano perché il « giammai I » di Kiihlmann per l'Alsazia-Lorena è stato ·pronunciato prima di Brest-Litovsk. Lo sapevano perché la Germania non ha mai· definito i suoi proget ti circa il Bel8io D opo le dichiarazio ni di Czernin, con l'invito su bdolo alle altre P otenze, ness.un dubbio era più possibile per gen te in buona fede.
D'altronde, i massimalisti, annientando la efficenza militare della Russia hanno già aiutato potentemente la Germania, più di quello che non avi-ebbero fatto, firmando una pace separata a Brest-Litovsk.
Quanto poi all'invito ·rivolto ai proletari tedeschi, il t entativo è destinato alla s terilità. Il socialismo tedesco non è mai stato e non è nemmeno in questo momento capace di influire sulla p o litica della Germania. Il pr?gramma d'azione imffiediata del « Partito Socialista Indip endente» - quale lo leggiamo in una n qta dell'/ 11/o;mation - non chiede la rinuncia ad ingrandimenti territo riali de11a Ger mania, ma semplicemente una « dichiarazione sui fini di guerra l* e - ciò ch'è sinto· tnatico poiché rivela u n'identità di propositi colla d iplomazia imperiale - non una pace separata, ma una. « pace generale )).
Non possibile prevedere quali fasi immediate avranno i rapporti tedesco--russi. L'episodio di Brest-Litovsk ha avuto la sua utilità. Quale sia, non ci piace dire colle nostre p arole, ma con quelle di un giornale socialista di Lipsia :
« Il Governo tedesco - dice la Gazzetta del Pop.o/o di Lipsia - ha ora svelato i suoi fini di guerra ad . oriente. Si sa ora dunque che la Germania cerca i n questi negoziati non g ià la pace senza annessioni sulla base delle nazionalità nel senso dcmocr:atico, ma una pace assicurante l'accresdmcnto della sua potenza p olùfra, mililttr4, 1çono mica. ~.
Lo sapevam o da un pezzo, ma non è superfluo che sia stato documentato ancora una volta.
Da Il Popolo d'Italia, N . 6, 6 gennaio 19 18, V. Pubblicato anche sull' edizione di Roma, N. 7, 7 gennaio 19 18, V.