Matteo Stefanori
C O N C LU SIO N I Questo lavoro di ricerca ha approfondito se, all'interno del movimento di Resistenza, vi sia stata una specifica attenzione alla persecuzione degli ebrei: si è cioè analizzato in che modo si siano posti e quali soluzioni abbiano messo in atto gli organi istituzionali e le formazioni armate partigiane di fronte all'arresto e alla deportazione di centinaia di civili fermati per motivi razziali. L'obiettivo era quello di inserire tali questioni nel contesto storico del biennio di occupazione nazifascista e di guerra civile e di rileggere fatti ed eventi senza essere influenzati dalla ormai approfondita conoscenza che si ha della Shoah e dal forte interesse storiografico e pubblico scaturito intorno ad essa negli ultimi decenni. Molti sono infatti i fattori che intervengono nell’analisi: la specificità e la complessità della Resistenza italiana, le caratteristiche dell'occupazione tedesca della penisola e della persecuzione degli ebrei in Italia, le dinamiche della guerra in corso sul territorio italiano. La ricerca si è sviluppata principalmente su tre ambiti: le prese di posizione degli organi dirigenti della Resistenza sulla persecuzione in atto; l'approccio che ebbe la stampa clandestina a proposito delle notizie degli arresti, delle uccisioni e della deportazione di centinaia di ebrei; l'atteggiamento e le iniziative delle formazioni combattenti. Elemento comune a tutte e tre queste strade di ricerca è la non frequente citazione esplicita della questione ebraica all'interno della documentazione consultata: analizzando fonti diverse come carteggi, decreti, comunicati, carte militari, diari e pubblicazioni a stampa, si è dunque molto lavorato anche e soprattutto sul “non detto”, per capire se questa scarsa presenza di accenni espliciti alla persecuzione degli ebrei debba essere interpretata quale un silenzio, conseguenza ad esempio di una scarsa conoscenza dei fatti, come un volontario tentativo di non occuparsi del problema, oppure altro. Il ritrovamento, durante il lavoro di ricerca, di pochi i riferimenti specifici alla questione ebraica all'interno della documentazione prodotta dai CLN (quasi tutti citati in questo saggio) si accompagna alla constatazione che continua e frequente è la presenza di appelli agli ideali democratici e di libertà e al rifiuto di ogni discriminazione d'ordine politico, religioso o, appunto, razziale. Il movimento partigiano intendeva creare una società nuova rispetto al fascismo, democratica e libera, all'interno della quale non vi era spazio quindi per le leggi razziali o la persecuzione delle minoranze. A livello istituzionale e politico, fin da subito l'abolizione della legislazione razziale è tra gli obiettivi principali della Resistenza: come si è visto, dapprima nel manifesto dell'estate '43, a seguito della caduta di Mussolini; poi, nel settembre del '44, in uno dei primi decreti del CLNAI che stabilisce l'abolizione di queste leggi. Questo decreto rappresenta una presa di posizione netta, adottata fin da subito (non appena cioè vi fosse la possibilità): dimostra così l'indiscutibile opposizione alla persecuzione, sul piano istituzionale e politico, nonché ideale, da parte degli organi direttivi della Resistenza. Più complessa risulta essere invece l'interpretazione di quelli che Collotti, come detto
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