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AUSTRIACO
(maggio - dicembre 1794)
Intanto una gran parte dell'Italia con piena fiducia riposa nelle braccia dell' indolell;;;a. l ricchi, quelli appunto de' quali si tratta la causa, guardano con estrema indijjerenza chi per la sicure::.::.a delle loro vite, e dei loro beni, sacrifica il proprio riposo, sangue e sostanze. Se amor della R eligione, e della Patria, se dovere di gratitudine, e mutuo soccorso sociale, non valessero a scuotere una vergognosa indolen::.a, o tma sordida avari;;;ia, il proprio illferesse ragìone1 •ole dol'l·ebbe pure impegnare ogni ricco a sah•are ilrwro con poco ... "
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Almanacco ìsrorìco politico militare scienrijico di tu/ti gli avvenimellfi del/ 'anno 1794
DALL'ARMATA DELLA L EGA l TALlANA ALLA CON VENZ IONE DI VALENZIANA
Le Ter111opili di Milano
Non v'è dubb io che g li ordini di de Vins abbiano oggett ivamente favorito il s uccesso riportato dall'Armata del Varo . E non v'è dubbio che quegli o rdini. ispirati dalle di reni ve politiche di Vienna. ad evitare qualsiasi coi n' olgimento dell' AuMria nella sconfitta del Piem o nte. Altrenant o indubbio è che Vienna giudicava ormai inevitabile quella sconfitta c che abbia cercato di di trame il massimo profitto. co l duplice intento di giunge re in futuro ad una spartizio ne del Piemonte con la Francia c di assumere la leadership delle altre Potcn7c italiane.
Tuttavia. malgrado i sos petti c le insinuazioni della memoriali'>tica e della s toriografia più accesamente antiasburgiche. non vi sono prove che la politica italiana di Vicnnu fosse talmente spregiudicata e azzardata da aver voluto deliberatamente favorire !"invasione francese del Piemonte. E' difficile de l resto immaginare che Vicnna volesse deliberatamente rinunciare anzitempo ad un comodo c gratuito antemurale c regalare al nemico le risorse di mezzo P iemonte e forse la stessa Armata sa rda. tenut o conto dei clamorosi ro vescia menti di che seg na vano la storia della dinastia sabauda.
E' più probabi le che. al di là de ll e intenzioni. il desiderio di dc Vins di conciliare l 'inconciliabile, c cioè la doppia fedeltà ai due sovrani da cui dipendeva. abbia finito per accrescere ulteriormente le ambiguità e le incertezze di cui da se mpre soffriva la politica italiana dell'Austria. L'unica contromisura da Vienna dopo gli scacchi subiti dal Piemonte nell'autunno 1793 era stata di includere la Lombardia fra i teatri operativi previsti per il 1794. decidendo di concentrarvi una piccola Armata del tutto autonoma dal contingente ausiliario fornito al re di Sardegna.
In sos tanza Vicnna aggiunse altri 15.000 uomini ai 10.000 già di guarnigione in Lombardia e l'Arciduca Ferdinando. vice ré e comandante superiore delle for /C austriache in Italia. scontento di de Vim, e incline a mantenere una qualche cooperazione militare con il Piemonte. ne dette il coma nd o ad un suo uomo di fiducia, il generale d'artiglieria Oliviero Wallis, distintosi durante la guerra di successione bavarese.
All'Armata furono destinati i divisionari Winckhcim. Turckhcim e Giuseppe Maria Colloredo. conte di Mel s e ( 1735-1818). Le truppe migliori erano i croati (corpo franco Gyulaj) . gli ulani (UR l Metzaro s) e gli ungheresi (IR 19 AlvintLy. 37 Dc Vins. 39 Nadasdy e 52 Arciduca Anton Yiktor). Compito ufficiale di Wallis era di presidiare la frontiera genovese schiera nd osi in territorio piemontese, ma se nza concorso delle for7e 'iarde. L'ordine segreto era però di impadronirs i di Savona per co llegarsi con la tlotta inglese e impedire ai francesi di ripetere la manovra gallo-i spa na del 1745 ( marcia litoranea s u Genova c su Piaccn1a e Milano dalla Valle Sc rivia ).
Come dimostrava l 'esperien7a delle guerre precedenti. il ba l uardo appenninico
Ceva-Savona era certamente men o so lido delle Alpi Marittime. Ma Vienna c Londra giudicavano assai improbabile che. impegnati in Fiandra e sul Reno c logorati dall'ultima res istenza piemontese. i francc!.i intendessero, o comunque potessero. impegnar- si seriamente in una rischiosa campagna padana contro le solide truppe austriache appoggiate all'inespugnabile piana di Mantova e agevolmente rifornite da Trento c da Trieste attraverso il neutrale territorio veneziano, come era già avvenuto durante le tre guerre di successione. E anche la flotta inglese, che teneva sa ldamente Livorno c San Fiorenzo, avrebbe potuto sempre arretrare nei Presidi di Toscana c a Napoli.
L"ini:iativa au.\lriaca per L'Armata della Lega Italiana
Ai primi di aprile, quando Masséna marciò su Oneglia e Loano, l'esigenza prioritaria di de Vins fu di coprire la strada della Bormida per dare ali' Armata di Walli!-> il tempo di completare la radunata e marciare su Savona. Ciò spiega. almeno in parte, la non cooperazione di Argenteau con il resto de !l" Armata austro-sarda e la s ua gravitazione verso 1· Appennino Ligure anzichè verso le Alpi Marittime.
Ma la valutazione di Vienna era alquanto diversa da quella di Milano. In misura più accentuata dell'Arciduca Ferdinando, il ministro Thugut considerava il Piemonte già spacciato c pensava di sfuttarc la sua imminente neutralizzazione per conso lidare cd estendere l'egemonia asburgica sul resto della Penisola. in vista di una futura spartizione del Pi emonte con la Francia c di Venezia con la Russia. secondo il criterio già sperimentato in Polonia. Ne sono indizi significativi da un lato !"iniziale freddeua nei confronti del nuovo negoziato militare sollecitato dal Piemonte e dali" altro la sua deliberata esclusione dali" iniziativa austriaca di mobilitare le altre potenze italiane nella comune difesa contro la Francia e la Rivoluzione .
Bisogna infatti ricordare che la neutralità della Peni:-.ola era formalmente garantita da un sistema di sicurezza collettiva previsto dal trattato sulla Tranquillità d"llalia firmato ad Aranjuez il 14 giugno 1752 . Anche Vittorio Amedeo Ilf l'aveva invocato nel 1792 per sollecitare l" aiuto delle ah re potenze italiane. ma gli era stato ri<;po s to che il sistema garantiva esclusivamente i domini Pcninsulari. con esclusione di quelli insulari e transalpini. come erano quelli investiti dalle offensive francesi del 1792-93.
Nell'estate 1793, dopo aver sottoscritto l'umiliante accordo navale con l ' In gh ilterra, Ferdinando IV di Napoli aveva tentato di rilanciare la formula della neutralità armata italiana, intavolando a Vencl'ia. tramite l'ambasciatore colonnello Micheroux. un negoziato segreto con la Francia e candidandosi alla prcsidcnLa di una Lega militare italiana concepita per difendere non solo c non tanto la Penisola, bensì principalmente i confini tra gli stati nonchè i rispettivi sistemi di governo. Ma poco dopo, spaventato dalla prospettiva di possibili rappresaglie anglo-austriache prospcttatagli dalla regina. aveva interrotto il negoziato franco-napoletano e rinunciato alla pretesa di assumere la direzione della Lega.
Adesso la viola:tione francese della neutralità genovese e l'occupazione delle enclaves liguri del Regno di Sardegna integravano formalmente il casusfoederis previsto dal trattato di Aranjuez. Anche per questa ragione Vienna ritenne di ritcntare a sua volta l'iniliativa confederale. avviando negoziati bilaterali paralleli con le Potenze italiane per formare una Lega di comune difesa. La principale novità rispetto alle due precedenti iniziative, fu la già accennata esclusione del Piemonte c 1· inclusione di Venezia, benehè la Serenissima non avesse mai aderito al Trattato di Aranjucz. Intanto. anticipando ottimisticamente l'esito dei negoliati c declassando la nomina di
Walli s fatta dall'Arciduca, l' I mperatore spedì di carriera a Cremona il principe di Waldeck con il titolo di Generali ssi mo della costituenda Armata della Lega ltaliana. Tn teoria, l'imminente sconfitta del Piemonte e la sua esclusìonc dalla Lega italiana rimuovevano l 'os tacolo ma gg iore alla coalizione Peninsulare, e cioè il timore delle altre Potenze italian e di favorire alla lun ga l 'espansionis mo sabaudo. E al temp o rendevano evidente lo svantaggio di dover affrontare in ordine sp ar so la nuo va minaccia francese c "giacobina". Eppure. malgrado ciò. e nonostante g li ).fOrzi degli ambasciatori cesarei. l'initiativa austriaca non ebbe miglior esito delle precedenti s arda e napol etana.
Il rifiuto di Vene ::: ia. Roma e Firen :::e e l'adesione di Modena e Parma le opportunistiche professioni di solidarietà repubblicana dell'amba sc iatore veneto a Parigi provocarono uno screzio diplomatico con l'In g hilterra c rafforzarono i progetti di spartizione au:.tro-russa della Serenissima.
