RIVISTA MILITARE 2002 N.3

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Un autocarro Alfa Romeo RE500 blindato dalle truppe italiane di stanza in Dalmazia nel corso della seconda guerra mondiale. Una colonna di Autoblinde AB-41 in marcia verso il Fronte in Tunisia, le Autoblinde AB-41 furono impiegate dal Regio Esercito Italiano durante la seconda guerra mondiale. Autocarro Fiat 665 NM scudato, nel 1943 ve ne erano in servizio nel Regio Esercito centodieci. Le F.A. della RSI ne utilizzarono alcuni esemplari.

LA PRIMA GUERRA MONDIALE, L’ESORDIO E LE GUERRE COLONIALI Allo scoppio della Grande Guerra, nonostante le esperienze fatte in occasione della guerra Italo-Turca, non erano in servizio né allo studio trasporti blindati per le fanterie. Tale problema non era minimamente percepito né dalle alte sfere militari né dall’industria. Neppure tra quegli Ufficiali modernisti e propugnatori dell’adozione su larga scala dei mezzi meccanici si colsero appieno le potenzialità di siffatti veicoli. Alla base tuttavia qualcosa si mosse, tanto che già l’11 novembre 1915 sfilava per le vie di Bengasi almeno un FIAT 15 Ter protetto per trasporto truppe. In effetti, il British Army aveva già realizzato dei veicoli blindati per l’impiego in colonia utilizzando proprio degli autocarri italiani e precisamente dei FIAT 18 BL e 15 Ter. Nel 1918-19 trasformò inoltre in trasporti protetti dei Lancia 1Z e nel 1921 dei Lancia Triota, sempre per l’impiego in colonia. La convinzione diffusa era quindi che tali mezzi fossero utili esclusivamente nelle guerre coloniali, per la tutela dell’ordine pubblico e per il pattugliamento. 90

In tale contesto, ricordiamo i progetti Ansaldo-Turrinelli di una automobile blindata ed un autocarro corazzato per il deserto. Nel 1923, in piena riconquista della Libia, o per meglio dire di Tripolitania e Cirenaica, vennero allestiti presso il Laboratorio di artiglieria di Bengasi otto autocarri armati (detti «carri armati»). Nel settembre dello stesso anno venne costituita la «Squadriglia automezzi armati» con in organico gli otto autocarri armati e ventuno autoblindomitragliatrici. Nel 1926 essa assunse il nome di «1a Squadriglia autoblindomitragliatrici ed autocarri armati», agli ordini del Capitano Lorenzini. A tale data, i mezzi in organico erano: due carri FIAT 3 000, diciotto autoblindomitragliatrici, due autocarri armati Ford T, ciascuno dotato di mitragliatrice Schwarzlose installata sul cassone, e ventitré autocarri armati FIAT 15 Ter. Tale mezzo aveva ricevuto una carrozzeria blindata in lamiera d’acciaio, era armato con tre mitragliatrici Schwarzlose, due sul cassone ed una in cabina, ed aveva quattro uomini di equipaggio (un Sottufficiale mitragliere capocarro, un conduttore, due mitraglieri). La dotazione prevedeva, fra le altre cose, 54 ca-

ricatori per moschetti 1891, 15 000 colpi per le mitragliatrici, sei canne di riserva, tre cassette per acqua di raffreddamento per le mitragliatrici e tre cassette per accessori e parti di ricambio delle stesse. Nell’agosto dello stesso anno fu costituita la 2a Squadriglia traendo uomini e mezzi dalla 1a. L’impiego prevedeva che colonne blindate, sfruttando le piste del deserto, la velocità, la protezione garantite dalla blindatura e operando in stretta cooperazione con i velivoli dell’Esercito, piombassero «spregiudicatamente» sulle oasi, sui pascoli, sugli assembramenti dei ribelli. Non sempre ciò avveniva, ad esempio, il 10 giugno 1923 una colonna cadeva in un’imboscata a Bir Bilal


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