Conclusioni
Fin dai primi ordini, i tedeschi dettero l’impressione di combattere contro un nemico che, in quanto incarnazione del male assoluto in campo razziale, ma anche in campo politico, non meritava alcuna pietà o esitazione. Le condizioni oggettive dello scontro concessero però ai gerarchi nazisti di operare delle “concessioni tattiche” alla purezza della propria linea politica. Mi permetto di osservare, quindi, che le istituzioni del Reichskommissariat nacquero in una sorta di «“peccato originale”»134, che si era concluso nell’impedimento di attuare alla lettera i dogmi delle teorie razziali e sociali naziste. Come ho avuto modo di esporre e di mettere in risalto nel capitolo IV, il paese si ritrovò sottoposto ad un’amministrazione frammentata che vedeva diversi tipi di gestione del potere prendere forma: riepilogando, da una parte Koch, dall’altra Rosenberg, teoricamente suo superiore. Anche se poi, nei fatti, ogni regione si governava in maniera più o meno autonoma a seconda della volontà del proprio Generalkommissar: un caso degno di nota è quello di Claus Selzner, Generalkommissar di Dnipropetrov’sk, che tentò di conciliare la falsa retorica del nazionalismo filo-tedesco con le idee del filo-ucraino Rosenberg inserendosi come modello di mediazione fra le due principali visioni contrastanti. Dal quarto capitolo, che appunto costituisce il corpo centrale del testo, il fulcro della mia ricerca, mi permetto di sottolineare che, in conclusione, l’amministrazione tedesca si dimostrò eterogenea e frammentata a tal punto da rivelarsi un fattore di debolezza totale che a poco a poco consumò tutto l’apparato. Per quanto riguarda invece i volksdeutsche, essi rimasero sostanzialmente in un limbo eterno a metà fra untermensch e reichsdeutsche poiché si distanziavano troppo dallo stereotipo nazista del tedesco: i secoli trascorsi lontano dalla madre patria, in un paese straniero e molto lontano, avevano sicuramente intaccato usi, lingua e costumi di quelle popolazioni di sangue tedesco e che di conseguenza, non potevano certo rappresentare lo stereotipo immaginato da Himmler. Parlando di minoranze, comunque, è giusto ricordare, dato che ho solo sfiorato l’argomento con dei brevi accenni, gli ebrei ucraini che furono a tutti gli effetti decimati o dalle operazioni degli Einsatzgruppen, o, più spesso, dal semplice odio antisemita presente nella 134
S. A. Bellezza, op. cit., p. 226.
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