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IJ NOSTRI POSTULATI SUDDITI NEMICI
Siamo cosl profani di geografia elettorale che non sappiamo precisamente chi sia l'on. Falconi, in qual partito militi, qual collegio rappresenti, da quante leg islature sieda in Parlamento. Ma le interrogazioni ch'egli ha mandato alla Presidenza della Camera dimost rano ch'egli è vicinissimo a noi almeno p er ciò che riguarda ta lune p iù urgenti necessità dell'ora L'on. Falconi chiede anzitutto l'espulsione dal reg no degli stranieri nemici Che anco ra vi si trovano. Quali siano, non è precisato. A Ro ma, soltanto, supe rano i cinquecento. A · Mil ano sono parecclùe centinaia, ed è per lo meno curioso questo fungheggiare di tedeschi dopo il provvedimento annunziato, ma e videntement~ non attuato, di alcuni mesi fa, per cui ai sudditi nemici era proibito il soggiorno in Liguria, Piemonte, Lombardia. L'on. Falconi propone l'espulsione d al regno di tutti questi ospiti ingrati. È una misura radicale. Ma noi preferiamo l'arresto immediato di tutti i. sudditi nemici senza distin zione di sesso, di qualità, di età ; il loro internamento in un'isola remota finché duri la guerra e la loro espulsicine dall'Italia al momento opportuno. Un'altra richiesta formuliamo : la revisione delle naturalizzazioni. Una fac cenda questa che potrebbe dare delle sorprese straordin:lrie.
La secOnda interrogazione dell' on. Falconi è intesa a far prccisa1:e senza ritardo i n o mi - o individui o reparti - dei responsabili della mancata resisten za contro ·n nemico invasore. È Un pe220 che noi invochiamo la cronistoria della nostra. settimana tragica. Non si può, non si deve tenere più oltre tutta un'Armata che si è riscattata sul Piave, e sta preparandosi alla riscossa, sotto l'ombra fosca del comunicato del .z6 ottobre. ·
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I giornali inglesi e francesi hanno già presentato al loro pubblioo le cause, i modi, le conseguenze del n ost ro rovescio. Il Times ci ha raccontato che degli ufficiali bulgari - truccati da ufficiali italiani e impartendo ordini in dialetto piemontese- sono riusciti - dopo la prima irruzione-a p o rtare lo scompiglio nelle n ostre retrovie ; [.... mima] .
La terza interrogazione dell'on. Falconi rig uarda il div ieto della
·censu ra sulle pubblicazioni delle gesta eroiche di corpi e reparti del nostro eser cito durante la riti rat a. Questo divieto è stato tolto, ma è stato eminentemente g rottesco. Il Daily Mail pubblicava n otizie interessantissime sull'aùone svolta dalla nostra cavalleria fra l'Isonzo e il T agliamento ; noi tentavamo di r iportar e e la censura.,., imbiancava. Si è finalmente compresa l'eno rme strlpidità del d ivieto e oggi stesso noi possiamo pubblicare nella nostra t erza pagina una cordspoàdenza che riferisce - con dati di fatto e nomi - g li eroismi dei ·nostri cavalleggeri e dei nostri aviatori.
Noi torniamo a domandare : s i decide o non si d ecide il Governo a prendere d ei p r ovved imenti contro i sudditi nemici? L'aumentata sorveglianza. che ci viene a nnunciata dalle agenzie u fficiose non basta. :È. la presenza di quest i signori, il semplice fatto della loro presenza - fors'anche assolutamente innocua, il che è fortemente . da dubitare e in moltissimi casi d a escludere - quello che urta e offende i cittadini italiani.
Il Governo si decide sl o no a darci la « versione italiana » deg li av venimenti svoltisi fra il 24 ottobre e il 1° novembre o ci v uo l costringere alla lettura quotidiana dei giornali esteri?
Il Governo si d ecide sl o no a impartire istruzioni generali e tassative, circa la requisizione degli appartamenti abitati da t edeschi nell'attesa del sequestro dei loro beni ?
A Genova questa requisizione av viene giorno p er g iorno. I} pre- .. fetta di Genova, ~omm Poggi, requisisce I nostri fratelli pr ofughi trovano un rifugio. Milano è o non è in Italia? [Cenmra].
Qui in città ci sono centinaia di a p partamenti ; sui laghi lombardi ci sono decine di sontuosissime ville e di alberghi. Ma n on è inumano co ndannare i profughi d el F riuli a dormire sulla paglia, in pieno inve rno ? Requisite g li appartamenti dei tedeschi, fateli dis infettare potentemente e consegnateli ai p rofughi delle nostre t erre invase.
