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FRANCO - SARDO
w Costitu:ione dell'Anno Il/
Mentre si svolgeva l'offensiva su Ceva, la politica interna francese era radicalmente mutata . Già nella primavera del J795 cominciavano a preva lere le tendenze moderate. Il nuovo ceto dirigente non doveva più conquistare il potere. bensì consolidarlo contro gli opposti estremismi dei nostalgici, quelli del vecchio regime e quelli del radicalismo rivoluzionario. mentre la crisi economica, finanziaria ed alimentare mutava brutalmente l'ordine delle priorità inclinando verso la pace. Jl superamcnto deiJa fase rivoluzionaria maturò in primavera, con la repre ssio ne militare delle rivolte parigine del l o aprile e del 20-24 maggio. il proce sso ai "terroristi''. repurazione delresercito e della guardia nazionale di Parigi, l ' amnistia per gli emigrati dopo il 31 maggio 1793, la nomina della Commissio ne costituente c la revisione principi rivoluzionari invocata da Sieyès. Questo processo fu appena rallentato. anzi addirittura favorita dal falliment o delle avventure militari tentat e dai vandeani e dagli emigrati in giugno e lu g lio.
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La sconfitta degli chouans e la spietata esecuzione di 748 emigrati rafforzarono infatti l 'ala moderata del partito legittimi sta, consentendole di approfittare della successione del conte di Provcn7a al Delfino morto prigioniero al Tempio (5 giugno) c delle assemblee elettorali s u base censuaria previste dalla Costituzione dell'Anno m (23 <>ettembre) per ottenere la riammissione alla vita politica. con l'intento prioritario di riformare la legislazione rivoluzionaria e restaurare la monarchia per via legale. Ma questo obiettivo venne vanificato sia dal sistema bicamerale sia dal decreto del 18 agosto che, in via tr ansitoria, assicurava i due terzi del nuovo Corpo legislativ o ai membri della vecchia Convcn7ione. al duplice scopo di garant ire la maggioranza repubblicana dello Stato e sa lva g uardare i resti della vecchia Nomenklatura rivolu z ionaria, timorosa delle rappresaglie già annunciate da.i monarchici.
Questa deroga al principio elettivo, violentemente contestata dai monarchici, fu ratiticata in settembre g r azie al voto delle province. ma re s pinta dalla maggioranza degli elettori parigini. Alla vigilia delle elezioni del Corpo legislativo, l'insurrezione monarchica del 13 Vendcmmiaio (4 -5 ottobre) mancò l'obiettivo soltanto grazie alla s traordinaria energia di Bonaparte. cui la Convenzione affidò sgomenta la propria salvezza. Le cannonate c il patibolo archiviarono l'evers ione monarchica e le speranze dei Coalizzati, ma a!.s icurarono il potere ai moderati, malgrado la riabilitazione dei giacobini, reinte grati anche nella guardia nazionale c nell'esercito. Ma l'esito più importante del Tredici Vendemmiaio fu di assicurare a Barras l'elezione (31 ottobre) nel Direttori o esecutivo c a Bonaparte il comando dell'Armata dell'Interno e la fama di salvatore della patria e della rivoluzione.
La ripresa delnego:iato di pace
La svolta moderata della primavera-estate aveva gradualmente rimosso la pregiudiziale ideologica opposta dalle corti europee nei confronti della Repubblica atea c regicida, facilitando la pace separata con Prussia, Olanda e Spagna. Come si è detto, già in agosto anche !"Austria sondò, tramite la Danim arca, la disponibil it à francese ad una conferenza di pace. Pur relegato a Verona. perfino il nuovo "re di Francia Luigi XVlll cercò di inserirsi attivamente nel ventilato compromesso "nazionale'' tra monarchici e repu bblican i e di acquisire benemerenze "patriottiche". tra l'altro favorendo il ritorno del Piemonte nell'orbita francese, anche tramite il cavaliere de J arjays. addeno al quartier generale dell'Armata austriaca in Pi emonte c rappresentante del re di Fran cia a Torino. La relativa disponibilità dci Coaliaati nei confronti della Francia non fu seriamente incrinata neanche dal Tredici Vendemmiaio . Re Giorgio Ili d'Inghilterra salutò infatti l 'avvento del Direttorio dichiarando in Parlamen to che finalmente c'era in Francia un governo con il quale era trattare. Ma la realtà gelò presto le iJJusioni, pcrchè la politica estera del Direttorio fu certo assai meno ideologica, ma più spregiudicata c in definitiva più bellicosa di quella del Comitato di Salute Pubblica.
Anche a Torino, naturalmente. l' evoluzione politica francese rafforzò il partito della pace. aggiungendo al principe ereditario all'arcivescovo cardinale Costa e al ministro Gran eri anche il ministro della guerra Cravanzana e 1· intendente generale delle finanze Tonso, c he per i loro uffici erano in grado di valutare più direttamente l'impossibilità di vincere c gli effeni disastrosi di una prosecuzione della guerra. Ancora il 7 agosto . come si è detto, il consig lio della corona aveva respinto l 'offerta di mediazione spagnola. Ma appena un mese dopo, sfumata !"offensiva su Tenda per la mancata cooperazione au s triaca. il re autorizzò l'apertura di un negoziato informale tramite l 'abate Lazary. residente sardo a Martigny. capitale del Canton Vallesc. Tuttavia r austrofilo ministro degli e s teri H autevillc lo fece abortire fissando, il 12 settembre, condizioni del tutto irrealistichc. come la restituzione dci territori annessi. il pagamento dei danni di guerra e il rispetto della neutralità d'Italia.
TI Comitato di Salute Pubblica fece un nuovo tentativo informa le alla fine di ottobre, propri o alla vigilia de lla sua caduta: c stavolta Haut cville modificò l'appr occio negoziaJe incaricando rinviato sardo a Genova di Cos sila di proporre un armistizio. Ma il 3 novembre, non appena insediato a Parigi il Direttorio, il nuovo ministro degli Esteri D elacroix ordinò all'inviato francese Villars di avocare Ja trattativa. facendola arenare. Peraltro pochi giorni dopo. mentre Schércr preparava l'offensiva , si presentò alla lin ce sarde un ennesimo emissario. il prete spretato Schinotti. dicendosi anch'esso latore di proposte di pace che Colli ritenne di inoltrare a Torino. Ma dalla capitale giunse l'ordine di tronca re quel canale e di offrire a Schinotti (c he non vo ll e acco n senti rvi) il perdono ecclesiastico in cambio di informazioni sullo chieramento france e.
