VITTORIA! IL CONTRIBUTO ITALIANO ALL’INTESA NELLA GRANDE GUERRA

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nella regione del Monfenera e due britanniche sul Montello. Solo i francesi ebbero modo di distinguersi il 30 dicembre in un attacco che consentì di riconquistare il Monte Tomba, in precedenza perduto dalle truppe italiane. I superstiti di una lunga e penosa ritirata e i soldati giovanissimi della classe 1899, che il Paese aveva mandato a rinsanguare gli esausti reggimenti, avevano saputo tener testa al fiore di due Eserciti vittoriosi, inchiodando austro-ungarici e tedeschi su posizioni in gran parte improvvisate. Fu questa una delle più belle vittorie della storia italiana, raggiunta anche sui tedeschi, e su nemici che non si aspettavano una ripresa così immediata del Regio Esercito. “Sarebbe sembrato quasi incredibile – dovette amaramente confessare il Generale Konopichy, Capo di Stato Maggiore dell’arciduca Eugenio – che un Esercito, il quale usciva da una così immane catastrofe, potesse così rapidamente risollevarsi”, mentre Conrad scrisse che “abbiamo trovato contro di noi degli uomini di ferro e un Capo di ferro; abbiamo assistito a un fenomeno che ha del miracoloso. Gli italiani si sono riavuti con una rapidità insospettata e combattono con grande valore. Quanto ai franco-britannici non ci danno alcun fastidio”. Il valore delle truppe della 4 a Armata italiana fu riconosciuto dal Generale Konrad Krafft von Dellmensingen: “Il Monte Grappa, è divenuto il monte sacro degli italiani, i quali

potevano andare orgogliosi di averne mantenuto il possesso contro gli eroici sforzi delle migliori truppe austro-ungariche e tedesche”. Hindenburg conclude così mestamente a proposito della battaglia d’arresto del novembre-dicembre 1917 in Veneto: “L’ala sinistra del nuovo fronte italiano si aggrappò alle estreme dorsali montane delle Alpi venete. Il nostro tentativo per conquistare queste alture dominanti il bassopiano dell’Italia settentrionale, e far cadere così anche la resistenza nemica sul fronte del Piave, fallì. Dovetti convincermi che le nostre forze non bastavano più ad attuare tale compito. L’operazione era ormai arrestata: la tenacissima volontà del Comando in quella zona, e delle truppe dipendenti, dovettero abbassare le armi di fronte a tale realtà. Per quanto io mi rallegrassi del risultato ottenuto in Italia, non potei sottrarmi completamente a un sentimento di mancata soddisfazione. La grande vittoria, in definitiva, era invero rimasta incompiuta. I nostri soldati ritornarono a buon diritto orgogliosi anche da questa campagna: ma non sempre la gioia dei soldati è anche quella dei loro Comandanti”. Diversamente da quanto affermato dagli storici francesi, che attribuirono al Generale Ferdinand Foch la scelta della resistenza sul Piave, il ripiegamento delle Armate dell’Isonzo sulla linea del Grappa-Piave era già stato ventilato da Cadorna al Go-

Una riservetta munizioni di artiglieria francese sulla Bainsizza nel 1917.

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Rivista Militare


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