ANTONIO FARINATTI L'EROE DI PARENZO

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Dall’Emilia all’Istria La storia alla quale diamo inizio con il presente capitolo ci porta indietro nel tempo, esattamente al 7 febbraio dell’anno 1905, alle ore 15, allorquando in Migliaro, uno dei minuscoli borghi emiliani che davano allora vita al Circondario di Comacchio, la signora Pasqua Bonora, giovane massaia del posto e moglie del falegname Romolo Farinatti, nella loro casa di Via Estense, n. 20, diede alla luce un bel bambino, al quale verrà subito dopo imposto il nome di Antonio Luigi: il primo nome in ossequio al Santo Patrono di Migliaro, il secondo, forse, in omaggio ad uno dei nonni. Il nascituro fu registrato presso il Municipio di Migliarino (di cui Migliaro era allora frazione) tre giorni dopo la nascita, e da parte dello stesso padre Romolo, allora trentottenne, il quale si presentò dinanzi al funzionario delegato dal Sindaco, il signor Francesco Carli Ballola, alla presenza di due testimoni, Domenico Barillari, industriante della zona, suo amico, e Ferdinando Romagnoli, impiegato presso lo stesso Comune. Il Santo Battesimo, il bambino lo ricevette, invece, il 19 febbraio, nella stessa Chiesa parrocchiale di Migliaro. Posizionato sulla destra del Po di Volano, e quindi a Nord delle Valli di Comacchio, a circa una decina di chilometri ad Est di Pasquina, la madre di Antonio Farinatti Ferrara ed a tredici chilometri dal più noto centro di Codigoro, (Archivio Migliarino, con le sue frazioncine, sorgeva allora su di una fertile Famiglia Farinatti) pianura (a metà fra Ferrara ed il mare), ricca anche di ottimi pascoli, ove abbondanti e rigogliosi si coltivavano cereali, ortaggi, viti, così come pure canapa e barbabietole da zucchero2. In quel contesto, la zona celava, tuttavia, un gravissimo pericolo, soprattutto per i nascituri e i bambini più piccoli: il contagio della terribile malaria.Tale malattia non era stata ancora debellata (nonostante i grandi lavori di bonifica delle paludi), e non lo sarà per altri decenni ancora, quasi sino allo scoppio della 2ª guerra mondiale. Si pensi che verso la fine dell’Ottocento, essa aveva mietuto vittime in molte località della provincia di Ferrara, compresa la stessa Migliarino, come evidenziano le statistiche dell’epoca. Servita dalla ferrovia che collegava Ferrara a Codigoro, così come dalla tranvia elettrica che percorreva lo stesso tragitto, Migliaro era anche un piccolissimo centro industriale, legato essenzialmente alla presenza in loco di una importante distilleria, azienda che dava da lavorare a non pochi padri La stazione ferroviaria di Migliaro di famiglia. (Fototeca del Museo Storico della Guardia di Finanza, Roma) 2 Gustavo Strafforello, “La Patria - Geografia dell’Italia - Province di Ravenna - Ferrara - Forlì”, Unione Tipografica Editrice - Milano, 1898, pag. 166.

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