L'ESERCITO BORBONICO DAL 1830 AL 1861 tomo II

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francese che presiedette al disarmo dei napoletani che "l'aspetto dei soldati non avrebbe potuto essere migliore". Era tuttavia nelle dotazioni individuali che la situazione si era fatta progressivamente più critica: sia il gen. Ritucci che le fonti del Battaglini (Archivio di Stato di Napoli) citavano la mancanza di scarpe, camicie ed altri generi, cui si suppliva sfasciando lenzuola. Il rapporto del gen. Ritucci al re del 14 ottobre 1860 era "... di avviso che ad onta dell'avanzata stagione, a conji·onto dello estremo rovescio, sarebbe preferibile di cercare di provvedere nel miglior modo ai bisogni del soldato ... ". Lo stesso Consiglio dei Generali, il 3 novembre 1860, scriveva nel suo "Avviso": " ... considerando che la truprw in gP-naale manca positivamente di scarpe e di vestimenta ... ". li gen. Ritucci aveva in particolare insistito sulle penose condizioni della fanteria della Guardia Reale dopo Caiazzo (ottobre 1860). Tuttavia, anche in questo caso, la mancanza di effetti di equipaggiamento e di copricapi - cui non si sapeva come far fronte - sembra fosse stata provocata dagli stessi soldati che, durante gli scontri, se ne erano disfatti: "/ Granatieri e i Cacciatori della Guardia, a dippiù di sgmnento dir debbo con pena che mostravano anche malavoglia ... ed i loro bisogni erano innumerevoli, per aver gettati quasi nella totalità caschi e sacchi, molti La giberna, ed alcuni anche i loro fucili..."; " ...al Re mostrarono la malavoglia della Guardia Reale, sconnessa, depressa e mezza spogliata ... ". Il tono dei battaglioni Cacciatori sembra essere stato differente, almeno sino alla metà di settembre. [I gen. Palmieri testi moniò di aver visto il 6° Btg. (Ten. Col. La Rosa) ben vestito ed equipaggiato; ed in grado, dopo ore di marcia, di presentarsi in rivista come per una parala. In generale, già prima di Caiazzo e del Volturno, i cronisti erano concordi nel criticare le carenze della sussistenza causa costante di penuria, e concausa quindi di diffidenza ed' indisciplina. Il gen. Von Mechel notò che " ... Le truppe nazionali, per negligenza dei proprii capi dei corpi, vengono molto ,nale provveduti... " e riferì che" ... si fece assai bottino (durante gli scontri del 26 e 27 settembre - N .d.A.) di armi, cappotti e coperte". Fu senza dubbio dopo la resa di Capua, comunque, che anche i reparti provenienti da Napoli incominciarono ad avere seri problemi. Dentro Capua erano infatti rimasti i carriaggi e le cassette al seguito dei reparti, in cui, secondo le norme prescritte, ufficiali e soldati distribuivano quella parte del vestiario e dell_'equipaggiamento che non dovevano essere indossati (ciò soprattutto in cavalleria). Della circostanza si lamentò in particolare il cappellano Buttà, arrivato a Gaeta in condizioni cosl penose che Francesco II gli fece dono di un taglio di panno castorato per farsi confezionare un cappotto! Ma il Buttà ci illumina su un'altra situazione, del tutto italiota! Sulla base di una lettera del Commissario di Guerra Cerbino, egli affermava che nella Piazza di Gaeta assediata esistevano ancora delle balle sigillate di tessuti regolamentari, depositate presso 1magazzini del 1° e 3° di Linea. Malgrado quindi le privazioni che truppa ed ufficiali subivano quotidianamente, alcuni solerti amministratori facevano in modo che panni e vestiario restassero ben chiusi nei depositi, piuttosto che essere distribuiti ai combattenti .... Per finire, ricordiamo il celebre quadro del Bossoli che illustra la resa delle truppe borboniche che escono da Gaeta. Se ammettiamo che il pittore si affidò a precise 'testimonianze oculari, dobbiamo riconoscere che i reparti erano ancora in grado - dopo nove mesi di scontri - di mantenere almeno una parvenza di quel " ... lusso, più eh.e ... decenza" di cui aveva parlato il Mezzacapo! Concludiamo le nostre osservazioni riproponendo, in via di sintesi, una descrizione delle t

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