LA RESUSTENZA DI FRONTE ALLA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN ITALIA 1943-45

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Matteo Stefanori

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Uno dei nodi più difficili da sciogliere riguardo al tema al centro di questo saggio è quello relativo alle effettive iniziative prese a favore degli ebrei: ovvero cosa il movimento di Resistenza e i gruppi combattenti fecero concretamente durante questi mesi per salvare le singole persone ed evitare loro l'arresto, il sequestro dei loro beni e la deportazione. Finora si sono passate in rassegna due tipologie di intervento: da una parte si è riflettuto sulle prese di posizione ufficiali dei CLN, i quali affermarono da subito la loro opposizione ai provvedimenti razziali e agirono in campo legislativo e istituzionale non appena ne ebbero la possibilità; dall'altra, ci si è soffermati sullo spazio che la persecuzione antiebraica trovò nelle pagine della stampa clandestina. La decisa volontà di rifiutare ed abolire ogni discriminazione basata su motivi religiosi, politici e di razza spesso però non si traduceva in una costante citazione e in un’esplicita attenzione per la sorte degli ebrei. Nelle prossime righe si analizzerà invece il modo in cui la Resistenza in armi si adoperò a favore degli ebrei, affinché non fossero arrestati, per liberarli o per evitare la loro deportazione. L'analisi delle iniziative messe in atto nell'ambito della lotta armata deve necessariamente tenere conto del contesto bellico e delle dinamiche della persecuzione: come già detto, infatti, l'intensità degli arresti e delle deportazioni fu maggiore tra l'autunno del '43 e l'estate successiva, più o meno fino a quando le autorità naziste decisero di non sfruttare più a tale scopo il campo di concentramento di Fossoli di Carpi (punto di partenza per tutta la prima metà del '44 per i numerosi convogli diretti ai campi di sterminio nell'Europa orientale)140, e di utilizzare quello di Bolzano Gries, in territorio di diretta amministrazione tedesca (dall'agosto 1944). In questi primi mesi di occupazione, migliaia di ebrei furono fermati dalle forze di polizia italiane e tedesche, rinchiusi in carceri o luoghi di concentramento, infine caricati sui treni e deportati. Sono anche i mesi nei quali il movimento partigiano è ancora in via di definizione a livello politico e militare, con la nascita di locali formazioni combattenti spesso disorganizzate, con poche armi e munizioni, all’interno delle quali confluiscono spesso in maniera confusa antifascisti, militari fuggiaschi, giovani renitenti alla leva. Come si evince dalla lettura dei diari dei partigiani e degli stessi ebrei, dalle relazioni militari inviate dalle varie formazioni combattenti ai CLN e che riportano l'attività di quel periodo, nonché dai testi tradizionali della storiografia sulla Resistenza, le linee d'azione in quei primi mesi di lotta perseguivano alcuni obiettivi prioritari: giungere a una migliore organizzazione militare e interna ai gruppi partigiani appena nati, procurarsi armi e munizioni, tentare i primi assalti a caserme e posti di 140 Cfr. L. Casali, La deportazione dall'Italia. Fossoli di Carpi, in Spostamenti di popolazione e deportazioni in Europa 1939-1945, Cappelli, Bologna 1987, pp. 382-406; S. Duranti, L. Ferri Caselli (a cura di), Leggere Fossoli: una bibliografia, Giacché, La Spezia 2000; A. M. Ori, Fossoli, dicembre 1943-agosto 1944, in B. Mantelli (a cura di), Il Libro dei deportati. Deportati, deportatori, tempi, luoghi, vol. II, Mursia, Milano 2010, pp. 778-822; L. Picciotto, L’alba ci colse come un tradimento. Gli ebrei nel campo di Fossoli. 1943-1944, Mondadori, Milano 2010; G. D'Amico, Sulla strada per il Reich. Fossoli, marzo-luglio 1944, Mursia, Milano 2015.

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