La ragione del fallimento fu il timore delle potente minori di accre sce re la propria espo!>izione al rischio di rappresaglie francesi e congi ure repubbli cane non solo senza adeguate garanzie e contropa1tite austriach e. ma al prezzo certo, in caso di successo. di dover accetta re una permanente t u tela politica dell'Austria, sìc uramente meno tr ans it oria di come appariva in quel momento una eventuale tutela francese. o·altra part e le minori P otenLC italiane calcolarono, non del tutto a torto. che il rifiuto dell'offerta austriaca avrebbe i loro meriti e le loro carte nego7ìali nei confronti della Francia. inducendola a moderare le proprie aspettative e a non fa vo rire la desta bi l itt.azione interna delle soc ietà italian e. Per questa ragione l 'i niziativa austriaca sp in se paradossalmente Venezia, Firenze c Roma ad intensifi ca re i negoziati che più o meno segretamente avevano stabilito co n i rispettivi rappresentanti francesi.
Nel caso di Venezia. la maggiorant.a conserva tri ce della classe dirigente co mprese perfettamente che aderire alla Lega avrebbe favorito alla lunga una soluzione polacca, cioè la pura c ice spartizione tra l'Austria. c he mirava al controllo di Verona e della Dalma7ia e allo sviluppo conco rrenzale di Tri este . e la Russia. che mirava ad impadronirs i delle Iso le I onie e de lla costa epirota in funzione del sostegno all'indipenden za greca D'altra parte l 'o li ga rchia veneziana calco lava. allora non irrugionevolmente. che la giovane Repubbli ca francese non avrebbe osato distruggere l'indi· pendenza della più antica e famo sa Repubblica europea, soprattutto se la Serenissima. imitando il pragmatismo della Superba. avesse adottato una politica di coope razione diplomatica e di tolleranza per la "giacobina". se necessario accentuando gli aspetti democratici della propria cost itu z ion e. Venezia sce lse perciò di attenersi anche s tavolta alla linea ormai tradizionale della nominale neutralità armuta. richiamando truppe daJia DaJma7ia c daii' Tstr ia per pres idiare le piazze occidentali.
Nel contempo la Serenissima sce lse una politica apparentemente equilibrata. I nfatti non ostacolò l'afflusso dei rifornimenti all'Armata austriaca in Lombardia e dette un seg nale di disponibilità nei confronti delle correnti moderate della Coalizio ne concedendo aJ conte di Pro venza. divenuto re di Francia nel gi ugno 1795 con la morte del Del fino. di ri s iedere a Verona sotto l a s ua protezione ( lo avrebbe allontanato so lo ne l lu g lio 1796. s u intima z ione di Bonaparte). Ma al tempo stesso fornì il proprio supporto diplomatico al ne goziato di pace fran co-pruss iano che s i aperse di lì a poco a Ba!>ilca. Più tardi, quando la Prus sia conclu se la pace separata (4 aprile 1795 ).
Anche Roma scelse la neutralità. non solo per il timore di dover pagare prcz7i elevati nel complesso contenzioso ecclesiastico con Vicnna, Firenze e Napoli, ma soprattutto per r impegno del papa ad evita re qualsiasi diretto coinvo lg imento del fatt ore relig ioso in una guer ra che la Chiesa cattolica era ben decisa a mantene re per quanto poteva. nelrambito strettamente geopolitico e nei co nfini dell'Alta Italia. Naturalmente anche il granduca di Toscana. insofferente del con trollo inglese su Livorno e ben deciso a recuperare alla prima occasione l a propria neutralità. oppose un prev edi bile e netto rifiuto, sordo ad ogni appello emot ivo ai vincoli familiari c feudali co n il fratello I mperatore. Soltan to Pa rm a e M odena non poterono rifiutare il vassallaggio imperiale. limitandosi però a fornire i contingenti simbolici previsti dal trattato di Aranjuez. 1.000 c 500 reclute per i reggimenti austriaci. che, secondo Pinelli. furono tratte dai corpi di gendarmi e birri"'.
Inoltre M odena co ncesse un prestito di g uerra di 750.000 Lecchi n i (22 milioni c mezzo di lire) al t asso de l 4 per cento. Nel giugno 1793 Modena aveva g ià ceduto alr Austria 12 cannoni da trcntasei libbre e 2.000 palle di can none.
Il bli{[f napoletano si dissolve al campo di Sessa (28 f:ennaio-30
Gra;ie ali" influenza della regina austriaca, Napoli fu l'unica co rte italiana ad accogliere positivamente l'iniLiativa au<,triaca. Il 28 gennaio 1794. con g rand e sfazione di Maria Carolina. il Consiglio di stato napoletano deci-.c di concorrere alla difesa de l Piemonte con una vera Armata di 18.000 uomini ( 14.284 fanti. 2.000 cavalieri c 2.000 a1tiglicri ). T23 battaglioni e 16 squadroni. s uddi visi in 2 corp i. avrebbero dovuto imbarcarsi tra marzo e aprile per rag giungere Livorno o Oneglia. L" allestimento fu però rit ardato da mill e impreviste difficoltà logisrichc. dalle incertezze di Vienna sull"entità del contingente au\triaco da spedire sul fronte piemontese nonchè dall'improvvisa richiesta inglese di 6.000 uomini e 4 vasce lli per attaccare la Corsica. A fine marzo, quand o en tramb e le question i furono s bloccate. a sos pendere nu ovamente la partenza delle truppe fu la scope rta della cosp irazione radicale del REOMQ (" R epubblica o M orte "' ) capeggiata dall'orologiaio Andrea Vitaliani. fratello del g iovane poi giustiLiat o.
L" intervento in Alta Italia non fu tuttavia archiviato definitivamente, neppure dopo l' occ upazione francese el i Oneg lia. Il 29 aprile circa l 0 .000 uomini- 5 reggimenti di fanteria ( Re, Rea! Napo l i. Borgogna . Me ssap ia c Calabria) e 6 squad roni della Brigata Modello - formarono un campo di osservazione a Santa Maria la Pi ana Sessa. Ma già il 12 maggio. mentre i francesi espugnavano il Moncenisio. Ferdinando IV pose una condi;ione politicamente inaccettabile, riproponendo la propria candidatura alla guida della Lega italiana. U na implicita co ntestazione della leaders!tip aust ri aca. che di fatto affossava definitivamente l'ini:liativa di Thu g ut.
In oltre il campo di Sessa distrusse l'immagine della potenza militare borbonica. ri velando impietosamente le vere condi.doni dell'Armata di terra. La paga scarsa (5 grana al giorno . insufficienti ad as<>icurare il vitto ) e la so ttile propaganda riv o lu7i O- naria provocarono l'ammutinamento del Real e una enorme quantità di diserzioni. Il 26 maggio vi fu ad Aversa una vera e propria battaglia tra disertori e regolari e ai primi di giugno. a Porta Capuana, torme di ··taz;.ari'' (popolani armati) ebbero scontri con i disertori che tentavano di entrare nella capitale. Sopravvenute poi anche gravi epidemie, il 30 giugno il campo fu soppresso e i resti delle truppe f uro no acq uartierat i a Capua e Gaeta.
La com•en-;.ione militare austro-sarda di Valen:iana (23 maxgio) ll IO aprile. mentre Mav•,éna marciava su Ormea e Briga. Virtorio Amedeo aveva '>pedito a Milano il marchese Giovanni Alessandro Valperga d·Albaretto (o Albarey: colonnello di cavalleria. Gran P rofesso della libera muratori a templare e parente del traditore dalla Morra. uno dci 13 in effigie) per chiedere al governatore austriaco l'immediato soccorso dell'Armata che si stava radunando in Lombardia. Ma l'arciduca Ferdinando aveva gelidamente risposto che que ll e truppe dovevano l imitars i a difende re la Lombardia c che qua lsiasi impegno nei confron t i d i Tori no era condizionato a un accordo su l riassetto territoriale che in sostanza esigeva da Vittorio Amedeo la retrocessione dei territori lombardi ottenuti nel 1748.
Nelle settimane successive. la supponenza aus triaca fu alquanto mitigata dall'avanzata francese e dal clamoroso fallimento dell'Armata della Lega Italiana. obbligando l'Austria a rivalutare rinsostituibile funLione del baluardo piemontese. Il 14 maggio la Di" isione Colloredo ( 11 battaglioni e 6 squadroni) era già in marcia per la strada della Bormida. da Alessandria c Tortona sino ad Acqui. Spigno, Dego c Cairo. La Divisione Winckbeim era invece in radunata ad Asti, Alba e Cherasco. Sfumata definitivamente, dopo il callido disimpegno di Ferdinando IV. l'ipotesi d i r addoppiare l'Armata austr i aca con l a fantomat ica Armata na p o leta n a, l 'unico modo di rimpiaaarla c di realizzare la progettata di Savona era invertire la rotta della politica italiana di T hugut e riprendere alla svelta la cooperatione militare con il Piemonte. cercando di non pregiudicare gli obiettivi geopolitici di lungo termine perseguiti dal ministro asburgico.
