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LA BATTAGLIA DEL FRIULI

Il grande esercito di manovra tedesco-austro-bulgaro-turco è sboccato _ co n impeto nella piana fri ulana, per la battag lia decisiva. Hìnd enburg riversa nel Veneto quasi tutte le forze già scaglionate in Russia e importanti contingenti prelevati dai fronti di Macedonia e di Francia. Il suo piano ha mezzi p oderosi e finalità decisive. Il maresciallo tedesco cerca in Italia la fine d ella guerra, e perciò compie ]o sforzo supremo, ro vesciando sul campo della battaglia manovrata tutte le riserve, senza risparmio.

È la battaglia decisiva, la seconda _ Marna.

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È doloroso per noi che l'urto si svolga sul suolo italiano, quando le circost anze ci facevano sperare e quasi ritener sicuro che si sarebbe effettuato su terra austriaca. Ed è ugualmente doloroso che gli Alleati giungano per la riscossa all'ultimo momento, meri.tre avevamo sperato di averli a fianco per una g rande avanzata verso il cuore dcli'Austria, ndla via che vide le aquile di Napoleone.

Ma ·soffochiamo ogni pena, e forgiamoci un animo ferreo per la dura realtà d'oggi.

Se l'Intesa non ha voluto imporre alla Germania la battaglia decisiva sullo scacchiere italiano, la Germania l'ha imposta all'Intesa. E poiché l'ltalia si è trovata sola a sostener l'urto di quattro potenze, il primo periodo della lotta è stato vantaggioso per la Germania.

Ma occorre che siano risparmiati altri errori. Gli Alleati comprendano J N o n è questa una piccola battaglia comune, una manovra con fini locali, una di quelle azioni di guerra di trincea, che eravamo soliti a chiamare <<offensive» o « spallate >>, Qm.rla ì la .rero11d4 Marna , nel v,,,,10 oggi .ri de(ide la .rorle del/'Europa, [Censura],

La battaglia, fornùdabile, decisiva,, richiede pertanto lo · .rforz.o massimo degli Alleati. [ Ct11sura ] per vincere occorre celerità. Napoleone vinceva le battaglie anzitutto con la celerità degli spostamenti.

Questo concetto deve penetrare nel cervello dei responsabili. [CtnsNra).

Occorre finirla con la g uerra episodica, con la g uerriglia, con le offensive locali, con gli attacchi frontali contro un monte o un colle, 0 una quota, o un villaggio, o un casola~e. Abbiamo grancli mezzi: dobbiamo avere grandi scopi I

Generali d'Italia e di Francia, ricordatevi di Napoleone che non era ·un tedesco I Generali d'Inghilterra, ricordatevi del vincitore di Napoleone, WeUington, che non era un prussiano I Tornate alla vera guerra I

Oggi la Germania stessa ci offre la battaglia manovrata, il grande urto in campo aperto, fuori dalle trincee.

Cogliete l'occasione, che può essere fortuna; abbiate l'audacia di }offre e di Gallieni, e rinnovate la Marna. Audacia, ma con grandi mezzi I

L'Intesa li ha I Deve impeg narli !

.E certo la storia non saprebbe perdonare un errore o una indecisione o un ritardo da parte degli Alleaci I

Nelle campagne di Polonia, di Serbia, di Romania, la Germania poté colpire un Alleato alla volta, i solatamente. Ma nella campagna del Friuli non esiste iso lamento. La continuità territorial~ tra Italia e Francia permette il « fronte unico », [.... cenmra].

Noi, sin dal dicembre 191, - e la collezione deJ. nostro giornale lo prova - reclamammo 11n grande esercito interalleato per una campagna inanovrata sul fronte italiano, .come l'unico che permette la manovra.

Oggi torniamo alla richiesta, più saldi che mai nel nostro convincimento, poiché i fatti testimoniano che abbiamo e avevamo ragione.

L'Intesa non si accordò allora. Abbiamo ferma persuasione che si accorderà o ra.

E se forze poderose saranno lanciate contro l' invasore, egli potrà subire una sconfitta più decisiva cli quella della Marna.

Intanto ai nostri soldati che da soli frenano l'impeto dei tedeschi diciamo : Ricordatevi di Legnano I Ricordatevi degli altri italiani che batterono il Barbarossa I

Da Il Popo/r, d'/lalia (edizione di Roma), N. 303, 2 novembre L917, IV {/).

NELL'ATTESA

Il Bo llettino annuncia i primi piccoli scontri di pattuglie sulle rjvc del Tagliamento e l'inizio del fuoco delle" artiglierie. A qua ndo la battaglia?

C'è nella nostra attesa un'ansia spasmo dica. Abbiamo fretta. Confessiamoci : non la p erdita di tutti i territori conquistati in undici battaglie e l'invasione d el Friuli ciò che ci fa desiderare un ritmo veloce degli avvenimenti. N o . È il m o do che ci offen de. Sono le -cause. Il rovescio n o n è nella perdita di Udine, è n el Bollett ino che parlava di deficiente resistenza di alcuni reparti. Ecco perché t u tta l'Italia ha fretta di sottràrsi a quest'ombra gettata sul quadro vermiglio e glorioso di trenta mesi di gue r:ra. Non già che il successo iniziale dell'offensiva della Quadruplice nemica abbia pregiudìcato le sorti della guerra mondiale. Noi non siamo vinti, non possiamo essere d ei vinti, a meno eh~ il Paese, in un accesso di criminosa e spaventosa follia, non si consegni spontaneamente alla dominazion e · del Kaiser.

