SAGISTICA POLICO-CIVILE DI GIANI STUPARICH

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ideologico-morale di tanti intellettuali del Ventennio, nella sua esemplare rassegna di uomini e percorsi negli anni del fascismo); infine il mio Giovane Stuparich - Trieste, Firenze, Praga, le trincee del Carso (Il ramo d’oro editore, Trieste 2007), che chiude la carrellata delle riflessioni più impegnative. Ma non basta: è storia recente la valorizzazione dello Stuparich saggista “civile” da parte di quegli ambienti giuliani che nel mondo post-ideologico del III millennio sentono il bisogno di riallacciarsi ad una tradizione liberal-socialista e democratica mai troppo quotata in una città, Trieste, dalla doppia e costrittiva polarizzazione: destra-sinistra e mondo italiano-mondo slavo. Ne è nata una miscellanea6 che uno dei curatori, Patrick Karlsen ha ampliato in un volume dedicato, appunto, allo Stuparich dell’impegno civile negli anni caldissimi della “questione di Trieste”, arricchendo la parte antologica di una prefazione breve ma densa di stimoli. 7 Era allora che la città giuliana riscopriva quel proverbiale “romanticismo” intriso di amor di patria che, in una stagione di riaccesa conflittualità civile, la rendeva eccessiva e feroce, nel bene e nel male dei suoi entusiasmi e delle sue intolleranze, col rischio di farle di nuovo «smarri[re] la realtà e perde[re] la storia»,8 come scrive, con parole di miele e di fiele, uno dei suoi figli presto esuli. È tuttavia opportuno, prima di proseguire, insistere ancora su questo “romanticismo”, che spiega tante cose di Stuparich e della sua visione del mondo, costituendo, come si vedrà, il nucleo profondo della sua personalità di uomo e di scrittore, nella curvatura patriottica che assume e mantiene, come un filo rosso che mai sbiadisce nel lungo percorso dell’impegno civile, tanto da determinare una particolare collocazione etico-ideologica (oltre che incidere nella più intima sfera affettiva) che è stata giustamente definita di «umanesimo risorgimentale». 9 Romanticismo dunque: una caratterizzazione che ha finito spesso per contagiare anche molti di coloro che hanno interpretato l’uomo e l’opera sullo stimolo, si direbbe, di una consentaneità tutta vissuta sul piano dell’emozione e del sentimento, e nella quale i triestini soprattutto hanno voluto riconoscere l’aspetto dominante e specifico della propria posizione spirituale, intesa come estrema eredità della

6 Cfr. S. Spadaro e P. Karlsen, La cultura civile della Venezia Giulia 1905-2205 – Voci di intellettuali giuliani al Paese, LEG, Gorizia, 2008. 7 Karlsen, a cura di, Un porto tra mille e mille. Scritti politici e civili di Giani Stuparich nel secondo dopoguerra, EUT Edizioni Università di Trieste, Trieste, 2012. Più ampiamente, sul volume di Karlsen, F. Senardi, Protagonista del dibattito civile - La saggistica di Stuparich negli anni della “questione di Trieste”, «Artecultura», Trieste, Giugno 2013. 8 R. Rosso, La dura spina (1963), postfazione di A. M. Mutterle, ISBM edizioni, Milano, 2010, p. 305. Per una interpretazione del libro in relazione alla condizione storica della Trieste del secondo dopoguerra, rimando a Senardi, Una corona di dure spine intorno al cuore di Trieste, in M. Menato, a cura di, L’osservatore giuliano, Istituto giuliano di storia cultura e documentazione, Trieste, 2012. 9 La formula, proposta da V. Frosini (La famiglia Stuparich, Del Bianco, Udine, 1991, p. 73), circoscrive perfettamente a mio avviso la posizione spirituale di Stuparich, caratterizzata dall’ancoraggio nel “lungo Ottocento” delle sue idealità etico-politiche.

Percorsi e occasioni di Stuparich scrittore

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