Per questa ragione l'imperatore dovette riprendere il negoziato con l'alleato tradito e il 23 maggio Albaretto c Thugut firmarono a Valcncicnnes (Va lenziana ) la sospirata convenLione militare. Quest'ultima aveva un carauere decisamente intelocutorio. Infatti rinviava al d'agosto le opzioni relative alla condizione territoriale posta dall'Austria e non precisava né l' entità. né le date, né le modalità del concorso aust r iaco alla difesa del P iemonte. mentre si preoccupava d i fissare il prin cipio della ripartizione in parti uguali deg l i indennizzi in valuta per la restituzione dei territori francesi eventualmente occupati.
Sotto l'aspetto strettamente operativo. la convenLione impegnava l'Austria aradunare in Lombardia il maggior numero possibile di truppe e a schierarle in territorio piemontese per custodire il confine ligure. Tali truppe avrebbero però concorso alla del Piemonte sud-orientale soltanto se il nemico l'avesse direttamente investito. In la convcnt.ione accresceva da 6.000 a 9.000 uomini il contingente ausiliario austriaco. <>cmpre interamente a carico de l bilancio piemontese. Ma la Divisione in Va l Tanaro veniva sott ratta all'Armata di Colli c passava alle dirette dipendenze dell'arciduca Ferdinando, inclusa la Bri gata sarda a!>!>egnata ad Argentcau. con il compito di cooperare con l'Armata di Wallis. Tuttavia il rischio imminente di un'offensiva su Cuneo costrinse gli austro-sardi a cooperare e. a richiesta di Colli. Wallis accettò di concentrare 6.000 austriaci a Moro11.o. nella pianura tra Cuneo c Mondovì, da dove potevano. se necessario, risalire il Gesso c cogliere di fianco la colonna nemica.
Restava la doppia dipendenza del comando interallcato da Vinorio Amedeo relativamente all'impiego delle forte sarde c dall'arciduca Ferdinando per quelle austriache. ma interlocutoria era la conferma di de Vins quale comandante in capo delle seguenti forze alleate:
• I'ArmataAustro-Sarda di Colli la Divisione autonoma di Argemeau. includente l Brigata le truppe ausiliarie auwiachc as'\cgnate agli altri corpi d'Annata <;ardi: l'Armata di Wallis.
Si prendeva infatti in considerazione l'ipotesi di una imminente rinuncia di de Vins per motivi di salute. stab ilendo che in caso di vacanza il comando interalleato dovesse essere coperto da un altro generale austriaco. Intanto. forse per prepararne la sostitu:;rione col duca d' Vittorio Amedeo concesse a de Vins un vitalizio di 3.000 fiorini .. per ricompensare le abbastanza note sue doti militari".
L'inutile massacro de/lamili:ia (30 giugno - 5 luglio)
Come si è detto Dell era. l'unico tenente generale piemontese in servizio sul fronte meridionale, era stato rimosso a metà maggio. nominandolo comandante della città e provincia di Mondovì. Nel nuovo incarico Dellera si era subito dedicato a riorganiuarc !'"armamento generale della milizia Monregalese. già illustratasi nel 170406 e nel 1744 e ripri stinata nel 1792. L'editto di Dell era obbligava tutti gli abili ad accorrere ai luoghi di radunata armati e muniti di viveri per 4 giorni. Il comando della miliLia, organizzata base parrocchiale, fu assunto dall'avvocato Peppin o R obusti. uomo energico ma digiuno di arte militare. ispirato dal fanatismo religoso c da un odio devastante contro francesi e genovesi, affiancato da tal Repatta per le questioni logistiche.
Alla fine di giugno il re autorizzò Colli ad impiega re questa milizia. invece delle truppe regolari, per eseguire il piano già suggerito a metà maggio da Argenteau di sboccare dal Cairo sull'estrema destra francese , scacciandola da Loano. 11 piano originar io, trasmesso a Torino dal marchese Filippo Del Carretto, prevedeva che la manovra fosse eseguita da 6.000 regolari e appoggiata da un attacco parallelo di Colli dal Carlino e da Vioscnna. ma dc Vins l'aveva già amputato di quest'ultimo aspetto. Fu intera responsabilità di Colli averlo ulteriormente peggiorato affidandone l'esecuzione a milizie collettizic male armate e peggio comandate.
Mobilitati con le campane a stormo, alla fine di giugno 7.000 contadini armati si radunarono a Mille simo, dove furono subito sfiancati dal rapido esaurimento delle scarse provviste di farina e da qualche notte di bivacco scn ;a alcun tipo di equipag- giamento. Il 30 giugno, dopo lunga e faticosa marcia, Robusti dcue !"assalto a valanga contro gli avamposti di Garessio. difesi dal capobanaglione Lafon con 300 granatieri. Bastarono poche c;cariche per volgere in fuga i contadini e catturare la loro sacra insegna con la Vergine Immacolata.
Robusti riuscì tuttavia a radunarne ancora 4.000 e . millanrando immaginari interventi delle truppe austriache, li condusse per Calizzano c Pietra Ligure sino alla marina, accompagnati da una folla di parenti e curiosi, accorsi per "vedere la guerra" c partecipare al saccheggio degli odiati villaggi genovesi. Ma a Levante di Loano li attendevano, appiattati nella boscaglia. i tiragliatori di Lafon, che li misero nuovamente in fuga. Un terzo attacco di 2.000 irriducibili fu respinto il 2 luglio con un contrassalto alla baionetta. Accusato di tradimento. Robusti sfuggì a stento al linciaggio c Repatta fu arrestato. venendo scagionato e indenniznto tre mesi dopo. Fu un inutile massacro che contribuì non poco ad incrinare la volontà di resistenza della popolatione civile.
Il 4 luglio l'avamposto di Bauifollo. piccolo borgo fra Tanaro e Monza, respinse facilmente un debole assalto dci regolari eli Argenteau, tanto che Laharpe, accorso da Garessio con 19 compagnie scelte, trovò tutto traquillo. In vece le milizie di Cairo, Oneglia e Pietra Ligure si accanirono vanamente su tutta la linea sino al5 luglio, quando furono messe in rotta dal contrattacco della Brigata François accorsa da Om1ea.
La camlleria napolewna a Lodi (3 l maggio - 15 seuemhre)
Nel franempo. appreso che a Niaa si stava radunando una divisione di cavalleria francese, il 31 maggio Thugut aveva chiesto, tramite l'ambasciatore napoletano a Yienna, Marzio Mastrilli marchese del Gallo, un contingente ausiliario di cavalleria, analogo a quello navale che Napoli aveva già concesso all'Inghilterra. Del Gallo in oltrò la richiesta ill6 giugno. Il l 0 luglio Napoli aderì. a condiL.ione che il contingente non fosse impiegato in sostegno del Pi emonte bensì soltanto per difendere la L ombardia qualora attaccata dai francesi. Il 5 fu emanato l'ordine di partenza alla Brigata modello ( Re e Regina ) rinforzata da 4 squadroni scelti tratti dagli altri reggimenti, riuniti a formare un Reg gimento di formazione che assunse lo stesso nome ( Principe) del reggimento da cui era tratto il l o squa drone .
Colonnelli dei tre reggimenti erano i baroni Adamo dc Bocck ed Enrico de Moet'ich c Francesco Federici ( 1738 - 1799) futuro martire della Repubblica Partenopea. Della brigata ( 1.686 effettivi c 120 complementi) facevano parte anche il principe d'Assia Philipstal (tenente colonnello) e i maggiori Diego Pignatelli di Marsico, Agostino Colonna, Di onisio Corsi c Giambattista Fardella. Comanda nte nominale era il ge nerale Alessandro Filangicri principe di Cutò ( 1740-1806). commissario di guerra il capitano Ferdinando Duearne.
I primi 8 squadroni dccamparono da Sessa il 19 luglio c il 22 e 23 si imbarcarono su 54 polacche e bastimenti mercantili per Livorno. dove giunsero il 3 agosto. I l 24 agosto si imbarcarono su 26 polacche anche gli altri 4, sbarcati a Livomo il 3 settembre. Dalla Yersilia la cavalleria marciò per Modena ver<;o Pavia otto colonne e nella seconda metà di settembre Re e Regina presero quartiere a Lodi e Principe a Codogno, Casalpusterlengo e Malleo.
Intanto. per rimpolpare l'esercito ridotto daJle diserLioni ad appena 22.000 effettivi. il 5 agosto fu ordinata la più massiccia leva provinciale della !>loria del Regno. ben 16.000 uomini. In oltre Ferdinando IV fece appello ai baroni e notabili che nel due anni prima si erano offerti di levare truppe a loro spese. per arruolare sulla carta una forza di 51.300 volontari ausiliari (60 battaglioni c 20 squadroni), analoga alla mi l iLi a generale piemontese (38.000) e alle Bande toscane ( 12.000).