Na turalm ente la Francia sfruttò la vitto ria di Loano per riprendere il negoziato di pace ìn condizioni di forza. A riprendere l'iniziativa fu lo stesso Schérer. che tramite il vescovo di Savona c l'agente francese Ritter, cercò di negoziare direttamente con Colli una tregua con scambio di prigionieri. Intanto a Martigny si presentò un plenipotenziario francese, il signor Durand. ex-con so le a Cagliari, il quale scel se c ome controparte il suo amico Giaime, già intende nt e di Sardegna e o ra presidente della camera di comrnercio a Torino. L'8 dicembre Durand lo invitò a Nyon. prospettando in cambio della pace e a compenso di Nizza e Savoia la cessione del "Milanese" (escluso cioè il M antovano) e dci ducati di Parm a e Piacenza. Su direttiva di Hautc- vi ll e Giaime declinò l ' invito , c h_iedendo che le proposte francesi fossero ufficializzate.
Il 17 dicembre , a Genova , Vìllars trasmise la propos ta del Direttorio di concludere un armistizio ana logo a quello stipulato sul Reno dal generale au s triaco C laìrfu yt, ritirando le truppe sarde dietm Ut\a linea di demarcaz ione e la!'<cìa ndo a quelle francesi libero passo verso la Lombardia. La Francia avrebbe continuato ad occupare Nizza e Savoia fino alla pace , impegnandosi a rostituirle ove non fosse stato poss ibile compensare il r e con '' ìl Milanes e··.
Hauteville fece ri spondere che il re non poteva seguire l 'esempio prussiano date le diverse "condi z ioni te rritorialì'' (cioè perchè temeva la reazione dei 40,.000 soldati austriaci) e che l'onore e la ' buona politi ca" gli impedivano di stipulare un ' aJlean za offensiva contro l ' ex - alleato. Torino rifiutava qtùndi la concessione del libero passo accettava l 'occupaz ione francese di Nizza e Savoia fino alla conclusione della pace. chiedeva una tregua di tre mesi e s i impegnava alla neutralità, propone ndo di estenderla a tutti i principi italiani che volessero approfittarne. A sostegno di questa posiz ione Hautcville richiamava l 'esempio del trattato s tipulato il 29 agosto 1697 a Torino tra Vittorio Amedeo II e il maresc iallo Catinat. Quella pace separata- sostenev-a il ministro - !ungi dal macchiare l'onore sabaudo, aveva posto le condizioni per la pace generale s tipulata cinquanta g iorni dopo a Ry swic k
L· ulrimurum francese
Senza neppure discutere la controproposta sarda, Villars comunicò cne la Francìa considerava irrinunciabile l 'alleanza offensiva, con l'impegno a difendere il Piemonte co ntro l ' Au st ria e la garan z ia del pos sesso de l Milanese . Ma alzava il prezzo chiedendo adesso anche la c.:essione definitiva alla F rancìa della Savoìa e di tuttì gli sbocchi marittimi del Regno, quindi non solo Nizza, r;na anche Oneglia, Loano e la Sardegna.
Intanto, sfruttando abilmente l 'avv icendamento dei governì francesi e il duplice canale negoz iate con la F rancia. il Direttorio saggiava e logorava il goveroo dì Torino , se nza la reale inten z ione di g iungere ad un accordo. Il 2 gennaio 17 96, a Sion. Durand protestò co n Lazary per il nego z iato paFallelo in corso a Geno va, s o..<>tenendo che le proposte di Yillars riflettevano le direttive del Comitato di Salute Pubblica , s uperate dalla nuova politi ca del Direttorio, del quale era egli s tesso l'unico plenìpotenziario. E la proposta di cui era latore aggìuogeva alle co ndi1toni già avan late da Villars, anche un trattato commerciale e la smilitarizzazione di Sttsa, dichiarat a città ap e rta e franca di daz io. L'intromissione di Dur and fece però naufragare la. tr(lttativa per lo sc ambio dei prìgionieri. S c hérer protestò co11 Parigi e il Direttorio pe..cerlo richiamò il suo plenipotenziario. accentrando però ogni tratt<:\tiva, a.nche quella di Schérer, ne lle mani di Yillars.
Il 13 gennaio l'ambasciatore austriaco a T orìno, Gherard in i, ìnformò il l>arone Thugu t che H auteville, richiamandosi al precedente del 1697 , gl i aveva parlato della possibilità di una pace separata tra il Pi emonte e la F rancia. cercanòo di convincerlo c he non s arebbe s tato un tradimento del! ' Au s tria, tua un primo passo verso la pace generale desiderata anche da Vienna. Una se ttìmana dopo Gherardini aggiunse che a
Torino correvano voci di uno scambio tra le province transalpine e la Lombardia e si faceva propaganda a favore di una spartitione della Lombardia fra il Regno di Sardegna e i l Ducato d i Parma.
L'ultima opportunità del partito della guerra dipendeva da un cospicuo e soprattutto effettivo impegno militare austriaco. In dicembre Thu gut aveva 1>critto ad H autcville di aver modificato unilateralmente la convenz ion e di Valenziana. ordinando all'Annata di Lombardia di difendere anche l'intero Piemonte; ma intanto l'aveva richiamata a svernare tra Pavia c Cremona, lasciando ad Acqui. Alessandria e Tortona soltanto le guarnigioni necesl!arie per difendere i tre baluardi meridionali del Milanese. Ciò metteva in difficoltà il duca d'Aosta, sposo di un'arciduchessa e porta voce dell'esercito e perciò referente politico 1>ia dei partigiani dell'alleanLa aust ro-sarda sia di coloro. soprattutto militari, che accusavano Vienna di inganno e tradimento. Perciò in gennaio il duca convinse il re a spedire La Tour c San Marzano a Vicnna, per concordare in genti aiuti.
