GARIBALDI DUECENTO ANNI DI STORIA PATRIA

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impetuoso, irruento, passionale, volubile Garibaldi. In politica: ambizioso, dinastico, nepotista, interessato sino alla usurpazione, il primo; umile, altruista, onesto, disinteressato sino alla povertà, il secondo. Nel campo dell’arte militare: genio forse mai uguagliabile, l’Imperatore dei Francesi, troneggiante anche sui grandi capitani della storia che possono fargli corona: Alessandro, Annibale, Cesare, Federico il Grande; figura del tutto trascurabile il Comandante dei Mille, se i maggiori testi ed i più autorevoli luminari dello studio della guerra e della sua storia non gli dedicano nemmeno un cenno di sfuggita. Basti, a tal riguardo, ricordare il giudizio del Marselli - che per noi militari è fra i sommi maestri dello studio dell’evoluzione dell’arte della guerra riferito al periodo 1815-1870, a quel periodo storico, cioè, nel quale si inserì e si sviluppò anche l’attività militare di Garibaldi. Dice: la curva rappresentante la serie storica dei tipi strategici discese dopo Federico, ascese con Napoleone così da sorpassare la massima altezza raggiunta nell’età moderna, ridiscese di nuovo dopo Napoleone ad un livello assai inferiore a quello delle campagne di Federico. Al 1866 la curva risale all’altezza di Federico II; e qui il Marselli si riferisce alla campagna condotta dai Prussiani in Boemia. Bisognerà giungere al 1870, a Moltke anziano, cioè, perché la curva del Marselli trovi modo di risalire sul diagramma dei valori militari e raggiungere il livello napoleonico. Figure, dunque, caratteristicamente, politicamente e militarmente del tutto diverse. Eppure, quando dalla fredda e semplice analisi delle singole componenti ci si spostasse sul piano unitario e complessivo e si cogliesse, di questo, l’essenza intima ed il substrato spirituale, il rapporto fra le due personalità verrebbe a modifìcarsi ed il parallelo, quel parallelo che si è detto non sussistere, assumerebbe una qualche forma ed acquisterebbe una qualche consistenza. L’espressione letteraria, in genere, e quella poetica, in particolare, è la più idonea a penetrare, ad interpretare ed a rendere palese il fondo spirituale delle cose. Rifacciamoci, perciò, un momento ad essa, ed ascoltiamo: Ei si nomò: due secoli, l’un contro l’altro armato, sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato. Sì, è proprio il “genio” di Alessandro Manzoni che vergin di servo encomio rievoca, in morte di Napoleone, per tramandarla ai posteri, la gloria dell’Imperatore che … giunge, e tiene un premio ch’era follia sperar. Se questi versi non fossero tanto noti e così popolari, se si potesse supporre di leggerli per la prima volta ignorandone soggetto ed auto-

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