Nicola Fontana
Le direzioni del Genio militare in Tirolo ed i loro archivi
La “regione fortezza” Dal principio del XIX secolo sino alla prima conflagrazione mondiale il Tirolo – in modo particolare la sua parte meridionale – ha rappresentato un caposaldo di rilevante importanza strategica per la difesa dei confini sud-occidentali della monarchia asburgica; inoltre, nel primo decennio del Novecento, ha assunto anche il ruolo di potenziale base offensiva per quella “resa dei conti” con il Regno d’Italia a quel tempo auspicata dalle alte sfere militari di Vienna. In una monografia pubblicata nel 2016 dal Museo Storico Italiano della Guerra si è richiamata l’attenzione sul concetto del Tirolo come “regione-fortezza”, sia perché come tale esso fu effettivamente interpretato dai pianificatori militari asburgici in quanto asse di collegamento tra l’Italia settentrionale e il cuore dell’impero attraverso le Alpi centrali e in riguardo alla sua morfologia, favorevole alla difesa con dispendio limitato di uomini e mezzi; sia perché fu interessata da imponenti lavori di fortificazione permanente che lasciarono una profonda impronta nel paesaggio, senza tra l’altro incidere in modo significativo sullo sviluppo dell’economia locale. In effetti, come si è potuto ricostruire nel volume, i benefici economici furono limitati dalla scarsa forza di attrazione dei cantieri militari per la manodopera locale – tanto da non costituire una valida alternativa all’emigrazione, se non in aree circoscritte del Trentino – e dall’assenza di stabilimenti industriali in grado di fornire prodotti e tecnologie conformi alle necessità dell’esercito (le commesse finanziariamente più cospicue – ad esempio per cementi e materiali metallici – furono assegnate a imprese attive in altre regioni della monarchia). Inoltre, i vincoli e i conseguenti disagi imposti dalla militarizzazione del territorio – di cui quelli dovuti al cosiddetto “raggio di divieto di fabbri-
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