INDAGINE SULLE FORCHE CAUDINE

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ca ormai l 'identificazione delle Forche con la sella di Arpaia che apre l 'adito verso la valle caudina, sbarrata al fondo della rocca di Montesarchio (l 'antica Caudium), ci si domanda: quale fu il luogo dell'imbottigliamento? Nella prima lunga e

34-35. Scorci della cerchia medievale del borgo di Montesarchio, ere/lo verosimilmente sui resti del/ 'antica Caudio

stretta gola che si serra ad imbuto fra Arienzo ed Arpaia, e precisamente fra la prima bassa strettura del colle dei Cappuccini presso Arienzo e la forca del valico di A1paia, o nella più ampia valle di Caudio, fra il saltus di Arpaia da un lato e il passo di Sjèrracavallo dal! 'altro. In una parola le Forche caudine, che la tradizione popolare e umanistica, avvalorata dalla sopravvivenza del piccolo b01go di Forchia,· colloca quasi concorde alla stretta di Arpaia fra il Tairano e il Vorrano, rappresentano le primae o le aliae ossia le secundae angustiae de !l' irretimento del/ 'esercito romano? E il terreno pianeggiante e abbastanza ampio (campus satis patens) erboso ed acquoso (herbidus aquosusque) fra i due valichi è rappresentato dall'angusta valletta inte1posta tra Arienzo ed A1·paia, o non piuttosto dalla bella Conca di Caudio chiusa fra il Taburno e il Pw·tenio, ma che si apre tra i monti per la lunghezza di l Okm, su una larghezza massima di 6 km, e che è attraversata nel mezzo dalle acque di U!lfiumiciattolo, dall'Isclèro? Dopo un secolo almeno di discussioni e di polemiche, in cui le due tesi contrapposte si sono venute come polarizzando tra i filologi da un lato e gli storici dal! 'altro, i primi fedeli alla lettera al testo di Livio a difendere e a sostenere la fauce fra Arienzo e Arpaia, i secondi più agguerriti in fatto di strategia e di tattica e più spregiudicati nei riguardi del buon «Livio che non erra», a sostenere invece, come indiscussa e indiscutibile, la conca di Caudio, si deve umilmente confessare che l 'una e l 'altra teoria presentano diverse ed egualmente gravi difficoltà! Se dobbiamo prestar fede al racconto di Livio, al fàtto cioè che l'esercito romano avendo trovato sbarrate in modo insormontabile le secundae angustiae, avrebbe avuto la ritirata impedita dal suo stesso stretto incolonnamento (eam quoque clausam (viam) sua obie armisque inveniunt), non v'ha dubbio che queste difficili condizioni di manovra, dovevane sovrattutto verificarsi nella gola di Arienzo e di A1paia dove una colonna in marcia di 16000 uomini, con le salmerie alla retroguardia, veniva a costituire il più grave ostacolo alla ritirata. E inoltre uno sbarramento con alberi e con sassi, con trincee insomma e cavalli di Frisia, non sembra altrettanto possibile all'opposto lato della


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