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INTRODUZIONE

L'Africa è un continente estremamente eterogeneo, ricco di diversità culturali e politicoeconomiche. Pur essendo impossibile delineare una rappresentazione reale delle diversità del continente africano, in poche, righe è opportuno introdurre brevemente la realtà di questo continente.

Gli atlanti tradizionali non rendono realmente la grandezza di questo continente: esso si estende per 30,2 milioni km quadrati, 24,3 milioni se si considera l'Africa subsahariana, ovvero 2,5 volte più grande dell'Europa. L'abbondanza di territorio e la contemporanea bassa popolazione per controllarlo ha svolto un ruolo cruciale sia nell'evoluzione delle realtà statuali in Africa sia per l'estrema eterogeneità e frammentazione in tante etnie e lingue diverse. Anche per queste ragioni, il continente presenta un panorama di evoluzione politica ed economica sostanzialmente differente rispetto al resto del pianeta e in particolare rispetto all'Europa. Queste differenze profondamente radicate nella realtà africana, hanno influenzato la nascita degli Stati, con conseguenze che come vedremo si ripercuoteranno nella loro vita e nei loro abitanti.

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Ad oggi, nel continente africano vivono circa di 1,1 miliardi di persone che parlano più di 2000 lingue diverse appartenenti ad un numero di etnie elevatissimo, divise in 54 Stati riconosciuti e 2 paesi de facto indipendenti ma non ancora formalmente riconosciuti – è il caso del Somaliland e della repubblica democratica araba del Sahrawi. L'etnia di per sé è un concetto vago, ma tuttavia proprio del continente africano. Per etnia si intende un raggruppamento umano che si identifica sulla base di caratteristiche geografiche, linguistiche e culturali. Questo concetto tuttavia potrebbe essere applicabile ad ogni gruppo umano di dimensione variabile. Stando alla definizione appena fornita, anche il popolo italiano potrebbe definirsi un'etnia, in quanto esso condivide una storia, una lingua e una cultura comune. Risulta così chiaro che il concetto di etnia, alla base della grande eterogeneità del continente africano e dei suoi paesi, dunque si sostituisce in quelle regioni in cui mancano identità nazionali.

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La grande segmentazione della popolazione in differenti etnie, come vedremo, ha collaborato significativamente alla mancata formazione di entità statali unite, causa dei grandi problemi che ad oggi affliggono l'Africa. Tuttavia, inquadrarevi problemi dell'Africa non è semplice. Infatti, mentre l'Africa è uno dei territori più ricchi di risorse, si crede che il sottosuolo africano detenga il 90% del cobalto mondiale, il 90% del platino, il 50% dell'oro, il 98% del cromo1, il 64% del manganese e il 34% dell'uranio2; si stima che solo il Congo-Kinshasa detenga il 70% delle riserve globali di coltan e il 30% dei diamanti. Nonostante questa grande ricchezza del sottosuolo africano e del suolo, l'Africa rimane il continente più povero e sottosviluppato del pianeta. Ad esempio, dagli anni '80 ad oggi, complice anche l'inflazione che ha colpito pesantemente le economie africane, la forbice che separa il reddito medio europeo e quello africano, in termini reali d'acquisto, è aumentato di circa 7 volte. Povertà diffusa, malnutrizione, bassa educazione, crescita urbana fuori controllo, inadeguato accesso a strutture sanitarie e ad acqua pulita sono tutti problemi che colpiscono profondamente il continente. L'80.5% delle persone in Africa vivono sotto i 2,5$ al giorno3. Carenze critiche si rilevano anche nel settore delle infrastrutture, creando grossi problemi di accessibilità al territorio e aumentando la distanza fra centro e periferia, fra città e campagna e in un certo senso fra occidentalizzazione e tradizione, situazione che crea forti marginalizzazioni. Critico è anche il settore privato. Gli Stati africani infatti si sono retti per lungo tempo sull'assistenzialismo dello Stato piuttosto che su una vera economia e inoltre, dove presenti, gli enti privati si concentrano spesso sullo sfruttamento delle risorse piuttosto che sulla manifattura o sull'industria oppure in attività di sussistenza, le quali non contribuiscono allo sviluppo economico.

Le cause a cui comunemente si riconducono le condizioni del continente sono governi corrotti, autorità centrali deboli, bassa istruzione, non accesso a capitali d'investimento privati e conflitti tribali e militari frequenti. Lo Stato, dunque, è l'imputato principale; incapace di costruire e di governare i paesi sotto la loro giurisdizione. A tal merito, Carbone (2005) sostiene: “l'azione governativa degli Stati africani ha rilevato una mancanza di efficacia quasi sistematica. In molti di essi, intere regioni si sono trovate prive di collegamenti solidi e ben funzionanti con le autorità centrali, tanto in termini di infrastrutture come strade e altre vie di comunicazione, quanto in termini di istituzioni per la riscossione delle tasse o l'erogazione di servizi”. È infatti ampiamente

1Allafrica, 2008. Developed Countries' Leverage On the Continent, 7 February 2008. Online: http://allafrica.com/stories/200802070635.html. 2 Winter, J., 2006. DR Congo poll crucial for Africa, BBC News, 16 November 2006. Online: http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/5209428.stm. 3 World Bank Updates Poverty Estimates for the Developing World. Online: http://econ.worldbank.org/WBSITE/EXTERNAL/EXTDEC/EXTRESEARCH/0,,contentMDK:21882162~pagePK:64165401~ piPK:64165026~theSitePK:469382,00.html.

