RIVISTA MILITARE 2000 N.2

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FAO ed i vari gruppi regionali interessati alla stabilità di determinate aree «a rischio», prime fra tutte l’Artico e l’Antartico. Annualmente si svolge una «conferenza scientifica sull’Artico» e nell’ultima, che ha avuto luogo nell’ottobre 1999 a Fairbanks in Alaska, le varie relazioni hanno evidenziato fenomeni di squilibrio dell’ecosistema che provocano reazioni a catena difficilmente prevedibili e controllabili. Basta un innalzamento della temperatura di un solo grado per provocare maggiori escursioni termiche e di conseguenza la formazione di ghiaccio che impedisce agli animali di raggiungere le fonti invernali di cibo. Le conseguenze sono gravi: stragi di caribù, migrazioni forzate di orsi, indebolimento generalizzato e minore natalità, aumento a dismisura degli insetti nocivi, riduzione del plancton marino, declino o scomparsa di varie specie animali. Per quanto riguarda il Polo opposto, già nel 1959 fu firmato il cosiddetto «Patto per l’Antartico» (Fig. 2) da parte di 43 nazioni per regolamentare lo sfruttamento scientifico di quel continente (che conserva il 70% delle riserve di acqua dolce del pianeta), che di conseguenza venne ripartito in «settori» di interesse. nel 1991, poi, il Trattato di Madrid ha proibito per cinquant’anni lo sfruttamento minerario del Polo Sud (ricco, fra l’altro, di oro, argento e uranio) ponendo così fine a notevoli tensioni politiche. A Kyoto, nel 1997, si è pervenuti ad un protocollo che prevede che i 38 Paesi più industrializzati (che producono il 57% dell’anidride carbonica mondiale) riducano entro il 2012 la loro produzione di anidride carbonica o gas equivalenti del 5% rispetto a quanto ne hanno prodotto nel 1990, mantenendo tale produzione costante dal 2013 in poi. A Buenos Aires, nel 1999, ci si è resi conto del fatto che due anni prima a Kyoto erano state adottate misure inadeguate. Sembra in48

Fig. 2

fatti che quei provvedimenti sarebbero in grado di assicurare soltanto una diminuzione della temperatura globale, nel 2050, compresa fra cinque centesimi e un decimo di grado, vale a dire nulla. Si prevede altresì che le misure di Kyoto saranno in grado di ridurre il sollevamento degli oceani di meno di un centimetro: veramente poco in confronto ad un sollevamento che in assenza di provvedimenti seri, nel 2050, potrà essere di 20 o 30 centimetri. Anche il consumo energetico è un sorvegliato speciale da parte delle Organizzazioni internazionali. Attualmente il consumo mondiale annuo di energia ammonta a 13 000 miliardi di watt, di cui solo 3 000 non producono

anidride carbonica. Se vogliamo contenere la concentrazione di anidride carbonica entro limiti ragionevoli, nel 2050 la produzione di energia pulita dovrà salire fino a 20 o 30 000 miliardi di watt all’anno, ma come fare? Eppure qualcosa va fatto, altrimenti alla metà del ventesimo secolo ben un miliardo di persone non avranno le necessarie risorse idriche in conseguenza del riscaldamento globale. Se la domanda d’acqua venisse ridotta del 5%, il numero di persone a rischio si ridurrebbe a 450 milioni; ma questo risultato si può ottenere solo con una riduzione dell’anidride carbonica pari al 30%. La scelta delle modalità pratiche spetta alle Organizzazioni in-


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