da. Improvviso, una forte detonazione; corguidavo come un sonnambulo, senza sapesi a vedere cosa fosse accaduto: una grare dove andare. Più di una volta fui costretto o fermarmi, chiudere gli occhi per pochi nata aveva centrato la parte anteriore del- LA G RANDE la mia macchina, massacrando il motore. minuti per poi proseguire. Spossato, giunsi Un altro giorno, mentre scendevo una G UERRA o destinazione. Non appeno gli addetti ebstrada alle falde del monte Cucco, si rup- ( 79 75- 7 9 7B) bero terminato di scaricare il camion, mi pero i freni e la vettura cominciò a filare di sdraiai sul cassone, dove poco primo c'ero il mio macabro carico. Dopo circo un 'ora gran carriera. Lo lunga esperienza mi ave· di sonno mi svegliai, destato do un qualcova reso guidatore provetto e abile, tanto da riuscire a mantenere la macchino in strada sa di duro e fastidioso che mi comprimeva lo schiena. Tastai, e toccai un oggetto mornonostante l'inconveniente, altrimenti a quest'ora ... requiem. Allo fine della corsa, inbido e gelato. Ripensai al trasporto da me eHettuato poco prima, guardai e, al chia- . filata una salito, riuscii a fermare il veicolo rore di un fiammifero, vidi una mano, sola. per accingermi a riparare i freni. Dopo qualche giorno di permanenza o Si può immaginare il mio trasalimento! Mi Udine, giunse l'ordine di partire alla volta feci coraggio, mi recai al vicino cimitero, di Belluno. Per strada giovanette e fanciulli con un piccone scavai una piccolo buca e ve lo deposi. Ciò fatto, tornai al camion fici tiravano fiori e frutta . Dopo malte are .di viaggio, si fece notte; ci fermammo , e i cuno al mattino. Al risveglio, mi guardai adcinieri tirarono giù le marmitte per cucina dosso: lo mia divisa era tutta imbrattata di sangue, oltre che sudicia, di un sudiciume re in un prato. Un'ora dopo, una marea di soldati era intenta a mangiare. Più di cenaccumulato nel tempo. Non mi riconoscevo quasi più: la barba to macchine erano allineate lungo la straera quasi sempre lunga, e cominciavo od da, con numerose motociclette, e qualche autovettura da turismo dove viaggiavano i avere «ospiti>>» lungo il corpo. Non ne ponostri superiori. Un po' di riposo, e di nuo· tevo più di quello vita: guidare sempre, gior. . vo tn cammtno. no e notte, e sempre sotto il fuoco nemica. Un giorno, mentre attraversavo /'lsonzo Ero esausto, lo testo mi pesava, ed ero per portare o Gorizia il solito carico di espia· vinto dal sonno. Per proseguire, dovetti pregare un meccanico di un'altra macchina di sivi, una granata cadde pochi passi dovon· prendere il mia posto, per terminare il viagti a me, generando una voragine. Mi fermai di colpa: per la paura, rimasi cinque minu· gio senza inconvenienti. Alle 21.30 toccammo Vittorio Veneto, dove ci venne con ti inebetito e con gli occhi sbarrati davanti cesso di riposare un poio d'ore. Alle quato/l'abisso. Subito il Genio risistemò alla metro raggiungemmo Belluno. Da quel giorno, glio il ponte, e potei passare. dal/' 11 9 Autoparco passai al 4Q. Un'altra volta, stavo trasportpndo dei reSul finire di ottobre fui mandato a coriticolati o Bote, sull'altopiano dello Bainsizcare delle biciclette a Codroipo. Partii, giun za. Mentre percorrevo l'ultimo trotto di strasi, e caricai senza inconvenienti. Sulla via da tra Piova e Bate, fermai la macchino per del ritorno, vidi una folla enorme che fug soddisfare uno necessità fisiologica. Scesi e mi portai oltre la siepe che delimitavo la stragiva, donne che gridavano e correvano con
Gli incidenti erano all'ordine del giorno, sulle strade della Prima Guerra Mondiale. In questo caso l'autista è stato abile, venutigli a mancare i freni, a dirigere il mezzo verso il ciglione a monte, frenando la corsa del veicolo. Si noti il cingolo con funzione di parafango (foto S. Cerri).
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