RIVISTA MILITARE 2004 N.1

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RECENSIONI

Seweryn Bialer: «I Generali di Stalin - Parlano gli uomini che vin sero la Grande Guerra patriotti ca”», Edizioni BUR, Prima Edizio ne SB Saggi, Milano, 2003, pp. 581, euro 10,90. Nel numero 4/03 di «Rivista Militare» abbiamo pubblicato la recensione di «Storia di una sconfitta La Seconda Guerra Mondiale raccontata dai Generali del Terzo Reich». Da allora, molte sono state le richieste di ulteriori approfondimenti riguardo quel periodo storico. Si è quindi pensato di riproporre gli eventi già trattati in precedenza, ma visti dalla prospettiva opposta, vale a dire da parte dei Generali dell’Armata Rossa, che ebbe un notevole ruolo nella caduta del nazismo. Durante la Seconda guerra mondiale le più imponenti battaglie terrestri furono combattute sul fronte orientale, dove era in gioco la sopravvivenza dell’Unione Sovietica e decisivo fu il ruolo dei Generali sovietici e dello stesso Stalin. Quest’ultimo pur diffidente, crudele, spietato fu un importante riferimento nella «Grande Guerra patriottica». Il volume abbraccia un periodo storico compreso tra la stagione

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delle «purghe» e la presa di Berlino, nel maggio 1945 e, pur se saturo della tipica prosa sovietica, contiene molti particolari e rivelazioni. Stalin all’inizio degli anni Trenta basava il suo potere su due pilastri: il Partito e l’apparato di polizia. Gli sfuggivano ancora le Forze Armate, divenute poi il suo terzo pilastro. La guerra civile aveva trasformato l’Armata Rossa in una possente macchina militare, con al suo vertice capi di valore come il Maresciallo Michail Nikolaevic Tuchacevskij, il quale nella sua dottrina della «battaglia in profondità» intuì l’importanza dei mezzi corazzati e dell’aviazione, per penetrare nel dispositivo avversario allo scopo di sconvolgere comandi e comunicazioni nemiche, spingendosi poi in avanti per colpire la posizione difensiva del nemico e le sue retrovie con un largo movimento aggirante. La persecuzione – che portò all’instaurazione del potere assoluto di Stalin in Unione Sovietica – colpì dapprima i dirigenti del Partito leninista, i «vecchi bolscevichi», poi le Forze Armate e, infine, i più stretti collaboratori di Stalin. Furono eliminati tre Marescialli su cinque, tutti gli Ammiragli, il 90% degli Ufficiali di Stato Maggiore, l’80% dei Generali di Corpo d’Armata e di Divisione, decine di migliaia di Ufficiali di ogni Arma e Specialità, per un totale di circa 40 000 Ufficiali di provata esperienza e capacità. Il livello professionale e morale delle Forze Armate scese quasi a zero. Un’illustre vittima fu il Maresciallo Tuchacevskij, eliminato con tutta la sua innovativa scuola di pensiero. Il nuovo apparato militare passò così nelle mani dei Marescialli Kliment Vorosilov e Semen Budennyj, che avevano avuto parte attiva nella sanguinosa repressione. Proprio in quel periodo scoppiò la guerra civile spagnola, ma da essa i sovietici e il Comandante delle forze corazzate, il Generale Dmitri Pavlov, non trassero i giusti insegnamenti, perciò l’impiego a massa dei carri fu accantonato.

Fu quest’errore, insieme al massacro dei Quadri, che agevolò la disfatta davanti all’aggressione delle forze germaniche. Successivamente, alcuni Quadri ripresero la dottrina di Tuchacevskij, mentre altre menti lucide poterono emergere grazie alla protezione del Maresciallo Boris Michailovic Saposnikov, nuovo Capo di Stato Maggiore e uno degli esperti militari di Troskij durante la guerra civile. Dopo le prime terribili settimane, il 12 luglio 1941 il Generale Konstatin Konstantinovic Rokossovskij ricevette il comando della Quarta Armata sul fronte di Smolensk. L’Ufficiale riemergeva da quattro anni di carcere – come «sabotatore, traditore e nemico del popolo» – interrotti per intercessione del Maresciallo Saposnikov. Il comando del fronte centrale, invece, fu assunto dal Generale Georgy Konstantinovic Zukov. Nel 1941, dopo numerose battaglie sul fronte dell’Est, a Smolensk, i nuovi Comandanti capirono che il punto debole del nemico stava nello scollamento tra punte corazzate tedesche e fanterie, ma fu dopo la vittoria di Stalingrado nel 1942, che l’Armata Rossa si ritrovò con la dottrina militare più avanzata. Le nuove Armate corazzate autonome si basavano sul principio di Tuchacevskij della «battaglia in profondità» e fu riabilitato pure il Generale Isserson, principale collaboratore del Maresciallo Tuchacevskij, il quale riapparse improvvisamente dai lavori forzati. Grande merito della riscossa va però ascritto agli americani, i quali meccanizzarono la fanteria sovietica fornendo 500 000 automezzi e permettendo all’industria comunista di concentrarsi su carri armati, cannoni e aerei. Intanto, dopo l’uscita di scena del malato Saposnikov si affermò il Generale Alexander Michailovic Vasilevskij, ex Capitano dell’Esercito zarista, quale Capo di Stato Maggiore, mentre il Generale Alexej Innokentivic Antonov fu no-


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