Il 24 gennaio Villars comunicò a Cossi la le istruzioni ·'perentorie e definitive" ricevute da Parigi. La condizione fondamentale era la lega offensiva e difensiva contro l'Austria: ·'se il re vuole - disse Vill ars - tra due mesi il Milane se è suo". La se ra stessa Villars presentò l'annunciato Supplemento alle proposte francesi. Cossila lo trasmise a Torino con l'annota z ione 'fina lmente hanno gettato la maschera". Chiedevano l'immediato riconoscimento delle annessioni di Nizza e Savoia: la consegna immediata. e fino a lla conc lu sione della pace di Susa e delle piazze di Cuneo Ceva cd Alessandria: e infine la som ministrazione gratuita di vettovaglie. foraggi, carreggio e ospedali per un'Annata di 50.000 uomini.
Le proposte francesi furono va lutate dal consiglio di s tat o. Il principe di Piem onte e il marchese dc Sylva sostennero che bisognava accettarle. ma H auteville replicò che le clausole territoriali azLeravano l'autonomia commerciale del Piemonte, le altre la sua sov ranità c la stessa sopravvivenza della monarchia. Aggiunse ino ltre che non aveva alcun senso fare la pace con la Francia se si doveva continuare a combattere contro l'ex-alleato agli ordini dell'ex-nemico. Il 28 gennaio H autcville comunicò a Cossi la che il re aveva respinto con sdegno i'ul1imatum francese.
Il punto di vista auslriaco sull'affidabilità piemon/ese fl 6 febbraio. forse sollecitato dal duca d'Aosta. l'ambasciatore inglese a Torino. Trevor. infonnò il suo collega a Vienna che il Pi emonte non aveva la più piccola speranza di salvezza c che e ntro sei settimane il suo des tino si sarebbe compi ut o . Gli chiese pertanto di convincere Thugut dell'assoluta necessità di dare al Piemonte "'un appoggio co rdiale cd efficace" <;chierando 10 o 15.000 soldati tra Acqui c Ceva. ''In caso contrario - avvertiva- il paese precipiterà in una tale disperazione pazza che il governo non avrà piLI il controUo. Non è esagerazione affermare che il Piemonte sarà obbligato a diventare virtually literally l'alleato della Francia". 11 17 lo stesso re spiegò a Trevor che la situazione non era così catastrofica, date le cattive condizioni del nemico. Ma il disfattismo che imperava a Torino non derivava dalla situazione mi litare, bensì dali' inconfessato auspicio della sconfitta.
Ma proprio il 28 gennaio Gherardini informava Thugut della presenza a Torino di numerosi agenti francesi e della voce c he il cavalier di Rcvel. noto per i suoi sentimenti anti - austriaci, fosse stato incaricato di negotiare con la Francia. Il l 0 febbraio segna la va intrighi cont ro il generale Coll i, accu sa to di sacrificare gli interessi piemontesi a quelli austriaci. li 6 riferì che le trattative franco-'>arde erano fallite. ma due giorni dopo espresse il convincimento che, una volta occupata Mondovì, i francesi avrebbero ce rtamen te otten uto da Torino il libero passo verso la Lombardia.
Il 13 febbraio, nel caldeggiare la concessione degli aiuti mi lita ri chiestigli da Hauteville, Gherardini riferì che secondo il ministro deg li esteri sardo il re aveva respinto "al colmo dell'indignazione'· l'offerta francese di alleanza offensiva e difens iva, considerandola contraria "al suo onore e alla sua religione" e giurando enfaticamente che piuttosto "s i sare bbe fatto sep pellire so tto le rovine del suo paese". Ma Gherardini avvert i va di non farsi illusioni. Il fallimento del negoziato non aveva affatto tacitato il potente partito filofrancese 11 ministro degli Interni conte Graneri, segnalava il 24 febbraio, ripeteva dappertutto che le forze franco - sa rde avrebbero cacciato in breve tempo gli austriaci dalla Lombardia. Il 5 marzo scriveva che il principe di Piemonte era inten ziona to a rendere pubbliche le recenti proposte di pace francesi rifiutate da ll a corte. Il 9 denunciava g li intrighi dell'ambasciatore spag nol o per rimettere in gioco una anacronistica candidatura dell"fnfa nte di Spagna al t rono di una parte della Lombardia. Altro avversario del!' alleanza con l'Austria era, seco ndo Gherardini, l 'ambasciatore sardo a Vienna, genero del precedente mini stro degli esteri, P errone di San Martino.
CARNOT, B ONAPARTE E SALICETI
La nuova strategia francese e la sostituzione di Schérer con Bonaparte
Il nego z iato franco-sardo del gennaio 1796 reca il segno della profonda svo lta avvenuta nella politica italiana di Parigi dopo la rottura della Coalizione avversaria. L'intervento austriaco s ull ' Appennino Li gure, la cris i della squad ra inglese del Mediterraneo e le defez ioni prussiana o l andese e spagno la avevano infatti spostato l'asse del co nfronto militare co n l ' Austria e l'Ing hil terra dalla Germania all'Italia e dall' Atlantico al Mediterraneo. La seco ndaria guerra delle Alpi contro l'ostinato Piemonte si tra sformava ade ss o nella partita decisiva contro gli ultimi nemici della pace Ma il D irettorio preferiva imporre la pace con le anni. anzichè negoziarla in una conferenza diplomatica, anche per tre ragioni di po l itica interna. La prima era che un successo militare avrebbe consolidato il nuovo regime. I n secondo luogo le casse dello stato erano vuote e l ' Italia poteva riempirle. Infine proseguire le operazioni avrebbe tenuto l ontani dagli intrighi parigini i generali più giovani e amb i ziosi e rinviato la smobilitazione di un esercito di 525.000 uomini, consentendo di sfamarli in parte a spese dei territori invasi anzichè della madrepatria
Ma a determinare i l corso degli eventi fu anche il fato del giovane generale che il 5 ottobre 1795 aveva salvato la Convenzione con lo sp ietato mitragliamento dei contro ri vo lu zionari parigini di fronte alla chiesa di San Rocco e che aveva poi ep urato la Guardia nazionale di Parigi. Bonaparte si assicurò così un definitivo peso politico, la promozione a divisionario e finalmente, il 27 ottobre. il comando di un'Armata. Ma era quella dell'Int e rno. responsabile della sicurezza del nuovo regime di Barras non quella d ' Italia , l'unica. adesso . che ancora poteva assicurargli la gloria c il potere.
