Gemona, 7 maggio. Sotto le macerie si sentono ancora dei lamenti; desta sgomento la palese impotenza dei soccorritori di fronte alla montagna di rovine (foto Publifoto).
con i mezzi più svariati, dai pallets sui quali venivano accatastate le merci più deperibili, alla ghiaia che veniva fatta arrivare da Udine, alle grelle metalliche adagiate a te rra nei punti più fangosi per impedire ai veicoli di affondare. Il personale del Battaglione Logistico «Gorizia» tornò in sede dopo 15 giorni, avvicendato da altri reparti nel frattempo affluiti da fuori regione; tuttavia venne sempre tenuto attivo un nucleo di pronto intervento. Nella stessa caserma «Polonia» vennero allestite delle tençl.e per le famiglie degli ufficiali che per il loro incarico avevano necessità di restare permanentemente in sede. Il Battaglione venne chiamato d i nuovo ad intervenire dopo le altre due violente scosse di settembre. Ques ta volta, tuttavia, si trattò di interventi più mirati: non più manovalanza spicciola, ma specializzati, quali saldatori, elettricisti, operatori di macchine movimento terra, ecc. Vennero anche organizzate diverse autocolonne destinate a trasportare le famiglie dei senzatetto presso gli alberghi di Lignano, in previsione della cattiva stagione che stava per prendere avvio. Il Battaglione Logistico «Pozzuolo del
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Friuli» si stava allora costituendo con i
resti del59° Reggimento Fanteria «Calabria», del4° Gruppo Cavalleria «Genova» e del 5° Gruppo «Lancieri di Novara», nella caserma «Luigi Sbaiz» di Visco di Palmanova. La caserma era stata sede del l o Gruppo Squadroni del4a Reggimento «Genova Cavalleria» che se n'era andato «lasciando solo i muri» (sono le testuali incisive parole del maresciallo Giovanni Brighi, uno dei pochissimi superstiti di quella fase pionieristica del Battaglione). Primo comandante del reparto era il tenente colonnello di fanteria Mario Arpinelli. TI sottu fficiale, che a bi tava l'edificio di una ex dogana adiacente la caserma, conserva ancora ben viva nel ricordo la dinamica dell'evento: prima un grande, pauroso boato, poi la corrente elet. trica che scompariva, infine la tremenda scossa . Dopo aver sis temato la famiglia all' aperto, egli si recava in caserma, dove il personale alloggiato all'interno aveva già tirato fuori dai capannoni le cucine campali. Le notizie, per tutto il corso della notte, erano state molto vaghe, ma il sentore comune era che si fosse trattato di una vera catastrofe. Sistemate le rispettive famiglie presso parenti o conoscenti, gli ufficiali e i so ttufficiali si misero a comple ta di-