TtRMIDORO SULLE ALPI
L'Armaw d'Italia e l'abortita olfensil·a su Cuneo (giugno-luglio)
Nel frattempo la terLa fase dell'offensiva francese contro il Piemonte ve nne congelata dalla decisiva vittoria di Flcurus (27 giugno) e dalla conseguente priorità accordata da Carnot alla nuova offensiva sul fronte di Kaiserslautern c alla progettata spedizione di rinforzi per la Corsica. L'Armata delle Alpi dovcllc in falli cedere l 0.000 uomini a quella della Mosclla c l'Armala del Varo dovette sped ire a To lone la Divisione Mouret (la spedizione in Corsica fu però annullata perchè i 9 vasce lli delramrniraglio Martin furono subito bloccati dalle squadre inglese e spagnola nel Golfe Juan).
Dedotte le guarnigioni. rc'>tavano così a ciascuna delle due armate non più di 25.000 uomini. non abbastanta per affrontare forze nemiche equivalenti e tanto meno per attuare . tenuto conto anche della stagione avan..:ata. la progettata invasione dell'Italia. Formalmente l'obiettivo venne confermato e per l'Annata del Varo venne ufficialmente ridcsignata "Armata d' it alia··. Ma all'insufficienza delle tru ppe si aggiungevano il pernicioso protagonismo di Duma-; c l a gelosia che Dumerbion cominc i ava a nutrire nei confront i di Masséna e Bonaparte, i due ambiziosi giovanotti che l ' avevano già abbastanza esautorato.
Alla fine. cedendo alle insistcnzc dei rappresentanti. i due coma ndanti accettarono di delegare a Bonaparte c ai rispettivi capi di stato maggiore la definizione di una comune offensiva su Cuneo. cl frattempo Dumas fu trasferito al comando dell'Armata della Vandea e venne sostituito dal generale Petit Guillaume. ben disposto alla piena collaborazione con Dumcrbion. Il geniale piano strategico sottoposto al Comitato di Salute Pubblica prevedeva di concentrare il massimo sforzo sulla pianura Padana prelevando rinforzi dal '·secondario' ' fronte spagnolo. Ma contcmporaneanente al piano del!' Armata d· Ila l ia. arrivò a Parigi quello dell'A rrnata dci Pirenei Orientali, apprcaato da Carnot. che prevedeva di concentrare il massimo sforzo s ulla Catalogna prelevando rinforzi dal "secondario" fronte italiano
Secondo il piano operativo elaborato da Bonaparte. l'Armata delle Alpi doveva scendere nelle Val li del Po marciando su varie colonne parallele. in modo da prevenire ogni tentativo di aggiramento sul fianco sinistro. La direttrice principale era naturalmente quella della Valle Stura. dove Bonaparte ave' a previste due colonne. una per l'investimento frontale di Demonte c l'altra per occupare il passo dell'Orso tagliando i collegamenti tra la fortezza e Cuneo. Nel frattempo l'ala sinistra dell'Armata d'Italia doveva sfondare la linea del Gesso c. come era avvenuto nel 1744, attestars i al sobbo rgo settentrionale di Madonna dell'Olmo per mascherare Cuneo e i m - pedire a Colli di soccorrere Demonte. per la cui resa Bonaparte calcolava necessarie due settimane. Frattanto Masséna. col resto dell'Armata. doveva impegnare gli austriaci con diversioni sono Ceva c Morozzo.
L'offensiva francese !>Cattò il 25 luglio, sotto i migliori auspici, col triplice attacco delle colonne Chambaud. Vaubois e Gouvion nelle Valli Stura, Maira e Varaita, dove i francesi investirono il campo del generale dc Sonnal ai piedi del Monviso. Restavano a fronteggiarli 8.000 austro-sardi, sparsi tra Borgo San Dalmazzo. Demonte e Cuneo.
Il 26 luglio Marquard mosse con altri 10.000 uomini da Vinadio e Valdieri sulla linea del Gesso e la Bri gata Lcbrun ricacciò oltre il torrcmc i presidi di Rocca vione e Robilant. Questi mamennero però una testa di ponte con aniglierie e un battaglione, mentre un altro più a sinistra s i ritirò lentamente su Boves. Rotto il ponte. il mattino seg uente l'intera avanguardia di Bcllcgarde riparò all'interno del campo trincerato di Borgo San Dalmazzo. presidiato da 6.000 uomini. dove potevano anche affluire rapidamente i 6.000 austriaci di Wallis concentrati a Morozzo. Nei giorni seg uenti, mentre Masséna appostava la Divi-;ione Pijon e 2 cannoni al co lle delle Sa lin e presso le sorgenti d eli' Ellero, pronta a scendere su Morozzo. Macquard piantò le batterie dca coprire il forzamento del Gesso. Secondo i piani Dall e magne e Lebrun dovevano passarlo tra Andonno c Roccavione e Gardannc traghettarlo più a monte presso Valdieri.
U.1 crisi di Termidoro e la ritirarafrancese ( 27/ug/io- Il ag().\/o)
Ma negli stessi giorni il colpo di stato di Termidoro. con la morte di Robespierre c l'epurazione elci suoi seguaci. mutò improvvisamente la Il Termidoro fu una fortuna per Bonaparte, che era :-;tato appena accusa to di tradimento per il suo progetto di erigere una cinta difensiva nell'area dei forti di Marsiglia smantellati dai rivolutionari, in quanto la cinta se rviva a proteggere le polveriere dell'esercito da eventuali colpi di mano dci giacobini. Il 6 agosto Saliceti dovctlc eseguire l'ordine di arres tarlo. ma la detenzione al Fon Carré di Antibes durò appena due settimane. Bonaparte raccontò in seguito di aver approfittato della sosta forLata c della biblioteca del forte per approfondire lo studio della campagna di Mailleboi s. Fu arrestato e condannato ad Oneglia. quale .. terrorista ... anche Filippo Buonarroti . commissa rio nazionale per i territori occupati. annullando tutte le misure da lui disposte in Liguria per l'abolizione dei diritti feudali ( Buonarro ti beneficiò poi dell'amnistia ge ne rale, ma in prigione conobbe Babcuf. con il quale avrebbe poi diretto la velle it aria "congiura degli uguali'").
Int anto, nell'incertezza sugli sviluppi futuri c nel timore di dover f ronteggiare una nuova ribellione del Mezzog iorno se non addirittura la gue rra civile, il ministro Carnot aveva unificato il comando delle due Armate delle Alpi e d'Italia, senza peraltro nominare alcun titolare . E aveva ordinato di l'offensiva su Cuneo e ritirarsi su lle posizioni di panenza. li 7 agosto Dum erbion c Marquard copersero la ritirata con una finta contro gli avamposti nemici. seguita il giorno seguente da un incessante cannoneggiamento c da dimostrazioni della cavalleria che simulava di cercare un guado sul Gesso. Nella notte sul 9 agosto i francesi ritirarono oltre il passo di Tenda l'artiglieria pesante c il carreggio.
Nella none sul IO si sganciò anche la fanteria. coperta all'alba da una vivissima fucileria contro l'avamposto sardo di Ponte Bru ciato. Ciò malgrado aJle 7 del mattino Colli apprese che Roccavione era stata evacuata e, fatto subito gettare un ponte volante, spedì in avanscoperta 60 dragoni e il so granatieri d'Andezeno. Per fare più in fretta, i g ranatieri passarono in parte a g uado e prima di Robilant raggiunsero la retroguardia di Lebrun, cos trin gendo lo a schierarsi a battaglia tra la Dormio sa e il Pillon. Temendo una trappola, d'Andezeno preferì attendere il rinforzo del Corpo franco e di SOO croati prima di spedi re i dragoni ad aggirare il nemico da s ini stra, ma su ordine di Gardanne Lebrun sgombrò D o rrni osa e Vernante ripiegando tra L im one c Limonetto. con B arquier in seconda linea alla Ca' e il grosso a Monte Arpiola.
L'Il agosto i sardi rioccuparono la D ormiosa e si spinsero fino a Vernante. dove trovarono SO cassoni di muni7ioni abbandonate. li corpo franco perse due ufficiali. il capitano Vigna caduto e il tenente Colomb. catturato e fucilato dal nemico in quanto emigrato. Altri due emigra ti , il sergente Moulins de Prevale il caporale Grindor, furono decorati per aver sa lvato il comandante d'lsone, g ravemente ferito ad un piede. li nuovo schierameilto francese era il seguente:
• 22.500 uomini accampati s ull a costa. con la Di visio ne Mouret tra Fréjus e Mentone e la Divbione Ville Malet al le Bocche del Rodano:
• 11.000 all'ala sulle Alpi Occidentali ( D ivisione Moulins ):
• 16.000 al centro. con la Garnier dal Colle delle Fine!>trc a Santo Stefano e la Divi:. ione Marquard nella valle della Roia tra Saorgio e il colle di Tenda: 16.500 uomini all'ala de:.tra. tra la Riviera di Ponente e l'alta Val Tanaro.
J...e.fal/ite ricogni:;:Joni sarde (12-/5 Clf:OSfO)
Senza poters i s pi egare le ragioni dell'improvvisa ritirata francese. fra ill2 e il lS agosto Co lli spedì in avanscoperta tre sfo rtunate col onne di truppe sce lte:
Colonna di sinistra per la Val Vermenagna su Monte Arpiola: aiutante di campo Aie iati con 3 compagnie (centu ria Pandini e cacciato ri dei Granatieri Reali) c 2 picchetti dei Carabinieri di Canale (Perrin d'Athénaz) e della Brigata P inerolo (cavalier San Severino):
• Colonna di centro per la Val Gesso (Valdieri) sul colle di Frcmamorta: marchese Colli di Felizzano con 450 cacciatori:
• Colonna di destra per la Valle Stura (Vinadio) sulle Barricate: Avogadro di Casanova. con 400 fucilieri di Monferrato.