L'l l di cemb re 1795 e nuovamente il 19 gem1aio 1796. Bonaparte pre se nt ò al nuovo ministro della g uerra. generale Aubcrt-Du bayet ( 1757-97) due durissime requisitorie contro Schérer. insistendo in particolare su l mancato forzamento del campo trincerato di Ceva prima della congiu nzi o ne tra le forLc au!. tria che e piemontesi. Nel contempo la prima nota esponeva un grandioso progetto per marciare su Vicnna attraverso l ' Italia c cacciare gli inglesi dal Mediterrane o. La seco nda. più dettagliata, prevedeva di neutralizzare i piem o nte s i in tre giorni, co n un attacco principa le s ulla direttrice di Montezemolo e uno seco ndario verso Sassello per tenere a bada g li aust riaci. Se questi ultimi fossero riusciti a riunirsi ai piemontesi, avrebbe compiuto una finta Alessandria per costringerli a separarsi c coprire la strada per la Lombardia, per poi volger si su Ceva. P er prendere la piana chiedeva un parco d'assedio di 36 pezzi pesanti, mentre per Mondovì sarebbe bastata la Di visione del Colle di Tenda. Poi , con le forze riunite. avrebbe investito Cuneo c marciato s u Torin o.
Del tutto opposta e assai meno ambiziosa era la s trategia suggerita da Schérer. Sosteneva di aver fondati m ot i vi per ritenere che l ' inv as io ne del Pi emonte, !ung i dall" indurre Torino alla pace separata. l'avrebbe ancorata all'Austria, impegnando l' Armata d"Italia in una rischiosa campagna in pianura. P roponeva invece di occupare tutta la Li guria. trattando G enova da nemica per potersi impossessare d egli immensi patrimoni del patriziato. Ide e che spiacque ro ai due membri militari del Direttorio. Camot e sop ra ttutto Le Tourn e ur: no n perchè sdegnassero il denaro ge novese, ma perchè intendevano usarlo per finanziare la conquista di altri e più cospicui te so ri italiani. Così agli occ hi del Direttorio le continue lam e ntele c le anguste visioni di Schérer confermarono quella mancanza di volontà cd energia che aveva manifestato rinunciando a sfruttare fino in fondo la vittoria di Loano.
Il 3 febbraio, tramite un esposto del deputato in missione Rittcr, il comando dell' Armata d'Italia fece un estremo tentativo di reagire alle cr iti che lamentando gli ordini contraddinori c i "piani chimerici c g iganteschi " s uggeriti allo stato magg iore da "vend itor i di progetti rosi datrambi .: ione e bramosi di posti che sono aJ di sop ra de lle lo ro capacità''. Ma il giorno dopo Schérer, minacciato di epurazione . preferì scrive re un'umiliante lettera in cui chiedeva al Direttorio l'esonero dal comando e dal servizio attivo a causa della propria prostrazione fisica e mentale. Secondo Pinelli. sped1 a rccapitarla il gene rale Lasalcettc . suo intimo amico, con l'incarico di denunciare a voce le malversazioni degli agenti civ ili dell'amministrazione.
Alla s uccess io ne di Schércr aspiravano anche i genera li Bernadette c C hampionnet. "portati" ri spett ivamente dai direttori Le Tourneur c Rcwbell. Barras appoggiò invece Bonapanc. Ma , temendone l"intraprendenza. ritenne però opportuno associarlo più saldamente alla nuova oligarchia repubblicana. Approfittando della !>Ua goffa infatuazione per l'affascinante vedova del generale Beauharnais. Barras gliela regalò in moglie, none co mbinate dalla sua amante, madame Talli en . grande estimatrice dell'amica Joséph ine. Barrassi ricordò pure del bizzarro progetto di Ceracchi c combinò un a cena fra Bonaparte e lo scu ltore. Secondo Barras il generale ragazzino rimase affascinato da qu e l rancoro so egoce ntrico che cinq ue anni dopo avrebbe atte ntato aJla sua vita.
Il 2 marzo fu però Carnot a formalizzare la candidatura di Bonaparte, votata anche da Barras e La Revellière. Quattro giorn i dopo il comandante designato ricevette le Istru z ioni del Direttorio, datate 2 marzo. n 9 sposò Joséphine e dopo una breve luna di miele partì per il fronte accompagnato dal 21 o cacciatOli che si era distinto nella repressione del 14 Vendemmiaio grazie al caposquadrone Gioacchino Murat, futuro re di Napoli. Strada facendo raccolse il suo capo di stato maggiore, l'ingegnere geog rafo Louis Alexandre Berthjer ( 1753-1815), cedutogli dali' Armata delle Alpi. U 26 e ra a Nizza, dove Schérer gli trasmise il comando.
Le Istru zioni di Carnot
Con tutta evidenza Bonaparte fu il semplice destinatario e non l'ispiratore delle Istru z ioni per il comandante in capo dell'Armata d'Italia. Questa minuziosa direttiva fu redatta in modo del tutto autonomo da Carnet e impegnava il comandante a informare il Direttorio dei più minuti dettagli esecutivi. Come rilevò nel 1936 Guglielmo Ferrero, lo studio della prima campagna napoleonica d'Italia mostra chiaramente che da ll 'inizio fino ai preliminari di Leoben, Bonaparte si attenne scrupolosamente alle direttive e agli ordini via via ricevuti. "Era ambizioso- scrive Ferreroma anche furbo e prudente: sapeva che uno smacco all'inizio gli sarebbe stato fatale . Nulla poteva e voleva fare senza essere coperto da un ordine o da un consiglio di governo".
Archiviando la manovra a tenaglia dal Reno e dalla Liguria prevista dai piani francesi dell'estate 1795 come dalle citate requisitorie di Bonaparte contro Schérer, le direttive di Carnet limitavano le operazioni al solo fronte italiano, mantenendo come scopo politico l'imposizione della pace. Di conseguenza l'obiettivo militare prioritario non era la neutralizzazione del Piemonte, bensì la cacciata degli austriaci dall'Italia. Le Istruzioni spiegavano che attaccare a fondo il Piemonte non avrebbe portato la pace, ma semplicemente spostato le operazioni dalle Alpi al Po. In o ltre, come era avvenuto nel 1745, la possibilità di rompere l'alleanza austro-sarda si sarebbe affievolita e l'Arma ta d'Italia si s arebbe logorata in lun g hi assedi, esponendosi alla controffensiva austriaca.
