
5 minute read
3 . ESIGENZA A.O.
Paolo Caccia Dominioni è di nuovo al Cairo, nello studio d'ingegneria, e il tenente S illavengo è promosso capitano. È nota la sua avversione verso il Regime e, ovunque si sposti , le autor ità consolari italiane lo tengono d'occhio. Intanto gli amici stranieri gli appioppano l'appe ll ativo cli << ribelle».
Il 1935 è un anno crucia le. Caccia Dominion i è a Beirut mentre all ' orizzonte si addensano nuvole scure. L'Italia mobilita truppe, decisa a punire il Negus Hailé Selassié dopo l' assalto al Consolato italiano cli Gondar e a lla piccola guarnigione che presidia i pozzi di U al Ual. Il Negus si è rivolto alla Società delle Nazioni che temporeggia, l'Italia è percorsa da un fremito bellicista, dal la voglia di vendicare la bruciante sconfitta di Adua. Francia e Inghilterra ostentano av- versità verso nuove avventure coloniali ma fanno intendere che sono ctisposte a non ostacolare seriamente Mussolini. Con il pagamento in oro dei pedaggi, Londra consente il passaggio ne l Canale di Suez ai trasporti militari italiani carichi di truppe e mezzi. Parigi concede rettifiche di confini fra la Libia e l'Afr ica Equatoriale francese, fra l'Eritrea e la Costa francese dei Somali, e riconosce la sovranità italiana sull'isola cli Dumerrah. Negli accordi fra Mussolini e il Ministro degli Ester i francese Pierre Lavai - firmati a Palazzo di Venezia a Roma il 7 gennaio 1935 - c'è un esplicito desz·stment per una non ben specificata penetrazione italiana in Etiopia che Roma interpreta come 'carta bianca'. Una partita a scacchi complessa e spregiudicata. L'Etiopia è un obiettivo coltivato a lungo dall'Ital ia, a l ta lenante fra il buon v icinato e la minaccia permanente, puntualmente rica m biata con scaramucce di confine, aggressioni e razz ie. G l i inglesi percepiscono un insediamento italiano sull'A ltopiano Etiopico come possibile minaccia verso il Kenya e il Somaliland, ma anche verso il Sudan e il Mar Rosso. I francesi puntano a un appoggio di Mussolini nei confronti di Hitler. Come Addetto militare ad Addis Abeba, nel 1930 è stato inv ia t o il colonnello Vittorio Ruggero, che si rivela uno straordinario osservatore e raccoglie informaz ioni compendiate in rapporti che danno il quadro esatto della s ituazione in Etiopia.
Advertisement
In cinque anni - scrive Caccia D o minioni che incontra Ruggero ad Asmara - è penetrato dappertutto, sv iscerando il Paese , le sue regioni e i suoi retroscena, amica ndosi capi e dignitari, con il pen s iero fiss o a un prossimo programma militare che ha concepito da anni, cioè al programma che verrà adottato a integrale benefizio dei suoi superiori 12.
Contestualmente all'azione di Ruggero , numerosi Consoli, nelle legazioni aperte in ogni città, allacciano contatti, sondano la popolazione e i capi locali, svolgono azione di penetrazione fondando scuole e ambulatori, percorrono il territorio e redigono rilievi topografici. Il Servizio Informazioni Militare (SIM) crea una 'Sezione Etiopia ', diretta nel 1935 dal tenente co lonnello Emilio Faldella , già a capo del 'Gruppo Etiopia'. Raccoglie informazioni , controlla agenti filoetiopici, a guerra iniziata s'impegna con il Console della Milizia , Vezio Lucchini , in un avventuroso tentativo di concluderla con una vittoria a tavolino, comprando letteralmente il Negus e l'Impero per un centinaio di milioni. Passa alla storia come affare Jacir
B ey che nel 1945 coinvo lgerà il SIM e il generale Mario Roatta in un ' inchiesta su ll e mancanze / errori e i delitti politici attribuiti al Servizio segreto militare.
I rapporti stilati dal Servizio, da Ruggero e dal suo rimpiazzo nella capitale etiopica, colonnello Mario Calderini, vicedireuore del SIM, tracciano un quadro chiaro del dispositivo militare di Hail é Selassié, e soprattutto del supporto che riceve dall'estero.