Partita da C o lla Pian a, la colonna della Verrnen agna esp ug nò i l posto avanzato della P ortetta sul colle Vaccarile. dove il sergente Qu a ranta della cen turia P and ini guadagnò la medaglia d'oro per aver catturato il comandante nemico. Ma al far della notte Alciati fu assalito da un'intera Brigata nemica che lo costrinse a evacuare il Vaccarile e a rientrare a Borgo San Dalmazzo con 60 morti c prigionieri e 80 feriti. incluso tra questi ultimi l'emigrato cavalier de Forbin.
La colonna della Val Fremamorta. dove i cacciatori di Aosta espugnarono la ri dotta di Malamortc c il sergente di Saluzzo LorenLO Ponza (" La R osée'') guadagnò la medag lia per esservi entrato per primo. Ma il battag li one fu presto slog- giato da 1.500 c dovette ripiegare attestandosi ai lati della stretta. con al centro 150 cacciatori savoiardi al diretto comando del marchese Colli. che li considerava. ··sotto qualunque rappono··. la "'migliore compagnia dell'intera Armata sarda.
Poichè la sua uniforme a risvolti bianchi (quella del Reggimento M ondovì) spiccava s u quella nera dei cacciatori. Colli divenne subito il bersaglio preferito dei tiratori sce lti nemici e piì:i di un cacc iatore savoiard o, incluso il prode capitano Bienvcnu. poi catturato e deccuuto in prigion ia, fu colpito mentre g li faceva scudo col proprio co rpo . Cadde anche il tenente Car ticr c s i distinsero i sotto te ne nti Tilly e Megève, il volontario Prévillc e i cacciatori De Marclay Grempi gny. La Palù, Grésy c Capré. Il '>ergente Claude Fran çois Carre!. perduta la mano destra. esclamò che gli resta va la sinistra per servi re il re: questo episodio. unitamente al fatto di aver rifiutato nel 1792 il grado di capitano offcnogli dal nemico. gli valse poi la medaglia d'argento.
Il battaglione ripiegò combattendo per tre ore. suddiv i so in piccoli drappelli. salvando tutti i feriti. tra cui il capitano Tibaldone dci cacciatori La Marina. e riparandosi alla fine sono le 3 spingarde che guarnivano Valdieri. Tra i cacciato ri piemontesi cadde il sergente Vercellonc (Piemo nte ) e si distinsero il cavalie r Tomaforte ( Monferra to) e i due fratelli Cavassanti (La Marina). Tra i cacciatori di Royal Allemand, si di:,tinsero infine il capitano Siegler e i subalterni Pourcelet c Crova.
Infine la colonna della Valle Stura cadde in un'imboscata presso Sambuco, ma Avogadro riuscì a sgancia rsi ripiegando su Vinadio. uovc si attestò in attesa di rinforti. L'indomani la compagnia Bonneaud. con !50 stranieri, <>orprcse il posto di Tu cch e il sergente polacco guadagnò la medaglia d'oro catturando il comandame nemico.
LA BA'ITAGLIA DI D EGO
L' "idra dalle sette teste" (agosro-seuemhre)
Alla metà d'agosto, certo ormai che l'emergenLa era passata e che il nemico aveva rinunciato all'offensiva Cuneo. Wallis ritenne possibile recuperare le truppe diMaccate a Morozzo e Mondovì per realizzare la prevista manovra stmtcgica su Savona. in concorso con la c;quadra inglese che doveva sbarcare 8.000 uomini ad Oneglia e Loano. Ma Thugut, che non gradiva Wallis. complicò le convince ndo ìl Consig lio aulico di guerra a nominare un nuovo comandante in capo interalleato. in for;:a della clausola prevista dal tr attato di Valenziana. A tale scopo sia il ministro che lo stesso Imperatore ordinarono a dc Vins di chiedere il congedo per motivi d.i sa lut e c di rimettere il comando in capo al genera le Colli. E in o tt emperanza. de Vins traad Hauteville copia delle i!>truzioni ricevute.
Sotto l'aspetto tecnico la di Colli era certamente la migliore. Era però del tutto inopponuna sotto l'aspeno politico. perchè contrariava non soltanto l'Arciduca Ferdinando. protettore di ma anche il re di Sardegna. il quale si era illuso di poter eludere il tranato ottenendo il comando interalleato per il secondogenito duca d· Aosta. In secondo luogo la scelta di Colli sconvolgeva la precedenza gerarchica. pcrchè Colli era soltanto maggior generale dell'Armata austriaca e tenente ge nerale di quella sarda, mentre Walli1. non -;oltanto era parigrado di dc Vins nella gerarchia au<;triaca. ma era stato appena insignito dal re. su pressione de li" arciduca, del massimo grado sardo. quello cioè di capitano generale.
Nel tentativo di sbloccare la difficoltà. ai primi di settembre Colli di fatto mise a il proprio incarico. scrivendo ad Haute ville che occorreva affidare il comando ad un solo generale in capo alle dirette dipendente del re c che egli non era com unque l'uomo adatto, essendo ammalato e bisognoso di riposo. Non si può dire fino a qual punto la vistosa generosi tà del gesto stemperasse nel!' astuzia, forse maggiormente conforme al carattere in precedenza manifestato dal Infatti il tenace carrierista voghercsc. !>Cmprc attento ai tratti d'immagine, sapeva bene di essere insostituibile. essendo l'unico generale austriaco che sia il fronte sia la complicata psicologia dci connazionali italiani. E pertanto sapeva di essere l'unico generale austriaco in grado di riscuotere la fiducia dei subordina ti sardi.
Comunque l'unico effetto fu di congela re ogni modifica dell'alto comando alleato. il quale rimase pertanto costituito dal tenente generale Colli c da sei capitani generali, tutti investiti di qualche mal definito incarico di comando: de Vins, Wallis. i duchi d'Aosta . di Monferrato c di Chiablese e il principe di Carignano. Come osserva efficacemente Pin e lli (p. 460) era l'idra dalle sette t este, tutte, quale più e quale meno. sceme di cervello''.
A ciò si aggiungeva che l'accrescimento delle truppe austriache creava tensioni con la popolazione e anche con i commilitoni. Ne è un segno la polemica scoppiata tra i colonnelli von Houmboutd e Farigliano. comandanti di due Reggimenti nominai mente ·'italiani"- uno in servizio austriaco (I R 48 Schmidtfeld ex-Caprara) e l'altro in servizio sabaudo (Lombardia)- circa la responsabilità dci furti e delle .doni lamentati dagli abitanti di Ceva. Costoro avevano accusato i soldati del Caprara. ma, suscitando una offensiva protesta di Farigliano. il ministro degli Interni conte Graneri preferì prestar fede a von Houmboutd il quale aveva sca ricato la colpa su i Regg imenti sardi viciniori. Lombardia e I o Legione L eggera (A nti g nano).
Lo 1chieramento di Walli 1 e le apprensioni di Re1·el
Lntanto. richiamandosi alla violazione della neutralità genovese compiuta da séna, Wallis aveva chiesto alla Repubblica la consegna di Savona. oucnendo ne il previ-;to rifiuto. Così alla fine di agosto l" Arciduca ordinò a Colloredo di marciare verso Savona con 12 battaglioni, 6 squad roni e copiosa artiglieria pesante. Intanto, per coprirne la marcia, Walli s spost(> il quartier generale da Moroz7o a Carcare. il più importante nodo stradale delle Langhe. modificando così il proprio sch ieramento:
• Avanguardia (Turckheim) da Morozzo a Carcare con avamposti a Pàllare. Màllare e Altare:
Ala destra ( Argenteau) dal campo di Ceva fino alle alture tra le due Bormide. col d t marciare sul colle di San Giacomo. per poi attaccare Sa,·ona da Levante:
Riserva (Wallis ) a Dego. onime po:.i1.ioni a cavallo della Bormtda;
• Ala sinistra (Colloredo) in marcia da Alessandria a Carcare. per poi attaccare Savona da Cadibona
Se Colloredo fosse arrivato ai primi di settembre. la massa dei 30.000 austriaci avrebbe potuto riprendere Loano c Oneglia in concorso con la squadra di Hood. oppure, meglio ancora. marciare Tenda e Saorgio costringendo Masséna a ritirarsi a Mentone per evitare !"accerchiamento. Invece Colloredo. pur raccogliendo ovunque ovazioni, avanzò assai lentamente, rallentato da difficoltà logistiche e dalla neccs)>ità di adattare la strada della Bormida al tran sito del parco d'as)>cdio destinato a piegare la poderosa foncua )>avonese del Priamar. Inoltre man cò del tutto il previsto coordinamento con Hood. il quale non manc(') più tardi di rivolgere agli alleati dure accuse di inerzia e inefficienza.