Nei confronti del Piemonte l'Armata doveva pertanto limitarsi a prendere Ceva, avvicinarsi a Cuneo e tenere in soggezione le truppe sarde, possibilmente imponendo un armistizio. Se necessari o, il Direttorio l ' autorizzava a bombardru·e Torino. Assicuratosi così il fianco sinistro e sfruttand o le risorse logistiche del basso Piemonte. l ' Armata doveva costringere g li austriaci a ripassare il Po, impadronirsi di Asti e Valenza e occ upare Tortona per minacciare il Milanese e al tempo stesso incutere timore alla R epubblica di Genova, facilitando il negoziato per ottenere un prestito garantito da un tributo di guerra.
Riordino e finan ziamento dell'Armata d'Italia
Le Istruzioni avvertivano molto chiaramente il nuovo comandante del!' Armata che dal governo non poteva aspettarsi rinforzi consistenti come quelli già concessi a
Schérer e tanto meno un sos tegno lo g is tico o finanziario: lo impe g navano infatti a mantenere l ' Armata sfruttando le risorse del territorio via via occupato. Ma un tale criteri o s uona va banale: non risolveva infatti il diverso problema so ll evato da S chérer e cioè che le ri sor!:>e della Riviera di Ponente erano o rmai esaurite c che per rifornir!:>i a del nemico l'Armata doveva pur essere me ssa in grado di sfe rrare l 'offensiva iniziale.
In realtà, grazie alle informazioni raccolte oltre le lin ee, il comando sardo aveva una vis io ne molto precisa delle enormi difficoltà in cu i versa va l" Arm ata nemica . Secondo Ig nazio di Re vel. ancora ·'ai primi di marzo si poteva credere ad un o sfacelo". Sempre più di frequente la penuria di a ll oggi, di viveri, di scarpe. di uniformi. il mancato pagamento del so ld o e le colossali truffe dei commissari prov ocava no ammutinam e nti c perfino manifestazioni leg ittimiste. come es ibire coccarde bianche e inneg giare al re e alla religione. Ma , agg iungeva Rev e l. le cose erano poi mutate "di punto in bianco'". La fanteria era s tata ri o rga ni zz at a in nuove Bri gate di 3.000 uomini accorpando le unit à so tto organico, c gli ufficiali rima sti se nza impiego o ritenuti incapaci erano stati co ngeda ti, trann e un 'a liquota che s i era arruol ata co me sottufficia le o so ldato semplice. A l tempo s tesso nell'Armata erano s tati imm essi molti ufficiali · ' italiani''. cioè co rs i e nizzardi. che se c o ndo Reve l costituivano addirittura la magg io ranza: gente recluta ta fra i rivoluzionari. più motivata. ene rgica, g iovane e fresca dci vete rani francesi. Il se rvizio di co mmi ssaria to era sta to ri o rga nizzat o e i più dis o ne s ti allontanati e puniti. L'a rti g lieria era s tata potenziata co n personale di prima sce lta, ben equipaggiato e adde s trato, e le batte rie era no state prcssochè completate. E finalmente alla fanteria e rano arrivati sca rpe, ves titi. v iveri e denaro. co n la promessa di una imminente offensiva e di un pin gue bonino in pianura.
L'agiografia nap oleonica ha naturalmente attribuito il merito della riorgani7tazione a B o naparte , ma basta confrontare le date pe r re nder s i conto c he fu attuata in realtà dal s uo precede ss ore, già de s tituito ma rima s to in comando fino al passaggio delle consegne. Co sì g ià ai primi di marzo. quand o Bonaparte era ancora a Pari g i, i battag li on i potero no tornare in lin ea su lle Alpi. gettando g rande quantità di terriccio s ull a neve per farla fondere più in fretta. Una primavera precoce e mire fece il resto. portando alle stelle il morale delle truppe.
Naturalmente v iveri e denaro venivano, come av ev a s uggerito Schérer, dal credito g arantito dalla pin g ue e atterrita Genova, tag lie gg iata mezzo seco lo prima dag li austriaci e ora dai francesi. Nel 1746 il generale austriaco Botta Adorno, o riundo gen ovese aveva im posto un esorbitante tributo di guerra. scatenando l'insurrezione popolare. Nel 1796 il Direnorio affidò ana logo incarico a Saliceri. che Bonaparte volle al s uo fianco quale commissario ge ne ra le del potere esecutivo presso l 'A rmata d 'Italia e che lo precedette in Liguria appunto per procurargli in loco i m ezz i finanziari Indubbiamente il co rso andava per le spicce e. g razie a l rnonitoraggio compiut o dalla fazione democratica. disponeva di informazioni molto precise c irca le capacità contributi ve del patriziato ge novese: cominciò subito spremendo 5 o 6 milioni di genoine dal gove rnatore di Savona. Vinc e nzo Spinola, che l i raccolse gemendo tra amici c parenti.
Ma le risorse ve re s ta va no a Genova. Saliceti pensò ini z ialm ente di ricorrere a l puro e semplice sacc heggio. e scartò l'idea soltanto per il timore di re s tare invischiato in una eve ntual e re s istenza armata. Pro vò allora con le buone, chiedendo un pre- stito alla Repubblica; ma, aggrappandosi ancora una volta al s imulacro della neutralità. il senato respinse la richiesta con 122 voti contro 20. A Saliccti non restò che rivolgersi ai privati, il banchiere D'Aquino, che aveva già finanziato de Vins, e i genovesi Fravega e Balbi, arricchitisi con le forniture di guerra, e Carlo Gherardi. Ne ottenne 7 milioni di lire francesi e una fornitura di 40.000 sacchi di grano garantiti da una corrispondente contribuzione di guerra a carico dei cittadini genovesi più facoltosi. Dopo averne approntato la lista, Saliceti intimò alla Repubblica di costringerli a pagare le rispettive quote, minacciando altrimenti di occupare Savona e Gavi e di saccheggiare i magnifici palazzi senatori di San Pi er d'Arena. Intanto, sdegnando i servi li inviti del senato, si mostrava tracotante per le strade della c ittà , sempre attorniato da un codazzo di giacobini genovesi.
