RIVISTA MILITARE 2016 N.4

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Fig. 10

Dalle varie idee emerse negli anni non fu sviluppato quasi nulla di concreto, salvo che dai lavori della NATO, con la produzione dei modelli P90 (cal. 5,7x28) e MP7 (cal. 4,6x30) da parte, rispettivamente, di FN e Heckler & Koch (figure 4 e 5). Entrambi i fabbricanti proposero l’uso di cartucce di piccolo calibro, dalla palla leggera e veloce, dotate di un nucleo perforante e atte a destabilizzarsi dentro bersagli morbidi. In questo modo, pur con energie cinetiche e quantità di moto contenute, i proiettili potevano avere traiettorie tese, elevata capacità di penetrazione fino alle distanze richieste (oltre 100 m) e cedere energia (ribaltandosi) nei tessuti organici (figure 6 e 7). I test reperibili sulla stampa specializzata mostrano ribaltamenti in gelatina balistica (un simulante tissutale) tra i 3 e i 10 pollici dal punto di ingresso, con conseguente aumento della cavità permanente, creazione di una sensibile cavità temporanea e arresto del proiettile (4). Le cartucce per PDW sono quindi disegnate per produrre effetti lesivi sugli opponenti minimizzando la perforazione dei bersagli: la probabilità di danni collaterali alle persone e ai beni presenti posteriormente ai bersagli stessi è così ridotta. Nella figura 8 si può vedere una cartuccia 5,7x28 modello SS190 di produzione FN sezionata: il proiettile è dotato di un penetratore d’acciaio davanti ad un corpo in alluminio. I due materiali sono stati scelti per consentire, come già detto, la penetrazione nei materiali duri e l’alleggerimento della palla. Nella Tabella 2 sono riassunti alcuni dati di balistica esterna delle munizioni citate, raffrontate con le classiche 9x19 e 5,56x45. L’ultima colonna riporta la velocità di rinculo di un’arma rappresentativa nel calibro indicato (il calcolo è stato eseguito utilizzando la massa delle armi scariche: va dunque ritenuto solo indicativo): le PDW hanno reazioni allo sparo evidentemente più docili sia delle pistole mitragliatrici sia dei fucili d’assalto, come sanno chi le ha provate a fuoco. Queste armi, in effetti, sono ben controllabili anche nel tiro automatico e, a colpo singolo, permettono ingaggi sicuri sulla linea dei 100 metri.

Fig. 11

PDW O SMG? Mentre la destinazione d’uso originaria delle Personal DeFig. 12 fense Weapons concepite dalla NATO ne prevedeva una grande diffusione tra il personale militare non assegnato a funzioni combat, esse hanno finito in realtà per ritagliarsi un ruolo di nicchia primariamente tra le Forze speciali e le Unità di polizia meglio armate (figure 9 e 10). Le caratteristiche ricercate dagli utenti di questo tipo di armi sono anzitutto la facilità di manovra e di trasporto, grazie alle dimensioni e al peso contenuti, la controllabilità nel tiro automatico, dovuta alla bassa quantità di moto del proiettile, la possibilità di un tiro semiautomatico efficace e preciso fino alle medie distanze, in virtù dell’alta

Dall’alto Un FN P90 utilizzato da un operatore del Secret Service degli Stati Uniti Un MP7 portato in fondina: risaltano le doti di compattezza, che lo rendono adatto a una grande varietà di impieghi La pistola mitragliatrice Heckler & Koch MP5 è una tipica dotazione delle forze di polizia (Fonte: weaponsystem.net) Nella pagina seguente Le PDW sono entrate stabilmente nella dotazione di molti Paesi (Fonte: hkpro.com)

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