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riconosciuto che la debolezza delle entità statuali nate dalla decolonizzazione sia legata a doppio filo con gli attuali problemi africani. Ma cosa significa Stato debole? Uno Stato si può definire debole quando non riesce a garantire i diritti minimi ai propri cittadini, come l'istruzione, un sistema sanitario, la sicurezza e la sussistenza o che non riesce ad applicare le proprie leggi su tutto il territorio e a garantire la sicurezza ai suoi cittadini. Come si può notare, quanto riportato sono problemi tipici dell'Africa. Si può concludere dunque che il perdurante stato di debolezza delle entità statali è in buona misura la causa delle difficoltà che gli Stati africani continuano ad incontrare, il quale non riguarda soltanto lo sviluppo economico e infrastrutturale, ma ad esempio anche l'incapacità di far fronte ai processi della globalizzazione oppure la capacità di costruire strutture di amministrazione forti sul territorio, di dotarsi di istituzioni democratiche o contenere il dilagare di guerre civili.

Tuttavia, l'Africa non è solo povertà e corruzione. Dalla fine degli anni novanta ad oggi, l'Africa è caratterizzata da una crescita rilevante della propria economia, una crescita che è profondamente legata sia alla stabilità che il continente sta lentamente raggiungendo che al conseguente aumento degli investimenti esteri. Pur con discostamenti fra paese e paese, con un tasso di crescita medio del 5% e un tasso di crescita previsto del 6% nel prossimo decennio, l'Africa balza in cima alle classifiche di crescita a livello mondiale. Ciononostante, è assolutamente necessario analizzare e capire quanto questo sviluppo favorisca realmente una crescita complessiva del continente, in altre parole, bisogna capire se tale progresso rimarrà appannaggio di pochi, come sta avvenendo in India4 dove ristrettissime cerchie della popolazione – circa il 10% – hanno beneficiato del boom economico, oppure se essa coinvolge effettivamente anche le fasce della popolazione più basse, facendo uscire il continente dalle classiche immagini di povertà a cui siamo abituati ad associarlo.

4 Per ulteriori informazione consultare Rondinone, E., 2008. India: una geografia politica. Roma, Carrocci.

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È opportuno fin da subito chiarire che con il termine Africa in questo testo si intende più specificatamente Africa sub-sahariana, in riferimento agli Stati africani a sud del deserto del Sahara che estendendosi dall'oceano Atlantico fino al Mar Rosso, divide e ha diviso i popoli e le culture che abitavano e abitano il continente, nonché l'evoluzione di queste due parti nel corso della storia. Inoltre, data l'evoluzione storica delle diverse macroregioni africane, in questa tesi si farà riferimento in particolare agli Stati dell'Africa occidentale ed equatoriale. Escluse alcune eccezioni, come le colonie portoghesi, che ottennero l'indipendenza successivamente e in modi diversi, i paesi africani occidentali ed equatoriali ottennero l'indipendenza principalmente nel 1960, anno in cui videro la luce ben 17 paesi di queste due regioni; tale anno è infatti chiamato l’“anno dell'Africa”. Mentre in queste regioni l'indipendenza giunse in modo concordato e negoziale con le potenze coloniali europee, il processo nell'Africa australe si scontrò con il regime dell'apartheid del Sud Africa che impiegò tutti i mezzi, compresa l'esportazione della guerra nei paesi vicini, per arginare il processo. L'indipendenza di questi paesi dovette giungere attraverso l'azione armata, come d'altronde avvenne per le colonie portoghesi.

Lo scopo di questa tesi è di analizzare come la debolezza degli Stati abbia influenzato il divenire degli Stati africani, analizzandone le cause e gli effetti sul progresso e la storia di questi Stati dal momento dell'indipendenza fino ad oggi. In prima battuta sarà fornita un'introduzione sul contesto politico africano precoloniale e coloniale, per poi andare ad analizzare la formazione degli Stati nel periodo della decolonizzazione. Infine, cruciale per lo scopo di questa tesi è analizzare come il continente ha reagito con l'ingresso nell'era della globalizzazione, con quali modalità e rapporti di forza essa si è sviluppata e come essa potrà evolvere nella realtà africana. Inoltre, al fine di evitare che le spiegazioni teoriche rimangano astratte e prive di riferimenti concettuali, saranno forniti approfondimenti e analisi su specifiche dinamiche.

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Figura 1. Gruppi etnici dell'Africa

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