Il piano di Saliceti e la rete clandestina giacobina
Revel giudicava Saliceti un "implacabi le avversario" del Piemont e . dotato di "smisurato orgoglio" , "smisurata amb izione", "ene rgia estrema". Un uomo "inaccessibile al denaro e ai piaceri", "audace fino alla temerità'', c he vo leva "in modo assoluto e perentorio l 'invasione dell'Italia". Era in piena sintonia con Cacault, già console a Napoli e poi a Firenze . ministro ad interim a Genova, 'giacob in o feroce e capo di tutti i giacobini d ' Italia", nonchè con Faipou lt, il nuovo rappresentante francese a Genova, non meno energico e determinato dei primi due.
Saliceti disprezzava le tituba nze militari di Schérer. In una riunion e a Porto Maurizi o con Rus ca e con i giacobini piemontesi Colla e Picco, disse che " la nostra ignoranza e il furore repubblicano" avrebbero avuto ragione de ll a "tattica di scuola'· dei gene rali avversari. Aggiunse che se avesse avuto dei cannoni pesanti li avrebbe venduti per fa r sold i, dato che nella prossima ca mpagna sarebbe ro bastati i can noni da 8 e da 12 caricati a mitraglia per spazzare la cavalleria alleata. Il suo piano era di attaccare direttamente i sardi sul Tanaro. bloccare Ceva puntando su Montezemolo e ragg iun gere Alba per sollevare le Langhe contro il governo re gio.
Alba era l'epicentro dei collabo razio ni st i piemontesi capeggiati da Rusca con in sottordine Bonafous e Ranza . Come tutte le reti stay behind organizzate prima dai francesi e poi da tutti i loro avversa ri , aveva anc he compiti di propaganda e insurrez iona l i, ma soprattutto informativ i e di sostegno delle missioni clandestine ol t re le linee, come la ricognizione de lle fortificazioni di Ceva effettuata da un ingegnere f rancese travestito da contad in o .
Fra gli agenti francesi, in maggioranza prezzolati, primeggiavano i parroci. i profess ionisti e le donne. 11 notaio Panotto di Ceva era uno dei propagandisti. Poco prima dell'offensiva fran cese. l'intrepida Teresa Daprosio. una giovane e sp regiudicata signora nizzarda, separata da l marito, percorse a cavallo Cu ne ese e M o n fetTato raccogl iendo notizie militari c portandole a Genova. Si ignora per quali ragioni, pur avendola individuata. il cont rospionaggio sardo preferì non arrestarla.
Natura lm ente esisteva anche una stay behind sarda. Il direttore del serviz io informazioni sardo, cavalier R o ubi on, propose invano un attacco s u San R emo, assicurando che Oneglia c il Nizzard o sarebbero insorti, sulla base de ll e in formazioni ricevute, tram ite il centro occulto di Genova (diretto da C ri stofo ro Marrone) dall'agente di San Remo Amed eo Gioffredi nome in codice "Antonio Brillo" (nomina sunt omina). Ancora 1'8 aprile R oub ion si compiaceva di segna lare manifes tazioni leg ittimiste fra le truppe nemiche, con canzoni monarchiche e sfoggio di coccarde bianche. Ma ne equivocava la portata Sia perchè le coccarde bianche non facevano più tanto scandalo da quando alle elezioni francesi concorreva anche un forte partito monarchico leale alla nu ova Costituzione. Sia perchè quelle non avevano un sig nifi ca to politi co: esp rimevano piuttosto, in forma provocatoria. la protesta collettiva per le privazioni cu i l'Armata era ancora soggetta, e che anelava di colmare non già fucilando gli ufficiali per tornare nelle desolate campagne natie. bensì dilagando nell'agognata pianu ra italiana.
Tabella 9 - Ordine di battaglia dell' Armée d 'ltalie (fe bbraio 1796)
Stato Maggiore dell'Armata (Nizza):
Generale in capo: Schérer.
Generale capo dello s. rn.: Gauthier.
Sottocapo di s. m.: Yignolle.
Ordonnateur en chef Sucy.
Aiutanti di campo di Schérer: Noirot, Yillard, Mathieu, Leuglet , Gressot.
Aggiunti al capo di s. m . : Ballet. Fontanier.
Aiutanti di campo: Fallot. Augias .
Stato Maggiore dell'Avanguardia ( Albenga ):
Comandante: Masséna.
Aiutanti generali: Dalons-Chabran, Giacomoni, Boyer, Thouret. Monnier, Lorcet.
Aggiunti agJi aiutanri gener<Jli: quindici
Aiutami di campo : otto la Divi sione dell 'Avanguardia (Laharpe):
Commissari di guerra a Finale , Savona e Vado.
Comandame: Laharpe.
Generali di brigata: Pijon. Ménard, Saìnt-Hilaire.
For za : 16 battaglioni, 5.659 presenti.
Disloc a zione :
• Voltri-Cadibona: 152e DB
• QuiLiano: l l 7e DB
• Monte N(L )eg ino: 21 e DB
• Savona: 118e e 129e DB
2a Divis ione dell'Avanguardia (Mey ni er):
Comandante: Meynjer.
Generali di brigata: Dommartin, Cervoni. Joubert.
Forza: 25 battaglioni , 7.598 presenti.
Dislocazione:
• Finale: 70e e 99e DB
• Spotomo: l della 70e DB
• Borgo Finale: 84e DB e 14e DB provvisoria
• Feligno: IO le DB
• Orco: 13e e 199e DB provvisorie
• Carbua: le DB provvisoria
Divisione di des tra (A ugereau):
Comandarue: Augereau.
G e nerali di brigata: V Perrin Banel , Rusca.
For:a: 35 battaglioni, 7.200 presenti (6.222 f. linea. 650 f. leggera. 158 cavalli 174 aniglicria)
Disloca-;.ion e:
• Ventimiglia: distaccamenti di linea
• Oneglia: 3 battaglioni della 103e. 166e e 170c DB di linea: 3c DB leggera: distaccamenti 25° cacciatori e r ussari.