Insomma, quasi un mese è passato dalla teatrale seduta. parlamentare del 14 novembre; abbiamo av uto altri molti telegrammi con belle sirn.ilitudini e proclami e messaggi, ma un piccolo, un umile, un semplice « fat to », capace di da re agli italiani la certe2za - finalmente I - che si adotti una politica di guerra, non l'abbiamo avuto ancora. A nzi ! Basta· pensare che per revocare un professore borhe si deve riunire il Consiglio dei Ministri, e si comprende ~he si ha fo ani mo di seguire· la massima angeJicale dcll'on. Nitti che è quella di « non perseguitare i n emici I ». M,
Da Il Popolo d'Itrdia, N . 334, 2 dicembre 191 7, IV . Pubblic~to anche sull'ed izione di Roma, N. 334, 3 dicembre 1917, JV .
IL « BRAMITO » DEL « BOCHE »
11 con te Hertling, parlando dell'Italia, non ha voluto scoprire del , tutto il s uo pensiero per ragioni facili a comprendersi, quando si rico rdi ch'egli proviene dal centro cattolico, ma il suo segretario di stato per gli esteri Ki.ihlmann, levata la maschera delle ipocrite convenien ze diplomatiche, si è o fferto in una laida smorfia d i g ioia, ci ha presentato brutalmente, senza · infingimenti e senza veli, l'anima antica e m o d erna del germano invasore, r apinato[e e nemico mortale della latinità. Egli ha parlato delle cc luminose pianure n d'Italia, col senso i nvido di chi è condannato a vivere fra le gelide nebbie del nord; ha ricordato la « magica forza d'attrazi~ne )) che queste pianure esercitano sulla « bram?sia tedesca » sin dal tempo degli Hohenstaufen, cioè sin dal 1 2.00.
Fermatevi un momento su queste parole : bramosia tedesca, e voi avrete il senso storico, vorremmo dire immanente· e trascendente, di questa guerra. È ancora e sempre la vecchia tribù dei germani, che cerca discendere verso le spiagge solatie del M edite rraneo, v erso l'Italia, ponte immenso gettato fra i mari a congiungere tre continenti. Noi conosciamo la storia della « bramosia tedesca» dalle invasioni barbariche che segnarono la caduta dell'Impero Ro mano a quest'ultima che segnerà la caduta del gra nd e Impero ch e g li Hohenzollem volevano risuscitare a Berlino. Ma sappiamo anche che, come la « bramosia tedesca» fu sempre arrestat a e schiantata dagli italiani dei liberi Comuni, cosl sarà vinta e domata dagli italiani che si addensano - oggi - sul Piave. La «bramosia» dei vecchi germani era, in un certo senso, meno esecrabile dei germani m oderni. Gli Unni di Attila o i lanzi degli H o henstaufe n, non uscivano dalle caserme, ma d alle foreste; erano dei barbari primitivi, selvaggi, che potevano qualche rara volta diventare umani; non erano già dei barbari scientifici, cultur.izzati, come quelli che nel 1914 si rovesciarono sul Belgio e sulla Francia. In fondo, malg rado la vicenda dei secoli, l'anima boche non è cambiau.. Le parole di Kiiblmann sono te nibilmente rivelatrici. I tedeschi vogliono spog liare, saccheggiare, distruggere l'Italia. N el piano pange[manìsta l'Italia dovrebbe diventare una colonia tedesca, senza ·autonomia politica, senza indipendenza econo- miai : una specie di mercato chiuso delle merci tedesche con quaranta milio ni d'abitanti schiavi del Kaiser. I teorici fo lli del pangermanismo hanno tentato la più ridicola mascheratura della nostra storia ; i nostri filo sofi, i n ostri p oeti, i n ostri artisti, i . n ostri co ndo t tieri s arebb er o t e deschi. Un mezzo co m e u n altro per giustificare la « bram osia ted esca )> e per di mostrare la nostra inferiorità fisioJogica e spirituale.
Se la Germania vince, l'Italia come grande nazione è 6 nit~. Non sfuggirà al suo destino . Sarà inghiottita dalla «bramosia » vorace e insaziab ile dei tedeschi.