Ignazio di Revel, il giovane consulente strategico del re, l" aveva non so lo previsto, ma anche auspicato. In un parere del 15 settembre scrisse i nfatti che un accordo militare anglo-austriaco avrebbe condannato la dinastia saba uda all'assoluta dipendenza dali" Austria. Ma. fortunatamente, riteneva improbabile che Austria e Inghilterra avrebbero osserva to o anche soltanto siglato un qualsiasi accordo militare. In ogni modo la cooperazione anglo - austriaca non risolveva il vero problema degli alleati e cioè la perniciosa delle forze. Rcvel osservava che per voler difendere tutto si era finiti per non poter difendere più niente. Suggeriva invece, se ancora possibi le, di concentrare g li sforzi su un punto so lo recuperando anL.itutto le truppe inutilmente imbottigliate in Val d'Aosta.
Le diversionifrancesi nelle Valli del Po ( /4-16 seuembre)
Natura lmente agli osservatori francesi non sfuggì la marcia austriaca da Morozzo alla Bormida. il cui significato. g ià inequivocabile. fu presto confermato dalle informazioni del re siden te francese a Genova. du Tilly. Per prudenza. fin dal 17 agosto Masséna aveva cominciato a riunire le truppe evacuando gli avamposti più isolati: prima quello della Certosa di poi anche Battifollo. San Giacomo. Viola. Priola e Santa Giulietta. arretrando la Divisione Laharpe a Priarondo . Isola Perosa e San Bernardo c la Brigata François a Col Negro e Colla Bassa. Dumerbion gli concesse poi u n rinfor zo di 6 o 7 battag lioni tratti dal centro. Masséna. con quartier genera le alla Pieve di Cairo. ottenne così 28 battaglioni:
• Il all'ala destra lungo la costa (6 a Loano. 2 ad Albenga col 3° Reggimento Dragoni. 3 asserragliati tra Oncglia e Ponte
6 aJ centro. a Balestrino. sopra Borghetto S. Spirito. a copertura della strada Gare!>sio-AIbenga:
• 5 sulle vene dell'Appennino (a C<l l d'Inferno. Monte Termini e Ponte di N uva );
6 all'ala !> inistra nel l' a lta Val Tanaro per coprire Ormea. legati a l centro dal posto di Jntroppia.
Su pressione di Masséna e Bonaparte. i nuovi rappresentanti Ritter e Turreau ordinarono a du Tilly di proporre alla Repubblica una coope razione militare difensiva. consentendo di rinforzare con truppe francesi il presidio genovese di Vado. Malgrado la forza del partito filofrance se, l'offerta fu respinta dal senato genovese. ne l timore di inglesi. Sol lecitato ad agire dai giovani subordinat i ma vinco lato dai tassativi ordini di Carnot. Dumerbion chiese allora a Parigi l 'a utori7L.ationc a compiere una controffensiva preventiva nell"alta Val Bormida. Poi. riconosciuta l" urgenza. i nuovi rappresentanti Ritter e Turreau deci:>cro di autori t t are le operazioni !>CnL.a attendere la del ministro.
Per coprire la radunata della for?a d'attacco, il 14 settembre la Divisione Sérurier (ex - Garnier) e r Armata delle Alpi sferrarono tre attacchi divcr:.ivi nelle Valli Stura. Grana c Varaita. In Valle Stura 600 francesi sloggiarono da Sambuco e dalla Ghiandola i resti deila colo nna Avogadro di Casanova costrella a ritirarsi al colle del N ibios con un centinaio di perdite. Intanto altre due colonne leggere. scese più a valle dal colle dì Bra varia c catturati 40 grigioni al posto avanL.ato di Pianche. attaccavano a tenaglia su Vinadio. Le fermò il tenente colonnello Bellemont con 2 spingarde. 600 grigioni e 800 fucilieri di Monferrato e Asti. costringendole a ripiegare inseguite dal maggiore Streng. lasòando -,ul campo 54 morti e feriti e JO prigonieri. Il comandante di settore. brigadiere ChriM. cui fu poi rimproverato di non aver rinforzato a tempo debito il posto di Sambuco, esagerò la minaccia su Demonte. che in realtà il nemico non avrebbe potuto attaccare. essendo del tutto privo di artiglierie. Per rassicurare Christ. Colli dovette ordinare al valoroso l o cacciatori di aggiungere al servizio di avamposti in Valle Gesso anche quello in Valle Stura.
La puntata francese in Valle Grana venne facilmente respinta dalla centuria del maggiore Christ. fratello del brigadiere. e dal corpo franco. che subì però il ferimento del capitano avignonese Più seria fu invece la minaccia in Val Varaita. Favorite dalla pioggia torrentialc. due colonne dali" Agnello e dali" Autarct. sorpresero il posto di So!>tra tenuto dalla milizia. Sfuggirono alla cattura. gettandosi per i burroni. solo il capitano Drago e 12 miliL.iotti. mentre 500 francesi espugnavano la granguardia del Bottegonc annientando la debole rc!>istcnza di altre due compagnie di milizia. Più tardi. col favore delle tenebre. il nemico avanzò sotto l" incerto tiro a mitraglia del cannone da 4 e delle 2 spingardc che guarnivano l'avamposto di Chia nale, espugnandolo alla baionetta. Nel tentativo d i salvare il pezzo ritirandolo a Castclponte, i cannon ieri sardi smarrirono la strada e precipitarono in un burrone col cannone e i cavalli. Intanto un distaccamento nemico la Torretta. difesa dalla centuria franca del maggiore Martin. Dopo breve resistenza Martin si ;;ganciò con una quarantina di uomini. gettandosi giù per la ripida china. dov'era in agguato un plotone francese guidato sul posto da un valligiano traditore. Preso tra due fuochi e persi metà degli uomini. tra cui l"aiutante maggiore Borgonio e il cadetto Viale, Martin si artese con i '>upcrstiti.
Intanto le truppe piemontesi abbandonavano anche il posto intermedio di Rua Giansana ritirandosi in disordine a Castel ponte, tenuto dai cacciatori del colonnello Saluggia ( R egina c Lombardia) c dove a<:corrcva il generale Provera con 500 fucilieri eli Oneglia e Chiablese. l francesi però non attaccarono, limitandosi a raz1.iarc tutti i bovini da Chianale. ripassando i valichi il 16 seuembrc.
Le tre incursioni del 14 settembre inflissero ai sardi 120 morti e 100 prigionieri. inclusi Il ufficiali. in maggioranza dei cacciatori della Regina c di Lombardia. La truppa meritò 12 medaglie. di cui metà al Vaccarilc (-;ergente Dcrcgibus. caporale Brusato e cacciatore Gal<V todi Casale. sergente c cacciatore Deidda di Sardegna. sergente Salvagno di Pinerolo). Gli altri sei decorati furono il sergente Quadro dci Granatieri Reali. l" emigrato francese Martin. il granatiere ni77ardo Ciaudano c il sergente Gabetti. il caporale Giordano e il cacciatore Mulaaano di Mondovì. In dicembre il conte Martin fuggì dall'internamento tornando per combattere, ma il disonore di aver violato la parola gli precluse un nuovo comando.
La manovra francese su Carcare ( 15 - 20 sel/embre)
Il 15 settembre. nelle stesse ore in cui Revel trasmetteva al re il suo parere, il generale Colloredo, con l'avanguardia dell'ala destra austriaca. si accampò tra Cairo e la chiesa della Madonna delle Grazie, con l battaglione a Carcare e altri a Pàllare e Bormida e con avamposti ad Altare, Màllare, San Giacomo e Colla del Pino. Ma Argenteau . che doveva coprirgli il fianco destro, stava invece abbandonando le proprie posizioni per tornare a chiudersi nel campo trincerato di Ceva, spaventato da una modesta dimostrazione fatta dalla Divisione Gentili sulle alture tra Tanaro e Bormida Occidentale.
Nel campo avverso mentre Gentili occupava il colle della Spinarda e Marquard minacciava Borgo San Dalmazzo, Dumerbion. appena ristabilito da un attacco di podagra , riuniva la forza d'attacco tra Loano. Finale c Bardineto. Erano circa 15 .000 uomini, con 17 battaglioni. 600 dragoni, 300 zappatori, 2 obici e 6 cannoni leggeri, che completarono la radunata la sera del l 7 settembre.
La notte sul l 8 l ' ala sinistra (Laharpe) salì da Bardineto al colle di San Bernardo sopra Garessio , piegò a Levante seguendo la cresta per la Spinarda e la strada dei Giovetti e al l 'alba espugnò di sorpresa la ridotta Rejoint (o Maramassa ) e poi il campo trincerato di San Giovanni Murialdo. attestandos i infin e sulle alture dei Tetti di Montezemolo in modo da minacciare Millesimo e i collegamenti tra Argenteau e Turckheim. Intanto, all'ala de s tra, Cervoni saliva da Loano attaccando con 3 000 uomini il colle di San Giacomo. Avvisato da Turckh e im, che teneva a Màllare e Pàllare, Colloredo avanzò allora da Cairo ali ' altipiano di Carcare, schierando 5 battaglioni e l O pez z i tra il torrente Nanta e il pianoro di Quassolo e distaccando 600 croati a Millesimo. Da Dego giunse poi ad assumere il comando lo stesso Wallis.