• Alassio: 55e e 147e DB c l battaglione della 122c DB
• Albenga: 145e DB
• Ce rial e: l battaglione della 45e DB
• Borghetto: Sa DB provvisoria
• Calissano: 69e DB
• Loano: 39e, l 05e e 130e DB
• Toirano: Bata.illon dc I' Haute Loire
• Bardineto: 4e e l5e DB. 6e DB provvisoria. Bataillon de r Ardècbe e distaccamenti 3e e 18e DB leggere
• San Remo: distaccamenti 25° cacc iatori e 7° ussari.
Divi sion e di Ormea (Sé ruri er ) :
Comandante: Sérurier.
Generali di brigara: Pcllctier e L a Salcctte.
For:a: 21 battaglioni, 245 ufficiali, 5.025 pre senti.
Disloca-;.ion e:
• Borghetto Arroscia: l battaglione della 46e DB
• Vessalico: l battaglione della 46e DB
• Pieve di Teco: 51 e DB e artiglieri a
• Ponte di Nava: 2 battaglioni della 36e DB
• Ormea: !66c DB. l banaglione della 36e DB e aniglieria
• Garessio: 12c e 19e DB e artiglieria
• Mursecco: 32e DB
• Cassine: 83c DB
• Ciabemard: IOOe DB
• Pri ola: 6a DB leggera e artiglieria
Di visione de l Ce n tro (Ma r q u ard ):
Comandame: Marquard.
Generali di briKata: David c Dallema gne
For:a: Il battaglioni, 85 ufficiali, 3.654 presenti.
Disloca:.ione:
• Sospello: l battaglione
• Breglio: 2 battaglioni
• Saorgio: l battaglione clelia 20e DB
• Fonta.n: 121eDB
• Briga: l battaglione
• Tenda: 165c DB e l battaglione della 22e DB
• Inoltre 6e DB leggera, l compagn ia zappatori.
Division e di Sinistra (Ga rni e r):
Comandante: Garnier
G ene rali di brigata: Servicr, Da v in . Yeme e Charton .
Dislo ca::;ione:
• Rocquebillière la Di vis ione d eUa Costa (G ouv ion ): 11.776 pre se nti.
For::;a: 3.187 prese nti.
2a Di vision e d ell a Costa (Cas ab ian ca ): 7.138 presenti
N. B . DB significa D emie- Brigade . L e Me::;::;e Brigale, deril'{lf e dall' 'amalgama" del 1792-94 tra l batta[? lione regola re e 2 di volontari, erano ufficialm ente contraddistint e soi!Onto da un mtmero, in gene re co rri spo nden te all 'ordine di preceden::;a dei vecchi reggim e mi difanreria na::;ionale . Tutravia la numerazione jit modificata a seguito della l egge l 0 febbraio 1796 c he disponeva L'acco rpamento delle me::; z.e brig ate pitì deboli in nuove unità pitÌ co nsis ten ti. La num e ra::;iorze indicata è quella ante riore al secondo amalgama , ch e l'Armée d'ltalie attuà ne/maggio l 796.
Ta b ell a l O- O rdin e di battag lia d e ll 'A rm ata austro -sarda (m ano 1796)
Arma ta Austro -Sa1·da:
Comandante: tenente generale barone Colli Marchini.
For:a: 30.767 uomi ni (di cui 737 ufficiali)
Division e di Sa lu zzo
Commtdaflte: ma ggio r generale conte de Sonnaz.
Repani : 6 battaglioni, 8 compagnie, 4 s quadroni 5.001 uomini (89 uffi cia li ),
• Verzuolo: 4 sq uadroni (486 Piemonte Reale ) c 2 battaglioni ( 1.199 Pionieri)
• Busca: 2 battaglioni ( 1.125 Asti)
• Sllluz7o: 2 bauaglioni ( 1.320 Belgio ioso)
• Sampeyre: l ce n t uria (J 30 fumchi cacciato ri di Sardegna)
• Vai Varaita: 3 compagnie (320 mili1ic Renaud. Orage. Arnaud)
• Val Maira: 4 compagnie (388 mili 1ie Ponza. Cocchio, Tardi ti)
Divis ion e di 8011,'0 San Dalm awro
Comandante: maggior generale conte Christ.
Reparti: 12 battaglioni e 23 compagnie
For-:_a: 7.239 uomini (215 uf1ìcialì)
• F orte dì D emonte e Vinay: 3 battaglioni ( 1.255 vallesani Streng)
• Valle St ura: 9 compagn ie milìzl.e (900 Argentera, Bersezio, Preynard , Ferrieres, Pont-Bernard. Pi etraporzio , Sambuco. Pìanchc. Poal. Vinadio e Demonte)
• Valdieri: l compagnia ( 126 franchì cacciatori Bovari no)
• Valle d'Entraque: 2 compagnie (144 Milizie Cemlli e D almazzo)
• Limonetto: l battaglione (334 Legione di Antignano)
• Limone: 3 compagnie ( 155 cacciatori Nizzardi Conte e Galea . l O l franca P iano)
• Vallone San Giovanni: 57 vo lontari Cas taldi , 15 artiglieri
• Borgo San Dalmano: 252 artiglieria e treno.
• Dronero: 2 banaglioni (998 Piemonte) e 2 compagnie ( 194 millzie Gandolfo e Re)
• Certosa di P esio: 2 battaglioni ( 1.027 grigioni Christ) e 2 compagnie (l06 volontari De Caroli)
• G u a rn ig io n e di C un eo: 4 battaglioni (531 Sardegna, 851 Peyer- im Hoff) e l centuria ( 143 Corpo della Reale Marina)
Cor po di Ceva la Di visione di sinistra -Mulazzano
Comandante: colo lonnello Brempl
Reparti: 9 battaglioni fucilieri
Forza: 3.942 uomini.
