GARIBALDI DUECENTO ANNI DI STORIA PATRIA

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protagonista di quel giorno fu Garibaldi. Le vittorie, come le sconfitte, portano sempre la firma dei comandanti. La firma di Garibaldi fu la famosa frase: Bixio, qui si fa l’Italia o si muore! in risposta ad un momento di esitazione del suo ufficiale che gli aveva appena detto: Generale, temo che bisognerà ritirarci. La firma del Landi fu di tutt’altro tenore e dimostrò di che diversa stoffa era fatto nella lettera che inviò quel giorno al governatore di Palermo e della quale citiamo alcuni brani significativi: Eccellentissimo! Aiuto e pronto aiuto ... . La metà della mia colonna avanzata è stata colta in tiro ed attaccò i ribelli che comparivano a mille da ogni dove. Il fuoco fu ben sostenuto, ma le masse dei Siciliani, unite colle truppe italiane, eran d’immenso numero. I nostri hanno ucciso il gran comandante degli Italiani e presa la loro bandiera. Disgraziatamente, un pezzo delle nostre artiglierie, caduto dal mulo, è rimasto nelle mani dei ribelli; questa perdita mi ha trafitto il cuore. La nostra colonna fu obbligata battere un fuoco di ritirata e riprendere il suo passo per Calatafimi, dove io mi trovo adesso sulla difesa... . Io temo di essere assaltato nella posizione che occupo; mi difenderà per quanto è possibile; ma se pronto soccorso non giunge, io mi protesto non sapendo come l’affare possa riuscire... Finalmente, io sottometto all’E.V. che, se le circostanze mi costringono, io devo senza dubbio, per non compromettere l’intera colonna, ritirarmi... Qualunque fosse l’intenzione del Landi quando scrisse questa lettera, non aspettò i rinforzi ma si affrettò a far ritorno a Palermo, sgombrando da Calatafimi nella notte. Il giorno seguente, 16 maggio, Garibaldi occupò subito il paese, posizione formidabile, che altrimenti sarebbe stato molto difficile espugnare. Il fatto d’armi di Calatafimi, che molti storici definiscono “una grossa ed aspra scaramuccia”, meritò il nome di battaglia per gli effetti decisivi che provocò. Decisivi militarmente perché mise nelle mani di Garibaldi la chiave della regione montuosa verso la capitale nemica, che era il primo obiettivo della spedizione; decisivi moralmente per le conseguenze incalcolabili che esso ebbe, non diciamo sui Mille che sapevano per che cosa e sotto chi combattevano, ma sulle squadre siciliane che acquistarono fiducia e coraggio e sull’animo dei soldati borbonici fra i quali si sparse la leggenda dell’invincibilità di Garibaldi. I volontari, lasciati i feriti in parte a Vita ed in parte all’ospedale di Calatafimi, il 17 raggiunsero Alcamo ed il 18 Partinico che, alla notizia della vittoria era insorta ed era stata messa a ferro e a fuoco dalle truppe del Landi in ritirata. Alla sera del 18 occuparono un campo nei pressi del Passo di Renda, sulla strada maestra che, per Monreale, porta a Palermo. Qui si unirono a loro i volontari siciliani di Rosolino Pilo che di lì a qualche giorno sarebbe caduto in una scaramuccia con i regi.

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