Nella notte sul 19 Dumerbion valicò il Melogno e all'alba investì Pàllare, mentre dal San Giacomo Cervoni inve s tiva Cravarezza e Colla del Pino , avamposti di Màllare. Il loro obiettivo non era però di espugnare i due capisaldi, bensì di incunearsi tra di loro per poi aggirarli. Pertanto dopo due ore di fuoco Dumerbion e Cervoni si sganciaron o serrando al centro per investire Carcare.
Per allargare la falla austriaca tra Ceva e Carcare, Dumerbion distaccò Masséna contro il castello di Cosseria difeso dalla mili z ia locale e l'aiutante genera le Vabrc contro i croati di Millesimo. Costoro si difesero valorosamente, ma dovettero cedere quando furono attaccati anche da Laharpe che, richiamato dalla moschetteria, sbucava dai Tetti di Montezemolo. Conv in to che Ceva fosse il vero obiettivo del ne mico, Argent ea u non fece alcun tentati vo di soccorrere il resto dell ' Armata. Così. lasciato Laharpe a fronteggiarlo, Mas séna poté riunire le truppe e tornare in direzion e di Carcare, manovra che tuttavia richiese molto più tempo del previsto data la dispers ione delle forze s u un ampio fronte collinare.
Informato da Co ll oredo, alle 5 del pomeriggio Wallis ordinò la ritirata su Cairo per la riva destra della Bormida orientale. Atte s tata dietro la cinta della c ittadina, la retroguardia austriaca vi trattenne il nemico fino a notte , consentendo al grosso di raggiungere il campo trincerato di Dego. in attesa che la sua artiglieria pesante raggiungesse Spigno.
Lo schieramemo austriaco
L'Armata di Walli s e Co ll o redo era schierata in profondità. La retroguardia, ora divenuta avanguardia. schierava 2 ca nnoni. 1.000 croati c 600 ulani avanti alla Rocchetta di Cairo. in un terreno adallo alle cariche di cavalleria.
La prima linea era !>chierata attorno a Dego. con la sinistra a Colletto e al Br ic Seré. il centro sulle alture di Vignarolo e la destra leggerrnermcntc più a valle, nell"ansa fluviale di Supervia. dirimpcllo all"abitato. Comandata dal brigadiere HiUer. la destra contava 5 battaglioni ungheresi. quattro (2 lR 19 Alvinczy. l IR 52 Arciduca Antonio. l TR 59 Jordis) affiancati tra Supervia e Bric Botta c uno (Arciduca Antonio) in avanscoperta al Monte Brì, a poca distanza dal greto del fiume. A Brovida, dietro Bric Botta. un distaccamento eli 300 uomini copriva il fianco destro e le retrovie.
Il g rosso della seconda lin ea era s ulle alture di Bormida c Vcrmcgnano, dietro il torrente Poi lovero. Sulla riva destra 2 battaglioni (GR 4 Szluiner) coprivano D ego. uno nel Castello e uno a Santa Lucia e Costalupara. Alle di Dego. a Villa del Piano. e rano in riserva il Reggimento Lattermann e 2 peui leggeri.
Ma il vero punto di for;a au!>triaco erano il numero e l'ottima disposizione dei cannoni da campagna. Due potenttbatterie- una di 4 o 7 pc11i D ego e l'altra di 8 o 9 nell'ansa della Bormida, sulla scarpata tra Lasagnolo c la diga del Mulino - formavano tra loro un angolo di 120° g radi incrociando i loro campi di tiro sulle provenienze dalla Rocchetta.
La spallata su Dego e la ritirata di Wallis (21 -24 sellembre)
Il mattino del 21 settembre. dopo intenso scambio di artiglieria. i francesi attaccarono frontalmente e su entrambi i lati del fiume. Sulla riva Dum erbion scese dal Bric R eisa sul convento francescano. dove divise le sue forze in due colonne. Una avanLò sul Bri c Vadcrno. !>loggiandone un drappello di 30 cacciatori austriaci. e marciò poi sul Bric Botta con l'intenzione di aggirare l'ala destra austriaca. L'altra colonna sfilò per le alture di Vignarolo, con l 'i ntenzion e di esp ug nare l'avampo sto di Monte Brì, distruggere la batteria di Lasagnolo e tagliare alncmko la ritirata verso Dego. Nel primo pomeriggio. dopo sanguinosi scontri alla baionella con i tiratori croati, i cacciatori di Ma sséna erano padroni del bosco.
Alle 18 cominciò l'attacco di La harpe alla Rocchetta. l 2 cannon i e una carica di ulani infransero la prima ondata. ma una controcarica dei dragoni di Beaumont costrinse il nemico a ripiegare sulla prima linea. Meu'ora dopo Masséna ordinò l'attacco generale alla baionella contro l'ala destra nemica. Secondo il piano prestabililo. al primo assalto gli ungheresi dell'lR 52 evacuarono il Brì. auirando il nemico nel ca mpo di tiro delle proprie artig lierie, protette da un burrone e dal Pollovero. Le perdite furono quasi pari (circa 700 o 800 per parte ) e Walli s rimase padrone del cam- po. ma a se ra. ritenendo ormai impossibile prendere Savona e troppo rischioso attestarsi a Dego. ordinò a Colloredo di cominciare la ritirata '>U Acqui.
Di strutti i maganini. Dumerbion evacuò Dego ripa ssando i valichi a Ponente di Cadibona e rientrò a NiZ7 a con Bonaparte e i rappresentanti, mentre Masséna si installava al Finale con forti avamposti appenninici al Me lo gno, Madonna della Neve c San Giacomo. Soltanto Laharpe si s pinse ve rso Giu sva lla per controlla re la ritirata nemica. piega ndo po i a de s tra per il Montenotte e Cadibona ed entrando il 24 in Savona senza incontrare re s istenza. P iù tardi, fingendo d i cedere alle rimostranze della Repubblica. i francesi re sero meno vistosa la violazione della sov ranità genovese sgomb rando Savona (d opo ave rl a spog liata di tutti i materiali militari) c arretrando a Vado. più piccola e soprauuuo meglio collegata col San Giacomo.
lL Tl::.RZO l VER O DI GUERRA
La crisi del comando inl e rallea lo (24 settembre - 19 novembre)
Benchè la propaganda austriaca presentasse la battaglia di De go come una vittoria. Wallis e Colli si abbandonarono ad una indecorosa polemica ci rca le rispettive rc!>pon!>abilità nella mancata presa di Savona, accusandosi reciprocamente davan ti al re. Thugut incaricò il generale Rose nberg di effettuare un· inchiesta ma. grazie all'arciduca Wallis ne uscì indenne, peggiorando ulteriormente i rapporti co n gli alleati. Sprezzante, l 'ammiraglio ll ood accusò i generali austriaci di incapacità o malanimo ve rso la causa comune e a novembre fece vela per l'In ghi lterra. In Piemonte la delus ione per Ja ritirata austriaca prese i toni del furore. Ad un amico de Ma istre scrisse: "non vi meravigliate se non ho f iele co n t ro la Francia. lo se rbo tut to per r Auslria. Questi trentamila austriaci so no venuti per vederci coi cannocchiali sterminare, dopo averci umiliati e perduti' '. li 24 Hauteville sc ri sse al residente sardo aGenova. Nomi s di Cossila. di non sapersi spiegare la condotta dell'Arciduca Ferdinando rispetto al Piemonte e all' Italia. a meno di non crederlo "capace di operare più per la nostra rov ina che per la comune difesa'·.
Lo steso giorno il re nominò il duca d'Aosta "generale in capo" dell'Armata sarda e Colli comandante delle forze austro-sarde sc hi erate dal Monviso a Ceva. con in sottordine Latour, il principe di Carignano (assistito da Del lera) c Argenteau quali coma ndanti dei se ttori di Cuneo. Mondovì e Ceva. Que s ta decisione unilaterale seg nò. com'era prevedibilc. il definitivo affossamento del co mando intera ll eato. li 7 o ttobre il re dovette informare Colli che r Arciduca e Walli s g li avevano fatto c h iaramente intendere di non voler in alcun modo riunire le due armate. senza però rinuncia re a disporre direttam en te dci ge ne rali e delle trupp e aust ria c i direttamente assegnat i all'Armata sarda. Infatti il 19 novembre Walli s ordinò a Co lli di prendere i quartieri d'inverno nelle Langhe. a Cortemilia Alba. izza Monferrato e Bi s tagn o, e gli dette disposizioni per concorrere. in caso di necessità. alla difesa della lin ea Ceva, Cai ro. De go e M olare. Il resto delle truppe austriache c la cavalleria napoletana svernarono invece tra Acqui. Alessandria e Tortona.