G li italiani devono profondamente riflettere sulla confessione aperta e brutale di quest o minist ro tedesco. I nostri più feroci nemici n o n n ascondon o le loro intenzioni ; ostentano, a nzi, nella ebbrezza della facile vittoria, il l oro stat o d'animo. Il piano s trateg ico-politico della Germania, n ei rigu ard i d ell'Italia, è conosciuto: l'offensi va del 2.4 ottobre a veva per obiettivi Brescia e M ila no. Soltanto , com'è avvenuto mo lte altre volte nel corso di q uesta lo tta seco lare fra germanismo e .ro manis mo, la « belva » t ed esca n on ha p o tuto so ddisfare le sue «brame » ingorde. Quando Kiihlmann parla di « martellate furibonde » mentisce sapendo di mentire. Più ch e un martellamento, c'è stato uno scassinamento delle n ostre porte. Più c he la forza, ha giovato ai ted eschi la fro de. E q u ando la frode è Stata svent3ta, l e martellate furibonde non han no fatto retrocedere d i un "' passo solo g li italiani. Kiihlmann esagera e mentisce quando afferma ·ch e <1 l'intera forza dell'esercito n ost ro » è cro llata. No. È crollato il fronte dell'Isonzo , n on la forza di tutto l'esercito . È crollata un'armata, n o n t utte le ar mate dell'esercito italiano . Se questo c rollo delfi n tera nostra for2a militare foss e avvenuto, non solo i tedeschi p asseggerebber o - ora - in Piazza S. Marco, ma forse anche in G alle ria a M ilan o. Chi resiste sul P iave da q u indici giorni? Chi h a ributtato d urante q uindici giorni g li a ssalti d elle migliori truppe tedesche sulle c reste m on tan e t ra Brenta e Piave? Chi ha messo fuo ri combat timento ottan tamila austro-tedeschi, dei q u ali -secondo i giornali tedeschi stessi - trentamila son o i morti ? Chi altri, se non quella forza militare che Ki.ihlmann simula di p resen tare al pubblico di T eut o nia come crollata e distrutta p er sempre ?
« Con ness un paese della terra, ha soggj uoto Kilhlmann, il mondo spirituale della Germania manteneva relazioni cosi intime come, prima di questa ·g uerra, coll'Italia~
Sta di fatto, inv ece, che il mon do spirituale della Germania, che m anteneva relazioni intime co ll'Italia, è s comparso da almeno cin- quant'anni. Platea, Goethe, Wag ner e g li altri sono di un aluo tempo. E in molte di queste relazioni non esisteva l'int imità affettiva, degli uguali, ·ma l'intimità sostenuta, disdegnosa, pedantesca di coloro che si credevano 6g li di una stirpe eletta, n ei confronti di una stirpe inferiore.
Da cinquant'anni, la Germania non ci mandava p iù i suOi poeti, i suoi musici, i suoi romantici. Ma i suoi commessi v iaggiato ri, i suoi banchieri, i suoi agenti, le sue femmine, scaltrite nell'arte s-qb dola dello sp ionaggio. Esisteva, certo, un'intimità fra noi e lo ro , come esiste una in timità fra il co ndannato e l'aguzzino, fra il padrone e lo schiavo , fra chi sfrutta e chi si lascia sfruttare.
C'era u n 'o mbra nella n o stra storia, ma non e t?- q uella della potente Triplice Alleanza, che secondo Killilmann ci ha condotti ·a1 livello di grande Potenza; era l'ombra della nostra umiliazione, della nostra incerte~za, del nostro vassallaggio, i mpostaci dalla Prussia coi confini veramente iniqui del 1866. E quest'ombra sarebbe diven tata la tenebra della nostra morte civile, se noi avessimo, anche col semplice stato di neutralità, favorito l'aggressione tedesca, Colla Germania a Calais e coll'A ustria a Salonicco, che cosa sarebbe, che cosa pot rebbe essere l'Italia?
Il rovescio che ci ha colto a Caporetto non significa l'espiazione del nostro errore. No n « cupidigia di territori », ma necessità di vita ci hanno impos to la p olitica della guerra. Per salva.rei dalle « bramosie tedesche» non c'è che un mezzo : essere padroni delle nostre Alpi, essere padroni del i:;iostro mare. E, frattanto, sterminare il maggior numero p ossibile di tedeschi.
Da I/ Popolo d'I1aUa, N. 3n, 3 dicembre 1917, IV. Pubbli~ato anche sul· l'edh:ione di Roma, N. 335, 4 dicembre 1917, 1V.