INTELLETTUALI NEL CONFLITTO

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6 - La psichiatria di fronte alle patologie da campo. Dal parziale riconoscimento al misconoscimento. (19141921)

Con lo scoppio delle ostilità due processi, il primo presupposto del secondo, dagli esiti tuttavia non semplicemente sovrapponibili, partecipano a turbare la collaudata routine della galassia alienistica. 1 Per un verso, a seguito della massiccia immissione dei medici nei ranghi militari, il confronto e l’adattamento, non più mediato né estemporaneo, dei primi alla più autentica mentalità militare; dall’altro, nel luogo professionale, lo scontro con una realtà patologica nella sua ampiezza sostanzialmente imprevista, 2 prodotta o disvelata - i termini non sono casuali - dalle nuove modalità del guerreggiare moderno. Osserviamo brevemente il primo elemento. Lo psichiatra che sveste i panni del funzionario manicomiale civile per indossare quelli dell’ufficiale votato ai sacri doveri della patria, percepisce innanzitutto come l’ambiente e la mentalità militare tendano ad elevare a potenza, non solo quell’atteggiamento di distanza ed estraneità che lo separava dal malato mentale - esplicitata ora, senza equivoci, in una diversità gerarchica - ma a dare per scontata una espropriazione delle soggettività per i fini collettivi, 3

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Galassia estremamente ampia. Val la pena di ricordare come, in virtù della concezione unitaria delle scienze e del mestiere di scienziato dell’epoca, alcune pratiche professionali che oggi tendiamo a dotare di un autonomo statuto e ad ascrivere ad una ben precisa soggettività professionale, confluissero allora nell’azione di più figure; del resto, pur accettando una rigida distinzione di ruoli, è evidente quanto attorno al sistema follia non gravitassero solo psichiatri e psicologi ma, ognuno con il proprio punto di vista, antropologi, sociologi, criminologi, ecc. 2 Secondo il giudizio dei maggiori antropologi, sociologi, psicologi e psichiatri riuniti per il primo Congresso internazionale di Eugenica, Londra 1912, l’influenza della guerra sul progresso della civiltà non meritava attenzione - con un’evidente confusione linguistica che per “la facilità con cui la vita delle caserme diventa fomite di abitudini di alcoolismo e la frequenza speciale con cui si accumulano fra i militari le malattie luetiche”; cfr. G.C.Ferrari, L’Eugenica, in “Rivista di Psicologia”, 1912, p.436. A guerra in corso da meno di un anno, le osservazioni muteranno toni e contenuti; vedi M.Zalla, Le perturbazioni psichiche nei militari, in “Rivista di patologia nervosa e mentale”, 1915, pp.205211. 3 Al riguardo le osservazione di F.Basaglia, Scritti II. Dall’apertura del manicomio alla nuova legge sull’assistenza psichiatrica, Torino 1982, p.427 e seg.

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