L'ABANIA INDIPENDENTE E LE RELAZIONI ITALO-ALBANESI (1912-2012)

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Il canone del romanzo storico nel primo periodo dell’indipendenza Elio Miracco *

Canone dal greco κανόν, “bastone, canna per misurare”, per cui in tempi classici si aveva il canone della bellezza riscoperto da Winckelmann nel Settecento, il canone delle forme retoriche da rispettare, fino al canone sulle opere. Chi non ricorda la condanna del carme Dei Sepolcri di Ugo Foscolo, criticato per mancanza di unità in ossequio al canone classico, o quella, certamente meno nota, ma non per gli arbëreshë, del Marchianò119,il primo critico di Girolamo De Rada (18141903), che agli inizi del Novecento “misurava” l’opera del poeta con il canone dei classicisti per rimarcarne “il disorganamento dell’insieme” e quindi l’assenza di unità e di epicità dei Canti di Milosao (1836). L’erudito critico non si era ancora liberato dei preconcetti classicisti ai quali restava ancorato,per cui non riusciva a cogliere il rifiuto della retorica del De Sanctis e così depurare il suo pensiero critico dalle scorie passatiste per poter intendere la modernità del romanticismo del poeta di Macchia. Oggi la nozione di canone, superata l’imposizione classica, ci si presenta in due accezioni diverse: […] Nella prima il canone è considerato dal punto di vista delle opere (potremmo dire: a parte obiecti) e della loro influenza. È l’insieme di norme (retoriche, di gusto, di poetica ecc.), tratte da

Sapienza, Università di Roma. Cfr. M. Marchianò, L’Albania e l’opera di Girolamo De Rada, Trani, Vecchi, 1902. *

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