Fra 1934 e il 1936 il Servizio scopre che in Etiopia operano o hanno operato ai danni dell'Italia, per lo più al servizio dei vari Ras, una quindicina di ufficiali belgi; ex appanenenti al Genio militare svedese, per i Lavori alle fo rtifi cazioni nel settore di Harrar; esperti di artiglieria svizzeri; tre colonnelli inglesi; un gene ral e e un colonnello turco; un colonnello e un maggiore russo; tre americani, due consiglie ri militari e un pilota svolgono compiti di aiutanti del Negus.
Mentre diplomazia e Servizi segreti sono freneticam ente impegnati, nei villaggi eritre i e somali è banuto il chùec, la chiamata alle armi; il tamburo rituale, il negarit, e il suono lamentoso della tutola, la tromba di corno, convocano gli ascari (soldati) negli uffici d'arruolamento. Si presentano perfino reduci di Adua, alrri dalla 'pacificazione' libica , seguiti dai giovani e giovanissimi che, accovacciati intorno al fuoco, hanno ascoltato i loro racconti delle imprese di guerra. In Italia il Governo richiama alle armi la classe 191 I, mentre i volontari accorrono perfino dall'Australia e dal Sudamerica; per avere un comando qualsiasi sgomitano giovani ufficiali freschi di accademia e altri avanti negli anni, sopravvissuti delle trincee della Prima guerra mondiale. All'hotel Saint Georges di Beiru t , Caccia Dominioni conversa con un gruppo che comprende francesi di rango, un paio d ' inglesi molto affettati e un altro italiano che di Fascismo non ne vuol sapere . Uno dei francesi, un ammiraglio, chiede all'ingegnere che cosa farà l'Italia in Etiopia. La risposta è secca: <<Niente. Can che abbaia non morde>> 13 • Profezia sbagliata, come per Caporetto. Un compìto concierge gli recapita un telegramma appena arrivato dall'Italia: la famiglia lo informa di aver fatto spedire al Cairo la cartolina precetto di richiamo per 'Esigenza A.0 .' 14 indirizzata al capitano Sillavengo.
Prima , però , Paolo Cacc ia Dominioni deve liquidare le questioni del suo ufficio . Al Cairo notifica al Consolato Generale che gli pare inutile recarsi al 'deposito' di Napoli, come dice la cartolina di richiamo, quando può raggiungere Massaua direttamente dall ' Egitto. Ne na sce una questione burocratico - amministrativa su chi debba pagare i telegrammi da e per l'Italia che si risolve con la decisione di far imbarcare a Suez l'ufficiale richiamato. In Eritrea, il capitano Sillavengo si ritrova assegnato all ' Ufficio Lavori, intrappolato fra carte , bolli e materiali.
ULDERICO PIERNOU - NOME IN COD ICE K2
Si sente di nuovo imboscato e scalpita per l'az ione. Stila un regolare progetto, con numero di effettivi, ufficiali, mezzi, e propone al generale Aventino Caffo di creare una banda irregolare del Genio, con speciali compiti di assalto, composta da musulmani reclutati, in particolare, nella regione sudanese dell' Atbara. Il generale Caffo ne fa una questione personale e accusa:
Quello invece di darci una mano, perde il suo tempo e vuole combinarsi la sua personale banda de ll 'Athara!
Atbara un corno 15 •
Il capitano Sillavengo allora fa domanda di trasferimento in fanteria e come risposta è messo agli arresti.
Appena quattro giorni perché, il 26 giugno 1935, Caffo decide di liberarsene e lo fa ttasferire alla Seconda Divisione Indigeni, comandata dal generale Achille Vaccarisi, un artigliere che ha fama di vedere gli ufficiali del Genio come fumo agli occhi. È un altro assaggio di vita militare, con i suoi risvo lti perversi e tragicomici.
Per ere giorni il capitano cerca inutilmente di incontrare il generale, quando un fonogramma «urgentissimo precedenza assoluta>> lo chiama ad Asmara , al Comando Superiore, immediatamente e senza bagaglio.
Un signore in borghese accog li e ad Asmara con modi spicci il capitano Sillavengo e gli spiattella un promemoria già sottoposto al Comandante in Capo, Emilio De Bono.
Spiega:
Un ufficiale deve andare nel Sudan per vedere che cosa fanno gli inglesi e informarci. Requis iti: non essere conosciuti laggiù, parlare inglese e arabo. Si deve sceglìere fra questi tre nomi: tenente co lonneUo Presti e maggiore Bruttini, entrambi di Stato Maggiore , e capitano di complemento Sillavengo. Sua Ecce llenza si è già espresso, guardi qui.
A margine, sul foglio, a matita rossa è scritto: <•Vada il capitano. De Bono•>.