Camionetta desertica mod. 43 armata.
Autoblinde Bianchi Pallanza e Ansaldo 1Z, riprese durante la prima guerra mondiale.
La squadriglia Lorenzini, comandata dal Capitano cav. Orlando Lorenzini, fu la prima squadriglia autoblindomitragliatrici della Tripolitania. Si riconoscono da destra a sinistra due carri d’assalto mod. 21, otto Fiat Tripoli di vario tipo e due autocarri Fiat 15 ter.
Configurazione generale dello scafo e organi meccanici derivano direttamente da quelli della Centauro, mantenendo con essi comunanza pressoché totale. Le modifiche più rilevanti riguardano l’impianto frenante, che è stato migliorato, e la «furtività» del mezzo, implementata grazie all’orientamento dello scarico dei gas del motore verso il basso e l’applicazione di un silenziatore. Il prototipo che venne presentato montava provvisoriamente la torretta della blindo 6616 e presentava una particolare corazzatura sui lati costituita da due piastre di acciaio spaziate di 29 cm. Nelle intenzioni dei progettisti tale accorgimento, oltre a garantire protezione nei confronti dei colpi da 14,5 mm perforanti, offriva spiccate doti di modularità. Infatti, le piastre esterne potevano essere smontate per l’aerotrasporto o nel caso di minaccia estremamente bassa, ovvero l’intercapedine poteva essere riempita con pannelli di corazzatura aggiuntiva nel caso di minaccia più elevata o, addirittura, poteva servire ai soldati trasportati quale contenitore per equipaggiamenti, materiali o m u n i z i o n i . All’ int erno d ello scafo erano presenti pannelli in materiali compositi e gonne corazzate coprivano la seconda, la terza e la quarta ruota. Sui due 96
lati lunghi erano praticate due feritoie per il tiro. Il personale trasportato ammontava a nove, la cui sistemazione era molto confortevole anche per il fatto che la trasmissione ad «H» consente di tenere il fondo del veicolo piatto, a tutto vantaggio dell’abitabilità. I portelli a loro disposizione erano sette: uno per il pilota, uno per il capoblindo, uno per il cannoniere, uno di emergenza sul fondo dello scafo, due sul cielo dello scafo per la squadra e uno a rampa abbattibile posteriormente. La squadra disponeva inoltre di tre iposcopi sul cielo dello scafo. La torretta di prevista installazione era la stessa del VCC 80. Essa era armata con un cannoncino
da 25/80 mm, una mitragliatrice abbinata da 7,62 mm, otto tubi lancianebbiogeni e due lanciatori per missili TOW. Era inoltre dotata di telemetro laser, calcolatore balistico, camera termica stabilizzata, sistema di allarme laser. In alternativa poteva essere montata una mitragliatrice pesante stabilizzata azionabile dall’interno. In questo caso la capacità di trasporto aumentava di cinque unità. Si pose allo studio anche una versione alleggerita (20 t) con capacità anfibie e propulsa in acqua da due idrogetti (10 Km/h). L’Esercito non accolse favorevolmente tale prototipo e impose alcune modifiche, prima fra tutte la riduzione della larghez-