GARIBALDI DUECENTO ANNI DI STORIA PATRIA

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apprestamenti per la difesa poiché erano giunte informazioni dell’avvicinamento del nemico. Infatti, il Maresciallo Giulay, comandante in capo dell’Esercito austriaco, aveva ordinato al Generale Urban, famoso per il suo carattere energico e le sue capacità militari, di muovere da Como a Varese per attaccare e distruggere i “Cacciatori delle Alpi” con la sua Divisione forte di 4 000 uomini tra fanti e cavalieri con 8 pezzi d’artiglieria. Garibaldi aveva schierato a difesa i suoi uomini nel settore orientale della città: a destra il Tenente Colonnello Cosenz con un battaglione, a sinistra il Tenente Colonnello Medici con i suoi due battaglioni ed al centro il Tenente Colonnello Ardoino con un battaglione, mentre il Maggiore Bixio, con il suo battaglione, era di riserva in città ed un altro battaglione di riserva generale a Biumo superiore, sobborgo a nord di Varese. All’alba del 26 maggio, preceduti da un intenso fuoco d’artiglieria, gli austriaci attaccarono su tre colonne: due a cavallo della strada Malnate-Como, ed una minore sulla sinistra per aggirare il fianco destro degli italiani. I volontari, che avevano avuto ordine da Garibaldi di aprire il Le truppe francesi accolte con entusiasmo a Genova. fuoco soltanto a cinquanta passi di distanza, attesero il nemico con un sangue freddo da veterani. Cosenz respinse la colonna aggirante mentre Medici contrattaccò frontalmente alla baionetta le due colonne principali. Alle 7 del mattino gli austriaci si ritirarono inseguiti da Garibaldi con i reparti di Medici e Ardoino che, alle 10, li impegnò con un nuovo violento combattimento ad ovest di Malnate; alle 12 il nemico si sganciò definitivamente mentre Garibaldi desistette dall’azione avendo avuto notizie dell’avvicinarsi di altre truppe austriache. Il nemico lasciò sul campo 105 uomini più una trentina di prigionieri, i garibaldini perdettero 85 uomini tra morti e prigionieri. Tra i Caduti vi fu Ernesto Cairoli, il primo dei quattro fratelli morti per la Patria. I volontari, che pochi giorni prima avevano dato segni di smarrimento al battesimo del fuoco, in questi due combattimenti diedero una grande prova di coraggio e di spirito elevato: tanto valsero le parole e l’esempio del loro Comandante. La mattina del 27, spronato dal desiderio di non dar respiro al nemico battuto, Garibaldi si mise in marcia verso Como che, data la configurazione del terreno, era una piazza più difficile da conquistare. Inoltre, il Maresciallo Giulay, preoccupato dal rapporto di Urban, che aveva

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