Dislocazione:
• Mulazzano: Co mando, 2 battaglioni (5 IO Real Alemanno)
• Marsaglia e Mul azzano: 2 battaglioni ( 1.018 Genevese)
Niella e Briaglio: 3 battaglioni (742 Chiablcsc e 500 del I 0 Savoia)
• Mombarcaro e Morango: 2 battaglioni ( 1.172 Vercelli)
2a Di vision e di sinistra - Ceva
Comandante: generale Montafia
Vicecomandante: brigadiere Vitale
Reparti: Il battaglioni e 13 compagnie
Forza: 5.316 uomini
Dislocazione:
• Ceva: Comando, 3 battaglioni (386 del 2° Savoia e 983 del 2° e 3° Stett)er)
• Forte di Ceva: l battaglione (49 1 del l o Stettler)
• Oggo: 4 compagnie (406 To11ona e 113 franchi cacciatori Martin)
-Avanguardia sulla Bormida - Montezemolo
• Comandante: colo nn ello conte di Millesimo
• Priero: 6 compag ni e (478 del 2°Cacciatori Col li Ricci)
• Montezemolo: Comando, 2 compagnie (2° cacciatori Colli Ri cci)
• Cengio: l compagnia ( 150 croati e franchi cacciatori Barré)
• Mill esimo: l compagnia (76 cacciatori nizzardi Della Rocca)
• Cairo: 3 compagnie ( 135 croati, 73 milizia d'Oneglia, 115 cacciatori Acqui)
• Sale: l battaglione (537 del l o Acqui)
• Co11emilia: l battaglione (530 del 2° Acqui)
-Avanguardia sul Tanaro - Bagnasco:
• Comandante: maggiore Ferrcro
• Bagnasco: Coma nd o e 4 compagnie (155 franchi cacciatori Bllliasco e Francini, 130 cacciato ri nizzardi Cristini e Falque)
• Perla: l compagnia (87 cacciatori nizzardi Geletti e 26 cacciatori franchi Pandini)
• Morreres: l battaglione (420 del l o Cacciatori Saluggia)
• Malpotremo: 25 croati
3a Divisione di destra -San Michele
Comandante: colonnello marchese Dichat
Reparti: 4 battaglioni e 20 compagnie
Forza: 3.253 uomini
Disloca::)one:
• Lesegno: l battaglione (714 del l o Oncglia)
• San Michele: Comando. l battaglione e 3 compagnie (417 del 2° Granatieri e cacciatori Oneglia)
• Pamparato c Serra: 6 compagnie scelte (345 Legione Leggera)
• Tagliante: l compagnia ( 167 cacciatori franchi D'Agliano )
• Frabosa: 7 compagnie (225 Reggimento Torino, 378 milizie e volontari delle Valli Casotto c Mongia)
- Al'anguardia nelle Valli Mongia e CasotTo
• Viola: 2 compagnie ( 102 cacciatori nizzardi Domerego, 149 cacciatori Cauvin)
• Mombasiglio: l battaglione (320 Legione Balegno)
• Mombasiglio c Battifolle: l compagnia (69 croati Gyulaj)
• Terre c Mon taldo: l battaglione (367 Legione Bcllegarde)
4a Divisione di R i serva - Mondovì
Comandante: colonnello marchese Bcllcgarde
Reparti: 13 battaglioni e l compagn ia
For:a: circa 6.000
Dislo caz.ione:
• Mad on na di Vico: l battaglione (44 1 dcll'8° Granatieri Dichat)
• Mondovì e Cittadella: Comando. 3 battaglioni (441 del 9° Granatieri Dichat e 844 Granatieri Reali )
• Breo: 2 battaglioni (953 G ranati eri Varax)
• Carasso ne: 2 battaglioni (522 Granatieri Chiu sa na. 228 Granatieri Andermatt)
• Villanuova: l battaglione ( 530 Granatieri La tour)
• Bencvagienna e Carrù: 2 battaglioni (L 102 Granatieri Escry)
• La Margherita c Moro zzo: 2 battaglioni e l compagnia (Regg im ento Mondovì)
D iv isio ne di Ri serva (P r ove r a)
Comandante: maggior generale Gio vanni Provera
Reparti: 11 battaglioni (2 lombardi. 3 croati, 6 sardi) e 2 compagnie granatieri
For-;.a a.fìne marz_o : 5.038 uomini ( 108 ufficiali).
B rigata austrifl c a :
For-;.a presente i/13 aprile: 1.712 austriaci
Dislo cazione sino al 12 aprile: tra Saliceto c Camerana con distaccamenti a Mil- lesimo c Cosseria
Dislocazione al l 3 aprile:
• Tra Bric Pattaria c Cosseria: 2 compagnie granatieri (Strassoldo) c pattuglie
Drago ni di stato mag giore
• Bri c Pattaria: 2 battaglioni fucilieri ( Belgioioso)
• Attorno e dentro Cosseria: 550 croati (Corpo fmnco Gyulaj)
Brigata sarda:
Disloca-;.ione: a Cherasco c dintorni
Comandame: colonnello conte di Mu ssa no
• 6 battaglioni fucilie ri (2 Guardie, 2 Torino, 2 Casale)
Altre trupp e sa rde
Trupp e sard e aggregate all'Armata A us triaca
• Dipenden za : dalla Brigata Rukawina ( Divisione Argenteau)
• ·comandante: br igadiere Avogadro di Valdengo
• Reparti: 4 battaglioni fucilieri (Monferrato e La Marina)
• Forza: 1.500 circa
20 squadroni sardi a C uneo
• 8 di Cavalleria (Savoia . Aosta, Cavalleggeri di S. M.)
• 12 di Dragoni (di Sua Maestà. di Piemonte, della Reg ina , di Chiablese)
32 battaglioni s ull e A lpi Cozie e G ra ie e nell e g uarni g ioni
• 9 d'ordinanza nazionali (2 Saluzzo. 2 Aosta, 2 La Regina, 2 Lombardia, l Oneg l ia)
• 2 di granatieri
• 13 provinciali (2 Nizza, 2 Mariana, 2 Susa. 2 Pinerolo, 2 lvrea. l Tortona, 2 Novara )
• 6 d'ordinanza sv izzer i (Schmidt, Bachmann, Zi mmermann )
• 2 di guarnigione (l sardo, l austriaco)
Xl - LA BAITAGLIA DE L LA BORMIDA
(26 marzo - 15 apri le 1796)
Chlistophe Saliceti (D ego, 14 aprile 1796)