Ma dal momento che il Paese si raccoglie tutto in · un proposit o ostinato di riscossa, ogni p essimismo, nell'esame della s ituazione, è assolutamente superficiale ed ingiu s tificato.

La Germania non h a vinto nemmeno· i piccoli popoli aggrediti, perché a nessuno di essi è riuscita ·ad imporre o far accettare la «sua» pace. Vitto rie militari ? Apparentemente. La Germania ha schiacciato il Belgio, ma il Belgio e ra i nerme. A v eva affidato le su e sorti e la sua esistenza ad un trattato, cioè ad uno straccio di carta. Ha sommerso la Serbia, ma la Serbia è una piccola nazione che usciv a da due precedenti- sanguinosissime guerre. Ha inv aso la Romania, perché la Romania è stata tradita dalla Russia degli Stiirmer e dei Protopo poff.'

Anche noi siamo stati traditi daUa Russia dei Cernoff e dei Lenin, ma i t edeschi non oltrepasseranno il Tagliamento e saranno ricaccia ti al di là dell' Isonzo.

Il nostro caso diverso. Una Nazione di quaranta milioni d "abi· tanti, entrata in guerra dop o dieci m esi, ha in6.nite riserve d i uomini.

Di più. Il nostro esercito è intatto {Cens11raJ.

Delle nostre cinque armate, una sola è quella che è stata provata

DAL PIAVE AL MESSAGGIO 01 WILSON 21 e nella zona limitata d ell'Alto Isonzo, Abbiamo la classe del '99 al completo e i depositi e le guarnigioni rigurgitanti di uomini. Le nostre disponibilità in materiale umano sono v aste. Se domani il Governo rivolgesse un appello alla Nazione, l'Italia darebbe ancora. zoo mila v olontari come nel maggio del 191 J• Le riserve cui possono attingere i nostri nemici, sono molto più limitate delle nostre. Le famose t enaglie tedesche hanno stretto soltanto lè nazioni inermi o indebolite o tradite,

In Francia la tenaglia non ha << portato». In Italia sarà lo stesso Anche se dovessimo lottare da soli. C'è nei cittadini di tutte le claSsi una tale decisione, tale un fervore, tale uno spirito d i sacrificio, che anche lasciati soli, riusciremmo a spezzare il piano della Quadruplice nemica.

Ma gli Alleati sono con n o i. Totalmente. Dopo tre anni di dure l ezioni, il sistema petilr paquets è stato abbandonato. Alle masse bisogna opporre le masse. A una coalizione un'altra coalizione. Al fronte del nemico, il fronte unico dell'Inte~a. che diventa un'Alleanza · fraterna, intima, definitiva.

L'Intesa aveva n e eserciti; oggi, non c'è che un esercito d ell'Intesa. L'invasione nemica ·ha realizzato in pochi giorni quel progetto di fronte unico che si era trascinato irigloriosamente per due anni da una conferem:a interalleata a un'altra.

Sulle rive del Tag liamento si concentrano milioni di soldati. L'urto Sarà formidabile, ma il suo esito non può essere dubbio. Molti clementi che n o n possiamo rendere di pubblica ragione confortano la nostra ferma fiducia. Diremo sòltanto che il concorso degli Alleati è g randioso, [.... ,tnsura].

Noi crediamo che l'attendere sarà corto. Non sappiamo se convenga ai nemici dare il segnale della battaglia per forzare il campo trincerato de.l Tagliamento, ma sappiamo che è nell'interesse supremo dell'Italia e degli Alleati non dar tregua ai tedeschi, p er impedire loro di convertire in guerra di posizione quella che dal 24 ottobre è guerra di movimento. -

Non bisogna lasciare un altro pegno territoriale, sia pure modesto, nelle mani della Germania. Ma soprattutto è necessario rivincere, e non solo per la riconquista dell'Udinese.

Due anni cli guerra eroica ci avevano riscattati da una più che secolare umiliazione. Il nemico stesso, dopo Gorizia e il Santo, n on ci scherniva più come dei «mandolinisti» incapaci di battersi. Ci ammirava. Ò ggi per un'ora di confusione, di smarrimento, di p anico - l':iustriaco, che ci aveva voltato le spalle in undici battaglie, parla ancora di « mandolinisti». [ Censura].

N o n diventeremo mai degli schiavi, [ ctnsma].

So lo la vitto ria e una grande v ittoria [.... ctnsura.. .. ] sarà l' opera d ei soldati, ma anche dei cittadini. O gnuno al suo p osto , og nuno co m.pia il suo dovere.

IL T agliamento po trebbe essere la nuova Legnano dell'ultimo Barbarossa

D a Il Popolo d'llnlia, N. 30~, 3 novembre 1917, IV. Pub blicato anc he sull'edizione di Roma, N. 305, 4 novembre 1917, IV.

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