Colpi di mano e scontri di pattuglia (ottobre - dicembre)
Anche quel!" anno l'inverno fu precoce e ancora più rigido del precedente (proprio i tre inverni del 1793-96 furono i più freddi del secolo). Per limitare l'altissima mortalità determinata dalle malauie, le truppe furono ritirate in pianura, lasciando a so rvegliare le ridotte di m o ntag na so ltanto i corpi di g uardi a indispensab ili. Verso la fine di ottobre, in Val d ' Aos ta. 200 cacciato ri francesi e bb ero 17 pe rdite nel vano tentativ o di so rprendere il B aracco ne del Col du Mo nt. pres idiato da 30 soldati della M arina. ll serg ente ' ·La Pe nsée" e i capora li Pel occ hin o c Cc rruti v i g uadagnarono la medaglia, concessa poi anche al serge nte Lan sard e al caporale R osset che con una pattuglia di Genevesc catturarono a loro volta il pres idi o francese delle Acque Rosse.
In Valle Susa Vaubois. con una colonna di 1.000 uomini. so rprese un avamposto presso Exilles sba ragliando il 4° granatieri. Il comandante. 'assallo Duman cy, fu assolto dal consiglio di guerra c nell'azione s i distinsero gli ufficiali Costa di B eauregard e d'Oncieux e il capo ral e Cha mpi o n.
In vari scontri in Va l Pe lli ce s i distinse il Reggim ento Mondovì. A Pi an de l Lait c a l co ll e d i R obure nt g uada g naro no l a medaglia il caporale Giordano ( pe r a ve r ripesca to un ufficiale che s tava per a nne ga re ne l P ellice) c il serge nte Giambardi ( per aver caricato alla bai onena. con so li sette uomini . un pattuglione nemico). I n Vall e Stu ra. dopo una fiera mischia. Co lli di Felizzano riprese le Barricate col l o cacciatori. Si distinsero i tenenti Grésy e de Maist re di Savoia, Bianchi della Marina. il piacentino Casati e il niaardo Sant'Antonino.
In Va ll e Pesio il sergente Bottaia e i so ldati Canralamessa. Reale e Granata. tuni di Asti, furono decorati per aver difeso da soli il posto della Montaga della Pra verso Caso tto e catturato un ufficiale nemico. In Val Corsaglia si illustrò invece la milizia: ed esse ndo la medag li a ri se rvata a i re go lari, il re concesse in ca mbio aJ sergente App i a no e ai militi Bottacc hi o e una gratifica in d e na ro e a l milite Mondino la promozio ne a tenent e del co rpo delle Guide Monregalesi o rgan izz ato dal generale Dcl lera. ln Val Tanaro , in vece, so tto Ceva e Bagnasco, due suba lt e rni della Marin a, Mon tald o e Mathieu, che avevano trascurato le necessarie precauzioni, sì lasciarono stu pidamente sorprendere e canu rare dalle pattuglie nemiche .
La cr isifinan::.iaria e militare sarda
Le occasioni sp recate nelle estat i del 1793 e 1794 avviava no adesso il Piemonte verso la sc oraggiante prospettiva di un terzo anno di guer ra ne ll a più completa dìpendenza dall'Armata austriaca c dalla flotta e dal sussidio in g les i. Una guerra c he non s i poteva più sperare di vince re. aveva ormai quasi esaurito le ri so rse demografiche e finanziarie del paese. Sacrificando qualunque criterio economico e sociale alle immediate esigenze militari. il governo riuscì ancora a rastrellare 40 milioni, gra7ie ad una speciale dispensa pontificia per la vendita dei beni ecclesiastici e delle opere pie e alla leva fiscale (aumento della gabella del sale c imposta sull'eserc i zio delle arti liberali).
Nel va no tentativo di wrare la voragine delle spese di guerra, sì mandò sotto processo per malversazione qualche ufficiale del soldo c si destini'> un commissario pres - so ciascun comando periferico. Mi!>ura però mal accolta dagli ufficiali d'arma. come testimonia, ad esempio, il risentit o commento degli Annali mifirari di Andrioli, secondo il quale l a ··scempiaggine" dci contro ll ori "non fece che accrescere la spesa senza assicurare c rischiarare meglio i co nti'·.
Per rinfor7are l'e se rcito si ricorse a nuove leve e all'appello ai disertori. riducendo le pene previste dal codice del 1767. Col nuovo regime le assenze arbitrarie inferiori a 5 giorni erano punite con 15 giorni a pane e acqua. quelle di durata \uperiore con la bastonatura: misure probabilmente inefficaci, se un anno dopo furono ripristinate le pene previste dal codice. Sulla carta tutti i reggimenti furono completati. perfino quelli delle province perdute co me Savoia, Moriana, Genevese, Nizza c Oneglia (che poté an7i formare i suoi granatieri). Anche il Re ggimento provinciale di Novara. sempre incompleto a causa dell'alta renitenza alla leva e ora decimato dalle malattie. fu ricostitutoex novo ad Alessandria. Soltanto il Re ggimento Sardegna. che non poteva più reclutare nelrlsola. fu ridotto alle sole compagnie scelte (2 granatie ri c 2 cacciatori).
Però l 'organico dci reparti scese sotto il minimo accettabile, i battaglioni a 350 o anche 325 effettivi, le compagnie c g li squadroni a 80. E la forza presente. dedotti distaccati. assenti c malati. era talora meno della metà. l Reggimenti Pi emonte. Aosta e Lombardia. alloggiati nelle fetide e umide camerate del forte di Ceva. persero un quinto degli effcuivi. Dimezzato in due settimane da dissenteria e febbri perniciose. r Aosta dovcue svernare nella più salubre Mulazzano.
Naturalmente la decisione di mantenere in vita tutti i reparti n .i• ava unicamente a sa lvaguardare posti e carriera degli ufficiali. Ma le promo7ioni effettuai> : nell'inverno 1794-95 s usc it arono un 'ondata di ricorsi da parte deg li esclusi. con aperte denunce di favoritismi. cui il ministro Cravanzana replicava serafico. come se la questione non lo riguardasse. con l'adagio "senza santi non si va in paradiso".
Su una forLa bilanciata di 40.000 uomini. dedoue le unità territoriali l'Armata sarda contava appena 36 400 combauenti (31.000 fanti regolari. 1.600 corpo franco. 2.600 cavalieri c 1.200 artiglieri con 113 pezzi da campagna) La fante1ia era ordinata su 87 battaglioni, 9 compagnie autonome e 6 centurie franche:
20 battaglioni (J'ordinann nazionali (RO compagnie)
13 battaglioni esteri (52 compagnie)
28 bauaglioni provinciali ( 112 compagnie) l bntaglionc di guarnigione (IO compagnie)
Il ' •auaghoni di granatieri reggimentali (66 compagnie)
4 b ,lttaglioni provinciali scelti (8 compagnie granatieri reali c 8 pionieri)
4 battaglioni leggeri (16-compagn iè)
4 battaglioni di cacciatori reggimental i (16 compagnie)
9 compagnie cacciatori .autonome
2 battaglioni di cacciatori volontari del Niuardo (8 compagnie)
6 centurie del corpo franco
Vi si aggiungevano 32 squadroni di cavalleria e dragoni e 30 compagnie d'artig lieria. La MiliLia includeva 32 1 com pa g nie fucilieri. 90 cacc iatori alpini c 18 cannonieri. L'artiglieria da posizione (cannon i da 8 e 16 libbre c obici) era servita da 16 compagnie cannonieri. quella da campagna c da montagna da 56 squadre ( 16 uomini e 2 cannoni). di cui 52 con pezzi leggeri da 3 o 4 libbre assegnati ai battaglioni fucilieri e granatieri e 4 con pezzi mcdi da 8libbre assegnati ad altrettante coppie eli battaglioni granatieri reggimentali.
La bocciafllra del piano di Bonaparte ( nOI'embre- gennaio)
Fortunatam ente le condizioni delle due Armate francesi. prive di rifornimenti c rimpiazzi, erano anche peggiori. Sfinito e malato. Masséna svernò a Nizza. la sc iando il comando interi naie a Séruricr. Bonaparte utilizzò il mese di ottobre per ste ndere un nuovo piano offensivo, frutto delle letture fatte nel Fort Carré e direttamente ispirato a quello di Maillcbois. l l 3 novembre i rappresentanti Ritter e Turreau. lo trasmisero a Pari gi. TI concetto fondamentale era di concentrare le truppe a Vado. muovere oltre lo spartiacque tra Scttcpani c Montenotte. puntare su Acqui separando le forze sarde da quelle austriache. volgersi su Chera!.co per tagliare loro la ritirata e ottenerne la re sa c infine marciare contro gli austriaci ripiegati ad Alessandria e Tortona. La fanteria avrebbe marciato in collina. mentre l'artiglieria pesante. tra sfe rita via mare da Nizza, avrebbe seguito la ''strada dei cannoni'' predisposta per Altare. Cairo e Mille simo.
Il progetto fissava la data dell'offensiva al gennaio 1795. Ma da Parigi. invece dell'approvazione c dei rinforzi. giunse il generale Schérer ( 1747-1804 ) a sostituire Dumerbion. giudicato non abbastarlLa energico nei confront i delle cellule giacobine dell'Armata. coordinate da Buonarroti. Inoltre il Comitato di Salute Pubblica prelevò 15.000 uomini dal fronte alpino destinandoli a Tolone per la progetrata spedizione in Corsica, affidando a Bonaparte il comando dell'artiglieria.
Tabella 7- Ripartizione delle Regie Truppe Sarde (marzo 1795)
cent.Canale cent.Piano