3555/56 del 9 ottobre 1844 per il Corpo dei bersaglieri, dopo una tormentata gestazione durata sette anni, fu un modello fortemente innovativo. Era infatti provvista di un originale sistema di percussione a bindella metallica contenente capsule di fulminato di mercurio, capace quindi di sparare più colpi riarmando il cane, che provocava l’avanzamento della bindella e semplificava così le operazioni di caricamento. La Carabina comunque era provvista di un adattatore, custodito in uno sportellino ricavato nel calcio, per poter utilizzare le capsule normali in caso di necessità. Lo scatto, assai più sensibile di quello delle armi ordinarie, facilitava la precisione del tiro. La Carabina, in cal. 16,9 mm, era prodotta in due modelli, a canna lunga (mm 750) per la truppa e corta (mm 550) in dotazione ai Sottufficiali e trombettieri, per i quali le misure della Carabina lunga costituivano un impaccio eccessivo. Prove di tiro effettuate in poligono avevano portato alla conclusione che alle distanze di tiro previste per i bersaglieri (200-350 m), la canna da 550 mm forniva prestazioni altrettanto buone, in termini di precisione, di quella da 750. Caratteristico del Mod. 1844 è il grosso spuntone metallico fissato al calcio che, oltre a trasformare il fucile in bastone da montagna, consentiva di caricare agevolmente la Carabina stando sdraiati, puntando lo spuntone contro il terreno quando si doveva calcare la palla nella canna rigata. Alcuni esemplari di Carabina Mod. 1844 vennero modificati a scopo sperimentale munendoli di cannocchiale a sezione rettangolare. Questo modello particolarissimo, provvisto di un ponticello dotato di un generoso appoggio per il dito medio del tiratore, venne realizzato nella versione corta dell’arma. Ciò è comprensibile se si considera che i Sottufficiali erano certamente tiratori più esperti e, quindi, più proficuamente impiegabili isolati al di fuori dei ranghi. Vale la pena sottolineare come i primi brevetti inglesi per moschetti muniti di cannocchiale siano del 1854 e del 1855 (5), mentre, negli Stati Uniti, fucili muniti di cannocchiale apparvero solo durante la Guerra Civile (6) (1861-65). Si tratta quindi di un’arma che costituisce una pietra miliare nella storia del nostro Esercito. Le innovative caratteristiche del Mod. 44, vennero riviste allo scoppio del conflitto con l’Austria, il 27 marzo del ’48, quando si decise l’adozione di una nuova Carabina, il Mod. 1848 che rappresenta una involuzione rispetto al Mod. 1844. Anche di quest’arma vennero realizzate due versioni, corta e lunga. Presso il Museo d’Artiglieria di Torino è conservata una Carabina Mod. 1848 predisposta per cannocchiale di mira (7). In quest’arma mancano l’alzo e il mirino e il vitone è stato modificato in modo che si possa inserire e bloccare una piastrina verticale, costituente un attacco per un cannocchiale, del quale però non esistono esemplari. Non è noto se l’arma superò lo stadio di prototipo. Durante la Prima Guerra d’Indipendenza, Alessandro La Marmora, impegnato in prima linea con i suoi bersaglieri, venne ferito alla mandibola nel combattimento di Goito dell’8 aprile 1848. Costretto all’inattività e sebbene la cicatrizzazione della ferita andasse per le lunghe, trovò il tempo di scrivere un opuscolo (8) che compendiava accorgimenti pratici per il tiro in combattimento, e in cui venivano illustrati principi per il tiro di precisione, quali le procedure per il corretto caricamento, il tiro compensato contro bersaglio di dimensioni umane senza variare l’alzo, le posizioni più redditizie da assumere per il tiro preciso alle lunghe distanze. Terminato il conflitto con la sconfitta del Piemonte, l’interesse del La Marmora, promosso nel frattempo a Maggior Generale, non diminuì, come atte-
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Sopra Frontespizio del testo del Colonnello Alessandro La Marmora: “Alcune Norme sull’uso del fucile di fanteria e particolarmente del Piemontese”, Cassone Ed., Torino, 1848 A sinistra in alto Particolare dell’attacco per il cannocchiale presente su un esemplare sperimentale della carabina Mod. 48 In basso Carabina Svizzera Federale Mod. 1851 usata dai Carabinieri Genovesi di Antonio Mosto (Archivio dell’autore)
sta la pubblicazione del manuale “Carabine da bersaglieri, costruzione, uso, teorie sulle medesime”, pubblicato a Savona nel 1855, in cui sono ampliati gli argomenti delle “norme” scritte durante la convalescenza e soprattutto sono esemplificati i risultati ottenuti in addestramento. “Nell’ultimo tiro a premio eseguito dai bersaglieri in Cuneo (autunno 1854), le prime classi dettero per risultato, a 250 m il 58% in un bersaglio delle dimensioni di un metro in altezza e mezzo metro in larghezza, e del 67% in quello di un metro quadrato” (9). È descritto inoltre un tipo d’impiego operativo 75